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martedì 16 giugno 2020

Roberto Burioni / Denunciato Dal Codacons Per Comparsate Tivvu’ E Conflitti D’Interesse


Accesa bagarre intorno al Mago di Vaccini, Provette & Brevetti Roberto Burioni, la neo star del programma domenicale di Fabio Fazio, “Che tempo che fa”.
Scende in campo il Codacons, la storica associazione a tutela dei consumatori, che accende i riflettori sul virologo da salotto e presenta un esposto alla Corte dei Conti sia per verificare i compensi percepiti dal Vate pro Vax sia il modo più che allegro con il quale Fazio spende i soldi pubblici per imbandire un programma del genere.

IL BUSINESS VIA FAZIO
Il Codacons denuncia “il business” virologico via tivvù e scrive: “Già da tempo Burioni è oggetto di numerose critiche e viene da più parti accusato di eccessivo protagonismo mediatico. Vogliamo tuttavia capire quanto costa il virologo ai cittadini italiani, considerata la sua presenza fissa a ‘Che tempo che fa’, costosissimo programma Rai già oggetto di indagini da parte della magistratura contabile”.
L’Associazione nazionale fa riferimento anche ad una recente inchiesta condotta da Panorama, che “svela un vero e proprio business che vedrebbe coinvolto il noto virologo e altri suoi colleghi, i quali chiederebbero cachet in denaro per le partecipazioni, anche di pochissimi minuti, alle varie trasmissioni televisive”.

Solleva, il Codacons, anche una forte questione di conflitto di interessi. Sotto i riflettori la società Pomona ricerca srl, che “nella sua attività intrattiene rapporti di lavoro con grandi multinazionali di farmaci e vaccini. La sua presenza fissa su Rai 2 sarebbe, di fatto, una pubblicità a vantaggio dei brevetti depositati dallo stesso Burioni tramite il lavoro di Pomona”.
Il programma di Fazio – viene sottolineato dal Codacons – “è finanziato dai cittadini attraverso il canone Rai e gli utenti hanno tutto il diritto di sapere quanto la rete versa a Burioni per la sua presenza in trasmissione. Per tale motivo presentiamo un esposto alla Corte dei Conti, affinchè avvii una indagine sulla vicenda e verifichi la congruità dei compensi riconosciuti da Fazio a Burioni, nell’ottica di una totale trasparenza ai fini di possibili danni sul fronte erariale”.
Burioni risponde con un tweet parlando di fake news e dice: “io sono stato unicamente ospite di Fazio la domenica dalle 21 alle 23. In quell’orario solitamente non sono in un’università, ma a casa con la mia famiglia”.

E LA VOCE HA DENUNCIATO

Diana Bracco
Qualche settimana fa la Voce si è posta lo stesso interrogativo che oggi si pone il Codacons e, soprattutto, pone alla Corte dei Conti.
Non si tratta dei soldi spesi da Telecanicattì oppure da La 7, che di tutta evidenza fanno capo a imprenditori privati liberi di buttare i soldi dalla finestra.

Qui si tratta di Rai2, che deve rispondere di ogni euro speso davanti agli italiani e, quindi, davanti a tribunali e Corti dei Conti. Fazio è libero di invitare Burioni & C. nel salottino di casa sua, a spese sue e imbandendo tutte le tavolate che vuole. Ma non con i soldi pubblici.
Fa molto bene il Codacons, poi, a porre l’accento sul clamoroso conflitto d’interessi che nessuno ha mai osato sollevare e che la Voce, in perfetta solitudine, ha denunciato già tre anni fa. Quello, appunto, relativo ai brevetti di casa Pomona, la sigla che Burioni ha messo in campo nel settore dei vaccini e, soprattutto, dei suoi cari e costosi brevetti. Uno tra i committenti d’oro, per fare un solo esempio, è il gruppo farmaceutico Bracco, capitanato da lady Diana.
Come mai, in una pubblica trasmissione, nessuno ha osato mai far cenno ai maxi conflitti griffati Burioni?
Così come nessuno ha fatto cenno alla conclamata – ma incredibilmente negata – affiliazione al Grande Oriente d’Italia?
Cliccando sui link in basso, potere leggere gli ultimi articoli sulle comparsate di Burioni nel salottino domenicale di Fazio e l’inchiesta clou sugli affari a botte di Vaccini & Brevetti, via Pomona. Nonché quella sull’affiliazione al Grande Oriente d’Italia.


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18 Aprile 2017

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POST SCRIPTUM
Per Roberto Burioni piove sul bagnato. Poche ore dopo l’annuncio del Codacons per lui arriva un’altra tegola giudiziaria: la querela presentata dal virologo Giulio Tarro.
Di seguito potete leggere il testo del comunicato diramato dall’avvocato Carlo Taormina, legale dello scienziato.














domenica 14 giugno 2020

PETIZIONE PER LA NAZIONALIZZAZIONE DEL DEBITO PUBBLICO – Micalizzi, Scardovelli, Galloni, Grossi #Byoblu24




Quattro tra i migliori economisti e giuristi che abbiamo, Alberto MicalizziMauro ScardovelliAntonino Galloni e Guido Grossi, insieme a Claudio Messora, editore di Byoblu, firmano una petizione che chiede al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio, al Ministro dell’Economia e delle Finanze e al Presidente della Corte dei Conti, in qualità di cittadini italiani, di nazionalizzare il debito pubblico tramite l’emissione di BTP Italia, ovvero di buoni del Tesoro destinati ai soli residenti italiani, con vantaggi sia per lo Stato che per i cittadini, per scongiurare di affidarsi sconsideratamente alla volontà di organismi finanziari internazionali che in cambio privatizzeranno l’Italia.
Abbiamo le risorse per rilanciare la nostra economia senza bisogno di chiedere niente a nessuno. Perché questa soluzione non è stata valutata? Chiediamo di saperlo, e con noi tutti i cittadini che firmeranno la petizione su Byoblu.

venerdì 12 giugno 2020

Microchip Per Tutti / La Nuova “Democrazia” Di Bill Gates & C.


