venerdì 19 aprile 2019

Rete Voltaire: I principali titoli della settimana 18 aprile 2019


Rete Voltaire
Focus




In breve

 
Il CSIS valuta l'utilizzo della forza militare contro il Venezuela
 

 
L'Unione Europea minaccia di ricorrere all'OMC contro gli Stati Uniti
 

 
Hamas prepara il rovesciamento di Mahmoud Abbas
 

 
Stati Uniti e Francia corresponsabili della fame nello Yemen
 

 
La Germania vuole equipaggiarsi di bombardieri nucleari
 

 
La "NATO araba" seriamente compromessa
 

 
Per la libera circolazione delle merci in Medio Oriente
 

 
Secondo Kurdistan24, un amministratore di Daesh ha confessato l'uso di mortai al cloro
 

 
Londra ha deliberatamente consentito a una rete criminale di finanziare la jihad
 

 
Donald Trump propone un disarmo nucleare relativo
 
Controversie

 
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Non date retta alla propaganda, l’Isis non è ancora stato sconfitto – Ecco perchè


Dopo tutti i titoli sulla presunta sconfitta dell’Isis, chiunque non ne creda anche una sola parola potrebbe fare la figura del guastafeste. Ma, ogni volta che leggo che si è cantato vittoria, che si tratti della “missione compiuta” di Bush o delle fantasie sull’”ultima roccaforte dell’Isis in procinto di cadere,” io tiro un bel respiro. Perché, e potete tranquillamente scommetterci, non è vero.
Non solo perché i combattimenti attorno a Baghouz, di fatto, continuano ancora al di fuori della città ormai distrutta. Ma perché ci sono molti militanti dell’Isis ancora in armi e pronti a combattere nella provincia siriana di Idlib, insieme ai loro compagni di Hayat Tahrir al Sham, al-Nusra e al-Qaeda, quasi circondati dalle truppe del governo siriano, ma con uno stretto corridoio in cui poter fuggire in Turchia, sempre che il Sultano Erdogan glielo permetta. Ci sono avamposti di truppe russe all’interno di queste linee del fronte islamista, ed anche forze dell’esercito turco, ma il timido cessate il fuoco, che regge ormai da cinque mesi, nelle ultime settimane è diventato molto più fragile.
Forse è un fallimento della nostra memoria istituzionale, o, in pratica, è più facile seguire la storia più semplice, ma Idlib è stata per tre anni la discarica di tutti i nemici islamici della Siria, o, almeno, degli antagonisti che non si erano arresi quando erano fuggiti dalle grandi città, sotto i bombardamenti siriani e russi.
Lo scorso settembre, anche se mi sembra che ce siamo dimenticati, Trump e le Nazioni Unite avevano messo in guardia sull’imminente “ultima battaglia” per Idlib, temendo (così dicevano) che i Siriani e i Russi avrebbero usato armi chimiche nel loro assalto all’Isis e ai suoi sodali. Persino l’esercito siriano aveva annunciato l’imminente scontro (non gli agenti chimici) in un sito web dell’esercito chiamato “Alba ad Idlib.”
Mi ero così imbarcato in un lungo viaggio lungo tutte le linee del fronte siriano di Idlib, dalla frontiera turca, poi a sud, ad est e a nord, e di nuovo fino ad Aleppo e non avevo visto convogli di carri armati, nessun trasporto truppe, pochi elicotteri siriani, nessuna colonna di rifornimenti e avevo concluso, anche se gli avvertimenti sullo ‘sterminio finale’ continuavano, che questa particolare “ultima battaglia” era ancora molto lontana. Il giorno in cui ero arrivato a sud di Jisr al-Shughur, al-Nusra e l’Isis avevano sparato alcuni colpi di mortaio contro le posizioni dell’esercito siriano, i Siriani avevano risposto al fuoco e la cosa era finita lì.
