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sabato 20 luglio 2019

Beppe Scienza: banche fallite - Inps - oro

Rimborsi per le banche "fallite"

Fra poco inizieranno i 180 giorni per richiedere gli indennizzi per gli azionisti e obbligazionisti di Banca Marche, Veneto Banca, Popolare di Vicenza ecc. Le incombenze burocratiche previste non sono poche. Si veda «Etruria & C.: la via crucis burocratica per i risparmiatori vittime dei crac» sul Fatto Quotidiano dell'8-7-2019.
Criticabile poi la nuova normativa, che privilegia fortemente chi l'anno scorso aveva un reddito complessivo sotto i 35.000 euro oppure (!) un patrimonio mobiliare sotto i 100.000. Si veda «Risparmiatori truffati, i nuovi rimborsi non piacciono a tutti» sul Fatto Quotidiano del 13-5-2019.

Inps: svantaggi e rischi inventati

Circolano molte falsità sull'Inps, spesso messe in giro ad arte. Dicono che la previdenza integrativa renda più dell'Inps. Non è vero: si veda «Pensioni a perdere, la propaganda degli alti rendimenti del privato» sul Fatto Quotidiano del 27-5-2019.
Analogamente lanciano allarmi infondati sul c.d. fondo di tesoreria dell'Inps, per fare paura ai lavoratori, sempre per mettere le mani sul loro TFR. Vedi «Il TRF in pancia all'INPS, non c'è nessun rischio per i lavoratori» sul Fatto Quotidiano del 24-6-2019.

Puntare sull'oro (o sulle Borse) a costi minimi

La soluzione meno costosa, per puntare sulle quotazioni dell'oro, è sistematicamente ignorata dai giornalisti economici. Non ne parlano mai, vuoi per ignoranza, vuoi per non dispiacere a banche, gestori, promotori finanziari ecc. che collocano strumenti più costosi. Si veda: «Oro, la soluzione più economica è investire nei contratti future» sul Fatto Quotidiano del 4-3-2019.
La cosa richiede una qualche dimestichezza con la materia finanziaria. Per altro permette analogamente di puntare sulla Borsa Italiana, su Wall Street, sull'Eurostoxx 50 ecc. con costi minori che con gli Etf.
Infine una notizia fuori tema. Olimpiade 2026: erano scappati tutti, salvo Svezia e Italia. L'assegnazione delle olimpiadi invernali è un gioco dove vince chi perde. Lo spiega Der Spiegel scrivendo fra l'altro: "In ogni caso le stime in particolare degli italiani continuano a essere rudimentali e cariche di grossi rischi".
Beppe Scienza

Dipartimento di Matematica
Università di Torino
via Carlo Alberto 10
10123 Torino

www.beppescienza.it
www.ilrisparmiotradito.it

lunedì 15 luglio 2019

TERRESTRI SULLA LUNA - Massimo Mazzucco (con le critiche di Paolo Attivissimo)

VACCINI / UN SONDAGGIO GALLUP SUL RISCHIO VACCINI. DA NOI E’ CENSURATO


Da un mega sondaggio internazionale emerge che in Europa c’è un forte scetticismo sull’uso dei vaccini. Contestata soprattutto l’obbligatorietà, mentre i genitori preferisco, con naturalezza, adottare un sano principio di “precauzione”.
Una notiziona, come si dice in gergo, da far conoscere a tutti i costi ai lettori e ai cittadini. Cosa combina invece il sistema mediatico di casa nostra? Se ne fotte, oscura, ignora. Calpestando, quindi, tutti i diritti-doveri di informazione, facendo della Costituzione carta straccia.

IL DIRITTO NEGATO ALL’INFORMAZIONE
19 giugno. Sui media di mezzo mondo circola la notizia di un clamoroso sondaggio del prestigioso istituto statunitense di sondaggi, Gallup, portato a termine da una Ong britannica che opera in campo sanitario, Wellcome Global Monitor Survey, su un gigantesco campione di cittadini di mezzo mondo, 140 mila persone.
Al centro del sondaggio, la fiducia dei cittadini nei vaccini; ma anche nei governi e nei mezzi d’informazione.

Qui e in apertura immagini dalla campagna giapponese anti vaccini
La notizia comincia a fare il giro del mondo, la riprendono con grande evidenza tutti i media a livello internazionale.
Da noi, invece, il silenzio più assoluto, appena rotto da 30 secondi del Tg3 delle 19. Una censura (e/o autocensura) che più totale non si può. Da vera “democrazia nazi”.
La mattina del 20, sfogliando ad esempio i due quotidiani più diffusi, Corsera e Repubblica, non si trova neanche una notiziola, nemmeno una decina di righe, neanche una. Quando almeno due-tre volte al mese escono paginate sui profeti pro Vax, a partire dal Vate Roberto Burioni, senza che mai una sola volta venga intervistato un ricercatore che la pensi in modo diametralmente diverso, e che in tema di vaccini ponga al centro il principio di precauzione e in discussione l’obbligatorietà.