Saremo tutti microchippati?
Tanti robottini senza più un grammo di sale in zucca?
Un esercito di burattini che agiscono solo per impulso del chicco di riso elettronico sottopelle?
La prospettiva è più vicina che mai, visto quanto sta progettando un’azienda svedese, Biohax, che in perfetto gemellaggio e sintonia con le “idee” di Bill Gates & C. sta producendo microchip a tutto spiano.
Ha cominciato a distribuirli già in Germania ed in Svezia e ora attende il nullaosta dal nostro ministero per la Salute.
A quanto pare, però, alcune decine di microchip – a questo punto di tutta evidenza illegali – sarebbero già stati impiantati ad alcune persone, con la compiacenza di un centro medico nostrano.
Perché mai accelerare, in modo clandestino, tale prassi, già di per sé molto discutibile?
Al ministro Roberto Speranza la risposta. Ed alla magistratura l’accertamento delle responsabilità.
Il rappresentante di Biohax ItaliaEric Larsen, ha in programma di impiantare a brevissimo 2500 – 3000 microchip, distribuiti tra Roma e Milano.
Ha già preso contatti operativi con Vodafone e Paypal per attivare la “macchina” operativa e poter quindi procedere ad una adozione di massa. A questo punto: adozione libera o forzata?
Da tener presente che l’ex numero uno di VodafoneVittorio Colao, è oggi al vertice della task force governativa per gestire la fase due post Covid-19.
Conflitto d’interessi in vista?
Attraverso il microchip potremo fare di tutto: prenotazioni e soprattutto pagamenti d’ogni tipo, proprio come è nei programmi del neo filantropo-miliardario che ha deciso di governare il pianeta, Bill Gates, a bordo della Fondazione creata con la moglie Melinda. E anche a bordo di quella “criptovaluta digitale” che controllerà le transazioni a livello mondiale.
Descrive l’ormai prossimo futuro Jowan Osterlund, uno degli sviluppatori della tecnologia griffata Biohax International: “Si tratta semplicemente di eliminare il bisogno di portarsi dietro il portafogli, il portachiavi, tutti questi elementi scollegati che creano solo rischi: se li perdiamo, perdiamo la nostra identità”.
Che invece decidiamo di consegnare – infiocchettata di tutto punto – ad un “Sistema” di controllo a noi del tutto ignoto ed estraneo!
Secondo Osterlund, Biohax sta lavorando per fare in modo che nel microchip siano contenute tutte le informazioni circa la salute di una persona. Attraverso di esso, infatti, è possibile conoscere le condizioni di salute di un individuo in tempo reale e persino di somministrare vaccini in formato digitale, come sta già avvenendo in Texas, dove sono stati utilizzati homeless (i senza tetto) come cavie!
Ai confini della realtà.
L’Unione Europea è pronta a genuflettersi davanti al mondo prospettato da Bill Gates and Friends, come in questo caso Biohax. Tanto che il vicepresidente della Commissione Ue Dombrowskis ha appena raccomandato caldamente l’utilizzo di pagamenti digitali senza alcun contatto fisico.
Solo un consiglio?