Un complicato accordo di tregua, che aveva coinvolto sia Turchi che Russi, era riuscito a scongiurare la carneficina che tutti avevano previsto. Si era parlato molto degli uomini dell’Isis, di al-Nusra e di al-Qaeda, alcuni dei quali sauditi, che, muniti di lasciapassare, venivano inviati dai Turchi nelle terre selvagge dell’Arabia Saudita per una sorta di “rieducazione.” Avevo sempre sperato che questo potesse essere quel desolato pezzo di deserto [Empty Quarter], dove la loro surriscaldata teologia sarebbe finalmente diventata bella croccante.
Ma sono ancora ad Idlib, felici, senza dubbio, di sapere che l’Occidente pensa di aver conseguito la sua “vittoria finale” sull’Isis. La battaglia per Baghouz, naturalmente, è sempre stata quella che ha fatto notizia. Gli attacchi aerei americani e la presenza degli alleati (e molto coraggiosi) Curdi hanno reso la faccenda molto più abbordabile [al pubblico], sebbene [la situazione] sia ancora pericolosa. E ha distolto l’attenzione da altre problematiche: per esempio su chi ha inventato la denominazione “Forze Democratiche Siriane,” che, in realtà, sono prevalentemente curde, dove molti dei suoi membri preferirebbero non essere considerati siriani e sicuramente non hanno mai visto un’elezione democratica in tutta la loro vita.
Se, alla fine, gli Americani se ne andranno, i Curdi saranno traditi ancora una volta e rimarranno alla mercé dei loro nemici, siano essi la Turchia o il governo siriano (con cui i Curdi hanno avuto, con scarso successo, alcuni colloqui lo scorso anno). Un buon momento per gli Americani, quindi, per farla finita davanti a Baghouz, ovviamente cantando vittoria, e andarsene. Sperando che il mondo si dimentichi di Idlib.
Ma non penso che lo farà. La guerra siriana non è ancora finita, anche se è questo è ciò che crede il mondo (compreso, sembra, il governo siriano). Idlib rimane un territorio con decine di migliaia di rifugiati e legioni di combattenti, un luogo di miseria, con ferrovie interrotte, autostrade distrutte e gruppi islamici che a volte si scontrano l’un l’altro con molto più entusiasmo di quello che mostrano nel combattere l’esercito siriano.
Ma questa diventerà ora la possibilità per la Russia di dimostrare di saper sconfiggere l’Isis. Naturalmente ci sono contatti tra Mosca e i vari gruppi coinvolti nella guerra siriana. I combattenti dell’Isis, negli ultimi due anni, hanno lasciato le città siriane sotto la protezione dell’esercito russo. La cosa potrebbe ripetersi. Putin ha permesso alle donne dell’Isis e ai bambini di ritornare a casa. C’è ancora una possibilità che Isis, Nusra/al-Qaeda e i loro compagni siano in grado di andarsene sani e salvi, anche se il tempo suggerisce che potrebbero ancora dover combattere un’ultima, vera battaglia per Idlib.
Ma, anche allora, potrebbe essere una buona idea mettere un freno ai titoloni che cantano “vittoria.”
Robert Fisk
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

