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sabato 7 gennaio 2017

I brevetti incompiuti di Tesla stanno rivoluzionando l’industria moderna

tesla brevetti
Tesla è famoso per avere inventato il XX secolo grazie ai suoi brevetti sulla corrente alternata, le bobine, trasformatori, trasmissione radio e tutto ciò che in generale ci permette di avere la tecnologia al giorno d’oggi. Lui era davvero un genio infatti non usava quasi mai carta e penna, ma riusciva a costruire tutti i suoi prototipi tramite la visualizzazione nella mente e più di una volta aveva affermato si sentire che il suo sapere provenisse da fuori di lui.
Uno dei brevetti più importanti di tesla è una turbina che costituisce un motore a combustione interna, basata su una struttura e caratteristiche completamente innovative e rivoluzionarie, ma che non fu mai applicata dato che nessuno voleva investirci: infatti tutte le industrie erano strutturate con la vecchia turbina ed altrettante aziende che la producevano, quindi troppi interessi contro [1].
Considera che il modello migliore di motore a combustione a pistoni ad esempio sviluppa il 27/28% di efficienza nella conversione da combustibile a lavoro, decretando già così la superiorità della turbina di tesla, che già in una versione basilare raggiunge il 41%, come dimostrato dall’esperto di fluidodinamica Warren Rice della Arizona State University negli anni ’70[2]. Inoltre essa può essere utile, soprattutto oggi, anche per scopi di tamponamento, come il riutilizzo in maniera del tutto pulita, del vapore che fuoriesce dai generatori convenzionali a benzina, che sprecano non poca energia negli scarichi.
I benefici della turbina di tesla erano già conosciuti ed evidenti a tutti ma purtroppo nel 1915 infatti l’industria metallurgica non era ancora in grado di produrre materiali abbastanza resistenti per le velocità e le pressioni del modello di Tesla perciò dopo un po’ di tempo i dischi della turbina si piegavano o si indebolivano nettamente. Perciò, per l’ennesima volta, la sua invenzione dovette aspettare che arrivasse il momento giusto.
L’azienda inglese di produzione e stoccaggio della carta, la DiscFlo, sembrerebbe aver moltiplicato la propria produzione e l’efficienza delle sue macchine proprio grazie all’installazione della tecnologia delle pompe e delle turbine Tesla. Nella storia della compagnia si specifica di come negli ’70 Max Gurth modificò la pompa con dischi di Tesla, a sua volta riadattamento intelligente di quella di Sargent del 1850. Questo lo portò a fondare la compagnia DiscFlo nel 1982[3]. “La prima pompa senza pale DiscFlo dell’industria della carta del Regno Unito ha ridotto i tempi di inattività dl pompaggio degli stock carta quasi a zero e ha tagliato i tempi di fermo macchine di 12 ore al mese, che produce un risparmio di circa 150 mila dollari l’anno. Gli stock di carta, che comprendono un tipo di carta disinchiostrata, è circa 8% consistenza e contiene 5-7% aria trascinata.  La pompa precedente, un tipo a centrifuga comunemente usata per azioni di pompaggio, aveva sofferto frequenti guasti e problemi di cavitazione (quando in un corpo solido si creano delle cavità d’aria), a causa dell’elevata presenza d’aria trascinata. Il responsabile tecnico della fabbrica è rimasto deliziato dalle prestazioni della pompa con dischi: ‘Dal momento dell’avvio, la pompa DiscFlo ha funzionato al 100%.’”[4] L’efficienza e la vita delle macchine si è alzata per via della natura stessa della tecnologia che sfrutta la viscosità del liquido ed evita l’impatto degli eventuali materiali solidi al suo interno contro le pareti del macchinario. Nella brochure dell’azienda viene addirittura specificato che dei globuli rossi sarebbero al sicuro dagli impatti all’interno di questo tipo di pompe.[5]
Howard Fuller, della Solar Aero di Greenville, New Hampshire presentò nel 2010 un motore eolico basato non sui modelli classici con pale rotanti, che si rifanno alle meccaniche dei mulini di 400 anni fa, ma proprio sulla turbina senza pale di Tesla. Il brevetto americano, basato su quello dell’inventore serbo del 1913, è più efficiente ma anche meno dannoso delle turbine con pale, che disturbano le trasmissioni radio e televisive, provocano insonnia e mal di testa e uccidono molti esemplari della fauna volatile. Fuller però è solo l’ultimo di una lunga lista di inventori. Nel 1991Vincent M. Iorio e Luke W. Loy svilupparono un metodo di propulsione per fluidi prendendo ispirazione dalla meccanismo base del primo dei brevetti della turbina di Tesla. Nel 2005 ne venne sviluppata un’altra variante in Canada[6] e nel 2008 Gordon David Sherrer, dopo averla studiata a lungo, registrò un brevetto ulteriore, che prende spunto anche da altre pubblicazioni della Tesla Engine Builders Association di Milwaukee negli anni ’90[7]. Nello stesso anno Heraldo Da Silva Couto e Julio Cesar Batista implementarono la turbina di Tesla con un nuovo tipo di dischi rotanti detti “dischi di Pelton”.
Oggi la Sea Bird Adventure sta cercando nuove soluzioni per migliorare le tecnologie navali diminuendo l’inquinamento. Partendo proprio dalla famosa  Sea Bird, prima conosciuta come la nave militare USNS New Bedford poi venduta alla Seaswind Fischeries, la nuova gestione sta lavorando sull’implementazione pulita delle tecnologie navali. Il loro principale investimento? La turbina di Tesla. Kris Land, manager esecutivo, inventore, fondatore di molte società, con tutte le sue forze commerciali, mediatiche ed economiche sta aiutando la Sea Bird Adventure a fare della turbina di Tesla il nuovo livello dell’ingegneria energetica, non solo navale, ma anche dei trasporti via terra e aerei.
Esistono inoltre molti team e ricercatori indipendenti, come Zefiros Tesla Turbine o OBI Technology che ne tentano la modernizzazione e la diffusione su larga scala.
L’innovativo e rivoluzionario ventilatore a soffitto Exhale Fans, si ispira alla magnifica comprensione che Tesla aveva della natura. Realizzato da Nick Hiner e Richard Hansall, finanziato con successo tramite raccolta fondi internazionale su Indiegogo, con una somma finale di quasi 46.500 dollari, il nuovo ventilatore a soffitto Exhale è dotato di un funzionamento totalmente innovativo e originale, dichiaratamente ispirato alla turbina di Tesla, citata e spiegata sul sito della compagnia[9]. Tramite un meccanismo nuovo la Exhale Fans, sempre più in espansione, si impegna a rivoluzionare un mercato che è rimasto praticamente immobile in tutti questi anni. Diversamente da quelli tradizionali con le pale infatti, che dirigono l’aria verso il basso, il ventilatore Exhale diffonde l’aria in tutte le direzioni a 360°, in orizzontale e con un angolo di 45°. Il flusso d’aria è unico e sviluppa una rotazione molto simile a quella di un vortice. Le molecole d’aria una volta incontrate le pareti si dirigono verso il basso per essere poi attratte di nuovo all’interno del vortice e tornare infine sul soffitto.
Una volta Tesla disegnò su un fogliaccio un motore a turbina per una nuova automobile, che secondo lui avrebbe potuto viaggiare da un estremo all’altro degli Stati Uniti con una sola tanica di benzina. Durante la sua vita egli non vide mai realizzarsi questo sogno, ma sarebbe felice oggi di vedere che aziende come la popolare Phoenix Navigation and Guidance Inc. stanno investendo su questa tecnologia. Ken Reili ha immesso sul mercato, partendo dal Michigan, una nuova generazione di veicoli, molto efficienti e puliti, combinando una turbina a dischi con un combustore a impulso di detonazione basati entrambi sui brevetti di Tesla. La compagnia afferma di aver raggiunto risultati senza precedenti, usando materiali avanzati come fibra di carbone, plastica impregnata di titanio e dischi rinforzati in Kevlar. Secondo Reili la turbina di Tesla potrebbe essere il cavallo di battaglia dell’ingegneria moderna[10].
Vista la direzione della richiesta mondiale di energia pulita in effetti la turbina di Tesla si affermerà presto come pietra miliare dell’automazione, della produzione energetica e delle operazioni automobilistiche.
Tratto dal libro Tesla – Lo Scienziato Contro di Edoardo Segato.
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Puoi guarire corpo e mente con i Campi Magnetici. La fisica quantistica dimostra che Tesla aveva ragione
Riferimenti
[1]Tesla: Uomo fuori dal tempo. Margaret Cheney, Liberilibri, 1981.
[2]Tesla- Uomo fuori dal tempo, Margaret Cheney, Liberilibri, 1981
[3]www.discflo.com/about-discflo-corporation/discflo-company-history
[4]Pursuing Tesla’s Vision, Gary Peterson, Tesla Memorial Society, 11 Gennaio 2014, pag. 72.
[5]www.discflo.com/images/stories/pdf/generalbroch.pdf
[6]   Vertical Axis Wind Turbine With Modified Tesla Disks, Nica, Horia, Canadian Patent Application Number 2,498,635 filed Feb. 28, 2005;
[7] Tesla’s Engine A New Dimension for Power, J. A. Hayes, Tesla Engine Builders Association, Milwaukee, Wis. 1994
[8] “Design and scaling of microscale Tesla turbines”, Vedavalli G Krishnan, Vince Romanin, Van P Carey e Michel M Maharbiz, Journal of Micromechanics and Microengineering, Volume 23, Numero 12, 30 ottobre 2013.
[9] www.exhalefans.com/our_company.html
[10] www.pesn.com/Radio/Free_Energy_Now/shows/2007/04/14/9700225_KenReili_TeslaTurbine/