mercoledì 10 giugno 2020

Magaldi: il popolo italiano fermerà i golpisti del coronavirus

Gioele Magaldi Siete pronti? Prima ancora della terrificante Seconda Ondata del SarsCov2, potrebbe essere in arrivo l’epatite E, in regalo – tramite zoonosi – direttamente dai topastri cinesi di Hong Kong. Un mondo distopico, d’ora in poi completamente in mano ai gestori tecno-politici e mediatici della paura, sotto forma di batteri, virus e diavolerie pestilenziali? Sarebbe il paradiso dei farabutti, e in parte lo è già. Questo, secondo Gioele Magaldi, è il vero pericolo che abbiamo di fronte: un’epidemia all’anno, quanto basta per spaventare e chiudere in casa miliardi di persone, consentendo ai nuovi golpisti bianchi di fare quello che vogliono, di noi, fino a calpestare la libertà di tutti (e nel caso dell’Italia, affondando l’economia in modo catastrofico). Vietato illudersi: «Nessuno si lasci incantare dalle indecorose pagliacciate di Conte, replicate anche con l’ultimo, strombazzatissimo decreto privo di investimenti e di visione: non risolverà nessuno dei drammatici problemi economici che stanno trasformando l’Italia in un cimitero economico». E la buona notizia, se così si può dire? Sarebbe questa: l’attacco mondiale partito da Wuhan non è l’inizio della fine, per il mondo libero. Al contrario: è l’ultima mossa, disperata, di un potere oscuro che ormai sente di avere le ore contate, anche se ci farà penare ancora, e non poco.
«In fondo, un virus è perfetto, per i nemici del popolo: funziona ancora meglio del terrorismo e del rigore finanziario». Autore del bestseller “Massoni” uscito per Chiarelettere a fine 2014 con la mappa esclusiva delle superlogge del potere mondiale, Magaldi ha in cantiere il “sequel” del primo saggio, atteso per novembre e aggiornato tenendo conto dello tsunami-coronavirus. «Stanno emergendo circostanze esplosive», annuncia, in web-streaming su YouTube nella trasmissione “Massoneria On Air“, condotta da Fabio Frabetti di “Border Nights”, con la partecipazione di osservatori speciali come Gianfranco Carpeoro e Paolo Franceschetti, Marco Moiso, Roberto Hechich. In sostanza, secondo Magaldi – massone progressista, facente parte lui stesso del mondo delle superlogge – sono fonti ancora riservate, d’intelligence, a confermare i peggiori sospetti: il disastro che ci è rovinato addosso, paralizzando mezzo pianeta, è stato concepito dagli eredi dalle stesse “menti raffinatissime” che idearono il golpe in Cile nel 1973, per imporre il neoliberismo a mano armata. Meno diritti, per salvare l’economia? Era la super-bufala del manifesto “La crisi della democrazia”, in Italia propalato con la prefazione di sua maestà Gianni Agnelli. La tesi: troppa democrazia fa male. Poi vennero il boom neoliberista, l’11 Settembre e infine la crisi dei subprime, il collasso degli spread europei, il Rigor Montis. Ora siamo al rigore terminale, quello del virus.
Perfetta, la pandemia, per indurre i cittadini a rassegnarsi al peggio. Turismo in coma, negozi sprangati, economia a rotoli. Bar e ristoranti che non riapriranno, cassa integrazione che ancora non si vede, e il “popolo delle partita Iva” che attende tuttora i mitici 600 euro dell’Inps. E il prode Conte? Su Facebook gira un’amara barzelletta: «Arriverà a giugno il decreto di maggio scritto in aprile ma pensato a marzo, per una crisi iniziata a febbraio e conosciuta da gennaio per un virus conosciuto già da dicembre». Un analista autorevole come Marcello Veneziani è spaventato: non s’era mai visto tanto odio, dice su “La Verità”, in un’Italia spaccata in due, divisa tra i supporter di Conte (sempre meno numerosi) e la maggioranza non più silenziosa, che il professor-avvocato venuto dal nulla lo vedrebbe bene addirittura in galera. «La situazione è seria», ammette Magaldi: «Si stanno intensificando i flash-mob improvvisati da cittadini sempre più esasperati». Quelli sanzionati ingiustamente durante il lockdown possono contare sul Sostegno Legale, servizio gratuito offerto dal Movimento Roosevelt, che mette a disposizione Gianluca Bacchetta con Conte a Palazzo Chigiavvocati (volontari) per contestare le multe. Altra iniziativa, la Milizia Rooseveltiana: «Una formazione che scenderà presto in campo, anche per disciplinare le proteste e impedire infiltrazioni violente».
La rabbia monta, e acceca il raziocinio: c’è persino chi plaude al grottesco paternalismo di Conte, che trova eroicamente il tempo di ascoltare il sindaco novarese giunto a Roma in bicicletta per rinfacciare al premier «la miseria» dei famosi 600 euro. Come un caudillo sudamericano del secolo scorso, Conte interrompe una riunione, dà udienza al primo cittadino ribelle, scomoda telefonicamente il presidente dell’Inps e infine concede pure un’elargizione di tasca sua al ciclista padano, a quel punto conquistato (almeno, a beneficio dei fotografi) dal gran cuore del primo ministro. Che smacco, commenta qualcuno sui social: che lezione, da quel gran signore che sta a Palazzo Chigi. I fan di Conte amano questo imbarazzante, incolore neo-democristiano di ascendenza grillina per il solo fatto di aver rotto con Salvini, fino a ieri dipinto come il demoniaco nemico pubblico dell’italianità “de sinistra”, quella che vent’anni fa avrebbe sbranato vivo Berlusconi se si fosse permesso di infliggere la metà della metà delle punizioni bibliche che “l’avvocato del popolo” ha rifilato agli italiani in soli tre mesi. Potenza del coronavirus: impaurendolo a dovere, puoi calpestare il cittadino riducendolo a suddito, facendogli dimenticare la nozione stessa di libertà.
