venerdì 21 dicembre 2018

Rete Voltaire: I principali titoli della settimana 21 dic 2018


Rete Voltaire
Focus




In breve

 
Le forze statunitensi si ritirano dalla Siria
 

 
Un Grand Jury chiamato a giudicare sulla presenza di esplosivo al WTC l'11 settembre 2001
 

 
L'operazione Timber Sycamore continua
 

 
Ricorso all'UNESCO contro Francia e Turchia
 

 
L'Ucraina rivela il movente dell'incidente di Kertch
 

 
Antonio Guterres e le fakes news del Patto per le Migrazioni
 

 
Bernard Kouchner entra illegalmente in Siria
 
Controversie

 
 Verso chi è debitore Emmanuel Macron?
di Thierry Meyssan, Rete Voltaire, 11 dicembre 2018
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Noi ricordiamo la Grande Guerra, mentre i Palestinesi la stanno Vivendo


C’è stato qualcosa di incredibilmente familiare nel modo in cui abbiamo commemorato quella che abbiamo definito la fine della  Prima Guerra Mondiale, avvenuta cento anni fa. Non sono state solo le cascate di papaveri o i nomi che ci suonavano familiari – Mons, Somme, Ypres, Verdun – ma essenzialmente il silenzio quasi totale su tutti i Morti della prima guerra mondiale, come se i loro occhi non fossero stati dello stesso colore dei nostri, come se il colore della loro pelle non fosse stato lo stesso della nostra, come se la loro sofferenza continuasse ancora dai giorni della Grande Guerra fino ad oggi.
Persino quei pochi inserti della Domenica che hanno provato ad allontanarsi dal fronte occidentale hanno toccato appena quelli che sono i postumi della guerra nella nuova Polonia, nella nuova Cecoslovacchia, nella nuova Jugoslavia e nella Russia bolscevica, accennando appena alla Turchia. Non si è detta una sola parola sulle grandi carestie – che hanno causato 1,6 milioni di morti – degli arabi del Levante, provocate dai saccheggi  dei turchi o dal blocco messo dagli alleati nella prima guerra mondiale. Ancora più sorprendente è che non sono riuscito a trovare nemmeno un riferimento ai grandi crimini contro l’umanità avvenuti durante la prima guerra mondiale – né l’assassinio degli ostaggi belgi compiuti dalle truppe tedesche nel 1914, né il  genocidio armeno di un milione e mezzo di cristiani civili nel 1915 compiuto dall’alleato turco-ottomano della Germania.
Chi ha parlato  della Dichiarazione di Balfour, quel documento scritto nel 1917 durante la Prima Guerra Mondiale  sul Medio Oriente, in cui si prometteva una patria in Palestina per gli ebrei e che contemporaneamente ha condannato gli arabi palestinesi (che all’epoca erano la maggioranza in Palestina) a quello che io chiamo  un refugeedom ? E chi ha parlato dell’accordo Sykes-Picot del 1916, quello che spaccò il Medio Oriente e tradì la promessa dell’indipendenza araba? E chi ha parlato dell’avanzata del Generale Allenby su Gerusalemme, colui che – oggi  sembra dimenticato da tutti i nostri amati commentatori –  per primo fece uso di gas in Medio Oriente? Siamo così toccati dalla ferocia della storia moderna in Siria e in Iraq, che dimentichiamo – o non sappiamo – che gli uomini di Allenby spararono proiettili di gas contro l’esercito turco a Gaza.
 Nei cimiteri di guerra alleati della prima guerra mondiale in Medio Oriente e in Europa ci sono decine di migliaia di tombe musulmane – algerini, marocchini, indiani – eppure non ne ho visto una sola foto e nemmeno una dei lavoratori cinesi che morirono sul fronte occidentale mentre trasportavano munizioni per le truppe britanniche, né dei soldati africani che combatterono e morirono per la Francia sulla Somme. Solo in Francia, sembra che il presidente Macron abbia ricordato questo momento saliente del conflitto, nel modo migliore che ha potuto, perché durante la Grande Guerra , oltre 30.000 uomini delle Comore, Senegal, Congo, Somalia, Guinea e Benin sono morti per la Francia.