Passiamo quindi in rapida carrellata alcune notizie “secretate” dai nostri media, per poi vedere cosa sta succedendo nei due paesi più avanzati, Stati Uniti e Giappone, proprio sul fronte dei vaccini. Tanto per far conoscere ai cittadini non poche verità che da noi sono un tabù.
Scrive Sarah Boseley, firma (Health editor) del Guardian sui temi della sanità: “Un esame globale nei confronti della scienza, con riferimento particolare ai vaccini, ha rivelato una forte crisi di fiducia in Europa, mostrando che solo il 59 per cento degli abitanti nell’Europa occidentale e il 50 per cento in quella dell’est pensa che i vaccini siano sicuri, in confronto ad un 79 per cento a livello mondiale. La Francia fa segnare il maggior livello di disaffezione, con il 33 per cento”.
“Lo studio – scrive ancora – mostra come la scarsa fiducia circa la sicurezza dei vaccini si accompagni ad una scarsa fiducia nelle istituzioni governative. Una recente inchiesta del Guardian ha fatto segnare risultati moto simili, coniugando una crescente diffidenza politica nei confronti dell’Europa con un sempre più forte anti-vax sentiment”.
Sottolinea il direttore del progetto WellcomeImran Khan: “Ci sono popolazioni sempre più numerose e intere nazioni in cui sta rapidamente crollando la fiducia nei vaccini”.

STATI UNITI, L’ALLARME LANCIATO DAI MEDICI
Eccoci agli Stati Uniti. Dove l’Associazione nazionale dei medici e chirurghi americani (Association of American Psysicians and Surgeons) ha preso la parola al Congresso Usa, pronunciando senza mezzi termini un NO all’obbligatorietà vaccinale ed illustrando in modo dettagliato i rischi che comporta un indiscriminato uso dei vaccini stessi.

La videata del Guardian
Ecco alcuni passaggi della loro presa di posizione. “L’Associazione si oppone con forza all’interferenza federale nelle decisioni mediche, incluse quelle sui vaccini obbligatori. Dopo essere stati pienamente informati su rischi e benefici di una procedura medica, i pazienti hanno il diritto di accettare o rifiutare la procedura. La regolamentazione della professione medica è una funzione statale, non federale. La prevalenza dell’ordinamento pubblico sulle decisioni dei pazienti o dei genitori riguardo all’accettazione di farmaci o ad altri interventi medici è una seria intrusione nella libertà dell’individuo, nella sua autonomia e nelle decisioni dei genitori sull’educazione dei figli. Il motivo addotto a sostegno delle politiche di vaccinazione obbligatoria è la minaccia per la salute pubblica. Ma che razza di minaccia è necessaria per giustificare che le persone siano costrette ad accettare rischi imposti dalle scelte di governo?”.
Quello dei rischi è il tema forte su cui punta l’Associazione. Concetto ribadito dalla Corte Suprema statunitense e dallo stesso Congresso. Del resto, il Vaccine Injury Compensation Program (Programma per il risarcimento danni causati da vaccini) ha dovuto sborsare oltre 9 miliardi di dollari per fronteggiare il crescente numero di contenziosi. Che aumenterebbero in misura vertiginosa se non fossero così complicati come oggi.

“Ci sono nel settore enormi conflitti d’interesse – viene evidenziato – e giganteschi interessi da parte dei fornitori di vaccini e delle industrie farmaceutiche”.
Ancora: “I vaccini non sono né sicuri al 100 per cento né efficaci al 100 per cento”.
“Le persone non vaccinate, non esposte a una malattia e senza alcuna prova di contagio, non rappresentano alcun pericolo chiaro o presente”.

GIAPPONE, A TUTTA PRECAUZIONE
Passiamo al Giappone, dove sono ancor più rigorosi e cauti nella somministrazione dei vaccini e dove predomina il “principio di precauzione”.
Ecco cosa segnala un report. “Il Giappone, che ha il più basso tasso di mortalità infantile, dopo il divieto di vaccinazioni obbligatorie, esorta altri Paesi a seguire questa posizione a tutela della salute pubblica”.
Il governo nipponico, infatti, ben al contrario di quanto ad esempio accada in Italia, non solo ha revocato l’obbligatorietà vaccinale, ma ha addirittura vietato l’uso di alcuni vaccini, ritenuti altamente a rischio, e avendo riscontrato statisticamente un gran numero di reazioni avverse.