sabato 17 dicembre 2016

USA coinvolti nel caso Pelizza fin dal settembre del 1976: fu Henry Kissinger a dare l’OK - di Rino Di Stefano

Questa volta è ufficiale: è dal settembre del 1976 che il governo degli Stati Uniti è coinvolto nel caso della macchina che annichilisce la materia. Risale infatti a quel periodo il contatto che il Dipartimento di Stato di Washington ha stabilito con Rolando Pelizza, l’uomo che sostiene di gestire la macchina che avrebbe ereditato da Ettore Majorana, lo scienziato scomparso nel nulla nel 1938. I documenti segreti che provano il coinvolgimento degli USA in questa storia, sono stati diffusi dal sito WikiLeaks di Julian Assange e sono tre, tutti con oggetto “Possibile generatore ad alta energia”.
Il primo risale a venerdì 17 settembre 1976, è stato protocollato con la sigla Secret Rome 15277,  ed è stato inviato alle ore 16,26 dall’Ambasciata di Roma al Dipartimento di Stato a Washington. Il testo è firmato da Robert M. Beaudry, vice capo della missione diplomatica in Italia dal 1973 al 1977.
Il secondo messaggio, forse il più importante, è di sabato 25 settembre 1976, protocollo Secret State 239073, ed è stato spedito alle ore 14,50 dal Dipartimento di Stato di Washington all’Ambasciata di Roma. Contiene una sola nota in tre punti e la firma è di Henry Kissinger, Segretario di Stato dal 1973 al 1977.
Il logo del Dipartimento di Stato degli USAIl terzo documento, infine, è di mercoledì 29 settembre 1976, protocollo Secret Rome 15909, ed è stato inviato alle ore 15,05 dall’Ambasciata di Roma al Dipartimento di Stato. In questo caso, dovendo rispondere direttamente ad un’autorità come Kissinger, la firma del testo è di John A. Volpe, il figlio di immigrati abruzzesi che divenne ambasciatore degli Stati Uniti a Roma dal 1973 al 1977.
In effetti, si sapeva già dell’interessamento degli americani verso la misteriosa macchina di Pelizza. Nell’ampio archivio dove si trova tutta la documentazione sul controverso personaggio bresciano, c’è anche la fitta corrispondenza che venne intrattenuta nel 1976 tra il suo gruppo e i diplomatici dell’Ambasciata USA a Roma, oltre ad eminenti funzionari del Dipartimento di Stato a Washington. Fino ad oggi, però, non esisteva alcun documento segreto ufficiale inerente l’interessamento del governo degli Stati Uniti su questa questione. Né, tantomeno, si poteva ipotizzare un intervento diretto di Kissinger sul caso Pelizza. WikiLeaks, a quanto pare, ha svelato una verità che tutti, fino ad oggi, ignoravano.
Ma vediamo che cosa contengono questi documenti. Il primo, quello del 17 settembre 1976, traccia un riepilogo di quanto è accaduto, raccontando come è avvenuto il contatto tra le persone aderenti il gruppo di Pelizza e l’Ambasciata USA di via Veneto. Quello che segue è il testo, tradotto in italiano.
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Pagina 01 Roma 15277 171850Z
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R 171626Z AEP 76
FM AMEMBASSY ROME
TO SECSTATE WASHDC 0046
SEGRETO ROMA 15277
TAGS: ENRG
OGGETTO: POSSIBILE GENERATORE DI ALTA ENERGIA
  1. Massimo Pugliese, tenente colonnello del SIDSommario: Lo scopo di questo telegramma è di informarvi su un potenzialmente importante strumento energetico con Dao, Pol/Mil e Sci che è stato investigato negli ultimi due mesi.
  2. Nel luglio 1976 il consulente scientifico [Prof. John B. Louis Manniello, n.d.r.] è stato avvicinato dal Dr. Lorenzo Gorini, il quale ha dichiarato che egli conosceva un gruppo di scienziati (di nazionalità sconosciuta) che avevano inventato un metodo pratico per generare energia con una quantità maggiore di quella nucleare. Egli ha proposto che il consulente scientifico si incontri con uno dei suoi colleghi che hanno un contatto diretto con il gruppo.
  3. Il consulente scientifico ha visto un filmato video con una dimostrazione della macchina che sembra essere approssimativamente 30x18x24 pollici [75x45x60 cm, n.d.r.] con una protuberanza simile ad un obiettivo fotografico. Un solido cilindro di ferro è stato quindi posizionato, come bersaglio, di circa 2x8 pollici [5x20 cm, n.d.r.] a circa 50 piedi [circa 15 metri, n.d.r.] dalla macchina. A quel punto si è sentito un ronzio, è apparso un piccolo sbuffo di fumo bianco e istantaneamente il campione di ferro si è sciolto. La distruzione di altri materiali è stata dimostrata nello stesso modo.
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Pagina 02 Roma 15277 171850Z
  1. L’Ambasciata ha stabilito che il servizio segreto dell’USAF (AFIN) fornisse campioni che dovrebbero essere consegnati per eseguire prove controllate. Conseguentemente, la Divisione per le Tecnologie Straniere dell’Aeronautica, ha fornito campioni di vari materiali quali vetro, tegole, ferro, eccetera. Un fisico dell’Aeronautica e il consigliere scientifico hanno fatto osservare che la videocassetta dell’esame era davvero impressionante.  Il video tape, i campioni e la proposta di contratto sono stati allora inviati alla AFIN di  Washington per essere esaminati. La proposta di contratto essenzialmente chiedeva 20 milioni di dollari per un deposito in buona fede in una banca nazionale per un test controllato, un test completamente gestito da nostre specifiche che dovrebbe essere completamente soddisfacente per gli osservatori americani, essendo un catalizzatore per un coinvolgimento teso a creare una società da qualche parte tra la Svizzera e l’Italia per progettare la macchina, nell’ambito di un sistema di produzione.
  2. Un rapporto iniziale della AFIN indica che il sistema non sembra fraudolento. Recentemente, comunque, ulteriori rapporti hanno alternato entusiastico interesse e disappunto.
  3. Il consigliere scientifico ha incontrato il dr. Massimo Pugliese e il dr. Pelizza (SP) (un membro tecnico del gruppo) [nel testo il nome è stato storpiato in Pellizzia, n.d.r.] il 16 Settembre per trasmettere la richiesta urgente della AFIN del 15 Settembre, allo scopo di permettere a quattro osservatori americani di assistere ad un singolo test dal vivo con materiali forniti dagli americani stessi. Tale test, se considerato soddisfacente, avrebbe come risultato l’inizio di negoziazioni contrattuali, ma non il completo coinvolgimento del gruppo proposto nell’originale offerta contrattuale.