C’era un monumento che li ricordava a Reims. Ma i tedeschi lanciarono un feroce attacco razzista contro le truppe nere dei francesi che parteciparono all’occupazione della Germania post-prima guerra mondiale per lo stupro delle donne tedesche e per evitare di “mettere in pericolo il futuro della razza tedesca”. Tutto falso, naturalmente, ma nel momento in cui le legioni di Hitler invasero la Francia nel 1940, la propaganda nazista aveva fatto il suo lavoro contro questi stessi uomini. Più di 2.000 soldati francesi neri furono massacrati dalla Wehrmacht nel 1940 e il monumento fu distrutto. È stato appena ricostruito e inaugurato appena in tempo per il centenario dell’Armistizio.
Poi c’è lo scherno sulle tombe dei morti. Dei 4.000 marocchini – tutti musulmani – inviati nel 1914 alla battaglia della Marna sopravvissero solo 800, altri morirono a Verdun. Dei 45.000 soldati marocchini del Generale Hubert Lyautey, ne furono uccisi 12.000 durante quella guerra. Ci volle una piccola rivista francese, Jeune Afrique, per raccontare che le tombe di molti dei morti marocchini ancora oggi sono segnate con la stella e la mezzaluna del califfato turco-ottomano. Ma i marocchini, benché facessero notoriamente parte dell’impero ottomano, stavano combattendo per la Francia contro i turchi, alleati della Germania. La stella e la mezzaluna non sono mai state il simbolo ufficiale dei musulmani. In ogni caso, i Marocchini al tempo della Grande Guerra già avevano una loro bandiera.
Ma naturalmente, il vero simbolo della Prima Guerra Mondiale con tutti i suoi effetti continuativi e sanguinosi si trova in Medio Oriente. I conflitti in quella regione – in Siria, in Iraq, in Israele, a Gaza, in Cisgiordania e nel Golfo – possono far risalire la loro genesi fino alla nostra titanica Grande Guerra. L’accordo Sykes-Picot ha diviso gli arabi. La guerra – solo pochi giorni dopo la disfatta di Gallipoli –  permise ai turchi di distruggere la minoranza cristiana che viveva in Armenia. I nazisti, ad ogni modo, amavano Mustafa Kemal Ataturk perché aveva “purificato” le minoranze interne. Quando Ataturk morì, il giornale del partito Volkischer Beobachter listò la sua prima pagina di nero. La divisione del Libano e della Siria e il loro sistema di amministrazione settario furono inventati dai francesi dopo essersi assicurati il mandato postbellico per governare il Levante. La rivolta in Iraq, dopo la prima guerra mondiale contro il dominio britannico fu in parte alimentata dal disgusto per la Dichiarazione di Balmour.
Maliziosamente, sono andato a scavare nella biblioteca dei vecchi libri di storia del mio defunto papà – quelli sulla Grande Guerra, terza battaglia della Somme, 1918 – e ho trovato degli scritti di Winston Churchill che, con rabbia e tristezza, parla degli “olocausti” degli armeni (usò esattamente questa parola) ma non riuscì a vedere nessun futuro per il mondo arabo nemmeno nella sua The Great War, in quattro volumi che scrisse nel 1935. La sua unica disquisizione sull’ex impero ottomano ancora fumante si trova in una appendice di due pagine a pagina 1.647, dal titolo: “Memorandum sulla pacificazione del Medio Oriente”.
Ogni mattina i palestinesi si svegliano, oggi, in mezzo alla polvere e al lerciume dei campi di Nahr el-Bared, di  Ein el-Helwe o di Sabra e Chatila in Libano. Per loro non fu nel 1915 che la penna di Balfour mise il suo graffio stridente sotto il documento di espropriazione, ma è stato solo la scorsa notte. Per questi rifugiati, che vivono ancora nei loro tuguri e nelle loro baracche, mentre voi state leggendo queste parole, la prima guerra mondiale non è finita mai.
Nemmeno oggi. Oggi, nel centenario della “fine” della prima guerra mondiale.
Robert Fisk   scrive per l’Independent, dove è stato originalmente pubblicato questo articolo
19.11.2018
Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte  comedonchisciotte.org  e l’autore della traduzione Bosque Primario

giovedì 20 dicembre 2018

LA VOCE rooseveltiana N° 3 di Giovedì, 20 Dicembre 2018


La Voce Rooseveltiana


D(i)RITTI VERSO LA LIBERTÀ DAL BISOGNO
 
Siamo una comunità di cittadini che sognano il Rinascimento democratico
di cui la società ha bisogno