Hiroko Mori
Per fare un solo esempio, è stato messo al bando il vaccino MMR, contro il morbillo, la parotite e la rosolia. Reso obbligatorio più di vent’anni fa, nel 1998, è stato revocato dopo tre anni, dopo aver constatato 900 casi di reazione avversa. In quel triennio i genitori che non l’avevano voluto utilizzare per i propri figli erano stati multati. E in Giappone si rammentano i tantissimi casi negli Usa, oltre 75 mila, come segnalato dal database VAERS (Vaccine Adverse Event Reporting System).
Forti polemiche, in Giappone, anche per il vaccino contro il Papilloma virus (HPV), sospeso sei anni fa dopo la segnalazione di quasi 2000 reazioni avverse.
Leggiamo infine i pareri espressi da due illustri ricercatori nipponici.
Hiroko Mori, ex capo della divisione malattie infettive presso l’Istituto Nazionale della Sanità giapponese, è favorevole ad “un minor numero di vaccini, anche perché le eccellenti misure igieniche, formative e nutrizionali del Paese hanno incrementato la salute dei bambini”.

“La medicina – sostiene – dovrebbe riguardare la guarigione, ma ai bambini che non sanno parlare vengono dati colpi inutili perché i loro genitori sono spaventati. I bambini stanno perdendo la loro capacità di guarire naturalmente. Ci sono già tante persone che hanno subìto effetti collaterali. Tutto ciò che chiediamo è stabilire il diritto di dire NO. Il diritto di scegliere dovrebbe essere riconosciuto come un diritto umano fondamentale”.
Anche il decano della Scuola di specializzazione in scienze del controllo delle infezioni dell’Università di KitasatoTetsuo Nakayama, sottolinea il rischio vaccini: “Non c’è alcuna garanzia che tuo figlio non sarà uno tra quei mille. Devi confrontare i rischi tra gli effetti collaterali e cosa succederà se sei infetto dalla malattia in modo naturale. Secondo la legge vigente la decisione di vaccinare o meno tuo figlio è fondamentalmente lasciata ai genitori, ma non ci sono abbastanza informazioni per prendere una decisone informata”.
Sottolinea un esponente dell’Unione Consumatori del Giappone, Masako Koga: “Dobbiamo fermarci. I vaccini hanno stretti legami con il denaro. Dallo sviluppo alla circolazione, alla ricerca sugli effetti collaterali, ci sono molti interessi acquisiti. Ci sono dei secondi fini dietro ai programmi di vaccinazione di massa”.


domenica 14 luglio 2019

Insomma, sulla Luna ci siamo stati o no?


Insomma, ci siamo stati o no? Per quello che può interessare ai lettori de Il Fatto Quotidiano, la mia personale opinione è che no, sulla Luna non si saremmo mai potuti andare con la tecnologiadegli anni 60, tant’è vero che non riusciamo ad andarci neanche oggi. Ma naturalmente della mia opinione chissenefrega, e poi come è possibile che in mezzo secolo non sia mai venuta fuori la verità sulla conquista mai avvenuta del nostro satellite?
Per fortuna, esistono altri positivisti-scientisti oltre al sottoscritto, non inclini ad accettare qualsiasi cosa venga loro propinata dalla propaganda di turno, ma determinati a verificare le miriadi di supercazzole inventate dalla Nasa in 50 anni per compiacere i presidenti di turno. E’ il caso di Massimo Mazzucco – uno che di professione ha fatto il fotografo prima di diventare regista e di immagini se ne intende – e del suo incredibile documentario American Moon, oltre due ore di serena e plausibile confutazionedella verità ufficiale sulla Luna.
Come molti sanno, la “teoria del complotto lunare” corrente vorrebbe il regista Stanley Kubrick coinvolto in prima persona dalla Nasa per simulare la conquista della Luna. Moltissimi gli indizi in merito, riportati anche in un altro incantevole documentario di Rodney AshnerRoom 237, del 2012. Un altro indizio sulla stretta connessione tra Kubrick e la Nasa è la costruzione da parte dell’Ente spaziale americano di un obiettivo fatto appositamente per il film di Kubrick Barry Lyndon. Perché la Nasa avrebbe speso ingenti fondi per studiare e realizzare un obiettivo tanto speciale per il regista? Perché non glielo fece neanche pagare? Un semplice omaggioall’autore di 2001 Odissea nello spazio (anno: 1968)?
Ma a tutto questo Mazzucco non accenna neanche. Di Kubrick nessuna traccia in American Moon. Invece, per tagliare le gambe a tutti i debunker sfata-tesi, il regista gioca d’anticipo, confutando dall’inizio e scientificamente tutte le loro critiche. Il principale debunker e avversario da sempre di Mazzucco è il solito Paolo Attivissimo, di nome e di fatto nel tentare di intorbidire le acque della vicenda lunare.
Ma naturalmente ci sono anche fior di fotografi professionisti, interpellati da Mazzucco sulle caratteristiche tecniche delle immagini “riportate” dalla Luna. Bene, nessuno tra Oliviero ToscaniToni ThorimbertAldo FallaiPeter Lindbergh e Nicola Pecorini riesce a spiegare la stranezza di tutte quelle immagini degli “allunaggi” se non con la loro realizzazione in uno studio fotografico. Per non parlare di uno degli argomenti principe della impossibilità di arrivare sulla Luna: l’attraversamento delle micidiali Fasce di Van Allen, in grado di “friggere” qualsiasi apparato radio (non parliamo dei corpi degli astronauti).
Non posso certo riportare qui tutte le incongruenze logiche, le strane dimissioni, le ammissioni a mezza bocca dei dirigenti Nasa presenti nel film, ma voglio ricordare che nel 1994 un altro regista, l’americano Bart Sibrel, tentò di fare giurare sulla Bibbia Neil ArmstrongBuzz Aldrin e Michael Collins di essere davvero stati sulla Luna. Nessuno di loro volle farlo.
Il documentario American Moon verrà proiettato il 15 luglio al Teatro Eliseo di Roma, esattamente cinque giorni prima del cinquantenario di quella che potrebbe essere ricordata come la più gigantesca fake news della storia.

