mercoledì 10 luglio 2019

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lunedì 8 luglio 2019

Il vertice segreto a tre di Gerusalemme, di Thierry Meyssan


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Nikolai Patrushev e John Bolton s’incontreranno a Gerusalemme, alla presenza di Meir Ben-Shabbat.

È stato annunciato che a Gerusalemme si terrà un summit dei consiglieri nazionali per la sicurezza di Stati Uniti, Israele e Russia. Scopo della riunione: sbrogliare la matassa dell’Asse della Resistenza, garantire la sicurezza degli Stati del Medio Oriente, nonché pervenire a una condivisione da parte di Stati Uniti e Russia della sovranità sui protagonisti, Israele compreso.

In questo mese si terrà a Gerusalemme un vertice dei consiglieri nazionali per la Sicurezza di Stati Uniti, Israele e Russia. Già sono circolate “rivelazioni” e “smentite” sulle questioni che saranno trattate nell’inedito evento. Quasi tutti i commentatori si perdono in discussioni basate su idee false, che unanimemente riprendono in coro. Prima di valutare quale sia la posta in gioco dobbiamo rettificare questi luoghi comuni.

Il gioco delle grandi potenze nella regione

Durante la guerra fredda la strategia statunitense di contenimento (containement) è riuscita a respingere l’influenza sovietica in Medio Oriente. Dopo il crollo dell’URSS, la Russia ha lasciato la regione e vi è ritornata solo quando gli Occidentali hanno fatto guerra alla Siria.
La Russia è presente in Medio Oriente – eccezion fatta per gli anni dal 1991 al 2011 – dall’epoca della zarina Caterina II, che, su richiesta degli abitanti di Beirut, inviò la flotta russa a difendere la città. La politica dell’imperatrice mirò innanzitutto a proteggere la culla del cristianesimo (ossia Damasco, non Gerusalemme), fondamento della cultura russa, ottenendo anche l’estensione della propria influenza al Mediterraneo orientale, indi fino alle acque calde dell’Oceano Indiano.
Nel 2011 soltanto la Russia fece distinzione tra le rivoluzioni colorate del Maghreb – le “primavere arabe” – e le guerre contro Libia e Siria. Gli Occidentali, con il loro peculiare modo d’interpretare gli avvenimenti, non si sono mai sforzati di capire la lettura che ne ha fatto invece la Russia. Non si tratta qui di decidere chi ha ragione e/o chi ha torto, questa è tutt’altra questione [1], bensì di ammettere che esistono due narrazioni dei fatti completamente diverse. Va rimarcato che gli Occidentali ammettono che Mosca non ha digerito il modo in cui essi hanno violato la risoluzione per la protezione delle popolazioni civili della Libia. Riconoscono altresì che non sono stati i russi, bensì l’imperialismo occidentale, ad aver creato la situazione cui oggi si deve far fronte.
Conseguentemente alla propria analisi, nel Consiglio di Sicurezza la Russia iniziò a opporre il veto sulle risoluzioni occidentali riguardanti la Siria. Contemporaneamente, su richiesta di quest’ultima, avviò negoziati con Damasco per lo spiegamento nel Paese di forze di mantenimento della pace, appartenenti all’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (OTSC). Infine Washington e Mosca si incontrarono a Ginevra – presenti le nazioni occidentali, assenti invece i protagonisti mediorientali – per prendere atto della volontà di giungere a una sovranità condivisa sul Medio Oriente. Era giugno 2012. Il matrimonio durò pochi giorni. Lo ruppe la Francia, agendo per conto del segretario di Stato USA, Hillary Clinton.
Ora, dopo sette anni, Mosca presenta il conto. È stata infatti la Russia, non già l’OTSC, a impegnarsi militarmente in Siria e a sconfiggere, a fianco dell’esercito siriano e dello Hezbollah, gli jihadisti. Non li hanno certo sconfitti Washington e i suoi alleati, che, al contrario, li hanno armati [2]. Il conto lo presenta a Gerusalemme, dato che un milione di russofoni sono cittadini israeliani e che uno di loro, Avigdor Lieberman, ha fatto cadere il governo Netanyahu per due volte di seguito [3].
Chi ancora è fermo all’alleanza Stati Uniti/Israele, che ha contraddistinto l’era Bush Jr., fatica ad ammettere tale evoluzione. Eppure, dopo la disfatta di Daesh, le autorità israeliane si sono recate assai più spesso a Mosca che non a Washington.