  4. Commento: Chiaramente la buona fede di questa macchina non è stata ancora stabilita. Ma la disponibilità espressa dal gruppo di permettere agli osservatori americani, con materiali forniti dagli americani stessi per gli esperimenti, di partecipare ad un test dal vivo, suggerisce che la questione meriti una seria considerazione. Senza il supporto di analisi spettrografiche o di esami di laboratorio di qualsiasi tipo, noi crediamo che un sistema come questo potrebbe essere basato su una tecnologia di fasci di particelle cariche come quella del fascio di idrogeno negativo che è stata sviluppata a Los Alamos, oppure il fascio di protoni generato da un acceleratore autorisonante, come quello sviluppato dalla Austin Associates. Un’altra tecnica potrebbe essere l’uso di una tecnologia derivata da un acceleratore di particelle per produrre fasci di alta energia pesantemente ionizzata. Dovrebbe essere provato in segretezza che si tratti di qualsiasi cosa di sostanzioso.
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Pagina 03 Roma 15277 171850Z
Le prestazioni di questa invenzione potrebbero essere ovviamente significative nelle implicazioni della politica estera (e del settore militare). OES (1) potrebbe volere, insieme con P/M, di combinare incontri appropriati attraverso il direttore dell’Intelligence dell’Aviazione americana. Beaudry
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(1) Bureau of Oceans and International Enviromental and Scientific Affairs (Ufficio degli Oceani e degli Affari Ambientali e Scientifici Internazionali n.d.r.)

Margaret P. Grafeld declassified/Released US Department of State EO Systematic review 04 MAY 2006    
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Come si può notare, l’interesse degli americani verso il progetto italiano è notevole, pur con tutte le precauzioni del caso. In questo frangente, comunque, il loro interlocutore è il dottor Massimo Pugliese, tenente colonnello del SID (Servizio Informazioni Difesa, dal 1966 al 1977 il servizio segreto italiano che ha sostituito il Servizio Informazioni Forze Armate) e socio di Pelizza nella società Transpraesa, con sede a Vaduz, nel Lienchestein. Per inciso, ancora oggi Pelizza sostiene di non essere stato al corrente delle richieste economiche presentate da Pugliese agli USA.
Beaudry, il vice capo della missione diplomatica americana a Roma, in questo messaggio cerca di fornire ai suoi superiori un quadro dell’intera storia, pur riservandosi tutte le verifiche del caso. Di certo, però, non si aspettava una risposta come quella che gli arrivò alcuni giorni dopo, il 25 settembre 1976.
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Henry Kissinger, Segretario di Stato USA dal 1973 al 1977SEGRETO
Pagina 01  Stato 239073
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R 251450Z SEP 76
FM SECSTATE WASHDC
TO AMEMBASSY ROME
SECRETSTATE 239073
LIMDIS
TAGS: ENRG, IT
OGGETTO: POSSIBILE GENERATORE DI ALTA ENERGIA
Reg: F: Roma 15277
  1. Le Agenzie di Washington stanno seriamente affrontando il problema e aspettano di sviluppare una linea d’azione a breve, entro le prossime settimane, possibilmente anche prima. Manterremo l’Ambasciata informata.
  2. Per favore, ricostruite l’intera storia includendo ulteriori nomi, affiliazioni e rapporti via cavo.
  3. Per favore, trasmettete tutte le future comunicazioni almeno Limdis (1).
Kissinger
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(1) Limited Distribution Only (Soltanto distribuzione ristretta, n.d.r.)
Margaret P. Grafeld declassified/Released US Department of State EO Systematic review 04 MAY 2006
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Kissinger, allora potentissimo Segretario di Stato, aveva preso in mano la situazione conferendole un credito che neppure i funzionari dell’Ambasciata immaginavano. E adesso chiedeva ai suoi sottoposti di fornirgli un riassunto della storia, per valutarlo meglio. La risposta arriva  nel giro di quattro giorni, a firma dell’ambasciatore John A. Volpe.
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L'ambasciatore USA John A. VolpeSEGRETO
Pagina 01 Roma 15909 291742Z
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R 291 505Z SEP 76
FM AMEAMBASSY ROME
TO SECSTATE WASHDC 0232
SEGRETO ROMA 15909
LIMDIS
E.O. 11652: GDS
TAGS: ENRG, IT
OGGETTO: POSSIBILE GENERATORE DI ALTA ENERGIA
REF: (A) ROMA 15277; (B) STATO 239073
  1. Segue un riassunto dell’intera storia.
  2. Nel Luglio del 1976 i dottori Lorenzo Gorini e Massimo Pugliese (di nazionalità italiana) hanno avvisato il consigliere scientifico di una presunta maggiore scoperta nel generare e trasmettere energia. Il consigliere scientifico ha visto un video tape del sistema in azione. Successivamente, un video tape di un test eseguito con campioni forniti dalla AFIN, è stato visto con un fisico. Il video tape, con la proposta di un contratto e i campioni, è stato dunque inviato alla AFIN. Rapporti provenienti da Washington variavano dall’accettazione di una dirompente scoperta tecnologica fino all’asserzione di una frode. A metà settembre l’AFIN ha richiesto di poter partecipare ad un test dal vivo con la presenza di quattro osservatori americani. I dottori Gorini e Pugliese hanno dato il loro assenso, ma il protagonista dell’esperimento non lo ha fatto. Invece, essi hanno proposto, attraverso un responsabile tecnico, di avere un impegno scritto preliminare da parte dei soggetti americani, nel quale si esternasse la più completa soddisfazione circa i risultati del test da parte dei quattro osservatori. Mentre l’AF stava considerando quest’azione, i protagonisti di questa storia hanno acquisito i servizi di Matthew Tutino, in passato Vice presidente esecutivo della Exim Bank, per rappresentarli a Washington. Il signor Tutino ha ricevuto istruzioni per offrire opportunità da parte degli Stati Uniti per una dimostrazione dal vivo in segreto.