Editoriale
 
KEYNES, IL NEOLIBERISMO E L'HOMO SAPIENS
di Marco Moiso



Patrizia Scanu

Dopo avere ricevuto l'apprezzatissimo invito del Presidente Gioele Magaldi a scrivere questo editoriale, ho contattato il Direttore de "LA VOCE rooseveltiana", Giorgio Cattaneo, il quale mi ha cortesemente mostrato la vignetta di Mirko Bonini che accompagnerà questo numero. La vignetta raffigura J.M. Keynes, vicino ad un'Europa bisognosa di lui. Nel mio editoriale, approfittando del lavoro di Bonini, esporrò le ragioni per cui, a mio parere, l'Europa abbia ancora bisogno di questo gigante del liberalismo, radicando il mio ragionamento nell'accadimento storico-biologico che ha dato inizio alla strutturazione della società come la conosciamo. 

 
LEGGI TUTTO
 



TragiComix
di Mirko Bonini

TragiComix by Mirco Bonini 01
 



Secondo Noi
   
GM MAGALDI: MASSONI COI GILET GIALLI, MENTRE I GIALLOVERDI DORMONO

L'attentato di Strasburgo, gestito da servizi deviati francesi per aiutare Macron, non fermerà la protesta dei Gilet Gialli, sostenuta dietro le quinte dalla massoneria progressista. Lo afferma Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt. Che aggiunge: la rivolta francese doveva servire anche a supportare il governo gialloverde nella sua sfida alla tecnocrazia di Bruxelles. Purtroppo, l'esecutivo Conte – che pure chiede assistenza ai circuiti massonici progressisti – sembra invece rassegnato a rinunciare a combattere.
(Intervento su YouTube, ripreso da Libreidee).
CARPEORO: FRANCIA, TERRORISMO "FALSE FLAG" E PROTEZIONE A BATTISTI

I servizi segreti francesi non sono estranei né al tragico attentato dell'11 dicembre a Strasburgo, che ha giovato a Macron "assediato" dai Gilet Gialli, né alla fuga di Cesare Battisti, sfuggito all'arresto in Brasile grazie agli 007 di Parigi che lo infiltrarono nell'Italia degli anni di piombo. Lo afferma Gianfranco Carpeoro, del Consiglio di Presidenza MR.
(Intervento su YouTube, ripreso da Libreidee).
GFC
GC CATTANEO: GILET GIALLOVERDI, MA ORA GLI ITALIANI SI ASPETTANO I FATTI

Delusione per il cedimento del governo gialloverde di fronte all'imposizione della Commissione Europea che chiede all'Italia di ridurre la previsione di deficit 2019. Giorgio Cattaneo: Lega e 5 Stelle hanno il merito di aver reso evidente l'ingiustizia del diktat Ue, ma dopo tante promesse ora gli italiani si aspettano un sostanziale cambio di rotta.
(Intervento sul blog MR).
MAGALDI: ALTRO CHE GLOBAL COMPACT, SERVE UNA RIVOLUZIONE

Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt: la rivolta francese dei Gilet Gialli è indice di una situazione europea per molti aspetti pre-rivoluzionaria. Perfettamente inutile un Global Compact sui migranti che l'Onu non potrebbe far applicare, è tempo di una Organizzazione Mondiale delle Democrazie che promuova il ritorno (rivoluzionario) della sovranità democratica in ogni paese del mondo, dall'Ue all'Africa da cui scappano profughi.
(Intervento su YouTube, ripreso da Libreidee).
Gioele Magaldi
GC CATTANEO: JE SUIS NO-TAV, A TORINO I SINDACI FRANCESI CONTRARI ALL'OPERA

«Il progetto Tav Torino-Lione, ancora fermo, è inutile: la Francia accetta l'idea del traforo solo perché largamente a carico dell'Italia, mentre Parigi non riaprirebbe la discussione sull'eventuale nuova linea che nel 2038». Cattaneo: i grandi media hanno oscurato le rivelazioni dei sindaci francesi accorsi a Torino l'8 dicembre per sostenere i NoTav.
(Intervento sul blog MR, ripreso su Libreidee).
GALLONI: GILET GIALLI, L'ENNESIMA RIVOLTA SENZA GUIDA POLITICA