Il gioco delle potenze regionali nei confronti di Israele

Esiste un luogo comune secondo cui le forze dell’Asse della Resistenza (Palestina-Libano-Siria-Iraq-Iran) sarebbero votate all’annientamento degli israeliani, come furono i nazisti verso gli ebrei. È una trasposizione grottesca.
In realtà Hezbollah è nato come rete di resistenza sciita all’occupazione israeliana del Libano. È stato prima armato dalla Siria e poi, dopo il ritiro nel 2005 della forza siriana di mantenimento della pace in Libano, dall’Iran. Non ha mai avuto per obiettivo “buttare a mare gli ebrei”; al contrario afferma da sempre di volere venga sancita l’uguaglianza di tutti davanti al Diritto. L’occupazione israeliana del Libano fu un fatto che andò oltre la volontà del governo israeliano, trasceso dall’iniziativa del generale Ariel Sharon di prendere Beirut. Fu anche esito della Collaborazione delle milizie cristiane e druse libanesi, fra cui quelle di Samir Geagea e di Walid Jumblatt.
Anche la Siria ha reagito all’espansionismo israeliano, prima difendendosi, poi in soccorso delle popolazioni palestinesi. Scelta perfettamente legittima, dato che la Palestina e la Siria attuali formavano prima della prima guerra mondiale un’unica entità politica [4]. Nessuno mette in dubbio – nemmeno negli Stati Uniti – che da settant’anni Israele non fa che erodere territorio ai propri vicini e che non ha intenzione di smettere.
Sin dall’inizio della guerra fredda gli Stati Uniti, assorbiti nella politica di contenimento dei sovietici, furono perfettamente consapevoli dell’espansionismo israeliano, che sconvolgeva la stabilità della regione. Armarono la Siria perché potesse resistere a Israele – non per attaccarlo – nonché altri Paesi, tra cui l’Iraq [5]. Il segretario di Stato statunitense, John Dulles – proprio lui, non altri – creò l’Asse della Resistenza per assicurarsi che Siria e Iraq non si rivolgessero all’Unione Sovietica per ottenere aiuto militare e difendersi.
L’amministrazione di Dwight Eisenhower sapeva che Israele era frutto della volontà di Woodrow Wilson e David Lloyd George [6], tuttavia lo considerava un cavallo pazzo da proteggere e, al tempo stesso, domare.
Washington aderì alle idee britanniche: il trattato di assistenza militare tra Damasco e Teheran prima e poi, nel 1958, il Patto di Bagdad permisero la creazione del CenTO (equivalente regionale della NATO). Il contesto è diverso, gli attori sono cambiati, ma non il movente.
L’Iran rappresenta oggi il principale problema perché la maggior parte dei suoi dirigenti affronta la questione non in modo politico, ma religioso. Una profezia sciita assicura che gli ebrei formeranno di nuovo uno Stato in Palestina, che però sarà rapidamente distrutto. La Guida della Rivoluzione islamica, ayatollah Ali Khamenei, ritiene questo testo canonico: sta tenendo il conto alla rovescia e afferma che Israele sparirà entro sei anni (nel 2025).
L’esasperazione delle posizioni – l’insistenza dell’Iran su questa profezia e di Israele sulla legge «Israele, Stato nazione del popolo ebreo» (2018) – è all’origine della perpetuazione di un conflitto che, usando l’intelligenza, si potrebbe sbloccare. Questo è quanto hanno tentato di fare Donald Trump e Jared Kushner, fallendo: se lo sviluppo economico può disinnescare il problema delle riparazioni, nessun progresso sarà possibile senza che si evolvano le rappresentazioni del mondo di ebrei, arabi e persiani.

Cos’è l’Asse della Resistenza?

