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lunedì 30 luglio 2018

Trump è un traditore perché vuole la pace con la pace con la Russia?


Il Partito Democratico americano preferisce portare il mondo verso una guerra termo-nucleare piuttosto che ammettere che Hillary Clinton ha perso le elezioni in maniera equa. Il PD è stato completamente corrotto dal regime dei Clinton, ed ora è totalmente impazzito. I leader del partito, come Nancy Pelosi e Chuck Schumer, mio ex co-autore al New York Times, hanno risposto in modo non democratico al primo passo che Trump ha intrapreso per ridurre le tensioni con la Russia, tensioni che i regimi Clinton, George W. Bush ed Obama hanno creato tra le due superpotenze.
Sì, la Russia è una superpotenza. Le sue armi sono così superiori alla spazzatura prodotta dal military/security complex americano, che la nostra al confronto è una potenza militare di seconda classe. Se folli neocon, come Max Boot, William Kristol ed altra feccia si faranno strada, Europa, Regno Unito e Stati Uniti saranno una rovina radioattiva per migliaia di anni.
La leader Democrat alla Camera, Nancy Pelosi (California), leader dell’opposizione alla Camera dei Rappresentanti, ha dichiarato che, per paura di una non ben definita punizione da parte di Putin, forse un dossier, il presidente USA ha venduto il popolo americano alla Russia perché vuole la pace: “Si pone la domanda: cos’hanno Putin ed i russi su Trump, personalmente, politicamente e finanziariamente, per il quale si comporta in questo modo?”. Il “questo modo” è voler siglare la pace invece che la guerra.
In pratica, la Pelosi ha accusato Trump di alto tradimento contro gli Stati Uniti. Non s’è levata alcuna protesta contro questa accusa totalmente priva di prove. I media presstitute, al contrario, strombazzano l’accusa come verità evidente. Trump è un traditore perché vuole la pace con la Russia.
Ecco il senatore democratico Chuck Schumer (Stato di New York) che ripete la stessa falsa accusa: “Milioni di americani continueranno a chiedersi se l’unica spiegazione per questo pericoloso comportamento sia la possibilità che Putin abbia informazioni dannose su Trump”. Se pensate che tutto questo non sia stato orchestrato da Pelosi e Schumer, siete stupidi oltre ogni immaginazione.
Ecco cosa dice John Brennan, lo sciagurato direttore CIA sotto Obama, uno dei leader della bufala Russiagate: “La performance di Trump alla conferenza stampa di Helsinki pareggia e supera la soglia di ogni reato. È stato sovversivo. Non solo i suoi commenti sono stati idioti, è palesemente nel taschino di Putin. Patrioti repubblicani: dove siete???”.
E qui la BBC, totalmente a libro paga CIA: https://www.bbc.com/news/world-europe-44852812
NOTATE CHE NESSUN MEDIA OCCIDENTALE STA CELEBRANDO O RINGRAZIANDO TRUMP E PUTIN PER AVER ALLENTATO LE TENSIONI ARTIFICIALMENTE CREATE. COM’È POSSIBILE? COM’È POSSIBILE CHE I MEDIA OCCIDENTALI SIANO COSÌ CONTRO LA PACE? QUAL È LA SPIEGAZIONE?
I russi, i cinesi, gli iraniani ed i nordcoreani, così come il resto del mondo, dovrebbero notare la reazione estremamente ostile alla pace da parte del Partito Democratico americano, di molti membri del Partito Repubblicano, tra cui i deprecabili senatori Lindsey Graham e John McCain, e dei media presstituti occidentali, un branco di gente a libro paga CIA, secondo quanto rivelato dal giornalista tedesco Udo Ulfkotte e dalla CIA stessa.
Graham, McCain, Pelosi, Schumer ed il resto dell’immondizia corrotta che ci governa sono a libro paga del military/security complex. Basta indagare su chi ha finanziato le loro campagne di rielezione. Il budget di 1.000 miliardi di dollari del military/security complex, amplificato dalle corporations di facciata della CIA e dal business dei narcotici, fornisce enormi somme, con le quali comprare deputati e senatori, che gli ignoranti americani credono di eleggere.
Avete idea di quanti siano 1.000 miliardi? Dovreste contare ogni giorno tutti i giorni per migliaia di anni per raggiungere quella cifra. È una somma che i destinatari considerano meritevole di protezione.