Nino Galloni, vicepresidente del Movimento Roosevelt: quella dei Gilet Gialli in Francia è l'ennesima rivolta priva di guida politica. Problema: senza una leadership è difficile ottenere risultati, mentre – per contro – una mediazione politica finirebbe per annacquare la protesta tra mille compromessi. La nostra società saprà ridefinire dal basso i rapporti di forza, trovando un modo più giusto di vivere?
(Intervento su Scenari Economici, ripreso da Libreidee).
Nino Galloni
PS SCANU: SPIRITUALITÀ (LAICA) IN POLITICA, PER DECOLONIZZARE LA MENTE

Patrizia Scanu, Segretario generale MR: si può parlare, oggi, di spiritualità (laica) in politica? Ovvero: come decolonizzare le menti dall'ideologia neoliberista. «Non basterà l'economia a salvarci, se perderemo di vista la nostra identità storica e il senso stesso del vivere civile. Ci servono perciò idee lungimiranti e uomini che le incarnino con passione disinteressata e profonda connessione spirituale con ciò che ci rende migliori».
(Intervento sul blog MR)
ZOFFI: DECENTRALIZZARE TUTTO, MANIFESTO PER UN NEW DEAL 4.0

Fabio Zoffi presenta il suo "Manifesto per un New Deal 4.0", che propone di riconvertire l'economia, e quindi la società, su basi partecipative. In sintesi: decentralizzare le imprese, le tecnologie e anche la finanza. E poi: educazione dei nuovi cervelli e investimenti pubblici strategici. «Una visione che può sembrare ambiziosa, ma l'attuale è meno impervia di quanto sembri: e il Dna dell'Italia, basti pensare al Rinascimento, ha tutto quello che serve (cominciando da Movimento Roosevelt) per accettare questa grande scommessa».
(Intervento sul blog MR)
FZ
NG GALLONI: FOLLE TAGLIARE IL DEFICIT, SE È IN ARRIVO LA RECESSIONE

Avverte l'ecomomista post-keynesiano Nino Galloni, vicepresidente del Movimento Roosevelt: è semplicemente folle pensare di rinunciare al deficit in un momento in cui si teme l'arrivo di una fase recessiva dell'economia. Alla crisi si deve rispondere con investimenti pubblici di valore strategico, che producano occupazione. Altri aiuti: un'agenzia di rating indipendente e il ricorso a moneta di Stato "non a debito".
(Intervento su Scenari Economici, ripreso da Libreidee). 
 
MAGALDI: IL FALLIMENTO GIALLOVERDE È ORMAI ALL'ORIZZONTE

«Diciamocelo: l'esperienza gialloverde sta fallendo. Lega e 5 Stelle rischiano grosso, di fronte alla cocente delusione degli elettori che avevano creduto nella loro scommessa». Parola di Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt. Spettacolo penoso, la retromarcia tattica del governo Conte di fronte alle minacce dell'euro-establishment, «come se il problema fosse davvero il deficit al 2,4%».
(Intervento su YouTube, ripreso da Libreidee).
GM
Gianfranco Carpeoro CARPEORO: VIENE DALL'ESTERO L'ATTACCO FAMILIARE A DI MAIO
 

Gianfranco Carpeoro: ci sono "manine" non italiane dietro alla tempesta mediatica scatenatasi sul vicepremier e ministro del lavoro Luigi Di Maio. Un attacco strumentale, attuato usando come presto le presunte irregolarità riscontrate nell'azienda del padre. Va detto, aggiunge Carpeoro, che in campagna elettorale i grillini si erano distinti per attacchi di analogo tenore, sferrati senza complimenti contro gli avversari.
(Intervento su YouTube, ripreso da Libreidee).
MAGALDI: SE CEDONO ALLE MINACCE UE, I GIALLOVERDI PERDONO LA FACCIA

Niente di peggio che deludere le aspettative suscitate: guai, dice Gioele Magaldi, se i gialloverdi crollassero davvero, di fronte alle minacce della Commissione Ue, armate dal ricatto dello spread e rinforzate dal fiancheggiamento anti-italiano del vecchio establishment nazionale, affollato di quinte colonne. Un cedimento sostanziale sul Def, dichiara il presidente del Movimento Roosevelt, autorizzerebbe gli scettici ad archiviare la neonata speranza gialloverde, liquidandola come l'ennesima operazione di "gatekeeping" progettata solo per fare il pieno di voti e neutralizzare il malcontento, raggirando gli elettori.
(Intervento su YouTube, ripreso da Libreidee).
Gioele Magaldi
PW WINKLER: ADEGUARE LA COSTITUZIONE, I CITTADINI SIANO SOVRANI

