lunedì 29 ottobre 2018

Orrore indicibile: la polizia ritrova 123 bambini scomparsi

Rapiti e poi "parcheggiati", in attesa di essere massacrati. La polizia di Detroit li ha ritrovati tutti insieme: 123 bambini. Erano «in un grave stato di denutrizione e di sofferenza psicologica», scrive l'"Huffington Post". Tuttavia, «dagli accertamenti svolti non sembrerebbe che siano stati vittime di violenze sessuali». Gli agenti hanno impiegato molte ore per rintracciare le loro famiglie e riconsegnare i piccoli, sequestrati nei giorni precedenti. Secondo il "New York Post", gli inquirenti stavano indagando «su una rete di rapimenti di minori che poi venivano coinvolti in traffici sessuali». Quello che sorprende, di queste notizie – osserva Paolo Franceschetti – è che vengono date di sfuggita: «Poche righe, liquidate come se si trattasse di una notizia del tipo "Belen ha un nuovo fidanzato". Il sindaco di Riace, reo di aver favorito (non si sa poi se vero o no) l'immigrazione clandestina, ce lo rifilano su tutti i giornali e in tutte le salse». E i bambini scomparsi, invece? E i nomi delle persone arrestate o coinvolte nella vicenda? In America, aggiunge Franceschetti, scompare un numero incredibile di minori. «Le pareti di autogrill e supermercati sono spesso tappezzate dalle foto e di persone scomparse nel nulla, da un momento all'altro, come se niente fosse».

I piccoli appena ritrovati a Detroit? «Destinati ad essere impiegati nel mercato del sesso, ma anche degli organi e dei riti satanici». Se da noi scompaiono ogni anno senza essere ritrovati centinaia di minori, in altri paesi europei la situazione è Bambini scomparsiancora peggiore: solo in Francia, quest'anno, i bambini spariti sono 1.238. Che fine fanno? Sul blog "Petali di Loto", Franceschetti – avvocato, indagatore dei misteri italiani come quello del Mostro di Firenze – punta il dito contro il satanismo e le potentissime organizzazioni pedofile: nel mondo di calcola che ogni anno scompaiano circa 100.000 bambini. Un caso particolarmente doloroso riguarda i bambini figli di extracomunitari non registrati ufficialmente, e quelli che vengono "comprati" già da prima della nascita: «Si paga una coppia in difficoltà affinché faccia nascere un bambino e lo consegni all'organizzazione che lo richiede; è il modo più sicuro; non lascia alcuna traccia del delitto commesso e il bimbo scompare nel nulla e mai comparirà neanche nelle statistiche». Il loro destino? «Molti finiscono nel traffico di organi». Alcuni vengono utilizzati per i "giochi di morte" filmati negli abominevoli "snuff movies", altri ancora diventeranno super-soldati, psicologicamente "riprogrammati".

Ma il posto d'onore, nella strage silenziosa dei piccoli, è occupato proprio dalle reti pedofile: «Sono organizzate a livello internazionale e coperte da capi di Stato», sostiene Franceschetti: in alcuni casi, a tirare le fila di questa realtà sono proprio i soggetti istituzionali che dovrebbero invece tutelare la sicurezza dei bambini. Franceschetti allude a magistrati, autorità di polizia, funzionari dell'Onu. «Molte delle organizzazioni antipedofilia e dei centri che accolgono i bambini abbandonati, poi, non sono altro che trappole ben congegnate per accalappiare i malcapitati che cercano aiuto». Le prove? «Ce ne sono a bizzeffe, ma il quadro – sostiene Franceschetti – va ricostruito come un immenso puzzle». Fece epoca il caso del serial killer belga Marc Dutroux, ribattezzato "il mostro di Marcinelle". Una storia dell'orrore, rievocata nel libro "Tutti manipolati", pubblicato da "Stampa Alternativa" e scritto da un coraggioso gendarme belga, Marc Toussaint, che aveva partecipato alle indagini per poi esserne estromesso perché "troppo ligio al dovere". Tentarono anche di farlo fuori, provocandogli un Marc Touissantincidente in moto. Il libro, documentato e basato sugli atti dell'inchiesta, racconta di come nel caso Dutroux furono coinvolti cardinali, ministri, e addirittura il Re del Belgio, Alberto II.