Il pubblico americano non ottiene pertanto rappresentanza, solo menzogne ​​che giustificano conflitti e guerre. Il military/security complex, sul quale Eisenhower mise invano in guardia il proprio popolo, ha un disperato bisogno di un nemico. In obbedienza, i regimi di Clinton, George W. Bush ed Obama hanno reso la Russia tale. Se Trump e Putin non lo capiscono, saranno facilmente marginalizzati.
Potrebbero essere entrambi assassinati: a questo puntano le dichiarazioni di Graham, McCain, Pelosi, Schumer ed altri, ripetuti all’infinito da quel Ministero della Propaganda che è la stampa occidentale. Trump può essere assassinato o rovesciato per aver venduto l’America alla Russia, come affermano i membri di ambo i partiti e come i media strombazzano all’infinito. Putin può essere facilmente assassinato da quegli agenti CIA ai quali il governo russo ingenuamente permette di operare in tutta la Russia; non solo sono nelle ONG e nei media di proprietà occidentali, ma anche tra gli Integrazionisti Atlantisti, la Quinta Colonna di Washington in Russia che serve gli scopi americani. Questi traditori si trovano nel governo di Putin!
Gli americani non hanno idea di che rischio Trump stia correndo a sfidare il military/security complex. Per farvelo capire, racconterò la mia esperienza. Nella seconda metà degli anni ’70 ero un membro dello staff del Senato americano. Stavo lavorando con un membro dello staff del Senatore Repubblicano S. I. Hayakawa, della California: l’obiettivo era trovare un rimedio alla stagflazione che minacciava la capacità del budget USA di soddisfare i propri obblighi. I senatori repubblicani Hatch, Hayakawa e Roth stavano cercando di introdurre una politica economica dal lato dell’offerta. I Democrat, che in seguito al Senato aprirono la strada ad una mossa del genere, erano, a quel tempo, contrari (vedasi Paul Craig Roberts, The Supply-Side Revolution, Harvard University Press, 1984). Sostenevano che la politica avrebbe peggiorato il deficit di bilancio, l’unica volta in quei tempi in cui se ne sono preoccupati. Dicevano che avrebbero sostenuto le riduzioni dei tassi d’imposta se i Repubblicani avessero appoggiato tagli al bilancio per sostenere un bilancio in pareggio. Fu uno stratagemma per mettere il GOP in difficoltà, per aver preso finanziamenti da alcuni gruppi per “tagliare le aliquote fiscali a favore dei ricchi”.
La politica sul lato dell’offerta non richiedeva tagli al budget; per dimostrare però la mancanza di sincerità dei Dems, gli aiutanti di Hayakawa ed io facemmo sì che i nostri senatori introdussero una serie di tagli al bilancio assieme a riduzioni delle tasse che mantenevano il bilancio in pareggio; ogni volta i democratici votarono contro.
Quando la combinazione di tagli alle tasse e tagli al bilancio della Difesa passò per un voto, il leggendario senatore Strom Thurmond, un 48enne senatore della Carolina del Sud, mi diede un colpetto sulla spalla. Mi disse: “ragazzo, non mettere mai il tuo senatore contro il military/security complex. Lui non verrà rieletto, e tu sarai senza lavoro”. Risposi che stavamo solo stanando i Democratici, che, di solito favorevoli a più governo, avrebbero votato per una riduzione dell’aliquota fiscale, anche se forse avrebbe posto rimedio alla stagflazione. Rispose: “ragazzo, al military/security complex non importa”.
La mia fuoriuscita dalla Matrix iniziò con la pacca sulla spalla di Thurmond. Crebbe poi ai tempi del Wall Street Journal, quando imparai che alcune verità semplicemente non potevano essere dette. Al Tesoro, sperimentai come questi interessi esterni, opposti alle politiche di un presidente, schierino le proprie forze ed i media di loro proprietà per bloccarlo. In seguito, come membro di un comitato presidenziale segreto, vidi come la CIA tentò di impedire a Reagan di porre fine alla Guerra Fredda.
Oggi, proprio ora, in questo momento, ci troviamo di fronte ad un massiccio sforzo del military/security complex, dei neocon, del Partito Democratico e dei media presstitute per screditare e rovesciare il Presidente eletto. La corrotta élite che governa l’America vuole continuare a mantenere il potere e proteggere il massiccio bilancio del military/security complex, che, assieme alla lobby israeliana, finanzia le elezioni di chi ci governa. Trump, come Reagan, è un’eccezione; sono proprie le eccezioni che accendono le ire della sinistra, corrotta e venduta, e dei media, concentrate in ristretti gruppi, debitori verso coloro che hanno permesso l’illegale concentrazione di media americani un tempo diversificati ed indipendenti, che un tempo servivano, all’occasione, come cane da guardia contro il governo. La destra, avvolta nella bandiera, respinge ogni verità come “anti-americana”.