giovedì 18 aprile 2019

Magaldi: ipocriti e invidiosi, i nemici dell’accordo Italia-Cina

Gioele MagaldiBei sepolcri imbiancati, i nemici dell’accordo Italia-Cina: di loro, par di capire, “il più pulito ha la rogna”. Francia e Germania friggono d’invidia: ma come possono rinfacciare a Roma il fatto di aver scavalcato Bruxelles, se Parigi e Berlino sono reduci dal Trattato di Aquisgrana, stipulato come se l’Unione Europeanon esistesse neppure? Una discreta faccia tosta anche da parte dell’alleato americano: furono proprio gli Usa ad aprire alla Cina le porte del mercato globale, ricorda Gioele Magaldi in web-streaming su YouTubecon Fabio Frabetti. Sempre in video-chat con il conduttore di “Border Nights”, lo stesso Gianfranco Carpeoro (che del Movimento Roosevelt è un dirigente) rincara la dose: «Ha fatto benissimo, il governo Conte, a fare l’accordo con la Cina: tutela i legittimi interessi dell’Italia. Gli Usa strepitano? Pazienza, capiranno: anche loro mirano all’interesse nazionale. Ci rinfacciano che stringiamo un’alleanza con un paese non democratico? Prima ci spieghino la loro alleanza con monarchie autoritarie come l’Arabia Saudita». Aggiunge Carpeoro: «Dopo l’accordo con la Cina, ora l’Italia passi oltre: faccia fronte comune con paesi come la Spagna e la Grecia. E’ ora di metter fine al domino abusivo nord-europeo, finora esercitato da nazioni come la Germania, la Francia e l’Olanda».
La verità è che siamo attaccati in modo pretestuoso da politici invidiosi e smemorati, sintetizza Gioele Magaldi. Sono ipocriti, i bellimbusti come Macron che vorrebbero imporre proprio all’Italia una cabina di regina europea per la gestione del commercio con Pechino. Quanto ai rimbrotti degli Usa, irritati dal fatto che l’Italia stringa accordi con un paese non esattamente democratico, Magaldi ricorda che fu proprio il massimo potere statunitense – ben incarnato da una struttura come la Trilaterale, guidata dai vari Kissinger, Rockefeller e Brzezinski – ad accogliere la Cina nel Wto, senza pretendere da Pechino né una svolta democratica né la tutela dei diritti sindacali del lavoro, pur sapendo che in quel modo la Cina avrebbe potuto immettere sul mercato globale prodotti a bassissimo costo. Del resto, sostiene Magaldi, questa è la natura dell’attuale globalizzazione progettata dalla massoneria sovranazione di segno reazionario: un club opaco, che ha anteposto il business ai dirittiumani e alla sovranità democratica. Nessuno, oggi, ha le carte in regola per criticare l’Italia: chi dice di pretendere democrazia da Pechino non gestisce affatto in modo democratico la stessa governance europea, preferendo il neoliberismo mercantile al libero mercato, e la post-democrazia alla sovranità effettiva delle istituzioni, completamente piegate all’ordoliberismo dell’élite finanziaria.
Pur ribadendo la propria fede atlantista, Magaldi critica la stessa Nato, che in passato supportò in Grecia il regime dittatoriale dei colonnelli. La Cina, ribadisce Magaldi, non è certo un modello di democrazia. E l’aspetto peggiore del suo turbo-capitalismo, che pure ha fatto progredire rapidamente il paese garantendo un crescente benessere, sono i protagonisti del boom cinese: grandi magnati che hanno acquisito posizioni dominanti, in patria e all’estero, in quanto provenienti dalla ristretta oligarchia del partito comunista. Da qui a contestare l’Italia, però, ne corre: tra i grandi gestori mondiali del vero potere – conclude Magaldi – nessuno è estraneo alla vorticosa ascesa della Cina, con la quale l’Italia ha giustamente stretto il suo recente accordo. Secondo Magaldi, il nostro paese dovrebbe insistere proprio nell’interpretare il suo ruolo naturale di “ponte”: non solo verso Pechino ma anche verso la Russia, l’Africa e il Medio Oriente, impegnandosi a sviluppare relazioni che, accanto ai commerci, producano un’evoluzione democratica dei partner. Tutto questo, per arrivare infine a pretendere – come il Movimento Roosevelt chiederà nel suo convegno il 30 marzo a Londra – un “New Deal Rooseveltiano” per l’Europa, basato sul recupero del capitalismo sociale keynesiano: un forte investimento pubblico per sostenere l’economia e, al tempo stesso, la conquista di istituzioni comunitarie finalmente democratiche.