Nel 1996 scomparve una bambina belga, Laetitia. Le indagini individuarono il rapitore: Dutroux. Il pedofilo aveva ucciso almeno sei bambine, ma ci vollero otto anni prima di giungere al processo. Nel frattempo, due bambine erano state rinchiuse in casa Dutroux, «ma i depistaggi della gendarmeria e della magistratura fecero sì che le bambine non venissero trovate durante le perquisizioni». La scoperta avvenne fuori tempo massimo: le piccole erano già morte. L'inchiesta, ricorda Franceschetti, portò ad individuare come mandanti personaggi di altissimo livello, che arrivavano fino al coinvolgimento personale del sovrano belga. L'organizzazione era dedita a "snuff movies" e ad attività come «il gioco del gatto e del topo, che a quanto pare è una costante di queste organizzazioni». Ma giornalisti e inquirenti che seguivano il caso persero la vita: «Incidenti e suicidi, ovviamente». E così, «tutto venne messo a tacere dalla magistratura e dalla gendermeria».

Dall'Europa agli Usa: un ex agente segreto ha salvato dagli abusi e dal controllo mentale una delle vittime di queste organizzazioni, Cathy O'Brien. Dopo essere sfuggiti più volte alla morte, lo 007 e la ragazza sono riusciti a scrivere due libri: "Accesso negato alla verità" (Macro edizioni) e "Trance-formation of America". In quest'ultimo, spiega Franceschetti, si narra di come l'organizzazione che abusava la donna facesse capo addirittura al presidente degli Stati Uniti, George W. Bush. «Si narra dei legami di Bush e Clinton con i signori della droga, si narra dei legami con le organizzazioni pedofile e con quelle sataniche». In particolare si evidenziano i legami di Bush e Clinton con il "Tempio di Seth", che è «la più potente Cathy O'Brienorganizzazione satanista ramificata a livello internazionale». La fondò Michael Aquino, un ex ufficiale dell'esercito statunitense molto amico di Bush. «Stupri, omicidi, pedofilia, droga, satanismo… tutto narrato nero su bianco, con nomi e cognomi».

Stati Uniti, Europa e anche Africa: tempo fa, aggiunge Franceschetti, in Ciad vennero arrestate per pedofilia e commercio di esseri umani alcune persone – appartenenti all'organizzazione "L'Arca di Zoe" – che stavano portando in Francia 103 bambini. «Che fine dovessero fare quei bambini non si sa», ma l'allora presidente Sarkozy andò personalmente a trattare la liberazione degli arrestati per riportarli in patria. Gli operatori fermati avevano dichiarato che i bambini erano orfani provenienti dal Darfur. «Poi si è scoperto che erano figli di famiglie del Ciad, e i genitori erano ancora viventi». Da notare che "L'Arca di Zoe" «era sotto inchiesta anche in Francia, sospettata di trafficare in bambini per scopi tutt'altro che leciti». Non che da noi non esistano, retroscena analoghi: anzi, «in Italia inchieste così eclatanti non sono neanche mai iniziate». O meglio: quelle avviate «non sono state divulgate», sostiene Franceschetti: «Nel 2006 venne arrestato un avvocato romano, Alberto Gallo, per pedofilia. I giornali riporteranno la notizia come se si trattasse di un pedofilo isolato, ma in realtà faceva parte di un'organizzazione internazionale». Lo stesso Dutroux, in Belgio, era solo una pedina di queste potenti reti senza frontiere.