sabato 13 luglio 2019

Movimento Agende Rosse: Commemorazione strage di via D'Amelio - il programma degli eventi

27° Anniversario della STRAGE DI VIA D'AMELIO – Il programma degli eventi


Come tutti gli anni, anche quest'anno ci troviamo a Palermo insieme alla famiglia Borsellino in occasione del 19 luglio, 27° anniversario della strage in cui persero la vita Paolo Borsellino e cinque dei suoi agenti di scorta: Emanuela Loi, Agostino Catalano, Claudio Traina, Eddie Walter Cosina e Vincenzo Li Muli.
La manifestazione si articolerà su 4 giorni con una serie di iniziative. Questo il programma.

MERCOLEDÌ 17 LUGLIO

Via della Vetriera, 57, Palermo
ore 16.30 – 4° compleanno della "Casa di Paolo"
ore 18.00 – 5° edizione del triangolare di calcetto "La legalità scende in campo"
Atrio "Paolo Borsellino" della Biblioteca Comunale in Casa Professa
ore 20.00 –  "Legami di memoria"  a cura dell'Arci Palermo
Facoltà di Giurispridenza – Via Maqueda 172
ore 20.30 – Convegno promosso da AntimafiaDuemila "Paolo Borsellino, strage di Stato – Sulle orme dei mandanti esterni"

GIOVEDÌ 18 LUGLIO

Albero della Pace di Via D'Amelio
  • Ore 17.30 "Storie di resistenza civile al femminile" dedicato a: Rita, Paolo, Agostino, Claudio, Emanuela, Vincenzo e Walter a cura del "Centro studi Paolo e Rita Borsellino"
    Con: Chiara Corrao, Luciana Di Mauro, Osas Egbon, Piera Fallucca, Alfio Foti, Vittorio Teresi, Giò Vacirca e Mario Cefalo, Pamela Villoresi 
  • ore 19.00 – "Acchianata" (salita) in notturna al monte Pellegrino (partenza da via D'Amelio)
  • ore 21.00 – "La forza dietro ad un sorriso" – Veglia in stile rover
  • a seguire Santa Messa a cura dell'Agesci

VENERDÌ 19 LUGLIO

 

Albero della Pace di Via D'Amelio
  • ore 9.00 – 13.00 – "Coloriamo Via D'Amelio: il 19 luglio per i cittadini di domani" – Animazione, laboratori, letture per bambine e bambini a cura del "Centro studi Paolo e Rita Borsellino" .In collaborazione con gli studenti del Corso di laurea in Scienze della Formazione primaria UKE, Nati per leggere Sicilia, Laboratorio Zen insieme, Associazione "Il Quartiere" di Monreale, Centro di animazione territoriale "San Giovanni Apostolo", Centro "Santa Chiara", Associazione Lievito, Emmaus Palermo, campo estivo CONI "Sport: un diritto per tutti", "Casa di Paolo".
     

 "Io ci SARÒ, tu ci sei STATO ?"