mercoledì 17 aprile 2019

Carpeoro: nelle mie logge non c’erano magistrati né politici

CarpeoroAnziché escludere i massoni dalla politica, non sarebbe meglio se fosse la massoneria stessa, a monte, a chiudere le porte a chi ha incarichi pubblici? Si eviterebbero tanti equivoci, incluse le tempeste giudiziarie come quella che sta travolgendo il mondo politico siciliano, con il recentissimo caso della loggia "coperta" di Castelvetrano. Lo afferma l'avvocato Gianfranco Pecoraro, alias Carpeoro, saggista e dirigente del Movimento Roosevelt. «In alcune regioni italiane – dice – la contiguità tra mafia e massoneria è particolarmente vistosa». Nel 2005 Carpeoro arrivò a sciogliere l'intera obbedienza di cui era "sovrano gran maestro" (storica espressione del Rito Scozzese italiano) dopo aver chiuso innanzitutto le logge siciliane e calabresi. «Nella mia massoneria – dichiara in web-streaming su YouTube con Fabio Frabetti di "Border Nights" – per mia esplicita disposizione non potevano essere ammessi nemmeno magistrati ed esponenti della forze dell'ordine», proprio per evitare che li si potesse accusare, un giorno, di essere tentati di favorire "confratelli" nei guai con la giustizia. «L'aiuto massonico deve avere carattere privato», sottolinea Carpeoro: «Se un "fratello" finisce in carcere, se necessario si deve sostenere finanziariamente la sua famiglia, ma certo non gli si può evitare la galera».

Osservatore privilegiato della scena politica italiana, un tempo vicino a Bettino Craxi, Carpeoro è autore di saggi particolarmente scomodi: "Dalla massoneria al terrorismo", edito nel 2016 da Revoluzione, imputa a settori dei servizi segreti Nato la "sovragestione" degli attentati condotti dall'Isis in Europa, rilevaldone la chiara matrice simbolica non islamica, ma templarista e massonica. Quanto alla massonofobia di facciata esibita in modo ipocrita dal Movimento 5 Stelle, Carpeoro conferma l'appartenenza massonica di Gianroberto Casaleggio, da poco segnalata dal presidente del Movimento Roosevelt, Gioele Magaldi. Su Casaleggio senior, Carpeoro aggiunge: «Era affiliato alla massoneria inglese, e anche a una Ur-Lodge attualmente di segno reazionario, anch'essa radicata nel mondo britannico». Come svelato da Magaldi nel saggio "Massoni" (Chiarelettere, 2014), le superlogge sovranazionali sono 36 organismi che reggono di fatto i destini mondo, al di sopra dei governi. Quello di Casaleggio era dunque un cenacolo oligarchico? «Sì, ma Casaleggio era un visionario, non un reazionario: e ogni visionario punta sempre al bene dell'umanità, non al suo male», fa notare Carpeoro, spesso critico con i grillini.

Lo stesso Carpeoro ha spesso denunciato l'influenza del politologo statunitense Michael Ledeen su Luigi Di Maio: «E' stato lui a organizzargli i tour alla vigilia delle elezioni, lo scorso anno, nei santuari supermassonici della finanza atlantica». Secondo Carpeoro, Ledeen – membro di spicco del potente Jewish Institute – è un tipico esponente della "sovragestione" della politica italiana: «Fu accanto a Craxi ma al tempo stesso anche a Di Pietro, poi a Renzi e contemporaneamente a Di Maio». Lobby ebraica? Supermassoneria reazionaria? Carpeoro diffida del complottismo, preferisce dosare rivelazioni precise e proporre analisi. La Michael Ledeenscorsa estate denunciò le manovre francesi per bloccare la nomina di Foa in Rai tramite Napolitano, Tajani e Berlusconi. Ora avverte: persa la partita contro Foa, sarebbe stato proprio il supermassone Jacques Attali, "padrino" di Macron, a premere (insieme al consueto Ledeen) perché il governo gialloverde cambiasse il vertice dei servizi segreti italiani, finora distinisi per essere riusciti a proteggere il nostro paese dal terrorismo.