Nel suo romanzo "La Loggia degli Innocenti", il commissario Michele Giuttari – fermato a un passo dall'aver risolto il giallo del Mostro di Firenze – descrive un'organizzazione pedofila che fa capo al procuratore fiorentino, a cui (nella fiction) dà un nome non casuale: Alberto Gallo. «In altre parole, Giuttari lega chiaramente l'ex procuratore di Firenze Piero Luigi Vigna alla rete pedofila che era sotto inchiesta in quel periodo». E il nome della "loggia" allude chiaramente all'Ospedale degli Innocenti, «storico palazzo fiorentino dove da secoli è ospitato un centro che tutela i minori abbandonati». Un puzzle infinito, che coinvolgerebbe capi di Stato e ministri, teste coronate, ma anche «militari, magistratura e forze dell'ordine», senza contare i cardinali che negli Usa sono oggi al centro di un clamoroso scandalo, con migliaia di minori abusati. Il guaio, dice Franceschetti, è che il fenomeno "pedofilia internazionale" (con la variante del satanismo) è costantemente negato da quelli Il commissario Giuttariche sono «i massimi garanti del sistema in cui viviamo», alcuni dei quali poi finiscono in televisione, consultati come "esperti". Franceschetti ricorda le parole che gli rivolse il figlio di un boss della 'ndrangheta: «Da noi c'è più legalità e giustizia. In Calabria e in Sicilia i bambini non si toccano; da voi al Nord, invece sì».

Quella che può sembrare una follia oggi può assumere un terribile significato. La gente comune, dice Franceschetti, non si stupisce più di tanto se scopre che i vertici della politica hanno contatti organici con la mafia, ma non potrebbe tollerare lo spettacolo dell'altro orrore – quello perpetrato ai danni dei minori scomparsi. «Siamo disposti ad accettare che si scatenino guerre da milioni di morti in Iraq, Afghanistan, in Africa. In fondo, quelli sono negri. Che ce ne importa? Basta che non ci tolgano la partita di calcio della domenica. Ma probabilmente – aggiunge Franceschetti – se si venisse a sapere la verità sui bambini scomparsi, nessuno potrebbe reggere ad un simile shock. E allora sì, forse qualcuno comincerebbe a capire che il mondo in cui viviamo non funziona esattamente come i giornali e i mass media in genere ce lo descrivono». Ecco perché, probabilmente, quella realtà resta avvolta in tanta, misteriosa segretezza. E se la polizia ritrova 123 bambini in un colpo solo, i media archiviano la notizia "en passant", senza scavare per capire cosa si nasconde dietro quell'enormità.

To see the article visit www.libreidee.org

venerdì 26 ottobre 2018

LinuxDay in tutta Italia domani, SFScon a Bolzano il 16/11




Domani il LinuxDay 2018: mappa degli eventi, talk LPI a Roma

Domani si celebra il LinuxDay 2018. Sul sito il dettaglio degli eventi previsti in tutta Italia.

A Roma il talk LPI di Andrea Polidori:  'Linux, DevOps e oltre'.

Linux Professional Institute Italia è sponsor del LinuxDay anche per il 2018.

SFScon 2018: Bolzano, venerdì 16 novembre


SFScon, conferenza annuale dedicata al Free Software in Alto Adige, è rivolta a sviluppatori, programmatori e altri talenti, ma anche al grande pubblico. SFScon promuove l'uso del software libero nelle infrastrutture IT come strumento per ottenere maggiore innovazione e competitività.

Linux Professional Institute Italia è Media Partner di SFScon 2018.

Linux e Open Source: segnala eventi e storie di successo

La mission di LPI è sostenere la formazione e il movimento Linux e Open Source: se sei coinvolto in eventi del settore, non esitare a contattarci per segnalarceli.

La tua azienda, la tua scuola, Partner LPI 

Le Partnership LPI, Training e Academic, sono adesso ancora più flessibili e vantaggiose. Se vuoi saperne di più, contattaci.
Facebook
Twitter
Google Plus
LinkedIn
Email
Copyright © 2018 Linux Professional Institute Italia, All rights reserved.