Nel festival dei nuovi mostri furoreggiano i grandi media, complici dei nuovi censori di regime: il padreterno televisivo Burioni chiede di spegnere “ByoBlu”, cioè il video-blog più seguito dagli italiani? Prontamente, YouTube cancella 4 video recentissimi prodotti dal team di Messora. Da Palazzo Chigi – nel silenzio tombale e orwelliano dell’Ordine dei Giornalisti – sulle notizie vigila il Ministero della Verità messo in piedi dal sottosegretario piddino Andrea Martella, con l’aiuto di giornalisti come Riccardo Luna (”Repubblica”) e “debunker” del calibro di David Puente, pupillo di Mentana e colonna portante del newsmagazine “Open”. Farebbe ridere, se non fosse una tragedia: la libertà di stampa fatta a pezzi, rottamata come rifiuto organico di tempi felici e ormai remotissimi. L’odio serpeggia pericolosamente in ogni rivolo: sulla pagina Twitter del Cicap, l’ambiguo comitato fondato da Piero Angela per promuovere le verità ufficiali (a scapito di tutte le altre), c’è persino chi brinda alla morte di Giulietto Chiesa, augurandosi pure quella di Massimo Mazzucco. Si vaneggia: dai derby sconfortanti di ieri Giiulietto Chiesa(Capitana contro Capitano, Sardine contro Salvini) si è passati all’insulto feroce, e addirittura all’evocare lo scannamento del presunto avversario, senza che il nuovo culto di Giuseppe Conte lasci spazio al dubbio: non è che siamo tutti sulla stessa barca, che oltretutto sta per affondare?
«Sarà un autentico disastro, epocale – dice Gianfranco Carpeoro – se i cittadini non apriranno gli occhi e non comprenderanno di poter contare su un’unica risorsa: se stessi». Aprire gli occhi? Tradotto: constatare che il penoso, modestissimo Conte non ha ancora fatto assolutamente niente per evitare il collasso economico del popolo che ha rinchiuso in casa. «Misure tragicomiche come quelle previste per la riapertura di spiagge e ristoranti – sostiene Paolo Franceschetti – lasciano supporre che non ci sia nessuna volontà di aiutare il paese: semmai l’intento sembra quello opposto, di affossarlo di proposito». Marco Moiso, vicepresidente del Movimento Roosevelt, residente a Londra, allarga l’orizzonte: «In Gran Bretagna, dove peraltro il lockdown non è stato così rigido come in Italia, la cassa integrazione è arrivata subito, e ora è stata prorogata fino a ottobre: nessuno sarà licenziato, e i lavoratori hanno ricevuto immediatamente l’80% dello stipendio, grazie al governo Johnson». Per capire il senso di quel che avviene sotto casa, aggiunge Moiso, conviene guardare più lontano: «Sappiamo che il dramma è partito da Wuhan, ma sbaglieremmo se puntassimo il dito solo contro la Cina, che certo ha sicuramente ritardato l’allarme iniziale».
C’è molto altro, nelle retrovie di questa losca vicenda: lo fa capire Trump, che minaccia di trascinare i cinesi in tribunale anche per stanare i non-cinesi in cima a tutti i sospetti, dal dottor Anthony Fauci al suo amicone Bill Gates, il “filantropo” iper-vaccinista che controlla l’Oms, l’organizzazione che a Wuhan “se c’era, dormiva”, attorno a quel laboratorio finanziato anche attraverso Fauci, e con il contributo dei francesi. Dalla sua solitudine d’avorio, si fa vivo persino Bob Dylan (Premio Nobel 2016 per la Letteratura) nell’alludere alla peggiore delle ipotesi: una sinistra connessione tra i “signori del Covid” e gli assassini del Deep State che macellarono John Kennedy a Dallas. Sempre in casa Kennedy, è l’avvocato Robert Junior (figlio di Bob) a sparare sul patron della Microsoft: puzza d’imbroglio, la sua fretta di inondarci di vaccini obbligatori. E se le divinità Gates, Fauci e il presidente dell'Omsmondiali tracciano ipotesi precise (e allucinanti) sul nostro futuro prossimo, non tarda a farsi sentire il coretto dei nani nazionali, made in Italy, pronto a ripetere che sì, probabilmente l’eventuale vaccinazione sarà obbligatoria, o comunque vincolante: off limits i luoghi pubblici, per chi oserà sottrarsi alla siringa. E tutto questo, senza uno straccio di dibattito parlamentare. Normale? Di questo passo, sì. Ma non succederà.
Ne è convinto Magaldi, che ha fiducia nella riconquista della democrazia, oggi sospesa. «Ma occorre agire e mettere da parte la paura, volutamente alimentata dal governo, così come la sua “sorella” naturale, la speranza, che conia slogan come l’idiota “andrà tutto bene” da recitare affacciandosi al balcone». Sta andando tutto male, anzi malissimo. «E infatti l’Italia sta per esplodere. Ma la stessa società civile, anche attraverso autorevoli giuristi, non ha mancato di farsi sentire», dice il presidente del Movimento Roosevelt. «Quello che abbiamo di fronte è un modello distopico, che qualcuno vorrebbe trasformare nel nostro futuro: sta a noi respingerlo». Gli esempi non mancano: «Si guardi la Svezia: anziché chiudere il Parlamento e trattare i cittadini come bambini, ha rivolto loro raccomandazioni adulte e senza sprangare il paese, con ottimi risultati». Sintetizzando: «Se non vogliamo finire in un Occidente senza più libertà, trasformato in succursale cinese, dovremo stabilire che i diritti Contecostituzionali non possono essere sospesi, mai, neppure di fronte a un’emergenza sanitaria. Troppo facile, altrimenti, imprigionare il mondo: basta mettere in circolazione un virus all’anno, terrorizzare la popolazione, e il gioco è fatto. Attenti: è esattamente il piano dei “gestori” del coronavirus».
Chi sono? «Circuiti apolidi e supermassonici, sovranazionali e reazionari, che hanno puntato sulla Cina come modello autoritario per il futuro dell’Occidente». Il virus come arma? «Certo, ma si tratta di una mossa dettata dalla disperazione – aggiunge Magaldi – visto l’esito delle iniziative precedenti: volevano impadronirsi del mondo con l’austerity neoliberista e con il terrorismo “islamico”, ma non ci sono riusciti». La grande corsa della Cina, poi, è stata fermata dal campione “populista” Donald Trump: un altolà di portata storica, a cui si è risposto con l’infernale Covid. La “soluzione finale”, in un mondo che sta vedendo crollare i presupposti della globalizzazione neoliberale, e dove la stessa Unione Europea (capolavoro di post-democrazia ordoliberista) sembra sul punto di andare in pezzi. Magaldi riconduce la questione nei termini più semplici: «Vorrebbero che diventasse normale lo spettacolo dei cittadini che piegano la testa, in silenzio, vedendosi confiscare la libertà e assistendo impotenti alla distruzione della loro economia. Ma non accadrà: sarà proprio la durezza della crisi nella quale stiamo precipitando ad aprire finalmente gli occhi ai dormienti, spingendoli a combattere per riconquistare la democrazia perduta e il diritto a una vita dignitosa, non più vessata dalla barbarie artificiosa dell’austerity».