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CIRCA LA DISTRUZIONE DI UN SATELLITE, DI UN CARRO ARMATO E/O ANIMALI IN MOVIMENTO
Così come qualunque esperimento effettuato sotto controllo, nessuna risposta è stata ricevuta fino ad oggi. Il 27 Settembre due esponenti finanziari del Gruppo hanno visitato il consigliere scientifico con lo scopo di ottenere l’impegno che quel sistema non sarebbe stato usato per lo sviluppo di armi. In questo caso, i due interlocutori erano Pietro Panetta, un italiano [nel testo il nome è stato storpiato in Paretta n.d.,r.], e Silvano Lesdi, uno svizzero. Essi hanno accettato la dichiarazione da parte del consigliere scientifico che egli non potrebbe coinvolgere gli Stati Uniti in questo o qualunque altro aspetto della proposta.
  1. Commento: l’Ambasciata si prepara a continuare con il presente ruolo, eventualmente modificandolo o chiudendolo in accordo con le istruzioni che perverranno dal Dipartimento. Volpe.

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Margaret P. Grafeld declassified/Released US Department of State EO Systematic review 04 MAY 2006
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Affinché si capisca di che cosa si sta parlando, occorre sapere che gli Stati Uniti avevano chiesto a Pelizza di dimostrare il funzionamento della sua macchina abbattendo uno dei loro satelliti geostazionari che venivano meno usati. A questo proposito, gli americani avevano fornito la seguente tabella, nella quale c’erano i dati identificativi dei possibili obiettivi.

Satellite
Orbit
Status
1270 nm circularOperative
2450 nm circularOperative
3Synchronous Equatorial 85° +/– 1° WPartially operative
4Synchronous Equatorial 100° +\– 1° WOperative
5Synchronous Equatorial 23° +\– 1° WOperative