«È necessario e impellente farsi promotori di profonde e radicali riforme, che permettano la realizzazione di quei valori che i padri fondatori europei sognavano: valori tesi a realizzare la pace e il benessere dei popoli, in primis il valore della piena occupazione e della giustizia sociale, non certo ad approfondire i solchi delle disuguaglianze per proiettarsi verso la società dei pochi». Da Pierluigi Winkler, vicepresidente e supervisore affari giuridici del Movimento Roosevelt, una riflessione su come migliorare la Costituzione (tema su cui si è espressa l'Assemblea generale il 23 novembre a Roma, approvando una bozza che spezza il bicameralismo perfetto e introduce elementi di "democrazia stocastica" per il Senato).
(Intervento sul blog MR).
MAGALDI: AL PD NON SERVONO I MINNITI, MA IDEE PROGRESSISTE

Perfettamente inutile il valzer di improbabili candidati alla successione di Matteo Renzi: non è certo grazie a vecchi arnesi come Marco Minniti che il Pd potrà risorgere, sostiene Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt. L'unica via d'uscita, per l'ex sinistra italiana, consiste nel gettare a mare vent'anni di politica neoliberista, recuperando una dimensione autenticamente progressista e cioè antitetica rispetto alla "teologia" Ue.
(Intervento su YouTube, ripreso da Libreidee).
GM
NG GALLONI: COME SOPRAVVIVERE ALLO SPREAD, SE SALE A QUOTA 400

Come sopravvivere allo spread, se salisse a quota 400? Secondo Nino Galloni, economista e vicepresidente del Movimento Roosevelt, servono quattro mosse: emissione di titoli di Stato a breve termine, creazione di moneta statale parallela (non a debito, a circolazione solo nazionale), proseguimento del "quantitative easing" da parte della Bce e istituzione di una agenzia di rating indipendente, «titolata a dare giudizi su basi serie e trasparenti», evitando il classico gioco speculativo normalmente innescato dalle agenzie di Wall Street.
(Intervento su Scenari Economici, ripreso da Libreidee).
MAGALDI E MOISO: GIUSTIZIA, PESSIMA IDEA SOSPENDERE LA PRESCRIZIONE

Senza più l'incombere della prescrizione, i tempi della giustizia potrebbero dilatarsi ulteriormente: ecco perché è controproducente, la sospensione della prescrizione già dopo il primo grado di giudizio introdotta dai 5 Stelle nel Ddl anticorruzione. Secondo Gioele Magaldi, a colloquio con Marco Moiso, così ci si allontana dal "giusto processo", che all'imputato (innocente, fino a prova contraria) andrebbero garantiti tempi non eterni.
(Intervento su YouTube, ripreso dal blog MR).
MR
GM MAGALDI: LA MONTAGNA GIALLOVERDE HA PARTORITO UN TOPOLINO

Diciamola tutta: alla fine, la montagna gialloverde ha partorito il classico topolino. Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt: dove lo vedete, il sacrosanto taglio delle tasse promesso dalla Lega in campagna elettorale? E qualcuno sa che fine abbia fatto, esattamente, il mitico reddito di cittadinanza, cavallo di battaglia dei 5 Stelle per sostenere le fasce sociali più in affanno? Sembra arrivata l'ora del disincanto, anche per i più tenaci difensori d'ufficio del tentativo democratico rappresentato dal governo Conte.
(Intervento su YouTube, ripreso sul blog MR e su Libreidee). 
MAGALDI E MOISO: ATAC, BRUTTO REFERENDUM NEOLIBERISTA

Brutta pagina, quella vissuta a Roma (ma disertata dagli elettori) sul referendum promosso dai radicali per la "liberalizzazione" dell'Atac: per Gioele Magaldi e Marco Moiso, presidente e vice del Movimento Roosevelt, il quesito suggeriva che l'idea che il pubblico sia sempre meglio del privato. Nei trasporti una clamorosa smentita viene dall'Atm di Milano, indicata in Europa come modello di efficienza.
(Intervento su YouTube, ripreso sul blog MR).
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TORNARE
SOVRANI
ECCO COME

Un nuovo New Deal per il XXI secolo, che rimetta l'uomo al centro di politica ed economia: lo propone il documento politico di indirizzo programmatico per il lavoro dei Dipartimenti. Obiettivo: delineare strategie per rovesciare il paradigma dominante da qualche decennio, neoaristocratico e neoliberista, tutto incentrato su processi decisionali tecnocratici ed elitari, anche quando mantengano le forme e i rituali della democrazia.