mercoledì 3 giugno 2020

Covid-19 / Vietate Le Autopsie Dal Governo. Calpestate Salute & Ricerca


Governi killer. Tutti quegli esecutivi che da quando è scoppiata la pandemia per il Covid-19 hanno stravolto leggi & buonsenso impedendo di effettuare ogni autopsia, quando si abbia il sospetto che il decesso sia da attribuire al coronavirus.
Ai confini della realtà. Calpestando ogni diritto della scienza per capire sul serio la portata della pandemia. Ingenerando un “pandemonio” di cifre del tutto strampalate. Creando un autentico calderone nel quale finiscono per mescolarsi decessi d’ogni tipo.

Alla faccia del progresso, del contrasto reale al virus e d’un minimo principio di civiltà.
E’ possibile mai che tutto ciò avvenga in molti paesi, ben compresa l’Italia, e che nessuno osi dire qualcosa in contrario? Che sia imbavagliata ogni forma di opposizione e denuncia al cospetto di tale scempio?
Un altro massacro scientifico, perfettamente legalizzato.

IL TESTO SENZA TESTA
Leggiamo il testo della Circolare diffusa il 2 aprile a tutti gli ospedali italiani dal Ministero della Salute retto da Roberto Speranza.
Ecco l’articolo 1 del testo. “Per l’intero periodo della fase emergenziale non si dovrebbe procedere all’esecuzione di autopsie o riscontri diagnostici nei casi conclamati di Covid-19, sia se deceduti in corso di ricovero presso un reparto ospedaliero sia se deceduti presso il proprio domicilio”.

Roberto Speranza
Passiamo all’articolo 2. “L’Autorità Giudiziaria potrà valutare, nella propria autonomia, la possibilità di limitare l’accertamento alla sola ispezione esterna del cadavere in tutti i casi in cui l’autopsia non sia strettamente necessaria. Analogamente le Direzioni sanitarie di ciascuna regione daranno indicazioni finalizzate a limitare l’esecuzione di riscontri diagnostici ai soli casi volti alla diagnosi di causa del decesso, limitando allo stretto necessario quelli da eseguire per motivi di studio e di approfondimento”.
Vi rendete conto di quanto stabilisce tale folle circolare?
Ispezione esterna del cadavere?
Ma siamo nel cuore della Papuasia?
Eppure, in un documento redatto giorni prima (per la precisione il 22 marzo) dalla Società Italiana di Anatomia Patologica, veniva espressamente messo nero su bianco: “Qualora all’esito della valutazione preliminare si ritenga che un decesso possa essere dovuto al Covid-19, i successivi accertamenti devono essere orientati alla conferma della diagnosi e alla precisa definizione del ruolo dell’infezione di Sars-Cov-2 nel determinismo della morte”.
Più chiari di così. Ma il governo se ne è ampiamente fregato di tale raccomandazione.

SCRIVE “NATURE
Vediamo cosa scrive a maggio (adesso) l’autorevole Nature a proposito della fondamentale importanza delle autopsie, soprattutto in tempi di coronavirus.
“Il rallentamento dell’autopsia ostacola la ricerca di come uccide il coronavirus. I sistemi sanitari, i blocchi e i requisiti di sicurezza hanno ostacolato gli sforzi per raccogliere i tessuti dai pazienti che sono stati cruciali per la ricerca”.

Così esordisce la giornalista scientifica di Nature, Heidi Ledford.
Che così continua: “Quando la pandemia di coronavirus si abbattè sulla città di Bergamo, in Italia, a partire da febbraio, l’ospedale Papa Giovanni XXIII fu rapidamente sopraffatto. I medici si sono attivati per dedicare l’ospedale, uno dei più grandi della regione, alle cure delle persone con Covid-19”.