  • ore 14.45 – "Orfani di Stato" – Interventi dal palco dei familiari delle vittime della strage di Via D'Amelio e dei familiari di vittime di mafia tra cui: Vincenzo Agostino, Angela Manca, Stefano Mormile, Brizio Montinaro, Rosaria Scarpulla e Francesco Vinci.
    Aprono l'evento gli "Our Voice"
  • ore 16.58 – Minuto di silenzio
  • ore 17.00 – Marilena Monti recita la poesia «Giudice Paolo»
  • ore 17.30 – "Testimoni di ingiustizia" con Piera Aiello, Ignazio Cutrò, Gianfranco Franciosi e Gaetano Saffioti. Introducono gli studenti dell'I.P.I.A. – Emanuela Loi di Sant'Antioco (CI)
  • ore 18.00 – "Verità di Stato, Verità di tutti?"  Incontro con i magistrati Sebastiano Ardita, Roberto Scarpinato, Giuseppe Lombardo e l'avvocato Fabio Repici, modera Giuseppe Lo Bianco
  • ore 21.45  I Sansoni
  • A seguire Presentazione del libro "Paolo Borsellino – Cosa nostra spiegata ai ragazzi" prefazione di Salvatore Borsellino

ACCREDITI STAMPA (retropalco via d'amelio)

 

 

SABATO 20 LUGLIO

Casa di Paolo Via della Vetriera, 57, Palermo
ore 18.00 Donne contro la mafia (Piera Aiello, Fiorenza Brioni)


Altre città:

Monfalcone (GO)

Il neo nato presidio del Movimento delle Agende Rosse, presidio di Monfalcone (Go) intitolato a Rita Atria, in collaborazione con i fratelli di Belluno, di Pordenone, di Udine e sotto la supervisione dello stesso Movimento, ha organizzato per il prossimo 19 luglio,  in occasione della strage di via Mariano D'Amelio, un incontro tra la popolazione tutta e gli attivisti.
Saremo in piazza Falcone-Borsellino in Monfalcone per ricordare il 27° anniversario di Verità nascoste, di depistaggi che hanno funestato la nostra Repubblica.
Nello specifico intendiamo ascoltare chiunque voglia esprimere, nel pieno rispetto dell'art. 21 della Carta Costituzionale,  un pensiero, una ipotesi, un ricordo personale del Dott. Paolo Borsellino e degli uomini di scorta tragicamente uccisi in tale data. Di seguito il nostro programma:

  • Dalle ore 10.00 alle 13.00 sarà possibile incontrare i ragazzi dei presidi, iscriversi al movimento delle Agende Rosse e prenotare il proprio intervento.
  • Dalle ore 16.00 sarà possibile intervenire e o confrontarsi con i vari interlocutori. Inoltre verranno proiettati filmati vari sul depistaggio e sulla strage.
  • Alle ore 20.00 seguirà un corteo silenzioso per le strade cittadine. Arrivo in piazza Falcone-Borsellino, saluto e scioglimento della manifestazione.

Fin da ora precisiamo che per nessun motivo saranno accettati simboli che non appartengono ai movimenti anti mafia.

www.19luglio1992.com

domenica 7 luglio 2019

American Moon, il film che non vedrete in TV, a Roma il 15 luglio al Teatro Eliseo

Il film American Moon sarà proiettato a Roma il 15 luglio al Teatro Eliseo, come da locandina allegata.
Approfitto di questo spazio per raccontarvi brevemente quello che è successo nel proporre il film alle varie TV nazionali, nei mesi che hanno preceduto il 50° anniversario delle missioni Apollo.
MEDIASET: Il film è stato proposto alle tre reti principali (Retequattro, Canale Cinque e Italia Uno) ma la risposta unificata è stata "Molto ben fatto e documentato, ma non è adatto per una TV generalista". Risposta triste, ma ci poteva stare. C'è stato invece, all'interno di Mediaset, un interessamento da parte di Focus, il canale "specializzato in argomenti controversi", ma la trattativa si è presto arenata, quando ho scoperto che intendevano prendere il mio film, spezzettarlo in capitoli, e far "rispondere" a ciascun capitolo non con un dibattito aperto, ma con un "controcapitolo" di Attivissimo, senza che io avessi più la possibilità di replicare. A quel punto io ho obiettato: "Ma scusate, Attivissimo è la stessa persona che mente spudoratamente nelle varie situazioni del film che avete appena visto. Se costui mente anche nelle sue repliche ai miei capitoli, dicendo cose non vere, poi il pubblico non riesce più a capire dove stia la verità!"
E la risposta letterale è stata - lo giuro sui miei figli - "Ma è proprio questo che noi vogliamo".
In altre parole, mi stavano dicendo apertamente che il loro scopo non era affatto quello di appurare la verità sui viaggi lunari, ma piuttosto di confondere il pubblico, lasciandolo intenzionalmente nel dubbio, anche se questo avesse comportato il mandare in onda delle bugie plateali come quelle che racconta regolarmente Attivissimo. Era il debunking allo stato dell'arte, pianificato a tavolino, e pure dichiarato apertamente.
A quel punto ho rinunciato a dargli il film, anche se mi è dispiaciuto parecchio perdere la possibilità di vederlo andare in onda, e di guadagnare anche qualche bel soldino. (Per chi è interessato, ho raccontato l'episodio nella puntata di Bordernights intitolata "Come funziona la televisione". QUI, a partire dal minuto 13).
RAI: Ho mandato il film personalmente ai direttori di Rai 2 e Rai 3, Freccero e Coletta. Mi sono in seguito accertato, presso le loro segretarie, che lo avessero ricevuto, insieme alla mia nota di accompagnamento e alla mia filmografia.
Non mi hanno mai nemmeno degnato di una risposta. Direttori di rete di una TV pubblica, pagati con i soldi delle nostre tasse, che non sentono nemmeno il bisogno di dire alla loro segretaria "Risponda a Mazzucco, lo ringrazi ma gli dica che non ci interessa".
Almeno Mediaset una risposta me l'ha data. La RAI nemmeno quella.
LA7: Vista la recente mutazione di Enrico Mentana da vero giornalista a servetto del potere (ha persino accettato un premio da parte del CICAP,nell'acme del suo trasformismo), ho pensato bene di non mandarglielo nemmeno. Sono certo di aver fatto buona cosa, risparmiando almeno i soldi della spedizione.
Chi vuole venga a Roma il 15 luglio. Ci incontreremo lì. Per tutti gli altri, il film sarà presto disponibile su Youtube (sempre che non lo censurino anche lì, a questo punto).
Massimo Mazzucco
Pagina Info American Moon