Our mailing address is:
Linux Professional Institute Italia
Piazza Savonarola 10
Firenze, FI 50132
Italy

Add us to your address book

Diego Fusaro: Umberto Eco e "Il fascismo eterno", un capolavoro di ideologia capitalistica



To see the article visit www.youtube.com

giovedì 25 ottobre 2018

GLIFOSATO / UNA SENTENZA A SAN FRANCISCO DA BRIVIDI


Sembra il copione di uno dei migliori film interpretati da Julia Roberts, "Erich Borovich", l'avvocato in minigonna e tacchi a spillo animata da un coraggio leonino per vincere una causa contro un colosso che ha inquinato mezzo territorio e causato morti a catena per tumore.
Peccato che stavolta il giudice non sia di quella tempra e non abbia un grammo del coraggio di Erich. Per il giudice della Corte superiore di San Francisco, Suzanne Ramos Bolanos, infatti il glifosato non fa male, anzi è consigliabile in tutte le diete e produce effetti miracolosi.
Scherzi a parte, il giudice Bolanos ha rimesso in discussione il risarcimento che un ammalato di cancro era riuscito ad ottenere in un precedente giudizio (280 milioni di dollari) sostenendo che non c'è conessione tra glifosato e insorgenza della patologia tumorale. L'uomo, infatti, aveva fatto uso di erbicidi prodotti dalla Monsanto, il colosso a stelle e strisce appena inglobalo da un altro colosso, quello farmaceutico tedesco Bayer, i quali, evidentemente, adesso fanno salti di gioia e sparano i tric trac, dopo l'incredibile sentenza.
Ma non basta. In vena di prodigalità verso i due colossi, il giudice Ramos Bolanos cerca di fare ancora di più. E cioè intende chiedere la riapertura per "insufficienza di prove" per quanto riguarda la parte della sentenza che prevede una sanzione da 250 milioni per 'danni punitivi'. A quel punto il neogruppo che domina in modo monopolitico il mercato dei prodotti per l'agricoltura (compresi glifosati e pesticidi d'ogni sorta) si troverebbe la strada spianata nel futuro per l'uso più sfrenato del glifosato, sostanza che invece la gran parte degli studi scientifici "non di parte" considera altamente tossico.
E sempre a questo punto non resta, per il giudice Bolanos, che un'ultimo provvedimento: il Nobel  "per legge" a Monsanto e Bayer, così il quadro è completo.
Tornando con i piedi per terra, è possibile lasciar in mano a un toga che probabilmente non capisce neanche la differenza fra un seme e un fiore una sentenza di tale peso? Non andrebbe quanto meno affiancata da un collegio giudicante con tanto di team di esperti "super partes", cioè non "mazzettabili" dal colosso tedesco fresco di matrimonio? O non andrebbe affidato a un Corte Suprema? In ballo ci sono la salute dei cittadini, in primo luogo, ma anche miliardi di dollari per il commercio di glifosato.

To see the article visit www.lavocedellevoci.it

mercoledì 24 ottobre 2018

DOPO CUCCHI / PERCHE’ NON PARLANO I POLIZIOTTI DI ILARIA ALPI E VIA D’AMELIO?


I muri di gomma a volte miracolosamente di sgretolano. Succede oggi con il caso di Stefano Cucchi, ammazzato dentro una caserma in una tragica notte. Oggi un carabiniere trova la forza di confessare e accusare anche due colleghi che uccisero di botte il giovane.
Un caso più unico che raro nella storia di casa nostra. Perchè le cortine fumogene e i muri di gomma, appunto, quando si tratta di "istituzioni che ammazzano" sono più impenetrabili che mai.
S'è saputo qualcosa del caso di Giuseppe Uva? O del cingolato che passò sul corpo di Carlo Giuliani?
Speriamo sia il primo tassello di un mosaico di omertà che viene giù, e a seguirne ce ne siano tanti altri che hanno fino ad oggi macchiato in modo indelebile la storia del nostro Paese.


Giuseppe Uva. In apertura Ilaria Cucchi all'uscita della Procura di Roma

Torniamo su due casi, di cui abbiamo più volte trattato, perchè coinvolgono – come protagonisti negativi – uomini della forze dell'ordine, quindi figure istituzionali, ma che ovviamente ubbidiscono a dei superiori, da individuare in vertici dei corpi militari di appartenenza, ma soprattutto ad altri superiori gerarchici, a livello di magistratura, di politica. Anche d'affari.
Casi per certi versi più gravi dello stragrave caso Cucchi, perchè qui i livelli di complicità sono ad altissimi livelli e tutti uno più intoccabile dell'altro. E siamo anche in fase di nuovi sviluppi che speriamo riescano a scalfire quei maledetti impenetrabili muri. Ci riferiamo ai casi di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin ed alla strage di via D'Amelio.
Per sommi capi la ricostruzione dei due gialli e qualche novità.