Tuttavia, Pelizza non aveva alcuna intenzione di prestarsi a questa dimostrazione, in quanto, a suo modo di vedere, una simile prova avrebbe dimostrato l’efficienza della sua macchina come arma militare. Egli, dunque, si oppose e quell’esperimento non venne mai effettuato. A prescindere da questo, le lettere in nostro possesso dimostrano come l’interesse degli Stati Uniti verso la macchina di Pelizza fosse quanto mai concreto. Vediamo, ad esempio, quanto scrisse il 18 settembre 1976 il professor John B. Louis Manniello a Massimo Pugliese.
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18 Settembre 1976
Dr. Massimo Pugliese
Via Cesare Ferrero di Cabiano, 82
Roma
Caro Dr. Pugliese,
a conclusione dell’incontro del 17 Settembre 1976, nel quale il rappresentante del Governo degli Stati Uniti, Mr. Matthew Tutino, era presente, noi confermiamo l’interesse del Governo degli Stati Uniti per l’acquisizione del sistema che voi avete proposto.
Mr. Tutino ritorna a Washington, D.C., oggi stesso e riferirà a Washington la posizione e le richieste del vostro gruppo. Egli farà del suo meglio per negoziare un accordo e facilitare le conclusioni di una comprensione per il beneficio di entrambe le parti.
Noi comprendiamo l’urgenza del progetto e procederemo con priorità e la massima urgenza.
Sinceramente,
John B. Louis Manniello
Consulente dell’Ambasciata per
gli Affari Scientifici e Tecnologici
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Ma Tutino aveva realmente l’autorità conferita dal suo governo per negoziate con gli italiani? Secondo la prossima lettera, proveniente da Robert N. Parker, Direttore del Defense Research and Engineering di Washington (Ricerca e Ingegneria della Difesa), pare proprio di sì.
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30 Settembre 1976
Dr. Matthew E. Tutino
141 Deer Ridge Road
Basing Ridge, New Yersey 07920
Caro Dr. Tutino:
Dalle nostre discussioni delle scorse settimane, noi concordiamo che il gruppo in questione possa avere qualcosa di valore. Noi siamo d’accordo sull’idea di condurre un test così come abbiamo discusso e siamo preparati a fornirvi i dati richiesti che noi crediamo possano rendere questi esami possibili.
Dopo aver fatto questo, e se il test venisse giudicato di successo, noi saremo pronti a sederci ad un tavolo e attivare trattative significative.
Sinceramente,
Robert N. Parker
Acting Director of Defense
Research and Engineering
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Le trattative con il gruppo di Pelizza continuarono, a fasi alterne, per un pezzo e, alla fine, interferirono con le elezioni presidenziali USA che il 2 Novembre 1976 videro soccombere Gerald Ford di fronte al georgiano Jimmy Carter. A quel punto, anche il rappresentante di Ford nella vicenda Pelizza dovette lasciare. Ed ecco dunque che cosa scrisse Mattew E. Tutino a Pugliese in data 26 Novembre 1976, in risposta ad una sua lettera dello stesso giorno.
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Matthew E. Tutino26 Novembre 1976
Dr. Massimo Pugliese
Via Tevere, 19
Roma, Italia
Caro Dr. Pugliese,
le scrivo in risposta alla sua lettera del 26 Novembre 1976. Dopo un’accurata valutazione della vostra proposta, vorrei informarvi che accetto la vostra proposta alla seguente condizione: come lei sa, prima del settembre 1976 io ero alle dipendenze del Governo Americano e del Presidente Ford. A causa del risultato delle recenti elezioni degli Stati Uniti, se io dovessi tornare al servizio del governo, non potrei più essere nella posizione di continuare le sopracitate negoziazioni a causa di un possibile conflitto di interesse. In questa circostanza, richiedo il suo consenso per essere sostituito dal Dr. Lorenzo Gorini – Via Ferrero di Cambiano 82, Roma, Italia, con il potere di procuratore che voi mi avete accordato, in modo che egli possa continuare la negoziazione e la rappresentanza nell’interesse della Transpraesa. Questo atto vi garantirà l’integrità del vostro progetto senza ritardi.
Per favore, firmi una copia di questa lettera, indicandomi così la vostra accettazione e accordo, e rispeditemela.
Sinceramente suo,
Matthew E. Tutino
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Il significato di questa lettera è che, dopo la caduta di Ford, Pugliese e Pelizza avevano chiesto a Tutino di rappresentare la loro società a Washington. Egli, però, pensando di rientrare al servizio del governo, e quindi di potersi trovare in una posizione conflittuale difendendo gli interessi del gruppo italiano, declina elegantemente l’invito, offrendo al suo posto Lorenzo Gorini.
Da questo momento, però, non abbiamo più traccia dell’esito che presero le trattative. Non ci sono documenti e nemmeno lettere che possano dimostrare il risultato degli eventuali accordi, sempre che ci siano stati. Tutto quello che sappiamo, quindi, è soltanto che gli Stati Uniti intervennero al loro più alto livello nel caso Pelizza fin dal settembre 1976. Non è detto, comunque, che altre nuove prove non possano saltar fuori, dimostrando quale sia stato il ruolo segreto degli Stati Uniti in questa incredibile storia nel corso degli ultimi quarant’anni.
PDF IconTELEGRAMMA DI ROBERT M. BEAUDRY DELL'AMBASCIATA USA A ROMA PER IL DIPARTIMENTO DI STATO A WASHINGTON (17 SETTEMBRE 1976) [PDF – 140 KB]
PDF IconRISPOSTA DI HENRY KISSINGER, SEGRETARIO DI STATO, ALL'AMBASCIATA DI ROMA (25 SETTEMBRE 1976) [PDF – 141 KB]
PDF IconTELEGRAMMA DI JOHN A. VOLPE, AMBASCIATORE USA A ROMA, PER IL DIPARTIMENTO DI STATO A WASHINGTON (29 SETTEMBRE 1976)[PDF – 137 KB]
PDF IconLETTERA DI JOHN B. LOUIS MANNIELLO A MASSIMO PUGLIESE (18 SETTEMBRE 1976) [PDF – 1,29 MB]
PDF IconLETTERA DI ROBERT N. PARKER A MATTHEW E. TUTINO (30 SETTEMBRE 1976) [PDF – 1,32 MB]
PDF IconLETTERA DI MATTHEW E. TUTINO A MASSIMO PUGLIESE (26 NOVEMBRE 1976) [PDF – 2,02 MB]

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Fonte: 
www.rinodistefano.com

mercoledì 23 novembre 2016

Il raggio che dà energia. Gratis

Marconi ideò un raggio che fermava i mezzi a motore. Mussolini lo voleva, il Vaticano lo bloccò. Da quelle ricerche gli scienziati crearono l'alternativa a petrolio e nucleare. Nel 1999 l'invenzione stava per essere messa sul mercato, ma poi tutto fu insabbiato


L’energia pulita tanto auspicata dal presidente Obama dopo il disastro ambientale del Golfo del Messico forse esiste già da un pezzo, ma qualcuno la tiene nascosta per inconfessabili interessi economici. Ma non solo. Negli anni Settanta, infatti, un gruppo di scienziati italiani ne avrebbe scoperto il segreto, ma questa nuova e stupefacente tecnologia, che di fatto cambierebbe l'economia mondiale archiviando per sempre i rischi del petrolio e del nucleare, sarebbe stata volutamente occultata nella cassaforte di una misteriosa fondazione religiosa con sede nel Liechtenstein, dove si troverebbe tuttora. Sembra davvero la trama di un giallo internazionale l'incredibile storia che si nasconde dietro quella che, senza alcun dubbio, si potrebbe definire la scoperta epocale per eccellenza, e cioè la produzione di energia pulita senza alcuna emissione di radiazioni dannose.
In altre parole, la realizzazione di un macchinario in grado di dissolvere la materia, intendendo con questa definizione qualunque tipo di sostanza fisica, producendo solo ed esclusivamente calore.

Una scoperta per caso
Come ogni giallo che si rispetti, l'intricata vicenda che si nasconde dietro la genesi di questa scoperta è stata svelata quasi per caso. Lo ha fatto un imprenditore genovese che una decina d'anni fa si è trovato ad avere rapporti di affari con la fondazione che nasconde e gestisce il segreto di quello che, per semplicità, chiameremo «il raggio della morte». E sì, perché la storia che stiamo per svelare nasce proprio da quello che, durante il fascismo, fu il mito per eccellenza: l'arma segreta che avrebbe rivoluzionato il corso della seconda guerra mondiale. Sembrava soltanto una fantasia, ma non lo era. In quegli anni si diceva che persino Guglielmo Marconi stesse lavorando alla realizzazione del «raggio della morte». La cosa era solo parzialmente vera. Secondo quanto Mussolini disse al giornalista Ivanoe Fossati durante una delle sue ultime interviste, Marconi inventò un apparecchio che emetteva un raggio elettromagnetico in grado di bloccare qualunque motore dotato di impianto elettrico. Tale raggio, inoltre, mandava in corto circuito l'impianto stesso, provocandone l'incendio. Lo scienziato dette una dimostrazione, alla presenza del duce del fascismo, ad Acilia, sulla strada di Ostia, quando bloccò auto e camion che transitavano sulla strada. A Orbetello, invece, riuscì a incendiare due aerei che si trovavano ad oltre due chilometri di distanza. Tuttavia, dice sempre Mussolini, Marconi si fece prendere dagli scrupoli religiosi. Non voleva essere ricordato dai posteri come colui che aveva provocato la morte di migliaia di persone, bensì solo come l'inventore della radio. Per cui si confidò con Papa Pio XII, il quale gli consigliò di distruggere il progetto della sua invenzione. Cosa che Marconi si affretto a fare, mandando in bestia Mussolini e gerarchi. Poi, forse per il troppo stress che aveva accumulato in quella disputa, nel 1937 improvvisamente venne colpito da un infarto e morì a soli 63 anni.
La fine degli anni Trenta fu comunque molto prolifica da un punto di vista scientifico. Per qualche imperscrutabile gioco del destino, pare che la fantasia e la creatività degli italiani non fu soltanto all'origine della prima bomba nucleare realizzata negli Stati Uniti da Enrico Fermi e dai suoi colleghi di via Panisperna; altri scienziati, continuando gli studi sulla scissione dell'atomo, trovarono infatti il modo di «produrre ed emettere sino a notevoli distanze anti-atomi di qualsiasi elemento esistente sul nostro pianeta che, diretti contro una massa costituita da atomi della stessa natura ma di segno opposto, la disgregano ionizzandola senza provocare alcuna reazione nucleare, ma producendo egualmente una enorme quantità di energia pulita».
Tanto per fare un esempio concreto, ionizzando un grammo di ferro si sviluppa un calore pari a 24 milioni di KWh, cioè oltre 20 miliardi di calorie, capaci di evaporare 40 milioni di litri d'acqua. Per ottenere un uguale numero di calorie, occorrerebbe bruciare 15mila barili di petrolio. Sembra quasi di leggere un racconto di fantascienza, ma è soltanto la pura e semplice realtà. Almeno quella che i documenti in possesso dell'imprenditore genovese Enrico M. Remondini dimostrano.