Andrea Gianatti col suo staff medico
“Presto, tuttavia, il patologo Andrea Gianatti e i suoi colleghi iniziarono a spostare la loro attenzione su una priorità meno visibile: le autopsie. ‘E’ nata la necessità di capire come la malattia colpisce i vari organi’, afferma Gianatti. ‘E il modo più efficace era eseguire l’autopsia’”.
Prosegue Ledford: “Le autopsie sono un lavoro scrupoloso in condizioni normali; durante un’epidemia di malattia infettiva, il rischio aggiuntivo richiede precauzioni di sicurezza che le rendono ancora più ardue. Dal 16 marzo, il team di Gianatti ha eseguito 80 autopsie di persone che si sono dimostrate positive al coronavirus. ‘Il gruppo in genere gestisce solo 150 autopsie in un anno. Pochi ospedali, in Italia, dispongono delle attrezzature e delle risorse di sicurezza per avviare un’impresa simile’, afferma Gianatti”.
Prosegue la reporter di Nature: “I ricercatori di tutto il mondo si sono affrettati a studiare Covid-19, una malattia che attacca principalmente i polmoni, ma ha anche effetti sconcertanti su cuore, reni e cervello. La furia pandemica e i relativi blocchi hanno complicato gli sforzi per raccogliere i campioni di tessuto di cui i ricercatori hanno bisogno per capire come il nuovo coronavirus provoca tale caos. Ora, i patologi sono alla ricerca di modi per raccogliere sistematicamente tali campioni e condividere i risultati”.
Ledford, nel suo reportage, raccoglie le voci di diversi ricercatori internazionali, impegnati nella lotta contro il coronavirus e per difendere strenuamente la prassi scientifica dell’autopsia.

PARLANO I PATOLOGI
Afferma il patologo Roberto Salgado degli ospedali GZA-ZNA di Anversa, in Belgio: “Abbiamo bisogno di quei tessuti per determinare cosa sta uccidendo i pazienti colpiti da Covid-19. E’ la polmonite? Sono coaguli di sangue? Perché sviluppano insufficienza renale? Non ne abbiamo idea”.
Sostiene un altro patologo di fama, Andrew Connolly, dell’Università della California, San Francisco. “Una pandemia è un momento difficile per concentrarsi sulla raccolta di tessuti per la ricerca. I sistemi sanitari sono travolti; gli elementi essenziali, compresi i dispositivi di protezione individuale e i reagenti di laboratorio, sono scarsi e gli operatori sanitari stanno già assumendo un enorme rischio personale nel prendersi cura dei loro pazienti”.

Dichiara Phil Quinlan, direttore del Clinical Research Collaboration Centre dell’Università di Nottinghan, in Inghilterra: “Mentre i ricercatori fanno fatica a comprendere i numerosi effetti di Covid-19 sul corpo umano, chiedono a gran voce l’accesso ai campioni dei pazienti. La richiesta è cresciuta rapidamente nei primi giorni dell’epidemia nel Regno Unito”. E aggiunge: “Se non hai una connessione diretta con un medico coinvolto in un programma di sperimentazione clinica, quasi sicuramente non otterrai campioni in questo momento”.
Commenta Heidi Ledford: “Il National Biosample Centre a Milton Keynes, nel Regno Unito, è stato convertito in un centro di elaborazione dei test Covid-19. Anche i campioni come il sangue di pazienti Covid-19 sono difficili da trovare”.

Phil Quinlan
E continua: “Anche nel mezzo dell’epidemia, alcuni centri hanno trovato il modo di raccogliere dati. In Brasile, la patologa Marisa Dolhnikoff dell’Università di San Paolo e i suoi colleghi hanno utilizzato autopsie minimamente invasive per prelevare campioni di tessuto. Invece di utilizzare la procedura standard, che può richiedere la rimozione di interi organi, il team di Dolhnikoff effettua biopsie con ago da varie posizioni del corpo, usando gli ultrasuoni come guida”.
Sottolinea Dolhnikoff: “La tecnica è considerata più sicura di una normale autopsia, che espone il patologo agli agenti infettivi e quindi spesso deve essere eseguita in una sala dedicata con un flusso d’aria che minimizzi il rischio, un allestimento che in Brasile pochi ospedali hanno”.
Il team della patologa carioca ha analizzato decine e decine di campioni da polmoni, cuore, fegato, reni, milza, pelle e cervello, e sta cercando di capire perché i coaguli di sangue sono così comuni nei pazienti con Covid-19 grave.
Passiamo negli Stati Uniti e vediamo cosa ne pensa un altro patologo intervistato da Ledford, vale a dire Matthew Leavitt, direttore medico di Lumea, una società di “patologia digitale” a Lehi, nell’Utah. “Per determinare cosa sta succedendo in quegli organi, i ricercatori hanno bisogno di un gran numero di campioni. In un ambiente normale, l’autopsia risponde alle domande su un paziente. Nel caso di una nuova malattia emergente, l’autopsia è fondamentale per tutta l’umanità”.
Tutta l’umanità. Capito?

DATABASE SALVAVITA
La reporter scientifica di Nature racconta un’altra significativa esperienza, quella portata avanti dal patologo Peter Boor della RWTH Aachen University in Germania, dove è stato creato un database di autopsie Covid-19, in modo tale che i ricercatori possano condividere i loro dati, privati dalle informazioni identificative. “Vorrebbe condividere a livello internazionale – commenta Ledford – ma ha rapidamente scoperto che anche in Germania rappresentava un’enorme sfida logistica. Ogni lander ha diversi requisiti legali che regolano le autopsie e la privacy dei pazienti”.
Siamo ora al parere di Amanda Lowe, amministratore delegato di Visiopharm, un’altra sigla che opera nel campo della patologia digitale in Colorado, a Westminster. “Chiunque fa un passo avanti e ha accesso ai tessuti anche da un solo paziente è estremamente prezioso”.