BOZZA 1 e BOZZA 2

DIPARTIMENTI, COMMISSIONI, IL NUOVO TEAM

Dodici nuovi Dipartimenti, ciascuno con il suo direttore alla guida di un team di lavoro, più le Commissioni interdipartimentali: si è messa all'opera una grande squadra di lavoro.

LAVORO PER TUTTI 


Piena occupazione, un impiego dignitoso per tutti: a Gianluca Felicini (Terni, acciaierie) il Dipartimento per le Politiche del Lavoro e del Welfare, del Movimento Roosevelt.
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LANZI, L'ITALIA È ARTE


Non solo musei: beni culturali da valorizzare nel mosaico irripetibile del territorio italiano. Chiara Lanzi gestirà il Dipartimento Cultura, Arte e Spettacolo del Movimento Roosevelt.

PERON, SCIENZA E RICERCA


All'astrofisico Roberto Peron (Istituto Nazionale di Astrofisica, Iaps-Inaf) la direzione del Dipartimento per l'Università e la Ricerca del Movimento Roosevelt.

SOLDANO, INFORMARSI È UN DIRITTO

Una donna dalla parte dei diritti civili, partendo dalla trincea della comunicazione giornalistica: a Monica Soldano il Dipartimento MR per l'Informazione e i Mass Media.
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PINZAFERRI, UN FUTURO PIÙ VERDE

Ecologia e futuro, rifiuti ed energia: l'impegno di Franco Pinzaferri alla guida del Dipartimento Ambiente, Rigenerazione urbana e Tutela del territorio e del mare.

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Agenda MR

 

22 dicembre
POLITICA
(ROMA - h 14)
Il partito che serve all'Italia: riunione operativa verso l'assemblea costituente del nuovo soggetto politico di cui alcuni "rooseveltiani" si fanno promotori per il 2019

Appuntamento a Roma il 22 dicembre, (ore 14, via Sallustiana, 27) per una riunione destinata a costruire l'agenda costitutiva del Partito che Serve all'Italia, promosso da esponenti "rooseveltaini" per offrire al nostro paese un indirizzo post-keynesiano, basato sul ritorno alla piena sovranità democratica.




 
   



 
Movimento Roosevelt / Democrazia contro oligarchia
 
Il mondo non è mai stato così ricco, eppure la società è colpita da diseguaglianze inaudite:
senza giustizia sociale non si possono garantire né diritti né pari opportunità.
Grazie all'opposizione artificiosa tra destra e sinistra, l'élite neoliberista ha potuto privatizzare il mondo, minando, dagli anni '70, il futuro delle istituzioni democratiche.
Oggi la vera contrapposizione politica non è più tra destra e sinistra, ma tra democrazia e oligarchia. 
Il Movimento Roosevelt è un soggetto politico meta-partitico ispirato da Gioele Magaldi
e istituito da 500 soci fondatori a Perugia  il 21 marzo del 2015.
Il nostro movimento è impegnato a smascherare la pretesa scientificità economicistica
del rigore nei bilanci pubblici, contribuendo al risveglio democratico della politica italiana, europea e mondiale.
Dobbiamo utilizzare indicatori economici che siano accurati nel misurare il benessere della collettività e ricominciare a costruire ricchezza con le politiche economiche proprie del modello post-keynesiano,
fondato sull'investimento pubblico strategico per rilanciare il settore privato.
Si tratta di una sfida culturale per la quale il Movimento Roosevelt si rivolge a tutte le persone di animo sinceramente progressista, disposte a contribuire a far crescere una nuova consapevolezza.
Per ridiventare cittadini e smettere di essere "sudditi" di anonimi tecnocrati, al servizio di potentati economici privatistici, abbiamo bisogno della consapevolezza, del supporto e dell'impegno del popolo.
L'orizzonte per il quale lavoriamo è squisitamente democratico: vogliamo restituire alla collettività
un futuro prospero e degno di essere vissuto appieno.


 
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