La testimonianza
«Tutto è cominciato - racconta Remondini - dal contatto che nel 1999 ho avuto con il dottor Renato Leonardi, direttore della Fondazione Internazionale Pace e Crescita, con sede a Vaduz, capitale del Liechtenstein. Il mio compito era quello di stipulare contratti per lo smaltimento di rifiuti solidi tramite le Centrali termoelettriche polivalenti della Fondazione Internazionale Pace e Crescita. Non mi hanno detto dove queste centrali si trovassero, ma so per certo che esistono. Altrimenti non avrebbero fatto un contratto con me. In quel periodo, lavoravo con il mio collega, dottor Claudio Barbarisi. Per ogni contratto stipulato, la nostra percentuale sarebbe stata del 2 per cento. Tuttavia, per una clausola imposta dalla Fondazione stessa, il 10 per cento di questa commissione doveva essere destinata a favore di aiuti umanitari. Considerando che lo smaltimento di questi rifiuti avveniva in un modo pressoché perfetto, cioè con la ionizzazione della materia senza produzione di alcuna scoria, sembrava davvero il modo ottimale per ottenere il risultato voluto. Tuttavia, improvvisamente, e senza comunicarci il perché, la Fondazione ci fece sapere che le loro centrali non sarebbero più state operative. E fu inutile chiedere spiegazioni. Pur avendo un contratto firmato in tasca, non ci fu nulla da fare. Semplicemente chiusero i contatti».
Remondini ancora oggi non conosce la ragione dell'improvviso voltafaccia. Ha provato a telefonare al direttore Leonardi, che tra l'altro vive a Lugano, ma non ha mai avuto una spiegazione per quello strano comportamento. Inutili anche le ricerche per vie traverse: l'unica cosa che è riuscito a sapere è che la Fondazione è stata messa in liquidazione. Per cui è ipotizzabile che i suoi segreti adesso siano stati trasferiti ad un'altra società di cui, ovviamente, si ignora persino il nome. Ciò significa che da qualche parte sulla terra oggi c'è qualcuno che nasconde il segreto più ambito del mondo: la produzione di energia pulita ad un costo prossimo allo zero.
Nonostante questo imprevisto risvolto, in mano a Remondini sono rimasti diversi documenti strettamente riservati della Fondazione Internazionale Pace e Crescita, per cui alla fine l'imprenditore si è deciso a rendere pubblico ciò che sa su questa misteriosa istituzione. Per capire i retroscena di questa tanto mirabolante quanto scientificamente sconosciuta scoperta, occorre fare un salto indietro nel tempo e cercare di ricostruire, passo dopo passo, la cronologia dell'invenzione. Ad aiutarci è la relazione tecnico-scientifica che il 25 ottobre 1997 la Fondazione Internazionale Pace e Crescita ha fatto avere soltanto agli addetti ai lavori. Ogni foglio, infatti, è chiaramente marcato con la scritta «Riproduzione Vietata». Ma l'enormità di quanto viene rivelato in quello scritto giustifica ampiamente il non rispetto della riservatezza richiesta.
Il «raggio della morte», infatti, pur essendo stato concepito teoricamente negli anni Trenta, avrebbe trovato la sua base scientifica soltanto tra il 1958 e il 1960. Il condizionale è d'obbligo in quanto riportiamo delle notizie scritte, ma non confermate dalla scienza ufficiale. Non sappiamo da chi era composto il gruppo di scienziati che diede vita all'esperimento: i nomi non sono elencati. Sappiamo invece che vi furono diversi tentativi di realizzare una macchina che corrispondesse al modello teorico progettato, ma soltanto nel 1973 si arrivò ad avere una strumentazione in grado di «produrre campi magnetici, gravitazionali ed elettrici interagenti, in modo da colpire qualsiasi materia, ionizzandola a distanza ed in quantità predeterminate».