Dettagli che fanno pensare, specie se si alza il volume sull'infiltrazione della mafia nelle logge siciliane, ma si tace sul resto. Come dire: si strepita per piccole questioni locali, senza mai voler vedere le trame della vera massoneria di potere, quella sovranazionale. «Lo stesso dicasi per il caso Mps: il Montepaschi era una struttura interamente massonica, e il massone David Rossi – precipitato dalla finestra del suo ufficio, nel 2013 – è morto per aver scoperto una verità imbarazzante». E cioè che era stato Mario Draghi, allora governatore di Bankitalia, a manovrare perché la banca di Siena si esponesse a operazioni spericolate, eseguendo ordini di scuderia provenienti dal gotha della finanza massonica mondiale. Quanto alla massoneria nazionale italiana, Carpeoro ormai se ne tiene alla larga: reputa tramontata la sopravvivenza della sua eredità culturale, e consiglia di non avvicinarsi alle logge (ormai in completo declino, a suo dire). L'insidia della malavita? «Risolvibile anche quella, volendo – conclude l'avvocato – nella misura in cui sono risolvibili anche gli altri mali storici italiani». A patto che, ovviamente, si smetta di fingere di non vederli.

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martedì 16 aprile 2019

Regione Lazio, denuncia sprechi ed atti illeciti: allontanata dal posto di lavoro

Intervistiamo oggi l'Avvocato Maria Pia Capozza donna simbolo del Whistleblowing (denuncia alle autorità di attività illecite e fraudolente all'interno della pubblica amministrazione o in aziende private ) nell'era Zingaretti in regione Lazio.

Cosa succede quando un dipendente pubblico segnala anomalie e procedure illecite inerenti la Cosa Pubblica ai propri dirigenti? Dirigenti che solitamente vengono da incontri di piazza in cui manifestano la volontà di rompere col passato, con quei sistemi clientelari che hanno rovinato il nostro Paese, con i compromessi, con i ricatti, insomma, con la corruzione!

Prendiamo ad esempio alcune frasi pubbliche del governatore del Lazio e neo segretario Pd Nicola Zingaretti: "si rifiuta la cultura del lavoro che è un favore da chiedere a qualcuno: al politico, al potente di turno. Non è un favore da chiedere, il lavoro, è un diritto sancito dalla Costituzione".

Condividiamo questo principio e andiamo a vedere cosa ha fatto per tutelare il lavoro di una dipendente che ha denunciato fatti gravissimi passati sotto i suoi occhi e che ha avviato un percorso di risparmio per le casse pubbliche del 75% rispetto alla gestione che l'aveva preceduta come segretario di ISMA – Istituti di Santa Maria in Aquiro –

Avv. Maria Capozza, ha ricoperto l'incarico di Segretario Generale dell'IPAB ISMA cosa sono le IPAB?

"Le I.P.A.B. sono Istituzioni Pubbliche di Assistenza e Beneficenza, che derivano dal cambio di normazione delle Opere Pie effettuato dalla Legge Crispi del 1890 e gestiscono patrimoni immobiliari di prestigio per erogare servizi sociali alle persone più svantaggiate. Di fatto le IPAB sono nate per essere lo strumento di Welfare più efficace e, soprattutto, più capillare, essendo presenti su tutto il territorio nazionale. Purtroppo, dalle cronache dei giornali italiani, emerge che le IPAB sono state coinvolte in scandali più o meno gravi di mala gestio. Ciò viene evidenziato anche da una mozione presentata il 6 marzo 2019 dalla Senatrice Maria Laura Granato per chiedere un intervento del Governo sulle IPAB ed anche per valutare la nascita di un'autorità amministrativa indipendente presso cui istituire un registro unico degli Enti di Assistenza e Beneficenza"

Anche l'IPAB ISMA è stata coinvolta in scandali di mala gestio?

"Si, anche l'IPAB ISMA ed anzi io stessa ho effettuato diverse denunce presso la Regione Lazio, l'ANAC, la Procura della Repubblica e la Corte dei Conti su irregolarità ed illeciti che ho riscontrato. Inoltre, sul caso IPAB ISMA sono state presentate diverse Interrogazioni dinanzi alla Regione Lazio, al Senato, alla Camera dei Deputati e sono stati pubblicati diversi articoli, da ultimo Il Fatto Quotidiano del 27 febbraio 2019 a firma di Gaia Giuliani"

Quali sono state le risposte alle sue denunce, da parte delle Istituzioni coinvolte?