I responsabili religiosi iraniani utilizzano spesso l’espressione «Asse della Resistenza» riferendosi all’alleanza per far fronte a Israele. Non è intervenuto però alcun trattato a formalizzare la coalizione e mai ci sono stati vertici di concertazione fra i dirigenti politici dei Paesi coinvolti.
Nel 2003, dopo l’invasione dell’Iraq, le forze di quest’Asse si sono a poco a poco divise, sicché oggi i conflitti interni hanno più rilevanza della lotta da combattere all’esterno.
Nel 2003 il capo religioso iracheno sciita Mohammad Sadeq al-Sadr era stato assassinato [nel 1999]. A torto o a ragione i suoi sostenitori ne addossarono la responsabilità al Grande Ayatollah Ali al-Sistani, iraniano che vive in Iraq, dove dirige seminari sciiti. Poco per volta la comunità sciita irachena si divise tra filo-iraniani, seguaci di al-Sistani, e filo-arabi, seguaci del figlio del defunto Sadeq al-Sadr, Moqtada al-Sadr. Quest’ultimo troncò dapprima con Damasco, poi, nel 2017, con Teheran e si trasferì a Riad, presso il principe Mohammad bin Salman.
Nel 2006, approfittando della vittoria elettorale locale nelle elezioni legislative dei Territori palestinesi, Hamas fece un colpo di Stato contro Fatah e proclamò l’autonomia della Striscia di Gaza [7]. Nel 2012 la direzione politica di Hamas, in esilio a Damasco, si trasferì improvvisamente a Doha, in un Paese, il Qatar, che finanziava i jihadisti contro la Siria. Hamas si dichiarò «Branca palestinese dei Fratelli Mussulmani», partito politico vietato in Siria. Uomini di Hamas e agenti del Mossad israeliano entrarono nella città siriana di Yarmuk per assassinare i rivali marxisti del Comando generale dell’FPLP [Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina]. L’esercito siriano accerchiò la città con il sostegno del presidente palestinese Mahmud Abbas.
È assurdo che gli Occidentali vogliano distruggere l’Asse della Resistenza, che essi stessi vollero e contribuirono a creare, solo perché ne hanno perso il controllo. Basta aspettare, l’Asse della Resistenza si sta disgregando da sola.
Gli iraniani sono amici fedeli, tuttavia hanno culturalmente tendenza a coinvolgere gli amici nei propri affari. I siriani non espelleranno mai gli iraniani, che li proteggono dall’espansionismo israeliano e grazie ai quali non hanno ceduto all’inizio della guerra (2011-2014). Ma se gli iraniani fossero davvero amici dei siriani si ritirerebbero dalla Siria e lascerebbero il posto alla Russia, così da permettere agli Stati Uniti di riconoscere la legittimità di Bashar al-Assad. Gli iraniani invece approfittano delle truppe stanziate in Siria per provocare Israele e tirare razzi contro il suo territorio.

I tre consiglieri nazionali per la Sicurezza

John Bolton (USA), Meir Ben-Shabbat (Israele) e Nikolai Patrushev (Russia), consiglieri per la Sicurezza dei rispettivi Paesi, svolgono le medesime funzioni ma non provengono dalle stesse esperienze.
Bolton crede nella superiorità ontologica del proprio Paese sul resto del mondo. Ha esperienza in relazioni internazionali, acquisita prima con i negoziati per il disarmo, poi, e soprattutto, quando era ambasciatore al Consiglio di Sicurezza (2005-2006). Benché prenda iniziative eclatanti, è comunque capace di tirarsi indietro se si accorge di aver sbagliato. Del resto è proprio per la sua capacità di farsi carico degli errori del proprio campo che il presidente Trump continua ad avvalersi della sua collaborazione.
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Meir Ben-Shabbat
Meir Ben-Shabbat è uomo di fede, convinto di appartenere a un popolo eletto, però maledetto. Non viene dalla carriera diplomatica, ma dal controspionaggio. Tuttavia, quando era a capo dello Shin Bet ha dimostrato reale acutezza sia nel combattere Hamas sia nel manipolarlo e, nel caso, negoziare con esso. L’eccellente conoscenza delle molteplici forze in campo in Medio Oriente gli permette di distinguere immediatamente quel che potrebbe durare da ciò che è invece effimero.
Infine Nikolai Patrushev: è altolocato personaggio della funzione pubblica russa. Dei tre è sicuramente quello che ha una più alta visione dello scacchiere mondiale. Quando ha preso il posto di Vladimir Putin a capo dell’FSB ha dovuto affrontare tentativi di siluramento dei suoi direttori da parte di Stati Uniti e Israele. Alla fine, dopo anni di turbolenza è riuscito a riprendere in mano la macchina. Ha poi dovuto affrontare la destabilizzazione dell’Ucraina a opera di Stati Uniti e Unione Europea, conclusasi alla fine con l’adesione della Crimea alla Federazione di Russia. Non negozierà un dossier in cambio di un altro, ma baderà alla coerenza dell’insieme delle decisioni.
Questi tre strateghi stanno per definire l’ambito di distribuzione delle carte, dove poi i diplomatici dovranno negoziare. Il loro ruolo è concepire un accordo durevole a lungo termine; quello dei diplomatici sarà invece compensare le perdite dei soccombenti al fine di rendergli l’accordo accettabile.

domenica 7 luglio 2019

Newsletter Dark Resurrection vol. 2 giugno/june 2019


Dark Resurrection vive!