Ok dal governo Andreotti
Fu a quel punto che il governo italiano cominciò ad interessarsi ufficialmente a quegli esperimenti. E infatti l'allora governo Andreotti, prima di passare la mano a Mariano Rumor nel luglio del '73, incaricò il professor Ezio Clementel, allora presidente del Comitato per l'energia nucleare (Cnen), di analizzare gli effetti e la natura di quei campi magnetici a fascio. Clementel, trentino originario di Fai e titolare della cattedra di Fisica nucleare alla facoltà di Scienze dell'Università di Bologna, a quel tempo aveva 55 anni ed era uno dei più noti scienziati del panorama nazionale e internazionale. La sua responsabilità, in quella circostanza, era grande. Doveva infatti verificare se quel diabolico raggio avesse realmente la capacità di distruggere la materia ionizzandola in un'esplosione di calore. Anche perché non ci voleva molto a capire che, qualora l'esperimento fosse riuscito, si poteva fare a meno dell'energia nucleare e inaugurare una nuova stagione energetica non soltanto per l'Italia, ma per il mondo intero. Tanto per fare un esempio, questa tecnologia avrebbe permesso la realizzazione di nuovi e potentissimi motori a razzo che avrebbero letteralmente rivoluzionato la corsa allo spazio, permettendo la costruzione di gigantesche astronavi interplanetarie.
Il professor Clementel ordinò quindi quattro prove di particolare complessità. La prima consisteva nel porre una lastra di plexiglass a 20 metri dall'uscita del fascio di raggi, collocare una lastra di acciaio inox a mezzo metro dietro la lastra di plexiglass e chiedere di perforare la lastra d'acciaio senza danneggiare quella di plexiglass. La seconda prova consisteva nel ripetere il primo esperimento, chiedendo però di perforare la lastra di plexiglass senza alterare la lastra d'acciaio. Il terzo esame era ancora più difficile: bisognava porre una serie di lastre d'acciaio a 10, 20 e 40 metri dall'uscita del fascio di raggi, chiedendo di bucare le lastre a partire dall'ultima, cioè quella posta a 40 metri. Nella quarta e ultima prova si doveva sistemare una pesante lastra di alluminio a 50 metri dall'uscita del fascio di raggi, chiedendo che venisse tagliata parallelamente al lato maggiore.
Ebbene, tutte e quattro le prove ebbero esito positivo e il professor Clementel, considerando che la durata dell'impulso dei raggi era minore di 0,1 secondi, valutò la potenza, ipotizzando la vaporizzazione del metallo, a 40.000 KW e la densità di potenza pari a 4.000 KW per centimetro quadrato. In realtà, venne spiegato a sperimentazione compiuta, l'impulso dei raggi aveva avuto la durata di un nano secondo e poteva ionizzare a distanza «forma e quantità predeterminate di qualsiasi materia».
Tra l'altro all'esperimento aveva assistito anche il professor Piero Pasolini, illustre fisico e amico di un'altra celebrità scientifica qual è il professor Antonino Zichichi. In una sua relazione, Pasolini parlò di «campi magnetici, gravitazionali ed elettrici interagenti che sviluppano atomi di antimateria proiettati e focalizzati in zone di spazio ben determinate anche al di là di schemi di materiali vari, che essendo fuori fuoco si manifestano perfettamente trasparenti e del tutto indenni».
In pratica, ma qui entriamo in una spiegazione scientifica un po' più complessa, gli scienziati italiani che avevano realizzato quel macchinario, sarebbero riusciti ad applicare la teoria di Einstein sul campo unificato, e cioè identificare la matrice profonda ed unica di tutti i campi di interazione, da quello forte (nucleare) a quello gravitazionale. Altri fisici in tutto il mondo ci avevano provato, ma senza alcun risultato. Gli italiani, a quanto pare, c'erano riusciti.

L'insabbiamento
In un Paese normale (ma tutti sappiamo che il nostro non lo è) una simile scoperta sarebbe stata subito messa a frutto. Non ci vuole molta fantasia per capire le implicazioni industriali ed economiche che avrebbe portato. Anche perché, quella che a prima vista poteva sembrare un'arma di incredibile potenza, nell'uso civile poteva trasformarsi nel motore termico di una centrale che, a costi bassissimi, poteva produrre infinite quantità di energia elettrica.
Perché, dunque, questa scoperta non è stata rivelata e utilizzata? La ragione non viene spiegata. Tutto quello che sappiamo è che i governi dell'epoca imposero il segreto sulla sperimentazione e che nessuno, almeno ufficialmente, ne venne a conoscenza. Del resto nel 1979 il professor Clementel morì prematuramente e si portò nella tomba il segreto dei suoi esperimenti. Ma anche dietro Clementel si nasconde una vicenda piuttosto strana e misteriosa. Pare, infatti, che le sue idee non piacessero ai governanti dell'epoca. Non si sa esattamente quale fosse la materia del contendere, ma alla luce della straordinaria scoperta che aveva verificato, è facile immaginarlo. Forse lo scienziato voleva rendere pubblica la notizia, mentre i politici non ne volevano sapere. Chissà? Ebbene, qualcuno trovò il sistema per togliersi di torno quello scomodo presidente del Cnen. Infatti venne accertato che la firma di Clementel appariva su registri di esame all'Università di Trento, della quale all'epoca era il rettore, in una data in cui egli era in missione altrove. Sembrava quasi un errore, una svista. Ma gli costò il carcere, la carriera e infine la salute. Lo scienziato capì l'antifona, e non disse mai più nulla su quel «raggio della morte» che gli era costato così tanto caro. A Clementel è dedicato il Centro ricerche energia dell'Enea a Bologna.
C'è comunque da dire che già negli anni Ottanta qualcosa venne fuori riguardo un ipotetico «raggio della morte». Il primo a parlarne fu il giudice Carlo Palermo che dedicò centinaia di pagine al misterioso congegno, affermando che fu alla base di un intricato traffico d'armi. La storia coinvolse un ex colonnello del Sifar e del Sid, Massimo Pugliese, ma anche esponenti del governo americano (allora presieduto da Gerald Ford), i parlamentari Flaminio Piccoli (Dc) e Loris Fortuna (Psi), nonché una misteriosa società con sede proprio nel Liechtenstein, la Traspraesa. La vicenda durò dal 1973 al 1979, quando improvvisamente calò una cortina di silenzio su tutto quanto.
Erano comunque anni difficili. L'Italia navigava nel caos. Gli attentati delle Brigate rosse erano all'ordine del giorno, la società civile soffocava nel marasma, i servizi segreti di mezzo mondo operavano sul nostro territorio nazionale come se fosse una loro riserva di caccia. Il 16 marzo 1978 i brigatisti arrivarono al punto di rapire il presidente del Consiglio, Aldo Moro, uccidendo i cinque poliziotti della scorta in un indimenticabile attentato in via Fani, a Roma. E tutti ci ricordiamo come andò a finire. Tre anni dopo, il 13 maggio 1981, il terrorista turco Mehmet Ali Agca in piazza San Pietro ferì a colpi di pistola Giovanni Paolo II.
È in questo contesto, che il «raggio della morte» scomparve dalla scena. Del resto, ammesso che la scoperta avesse avuto una consistenza reale, chi sarebbe stato in grado di gestire e controllare gli effetti di una rivoluzione industriale e finanziaria che di fatto avrebbe cambiato il mondo? Non ci vuole molto, infatti, ad immaginare quanti interessi quell'invenzione avrebbe danneggiato se soltanto fosse stata resa pubblica. In pratica, tutte le multinazionali operanti nel campo del petrolio e dell'energia nucleare avrebbero dovuto chiudere i battenti o trasformare da un giorno all'altro la loro produzione. Sarebbe veramente impossibile ipotizzare una cifra per quantificare il disastro economico che la nuova scoperta italiana avrebbe portato.
Ma queste sono solo ipotesi. Ciò che invece risulta riguarda la decisione presa dagli autori della scoperta. Infatti, dopo anni di traversie e inutili tentativi per far riconoscere ufficialmente la loro invenzione, probabilmente temendo per la loro vita e per il futuro della loro strumentazione, questi scienziati consegnarono il frutto del loro lavoro alla Fondazione Internazionale Pace e Crescita, che l'11 aprile 1996 venne costituita apposta, verosimilmente con il diretto appoggio logistico-finanziario del Vaticano, a Vaduz, ben al di fuori dei confini italiani. In quel momento il capitale sociale era di appena 30mila franchi svizzeri (circa 20mila Euro). «Sembra anche a noi - si legge nella relazione introduttiva alle attività della Fondazione - che sia meglio costruire anziché distruggere, non importa quanto possa essere difficile, anche se per farlo occorrono molto più coraggio e pazienza, assai più fantasia e sacrificio».
A prescindere dal fatto che non si trova traccia ufficiale di questa fantomatica Fondazione, se non la notizia (in tedesco) che il primo luglio del 2002 è stata messa in liquidazione, parrebbe che a suo tempo l'organizzazione fosse stata costituita in primo luogo per evitare che un'invenzione di quella portata fosse utilizzata solo per fini militari. Del resto anche i missili balistici (con quello che costano) diventerebbero ben poca cosa se gli eserciti potessero disporre di un macchinario che, per distruggere un obiettivo strategico, necessiterebbe soltanto di un sistema di puntamento d'arma.
Secondo voci non confermate, la decisione degli scienziati italiani sarebbe maturata dopo una serie di minacce che avevano ricevuto negli ambienti della capitale. Ad un certo punto si parla pure di un attentato con una bomba, sempre a Roma. Si dice che, per evitare ulteriori brutte sorprese, quegli scienziati si appellarono direttamente a Papa Giovanni Paolo II e la macchina che produce il «raggio della morte» venisse nascosta per qualche tempo in Vaticano. Da qui la decisione di istituire la fondazione e di far emigrare tutti i protagonisti della vicenda nel più tranquillo Liechtenstein. In queste circostanze, forse non fu un caso che proprio il 30 marzo 1979 il Papa ricevette in Vaticano il Consiglio di presidenza della Società Europea di Fisica, riconoscendo, per la prima volta nella storia della Chiesa, in Galileo Galilei (1564-1642) lo scopritore della Logica del Creato. Comunque sia, da quel momento in poi, la parola d'ordine è stata mantenere il silenzio assoluto.