DEPISTAGGIO PERFETTO PER ILARIA E MIRAN
Il caso di Ilaria e Miran è appeso al filo della decisione del gip di Roma, Andrea Fanelli, il quale si dovrà pronunciare a breve sulla doppia richiesta di archiviazione avanzata dal pm Elisabetta Ceniccola e controfirmata dal procuratore capo del tribunale di Roma Giuseppe Pignatone.
Secondo questi ultimi non è possibile accertare la verità perchè è passato troppo tempo, la mole di documenti presentata dai legali della famiglia Alpi (gli avvocati Giuseppe e Giovanni D'Amati, l'avvocato Carlo Palermo) a nulla serve per identificare killer e mandanti dell'esecuzione, gli ultimi elementi probatori arrivati dalla Dda di Firenze – vale a dire alcune intercettazione  del 2012 fra alcuni somali che parlavano del duplice assassinio – non spostano il quadro indiziario di un centimetro.
Ma ecco la circostanza più grave di tutte: il pm Ceniccola e il capo Pignatone se ne fregano altamente di quanto contenuto nella sentenza che il tribunale di Perugia ha messo nero su bianco un anno fa, quando non solo ha scagionato il giovane somalo, Hashi Omar Assan, che da innocente stava passando il suo sedicesimo anno in carcere, ma ha ricostruito tutta la story e ha scritto senza mezzi termini di Depistaggio di Stato.
Cosa era successo? Il processo s'è chiuso con la condanna di Hashi sulla base di una sola testimonianza: quella di tale Ahmed Ali Rage, alias "Gelle", il quale ha verbalizzato davanti al pm di turno e ad alcuni poliziotti ma non si è presentato neanche una sola volta in dibattimento. Circostanza ben strana: una condanna così pesante senza che l'unico testa venga a confermare le accuse in aula. Cosa era successo, così come dettagliatamente descrive la sentenza di Perugia? Gelle era stato 'taroccato' dalla polizia, imbeccato sulle risposte da dare e sul colpevole da indicare. Poi tutto ok, gli trovano – sempre i poliziotti di cui nella sentenza perugina si fanno nomi e cognomi – un lavoro, Gelle viene addirittura portato all'officina in auto, tutto dura tre mesi, quindi viene messo su un treno per la Germania, dove trascorrerà alcune settimane, fino a raggiungere la meta finale, Londra.


Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, Hashi Omar Assan

Hanno poi sostenuto, le nostra forze dell'ordine, di aver cercato in tutti i modi e con tutti i grossi mezzi che hanno a disposizione di ritrovare Gelle e riportarlo in Italia. Ma niente, missione impossibile.
Missione più che possibile, invece, per l'inviata di "Chi l'ha visto", Chiara Cazzaniga, che dopo alcune ricerche presso la comunità dei somali a Roma, ha preso l'aereo, è sbarcata a  Londra e in un baleno è riuscita a trovare Gelle! Lo ha intervistato e Gelle ha raccontato di tutta la messa in scena: la polizia gli ha detto che doveva accusare quel giovane somalo e lo ha imbeccato con tutti i  dettagli del caso. Fine della storia.
L'intervista è andata in onda e ovviamente per il Hashi si è aperto il processo di revisione al tribunale di Perugia, dove è stato scagionato da ogni colpa. Ma le toghe perugine sono riuscite a fare di più: hanno cioè ricostruito – attraverso Gelle – tutto il percorso fatto di clamorosi Depistaggi, attuato dalla polizia ma su evidenti input superiori.
Quali? Li poteva agevolmente trovare la procura capitolina, dopo tale assist. Ma invece di fare questo, avendo la strada già ben spianata dalla sentenza di Perugia, cosa ha fatto la procura di Roma, tornata a pieno titolo il Porto delle nebbie? Ha chiesto l'archiviazione di tutto!
Poi sono arrivati gli elementi dalla Dda fiorentina, quindi il gip ha chiesto tempo per decidere. Imperterriti, Ceniccola e Pignatore hanno di nuovo chiesto l'archiviazione e ora si è in attesa, a giorni, della pronuncia definitiva del gip.
Sorge spontanea la domanda: perchè un poliziotto coinvolto nel depistaggio adesso non parla? Potrà non sapere tutto del giallo, chi sono i veri mandanti, ma perchè non si comincia a dare qualche picconata a qual muro di cemento? E per lorsignori, più in alto: non sentono bruciare dentro qualcosa, per aver calpestato la giustizia, mandato al massacro due giovani giornalisti, in nome di affari come traffico d'armi, di rifiuti super tossici e via dicendo? Che razza di uomini sono, senza un grammo di dignità e di coscienza?