Cari amici e sostenitori,
Con questo comunicato vogliamo rispondere ai molti fan che ci chiedono che fine abbia fatto il volume 2. Ebbene, non ci siamo mai fermati, e la saga iniziata nel 2007 si avvicina finalmente alla sua conclusione.

Per chi si fosse perso il comunicato precedente: abbiamo fatto una scelta obbligata dalla quantità di fondi disponibili, ovvero il capitolo finale uscirà sotto forma di romanzo e sarà disponibile in lingua Italiana e Inglese. 
Come per i capitoli precedenti, verrà distribuito online gratuitamente tramite i portali che lo renderanno possibile (amazon Kindle ecc.) 

Le rarissime copie cartacee, arricchite da bellissime illustrazioni, verranno prodotte in tiratura limitata e spedite ai Produttori Associati,(link) che con il loro sostegno morale ed economico hanno reso possibile tutto questo.
Il romanzo verrà rilasciato accompagnato da un lungo narrative-trailer (Qui il link del backstage delle riprese) attualmente in fase di post-produzione.
Angelo Licata sta lavorando alla post produzione del filmato girato alla fine di settembre scorso, occupandosi interamente del 3d e del compositing. A prima vista potrebbe sembrare un tempo lunghissimo per un corto di pochi minuti, in realtà vi assicuriamo che il creatore di Dark Resurrection sta compiendo degli sforzi incredibili per portare a termine il progetto in tempi brevi. 
Le numerose location che vedrete quando il corto uscirà sono create interamente in 3d. Un processo che richiede mesi di preparazione anche per sequenze di pochi secondi. Questo tempo naturalmente è dilatato a causa del limitato budget disponibile, e naturalmente dalla mancanza di una equipe numerosa, come accade nei grossi studi di produzione. 
Per fortuna il lavoro di Angelo è supportato da Fabrizio Fenner, che sta lavorando al rotoscoping (ritocco frame by frame) necessario in tutte le scene in cui sono presenti le spade laser oppure occorre ritagliare elementi di set. 
E' un lavoro fatto con grande passione e un'attenzione maniacale per i dettagli. Alimentato dal desiderio di aumentare ulteriormente il livello qualitativo rispetto ai film precedenti.

Vi lasciamo con un assaggio di alcuni frame provenienti dalla postproduzione del capitolo finale di Dark Resurrection: i Custodi della Forza, sperando che possiate apprezzare gli sforzi compiuti fino ad ora. 
Se non siete ancora Produttori associati e volete contribuire, ecco il link. (Ci farebbero comodo un computer in più è gpu di ultima generazione per accelerare l'elaborazione dei rendering)  Vi ricordiamo che i Produttori sono gli unici a ricevere il romanzo illustrato del capitolo finale, e i DVD e i Blu Ray dei capitoli precedenti. Se siete già dei nostri aiutateci a diffondere il verbo. 

Che la Forza sia con Voi!




ENGLISH VERSION:


Dark Resurrection lives!
Dear friends and supporters,
With this release we want to respond to the many fans who ask us what happened to volume 2. Well, we have never stopped, and the saga that began in 2007 is finally approaching its conclusion.

For those who missed the previous statement: we made a forced choice from the amount of funds available, that is the final chapter will be released as a novel and will be available in Italian and English.

As for the previous chapters, it will be distributed online for free through the web portals that will make it possible (amazon Kindle etc.)
 
The very rare paper copies, enriched with beautiful illustrations, will be produced in limited edition and sent to the Associated Producers, (link) who with their moral and economic support have made all this possible.

The novel will be released accompanied by a long narrative-trailer (Here the link of the backstage) currently in post-production phase.
Angelo Licata is working on the post production of the film shot at the end of last September, dealing entirely with 3D and compositing. At first glance it may seem like a very long time for a short film of a few minutes, in reality we assure you that the creator of Dark Resurrection is making incredible efforts to complete the project quickly.

The numerous locations you will see when the short film comes out are created entirely in 3D. A process that requires months of preparation even for sequences of a few seconds. This time is obviously extended due to the limited budget available, and of course the lack of a large team, as happens in large production studios.
Fortunately, Angelo's work is supported by Fabrizio Fenner, who is working on the rotoscoping (frame by frame retouching) needed in all the scenes where the lightsabers are present or it is necessary to cut out set elements.
It is a job done with great passion and obsessive attention to detail. Fueled by the desire to further increase the quality level compared to previous films.