Le macchine del futuro
Qualcosa, però, nel tempo è cambiata. Lo prova il fatto che la Fondazione Internazionale Pace e Crescita non si sarebbe limitata a proteggere gli scienziati cristiani in fuga, ma nel periodo tra il 1996 e il 1999 avrebbe proceduto a realizzare per conto suo diverse complesse apparecchiature che sfruttano il principio del «raggio della morte». Secondo la loro documentazione, infatti, è stata prodotta una serie di macchinari della linea Zavbo pronti ad essere adibiti per più scopi. L'elenco comprende le Srsu/Tep (smaltimento dei rifiuti solidi urbani), Srlo/Tep (smaltimento dei rifiuti liquidi organici), Srtp/Tep (smaltimento dei rifiuti tossici), Srrz/Tep (smaltimento delle scorie radioattive), Rcc (compattazione rocce instabili), Rcz (distruzione rocce pericolose), Rcg (scavo gallerie nella roccia), Cls (attuazione leghe speciali), Cen (produzione energia pulita).
A quest'ultimo riguardo, nella documentazione fornita da Remondini si trovano anche i piani per costruire centrali termoelettriche per produrre energia elettrica a bassissimo costo, smaltendo rifiuti. C'è tutto, dalle dimensioni all'ampiezza del terreno necessario, come si costruisce la torre di ionizzazione e quante persone devono lavorare (53 unità) nella struttura. Un'intera centrale si può fare in 18 mesi e potrà smaltire fino a 500 metri cubi di rifiuti al giorno, producendo energia elettrica con due turbine Ansaldo.
C'è anche un quadro economico (in milioni di dollari americani) per calcolare i costi di costruzione. Nel 1999 si prevedeva che una centrale di questo tipo sarebbe costata 100milioni di dollari. Una peculiarità di queste centrali è che il loro aspetto è assolutamente fuorviante. Infatti, sempre guardando i loro progetti, si nota che all'esterno appaiono soltanto come un paio di basse palazzine per uffici, circondate da un ampio giardino con alberi e fiori. La torre di ionizzazione, dove avviene il processo termico, è infatti completamente interrata per una profondità di 15 metri. In pratica, un pozzo di spesso cemento armato completamente occultato alla vista. In altre parole, queste centrali potrebbero essere ovunque e nessuno ne saprebbe niente.
Da notare che, secondo le ricerche compiute dalla International Company Profile di Londra, una società del Wilmington Group Pic, leader nel mondo per le informazioni sul credito e quotata alla Borsa di Londra, la Fondazione Internazionale Pace e Crescita, fin dal giorno della sua registrazione a Vaduz, non ha mai compiuto alcun tipo di operazione finanziaria nel Liechtenstein, né si conosce alcun dettaglio del suo stato patrimoniale o finanziario, in quanto la legge di quel Paese non prevede che le Fondazioni presentino pubblicamente i propri bilanci o i nomi dei propri fondatori. Si conosce l'indirizzo della sede legale, ma si ignora quale sia stato quello della sede operativa e il tipo di attività che la Fondazione ha svolto al di fuori dei confini del Liechtenstein. Ovviamente mistero assoluto su quanto sia accaduto dopo il primo luglio del 2002 quando, per chissà quali ragioni, ma tutto lascia supporre che la sicurezza non sia stata estranea alla decisione, la Fondazione ufficialmente ha chiuso i battenti.
Ancora più strabiliante è l'elenco dei clienti, o presunti tali, fornito a Remondini. In tutto 24 nomi tra i quali spiccano i maggiori gruppi siderurgici europei, le amministrazioni di due Regioni italiane e persino due governi: uno europeo e uno africano. Da notare che, in una lettera inviata dalla Fondazione a Remondini, si parla di proseguire con i contatti all'estero, ma non sul territorio nazionale «a causa delle problematiche in Italia». Ma di quali «problematiche» si parla? E, soprattutto, com'è che una scoperta di questo tipo viene utilizzata quasi sottobanco per realizzare cose egregie (pensiamo soltanto alla produzione di energia elettrica e allo smaltimento di scorie radioattive), mentre ufficialmente non se ne sa niente di niente?
Interpellato sul futuro della scoperta da Remondini, il professor Nereo Bolognani, eminenza grigia della Fondazione Internazionale Pace e Crescita, ha detto che «verrà resa nota quando Dio vorrà». Sarà pure, ma di solito non è poi così facile conoscere in anticipo le decisioni del Padreterno. Neppure con la santa e illustre mediazione del Vaticano.