Ecco il commento finale di Heidi Ledford: “Salgado, Lewitt e un team di patologi stanno affrontando la sfida di creare un ‘repository’ internazionale di patologie Covid-19. Stanno collaborando con l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che mantiene un database di patologia tumorale. E stanno mettendo insieme le linee guida per la raccolta sicura di campioni di autopsia e un modo standardizzato di registrazione dei risultati. Finora, ricercatori provenienti da 25 paesi hanno dichiarato di essere interessati a partecipare, anche se un simile deposito richiederà probabilmente mesi per essere completato”.
Intanto, il ministro della salute di casa nostra russa.
Il governo dorme.
Limita drasticamente, anzi praticamente vieta le autopsie.
Se ne fotte di contribuire alla ricerca – quella autentica – per identificare e sconfiggere il coronavirus.
Stanno ammazzando quel che resta della nostra Salute. E della Democrazia.

www.lavocedellevoci.it

lunedì 1 giugno 2020

Alpi, Borsellino & Misteri / Giustizia Morta, Memoria Calpestata


Processi sul binario morto, inchieste stoppate, giustizia ormai agonizzante.
Tutto “normale” in tempi di coronavirus?
Possibile mai che ogni straccio di ricerca della verità vada a finire in discarica e chi ne ha diritto debba essere calpestato?
E’ naturale che la Costituzione sia stata abrogata a nostra insaputa?
Che la democrazia sia finita a marcire in cantina?
La Voce da anni segue, con la sua rubrica “misteri” e con frequenti inchieste, alcune storie che contrassegnano la drammatica vita del nostro Paese, i tanti buchi neri che la popolano, le non-verità che angosciano il nostro cammino nel corso dei decenni.
E da mesi è black out continuo. Tutto fermo anche prima dell’epidemia, ora il buio è totale.

Niente processi, ma anche stop alle inchieste: possibile mai? Mentre si discute se sia possibile effettuare videoconferenze per riprendere il filone penale.
Passiamo in rapida carrellata alcuni “misteri” che non fanno registrare più alcuna notizia: un encefalogramma piatto che crea angoscia e dovrebbe suscitare scandalo.
Ma nessuno muove un dito, nessuno s’incazza, neanche un’anima protesta.


La Procura di Roma
ALPI E BORSELLINO, DEPISTAGGI PERFETTI
Partiamo dal porto delle nebbie, la procura di Roma.
Proprio ieri abbiamo rammentato l’unica foglia che s’è mossa, con l’affossamento in Vaticano dell’inchiesta sui frammenti delle ossa nel cimitero teutonico. Un’inchiesta partita un anno e mezzo fa ed effettuata – incredibile ma vero – in appena 48 ore. Tutto finito in una bolla di sapone. Con la benedizione papale e anche quella del numero uno dei tribunali vaticani, quel Giuseppe Pignatone al timone della procura delle nebbie fino ad un anno fa.

Una procura, quella capitolina, che sta cercando in tutti i modi di affossare, una volta per sempre, ogni possibile processo per l’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Il 4 aprile è scaduto il termine per la proroga delle indagini ordinate dal gip Andrea Fanelli, dopo la duplice richiesta di archiviazione avanzata dal pm Elisabetta Ceniccola e controfirmata – vale a dire pienamente avallata – da Pignatone.
Ma quel termine è passato senza che si sia mosso nulla.
Possibile mai? Rinviata anche la semplice udienza davanti al gip che doveva stabilire se proseguire nell’inchiesta oppure archiviare il tutto. Ha un senso?
Nessuno, a Roma, se ne fotte dell’inchiesta di Perugia, che tre anni fa scagionò il giovane somalo condannato da innocente a 16 anni di galera, e mise nero su bianco del clamoroso “depistaggio di Stato”. Una sentenza che apriva la strada al processo romano, invece rimasta – tanto per cambiare – ad ammuffire. Mentre mandanti e killer di Ilaria e Miran sono liberi come fringuelli.
Un’altra inchiesta – ancor più “vecchia” – resta a marcire negli scantinati del porto delle nebbie. Riguarda l’omicidio di Pier Paolo Pasolini e venne riaperta tre anni fa per la scoperta di un terzo Dna sulla scena del crimine: oltre a quello del regista e a quello di Pino Pelosi, c’è anche la traccia di una terza presenza. Prove scientifiche, inoppugnabili, presentate da un perito degli eredi Pasolini.
Immaginate che qualcosa si sia mai mosso in questi tre anni? Niente. Neanche il becco di una risposta giudiziaria. Figuriamoci adesso con l’ottima e abbondante scusa della pandemia.