venerdì 5 luglio 2019

Mentre il mondo guarda Donald Trump, non si accorge di quello che sta veramente facendo la politica estera degli Stati Uniti


I nostri leader sanno come battere i tamburi di guerra e, di solito, noi li assecondiamo. Gli Stati Uniti minacciano di fare guerra all’Iran, in modo che l‘Iran possa chiudere lo Stretto di Hormuz e attaccare le navi da guerra americane nel Golfo? Israele colpisce obiettivi iraniani in Siria dopo che alcuni razzi sono caduti sul Golan, per far sì che che un conflitto arabo-israeliano, dopo quello del 1973, diventi sempre più probabile? Jared Kushner progetta di rendere pubblico “l’accordo del secolo” di Trump per la pace in Medio Oriente, ma non era morto e sepolto?
Nel frattempo le storie vere vengono spinte verso il fondo della pagina, o “sul retro del libro,” come eravamo soliti dire noi giornalisti.
Prendete, per esempio, l’intenzione di Donald Trump di concedere all‘Arabia Saudita e agli Emirati Arabi Uniti una fornitura supplementare di armi per un valore di miliardi di dollari, per imbarbarire sempre di più la guerra nello Yemen contro gli Houthi;  il fatto poi che questi ultimi siano sostenuti dall’Iran, almeno così sembra, è la causa di gran parte della violenza internazionale contro la Repubblica Islamica. Agenti dei servizi segreti francesi a Washington avrebbero scoperto che questa non è una richiesta abituale da parte di Riyadh, ma un appello disperato a Washington, perché talmente indiscriminato è stato l’uso da parte dei Sauditi delle munizioni fornite loro dagli Stati Uniti contro i ribelli Houthi (e contro civili, ospedali, centri di assistenza, scuole e feste di matrimonio) che stanno esaurendo le bombe, i missili guidati e non guidati, i pezzi di ricambio dei droni ed altre armi “di precisione” da utilizzare contro uno dei paesi più poveri del mondo.
Così, quando Trump si era trovato di fronte al Congresso, che voleva fermare le forniture (non ultimo perché i suoi membri erano ancora abbastanza contrariati per l’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi), l’elenco dei destinatari della fornitura di armi era stato modificato, in modo da includere il piccolo e impavido alleato dell’America, il re Abdullah II di Giordania. Certo, questo particolare era sfuggito a tutti quanti, no? Abbiamo aggiunto ai titoli [dei nostri giornali] le parole “e alla Giordania,” ma non ci siamo chiesti il perché. E le munizioni non arriveranno da vendite dirette agli Stati del Golfo, con un possibile tetto imposto dal Congresso di 25 milioni di dollari, ma dalle scorte militari del governo degli Stati Uniti e (così fanno capire i Francesi) una gran parte di queste armi andrà in Giordania.
E la cosa è molto strana, perché la Giordania, in questo momento, non è in guerra con nessuno e certamente non fa parte delle forze della “coalizione” saudita che bombardano lo Yemen.
Quindi, quanto di questi 8,1 miliardi di dollari di missili, bombe ecc. sarà inviato ad Amman? E quante di queste armi saranno scaricate dagli aerei militari statunitensi e ricaricate sui cargo sauditi, una volta che la merce sarà arrivata in Giordania? Solo una piccola, ma tradizionalmente coraggiosa, pubblicazione, l’indomito settimanale francese Le Canard enchaine ha raccolto questa storia. In passato le sue fonti di Washington si erano sempre dimostrate corrette, e tutto il miserabile trasferimento di armi è stato definito dal giornale come: “Molto scaltro, anche se non morale, [solo] una piccola inezia per nuovi massacri.”
E ora prendiamo in considerazione un’indagine del New York Times sulla distruzione della famiglia Mubarez, dovuta ad un attacco aereo americano in Afghanistan, il 23 settembre dell’anno scorso. La coalizione in Afghanistan guidata dagli USA aveva in un primo tempo negato l’attacco. Poi aveva circoscritto l’obiettivo limitandolo alle coordinate della casa della famiglia Mubarez, nella provincia di Wardak, dove la moglie di Masih Mubarez e i suoi sette figli avevano trascorso la mattinata, fino al momento del bombardamento. Il marito era in Iran. Nonostante ciò, gli Americani avevano affermato che i loro soldati si erano trovati “sotto il fuoco di un cecchino” proveniente dall’edificio e che, dopo il bombardamento, “in base alle nostre valutazioni, erano rimasti uccisi solo dei combattenti.”