UN TAROCCAMENTO A REGOLA D'ARTE
Copione molto simile per la strage di via D'Amelio. 7 innocenti sono stati condannati – e hanno scontato 16 ani di galera – per il tritolo di via d'Amelio. E il tutto sulla scorta di una sola testimonianza, quella di Vincenzo Scarantino, anche in questo caso inventato a tavolino dalla polizia, addestrato di tutto punto come uno scolaretto che deve mandare a memoria la lezione. C'è voluta la testimonianza di Gaspare Spatuzza a smontare quel castello di menzogne e la successiva confessione dello stesso Scarantino il quale, nel corso del Borsellino 4, ha raccontato per filo e per segno come è stato intimidito e costretto a recitare quella parte: anche stavolta un soggetto che viene costruito a tavolino, imbeccato di tutto punto. Come successe per Gelle.


Fiammetta Borsellino

Stavolta la catena di comando è più articola ma anche più chiara. Si sta aprendo il processo a carico di 4 poliziotti per Depistaggio, i quali racconteranno naturalmente che ricevevano ordini dal loro capo, il numero uno della Mobile di Palermo Arnaldo La Barbera. Il quale però non può più difendersi perchè è morto nel 2002. E allora? Con ogni probabilità, seguendo il filo logico, La Barbera avrà avuto degli iterlocutori, difficile immaginare un'operazione 'solitaria'. E quindi con in magistrati che avevano in mano il fascicolo sulla strage di via D'Amelio.
Si trattava di Anna Maria Palma, seguita da Carmine Petralia, quindi dopo 5 mesi entra nel pool anche un giovane Nino Di Matteo.
Da mesi Fiammetta Borsellino, figlia del magistrato trucidato con la sua scorta, chiede a qualcuno di parlare. Si rivolge ai poliziotti, ma non dimentica certo i magistrati. Qual è stato loro ruolo? Chi ha realmente costruito il pentito Scarantino, che significa aver ordito il Depistaggio di Stato?
Perchè, soprattutto oggi, dopo che il sipario si è alzato sul caso Cucchi, uno dei poliziotti chiamati a testimoniare nei prossimi giorni ritrova il fegato – ma soprattuto il cuore – per raccontare come sono andate le cose?
Perchè resta impenetrabile come una cassaforte il mistero dell'agenda rossa, passata di mano in mano e con un processo finito in flop? Perchè nessuno chiede alla giornalista antimafia Roberta Ruscica tra quali mani è passata l'agenda di Paolo Borsellino?
Si tratta di due buchi neri tra i più clamorosi e dolorosi della nostra malastoria, perchè parlare di Depistaggio di Stato significa parlare di un Stato che sta marcendo, di una Giustizia che diventa sempre più una lontana utopia.
Facciamo in modo che questo giorno in cui si vede finalmente verità e giustizia nel caso del povero Stefano Cucchi e della sua famiglia per anni straziata, possa rappresentare un inizio. E i casi Alpi e Borsellino sono più attuali e bollenti che mai.

To see the article visit www.lavocedellevoci.it