Anna Maria Palma
Facciamo un salto in Sicilia e ci troviamo alle prese con il processo Borsellino 5. Che si articola in due filoni relativi – anche stavolta – ad un clamoroso depistaggio di Stato. Nel processo in corso (sic) a Caltanissetta sono alla sbarra quattro poliziotti del team guidato all’epoca dall’ex questore di Palermo Arnaldo La Barbera, accusati di aver taroccato il pentito Salvatore Scarantino, sulla scorta delle cui denunce sono finiti in galera, per altrettanti 16 anni, sette persone che non c’entravano niente con la strage di via D’Amelio.
Mentre a Messina mesi fa è stato aperto un fascicolo per accertare le responsabilità dei magistrati che per primi hanno indagato su quella strage, Anna Maria Palma e Carmine Petralia, dai quali – di tutta evidenza – non potevano non partire gli ordini diretti al gruppo di La Barbera.
Un processo e un’inchiesta che in pratica s’incrociano, perché entrambe hanno a che fare con quel clamoroso depistaggio di Stato che non ha mai permesso di scovare, anche in questo caso, mandanti e killer.

I “SUICIDATI” PANTANI E ROSSI
A Napoli, invece, restano le spoglie dell’inchiesta sull’omicidio di Marco Pantani, il campione che fu fermato a Madonna di Campiglio per doping e poi finito in un gorgo senza fine.
Due le inchiesta partite dopo la sua tragica fine nel residence Le Rose di Rimini il 14 febbraio 2004. Una per quella morte, appunto: nonostante l’immensa mole di prove per documentare un omicidio in piena regola, la procura di Forlì ha archiviato il tutto, e la sentenza è stata confermata dalla Cassazione.

Resta in piedi il filone approdato a Napoli, su quel Giro d’Italia del 1999 taroccato e comprato dalla camorra, che aveva scommesso sulla sconfitta del Pirata. Anche stavolta una mole di prove che riguardano le “pressioni” sull’equipe medica per alterare le provette e l’ematocrito; e il coinvolgimento dei clan che aveva puntato grosse cifre sull’esito del Giro. Forlì archivia, mentre un esposto del legale della famiglia Pantani fa riaprire due anni e mezzo fa il caso alla Procura Antimafia di Napoli. Da allora non si è mossa una foglia. Silenzio tombale.
Da un “suicidio” all’altro il passo non è lungo. Basta fare un salto a Siena, dove nessuno ha mai trovato il bandolo della matassa per il giallo sulla fine di David Rossi, il responsabile delle comunicazioni del Monte dei Paschi di Siena. Un chiaro omicidio, soprattutto per la dinamica dei fatti che documentano i segni di un trascinamento del corpo e il volo dal quinto piano di Palazzo Salimbeni, quartier generale di MPS. “Doveva morire” – David Rossi, così come Marco Pantani – perché aveva deciso di vuotare il sacco su intrighi & affari nel mondo della finanza.
Un’inchiesta subito archiviata dagli inquirenti senesi, poi riaperta solo per la tenacia della famiglia di David. E’ quindi partito un altro filone d’inchiesta, stavolta a Genova, teso a smascherare depistaggi & affossamenti – tanto per cambiare – nell’inchiesta toscana.
Ma siamo alle solite. Da un anno circa è calato il silenzio più assoluto, figurarsi negli ultimi mesi.
E le stragi di Stato? Figurarsi, peggio che andar di notte.

LE FIAMME DI STATO
Piccoli movimenti, mesi fa, per il rogo del Moby Prince, con i lavori della commissione parlamentare d’inchiesta che hanno messo nero su bianco quanto le inchieste giudiziarie siano state del tutto carenti, fuorvianti e anche stavolta depistanti. Un pesantissimo j’accuse.

il relitto del DC9 di Ustica
Ma sapete che fine ha fatto? Neanche uno starnuto. Anzi sì, perché lo “Stato” tre mesi fa ha riconsegnato ai parenti delle vittime alcuni scatoloni con degli effetti personali rimasti anche loro a marcire per anni negli scantinati. Ma di aprire, finalmente, una vera inchiesta nemmeno a pensarci. Meglio, stavolta, “affondare” tutto e per sempre. Annegata, quindi, la pista che portava ai traffici di armi sotto l’ombrello protettivo degli americani all’indomani del conflitto in Iraq, epicentro la base a stelle e strisce di Camp Derby.
E su Ustica? L’ultima notizia riguarda un piccolo risarcimento deciso dallo Stato a favore della compagnia aerea Itavia, proprietaria del velivolo che ospitava gli 81 innocenti. La compagnia fallì pochi mesi dopo: quale senso ha ora quel risarcimento? Un altro schiaffo alla memoria dei morti, le cui famiglie sono state private di uno straccio di giustizia, essendo rimasti anche stavolta liberi di volare come fringuelli gli assassini.

E chissenefrega se la pista da seguire è chiara come un cielo limpido: il missile lanciato da una portaerei francese – con ogni probabilità la Clemanceau – per attribuire poi la responsabilità alla Libia dell’allora colonnello Gheddafi. Ma la giustizia di casa nostra ha stracciato giustizia & verità per la Ragion di Stato, e non infastidire alleati americani e francesi.
Arriviamo a tempi più recenti. Che ne sarà dei cascami del processo per la strage – e il rogo – di Viareggio? Condannati e prescritti i condannati eccellenti, come i vertici di FS RFI, liberi di passare da una poltrona del parastato all’altra, con valanghe di emolumenti al seguito.
E l’inchiesta per l’eccidio del ponte Morandi: al palo anche i lavori della magistratura genovese?

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