Ma, dopo quelle che ovviamente erano state settimane di indagini giornalistiche condotte insieme al Bureau of Investigative Journalism, il New York Times ha rivelato questa settimana, in un articolo firmato a quattro mani, che una bomba di precisione a guida GPS, made in USA, aveva effettivamente ucciso la moglie di Mubarez; le sue quattro figlie Anisa, di 14 anni, Safia, di 12, Samina, sette e Fahima, cinque; i suoi tre figli Mohammad Wiqad, 10, Mohammad Ilyas, otto e Mohammad Fayaz, quattro; e quattro loro cugini adolescenti.
Mubarez, che aveva telefonato per l’ultima volta a sua moglie dall’Iran un’ora e mezza prima della sua morte, aeva detto degli Americani: “Possono uccidere il nemico, ma hanno distrutto solo la mia casa.” E un’ultima considerazione: nella sua ultima telefonata a casa, Mubarez aveva sentito la moglie dire che all’interno dell’abitazione erano presenti soldati americani e afghani. Che cosa significava?
In passato, questa sarebbe stata una storia da prima pagina sul New York Times. Sarebbero seguiti ulteriori articoli, forse un editoriale. Questa settimana è stata confinata nella sezione “Mondo/Asia” del quotidiano. Nell’edizione internazionale, era in fondo a pagina tre. Come il pezzo di Le Canard enchaine, anch’esso in fondo alla terza pagina, anche se in una pubblicazione di sole otto pagine; la storia sembra già essere caduta nel dimenticatoio. Come tante altre in questi giorni.
Prendiamo, ad esempio, la morte in un ospedale algerino dell’attivista berbero e avvocato Kamel Eddine Fekhar, che aveva intrapreso un lungo sciopero della fame dopo l’arresto. Il pouvoir (“potere”), lo stesso corrotto governo algerino che si era tenuto stretto il comatoso presidente Abdelaziz Bouteflika, fino a quando la folla non lo aveva costretto alle dimissioni, e che ora dice che le elezioni per un successore devono essere rinviate, aveva incarcerato Fekhar per “minacce alla sicurezza dello stato” e “incitamento all’odio razziale.” Questi erano i soliti, falsi pretesti che lo stesso pouvoir aveva utilizzato ogni volta che aveva imprigionato o ucciso gli attivisti politici durante la guerra civile del 1990-98 (i morti totali allora erano stati circa 250.000).
La storia, che altrimenti non sarebbe mai arrivata fino a noi, è stata tuttavia divulgata dal giornalista-avvocato tunisino Nessim Ben Gharbia. Ha sottolineato il fatto che Fekhar, piuttosto che essere regolarmente detenuto in attesa di processo con altri presunti sospettati, era stato tenuto in “segregazione cautelare,” dove interrogatori severi (e nel contesto algerino, dovremmo sapere cosa significa) sono condotti nei confronti di chi avrebbe commesso, secondo i testi legali, “i crimini più gravi,” un tipo di detenzione che dovrebbe essere, secondo l’articolo 59 della costituzione algerina, una misura “eccezionale.” Ma Ben Gharbia rivela in una piccola rivista in lingua francese che questa stessa normativa viene ora applicata a uomini e donne accusati di finti trasferimenti di denaro, “demoralizzazione” dell’esercito e “complotto” contro lo stato. Uno stato, si dovrebbe aggiungere, che aveva posto fine alla sua guerra civile con una legge che vietava qualsiasi punizione nei confronti dei dipendenti statali per quelli che potremmo chiamare crimini di guerra.
Le notizie di routine sulla morte di Fekhar non menzionavano questo straordinario sviluppo nel sistema carcerario del paese, che ora è considerato dall’Occidente come un bastione contro Isis e gli altri killer islamici. Né vi è stato alcun seguito, come si dice in gergo, all’articolo di Ben Gharbia.
Né è probabile che ci sia, in un mondo in cui tutti noi, più volte alla settimana, veniamo inondati dalla retorica dei Trump, dei Bolton e dei Pompeo, sì, e dei Khamenei, dei Netanyahu e dei Mohammed bin Salman.
E, suppongo, dei Farage, dei Gove e dei Johnson.
Forse è giunto il momento di non dare più a queste persone il diritto di scrivere la nostra agenda, ma di mettere delle persone reali in testa di pagina, ora che gli Assange e i Manning non possono più fare il lavoro per noi.
Robert Fisk
Fonte: www.independent.co.uk

Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

venerdì 28 giugno 2019

La verità raccontata da Andrew Wakefield – Diretta Byoblu da Padova



In esclusiva su Byoblu, arriva la diretta streaming di un evento molto atteso: per la prima volta in Italia, Andrew Wakefield, il dottore londinese che nel 1998, con uno studio scientifico pubblicato su The Lancet, osò mettere in dubbio la pratica delle vaccinazioni di massa. Il suo articolo gli costò la radiazione dall’Ordine dei medici e la gogna mediatica dell’informazione mainstream, ma le sue ragioni, raccontate in prima persona, sono in pochi a conoscerle.
Grazie all’impegno dell’associazione Corvelva potremo ascoltare direttamente dalla voce dell’uomo più odiato dall’establishment farmaceutico e scientifico internazionale, il dottor Andrew Wakefield, quale sia la sua versione di questo lungo, triste capitolo di una storia che riguarda da vicino la salute dei nostri bambini, ed avere così un quadro più obiettivo su quello che si nasconde dietro a uno dei più grossi scandali del XX secolo.

mercoledì 26 giugno 2019

VACCINI E AUTISMO / LE RICERCHE ALLA KEELE UNIVERSITY


Ricordate le feroci polemiche ad inizio gennaio per una ricerca su alcuni lotti di vaccini parzialmente finanziata dall’Ordine Nazionale dei Biologi? Si scatenò un putiferio perché i risultati iniziali erano da brividi, un autentico polverone sollevato da un gruppo di ricercatori capitanato dal padre di tutti i Pro Vax, Roberto Burioni.
In quei lotti venne trovato di tutto e di più, compresi addirittura i nocivi glifosati.
Alla Keele University, invece, proseguono in tutta tranquillità gli studi di una equipe coordinata dal professor Chris Exley, docente in chimica bio-organica. Si tratta di una delle più prestigiose università britanniche, a pochi chilometri da Newcastle.
Nel 2017 l’equipe ha pubblicato uno studio sull’alluminio trovato nei tessuti cerebrali di cinque piccoli pazienti affetti da autismo. Le conclusioni della ricerca sottolineavano come anche piccole quantità di alluminio contenute in alcuni vaccini inattivati – ad esempio quello per l’HPV, vale a dire il papilloma virus – possono causare “le più severe e disabilitanti forme di autismo”.
E’ uno dei nodi sui quali la comunità scientifica internazionale dibatte da anni. L’equipe del professor Exley, dopo quella ricerca, ha deciso di continuare ad approfondire la delicatissima materia.
Per questo motivo alla Keele Universityhanno attivato una piattaforma destinata alle donazioni su questi fronti avanzati della ricerca, una sorta di crowdfundingper contribuire a finanziare quegli studi.
Ma alla Keele– come risulta da un ampio reportage effettuato dal Guardian– tengono a sottolineare l’alto profilo scientifico delle ricerche che possono attivarsi attraverso il portale. “Siamo convinti della necessità e grande utilità sociale dei vaccini oggi – sottolineano – ma altrettanto convinti che su questo terreno vadano promosse le più ampie ricerche. E noi intendiamo garantire la qualità scientifica degli studi che possono essere aiutati dalle donazioni”.
La ricerca di Exley ha ricevuto una sorta di marchio di garanzia assegnato dal “Children’s Medical Safety Research Institute” statunitense, un alto organismo americano che si occupa della sicurezza nei vaccini.
“I danari che riceviamo – osserva Exley – servono per supportare i costi di base e far funzionare i nostri laboratori, a prescindere dal tipo di ricerca da svolgere”.
Le ultime donazioni ammontano ad un totale di circa 22 mila sterline. La gran parte di importo inferiore alle 100 sterline ciascuna.
Il nuovo sistema di donazioni brevettato alla Keeleè finalizzato – sottolineano i promotori universitari – a garantire “il massimo grado possibile di trasparenza”.

martedì 25 giugno 2019

Blog Emanuela Orlandi: Sit-in per Emanuela a 36 anni dalla sparizione

New article "Sit-in 2019"


Pubblicato un nuovo articolo nel Blog di Emanuela Orlandi 

Sit-in per ricordare Emanuela Orlandi nel giorno della scomparsa con foto e video dell'intervento di Pietro Orlandi.
Sit-in per Emanuela a 36 anni dalla sparizione



Buona lettura
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