We leave you with a taste of some frames from the post-production of the final chapter of Dark Resurrection: Keepers of the Force, hoping that you will appreciate the efforts made so far.
If you are not yet Associate Producers and want to contribute, here is the link. (We would like an extra computer and a latest generation GPU to accelerate rendering processing). We remind you that the Producers are the only ones to receive the illustrated novel of the final chapter, and the DVDs and Blu Ray of the previous chapters. If you are already of ours help us to spread the word.

May the force be with you!











Rete Voltaire: I principali titoli della settimana 5 lug 2019


Rete Voltaire
Focus




In breve

 
Nel mondo arabo arretra la religione mussulmana
 

 
Houston contro l'OPEC+
 

 
L'esercito turco e la milizia di Misurata massacrano i sostenitori del generale Haftar
 

 
L'Autorità Palestinese rilascia un partecipante al gruppo di lavoro di Manama
 

 
Un ministro del Bahrein concede un'intervista a una TV israeliana
 

 
Il ritorno di Ehud Barak
 

 
La Cina ottiene un nuovo posto all'ONU
 
Controversie

 
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American Moon, il film che non vedrete in TV, a Roma il 15 luglio al Teatro Eliseo

Il film American Moon sarà proiettato a Roma il 15 luglio al Teatro Eliseo, come da locandina allegata.
Approfitto di questo spazio per raccontarvi brevemente quello che è successo nel proporre il film alle varie TV nazionali, nei mesi che hanno preceduto il 50° anniversario delle missioni Apollo.
MEDIASET: Il film è stato proposto alle tre reti principali (Retequattro, Canale Cinque e Italia Uno) ma la risposta unificata è stata "Molto ben fatto e documentato, ma non è adatto per una TV generalista". Risposta triste, ma ci poteva stare. C'è stato invece, all'interno di Mediaset, un interessamento da parte di Focus, il canale "specializzato in argomenti controversi", ma la trattativa si è presto arenata, quando ho scoperto che intendevano prendere il mio film, spezzettarlo in capitoli, e far "rispondere" a ciascun capitolo non con un dibattito aperto, ma con un "controcapitolo" di Attivissimo, senza che io avessi più la possibilità di replicare. A quel punto io ho obiettato: "Ma scusate, Attivissimo è la stessa persona che mente spudoratamente nelle varie situazioni del film che avete appena visto. Se costui mente anche nelle sue repliche ai miei capitoli, dicendo cose non vere, poi il pubblico non riesce più a capire dove stia la verità!"
E la risposta letterale è stata - lo giuro sui miei figli - "Ma è proprio questo che noi vogliamo".
In altre parole, mi stavano dicendo apertamente che il loro scopo non era affatto quello di appurare la verità sui viaggi lunari, ma piuttosto di confondere il pubblico, lasciandolo intenzionalmente nel dubbio, anche se questo avesse comportato il mandare in onda delle bugie plateali come quelle che racconta regolarmente Attivissimo. Era il debunking allo stato dell'arte, pianificato a tavolino, e pure dichiarato apertamente.
A quel punto ho rinunciato a dargli il film, anche se mi è dispiaciuto parecchio perdere la possibilità di vederlo andare in onda, e di guadagnare anche qualche bel soldino. (Per chi è interessato, ho raccontato l'episodio nella puntata di Bordernights intitolata "Come funziona la televisione". QUI, a partire dal minuto 13).
RAI: Ho mandato il film personalmente ai direttori di Rai 2 e Rai 3, Freccero e Coletta. Mi sono in seguito accertato, presso le loro segretarie, che lo avessero ricevuto, insieme alla mia nota di accompagnamento e alla mia filmografia.
Non mi hanno mai nemmeno degnato di una risposta. Direttori di rete di una TV pubblica, pagati con i soldi delle nostre tasse, che non sentono nemmeno il bisogno di dire alla loro segretaria "Risponda a Mazzucco, lo ringrazi ma gli dica che non ci interessa".
Almeno Mediaset una risposta me l'ha data. La RAI nemmeno quella.
LA7: Vista la recente mutazione di Enrico Mentana da vero giornalista a servetto del potere (ha persino accettato un premio da parte del CICAP,nell'acme del suo trasformismo), ho pensato bene di non mandarglielo nemmeno. Sono certo di aver fatto buona cosa, risparmiando almeno i soldi della spedizione.
Chi vuole venga a Roma il 15 luglio. Ci incontreremo lì. Per tutti gli altri, il film sarà presto disponibile su Youtube (sempre che non lo censurino anche lì, a questo punto).
Massimo Mazzucco
Pagina Info American Moon