"Sono in piedi diversi giudizi in cui cercherò di far emergere la verità. Inoltre, subito dopo l'avvio di una serie di verifiche e di segnalazioni e denunce da parte mia nonché l'apertura di un fascicolo di Whistleblower presso l'ANAC non solo non ho avuto alcuna azione a tutela del mio posto di lavoro ma è iniziata nei miei confronti un'azione di persecuzione che mi ha impedito di svolgere mansioni presso l'IPAB dal 2014 ed, inoltre, il 31 luglio 2018 mi è stato notificata l'immediata caducazione del mio posto di lavoro presso l'IPAB ISMA. Quindi senza lavoro e senza stipendio, in attesa dei tempi "insani" della giustizia".

Qual è stato il ruolo della Regione Lazio?

"La Regione Lazio – appena insediata la prima giunta a guida dell'attuale Governatore – è stata la prima Istituzione a cui ho inviato le mie segnalazioni, in quanto per legge ha la vigilanza sulle IPAB. Inoltre, sono state presentate diverse interrogazioni sull'IPAB ISMA e su altre IPAB e denunce di sindacati quali DIRPUBBLICA E DIRETS (ex DIRER-DIRL). In particolare, la DIRER-DIRL dal 2014 ha denunciato alla Regione Lazio l'irregolarità di diverse nomine effettuate e DIRPUBBLICA ha presentato ricorso al TAR per l'impugnazione del bando che ha nominato l'attuale Segretario Generale dell'IPAB ISMA ed ha richiesto il commissariamento dell'IPAB ISMA sia alla Regione Lazio che al Ministro Salvini esponendo la "forzatura" delle nomine e, tra l'altro, il reato continuato di falso ideologico. Ad oggi, non mi risulta alcuna azione concreta avviata".

A suo parere ci sono elementi di novità e di cambiamento nel suo settore e nella Regione Lazio, negli ultimi anni?

"A questo proposito posso dire che i vertici di diverse IPAB e delle posizioni strategiche della Regione Lazio sono ricoperte da ex dirigenti del PCI e/o pensionati e sono di nomina dell'attuale Governatore della Regione Lazio. Inoltre non mi risulta che siano rispettati i principi di pari opportunità, essendo il numero delle donne nominate ai vertici quasi inesistente "

Concludiamo questo racconto segnalando che meno di un anno fa, il consiglio di Stato (con la sentenza 745/2018), ha evidenziato la mancanza di volontà da parte della regione, di attuare quanto previsto dalla Corte Costituzionale sulle IPAB lasciando un buco normativo che ha permesso abusi, sprechi e atti illegittimi.

A distanza di un anno, il  Consiglio regionale del Lazio ha approvato la legge di riforma degli IPAB che secondo Zingaretti completano "il quadro dei servizi sociali dopo l'approvazione del Piano sociale. Gli Ipab nel Lazio sono 55. Siamo partiti dalla volontà di ridurre i costi, tagliere le spese inutili ma l'obiettivo vero di questa riforma è quello di creare una rete capillare diffusa su tutto il territorio che offra ai cittadini  una gestione trasparente e sana della cosa pubblica, e di tutti quei servizi che sono utili alle persone che esposte alla profonda e radicata crisi"

L'esatto intento di Maria Pia Capozza e allora perché ha perso il posto di lavoro ed è diventata vittima di denunce e addirittura dell'annullamento del suo concorso?

Il Governatore Zingaretti sostiene che contro l'illegalità e la mancanza di trasparenza: "il punto di partenza, è la convinzione che l'impegno per la legalità non può essere delegato a nessuno. C'è una sfera di collaborazione da indagare e discuterne per indagarne gli effetti.può prevenire, curare e asciugare il brodo in cui l'illegalità e il crimine organizzato si radicano"

Qualche brodo è rimasto privo di asciugatura. Speriamo se ne accorga presto.

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