Se Putin, Lavrov, il governo russo, la Quinta Colonna russa – cioè gli Integrazionisti Atlantisti – i cinesi, gli iraniani, i nordcoreani pensano che qualsiasi pace o tentativo in tal senso possa venire dall’America, sono pazzi. Le loro illusioni li porterebbero alla distruzione. Non esiste un’istituzione in America, pubblica o privata, di cui ci si possa fidare. Qualsiasi governo o persona che si fidi dell’America o di qualsiasi altro paese occidentale è stupido oltre ogni immaginazione.
L’intera bufala del Russiagate è un’orchestrazione del military/security complex, guidato da Brennan, Comey e Rosenstein. Lo scopo è screditare Trump, per due ordini di motivi. Uno è quello di prevenire qualsiasi normalizzazione delle relazioni con la Russia. L’altro è quello di rimuovere l’agenda del presidente come alternativa a quella del Partito Democratico.
Trump è quasi impotente. Putin, cinesi, iraniani e nordcoreani dovrebbero capirlo prima che sia troppo tardi per loro. Non può licenziare od arrestare per alto tradimento Mueller e Rosenstein. E non può nemmeno incriminare la Clinton per i suoi palesi crimini, o Comey o Brennan, che dice che Trump è “completamente nelle mani di Putin”, per tentato colpo di Stato. Trump non può neanche far sì che i servizi segreti indaghino su questi sobillatori.
Non può nemmeno fidarsi dei servizi, che varie prove suggeriscono siano stato complici negli assassinî di John e Bob Kennedy.
Se Putin e Lavrov, così ansiosi di essere amici di Washington, abbasseranno la guardia, saranno sconfitti.
Il Russiagate, come detto sopra, è un’orchestrazione per impedire la pace tra Stati Uniti e Russia. I principali esperti del military/security complex hanno dimostrato in modo schiacciante che è una bufala, progettata per impedire a Trump di normalizzare le relazioni con la Russia, paese che ha il potere di distruggere l’intero mondo occidentale quando vuole.
Ecco il report dei professionisti della sicurezza, ora in pensione e che quindi, a differenza di quelli ancora in carica, non possono essere licenziati o privati ​​di una carriera per aver detto la verità: original.antiwar.com/mcgovern/2018/07/15/memo-to-the-president-ahead-of-mondays-summit.
Ecco cosa ha da dire Sergey Shoigu, l’informato Ministro della Difesa russo, sulle azioni aggressive dell’Occidente contro la madrepatria: strategic-culture.org/news/2018/07/13/defense-minister-shoigu-on-moscow-vision-security-problems.html. Se Putin non lo ascolta, la Russia finirà nel cestino della storia.
Nessun media vi informa meglio del mio sito. Se venisse oscurato, restereste al buio. Nessuna informazione valida proviene dal governo americano o dagli organi di stampa occidentali. Se vi sedete davanti allo schermo TV a guardare i media occidentali, vuol dire che vi hanno fatto il lavaggio del cervello oltre ogni speranza. Neanch’io posso salvarvi. Neanche Dio in persona.
Gli americani, ma anche i russi, non lo capiscono, ma c’è una possibilità che Trump venga rovesciato e che un attacco occidentale venga lanciato contro quei pochi paesi che insistono sulla sovranità.
Pochi elettori di Trump crederanno alla propaganda contro di lui; il problema è che non sono né organizzati né armati. La polizia, militarizzata da W. Bush ed Obama, verrà schierata contro di loro. Le ribellioni, come sempre avvenuto in America, saranno locali e soppresse da ogni violazione della Costituzione, da parte delle potenze private che governano Washington.
In Occidente, cui i russi sono così ansiosi di aderire, tutte le libertà sono morte: di riunione, di parola, di associazione, di inchiesta, alla privacy, …, assieme alle protezioni costituzionali del giusto processo e dell’habeas corpus. Oggi non esiste paese meno libero degli Stati Uniti d’America.
Perché allora gli Integrazionisti Atlantisti russi vogliono unirsi ad un mondo occidentale non libero? Sono così indottrinati dalla propaganda occidentale?
Se Putin ascolta questi pazzi illusi, distruggerà la Russia.
C’è qualcosa di sbagliato nella percezione che il governo russo ha di Washington. L’élite russa, con l’eccezione di Shoigu e pochi altri, sembra incapace di comprendere la spinta neocon per l’egemonia mondiale e la determinazione a distruggere la Russia, vista come limite all’unilateralismo statunitense. Mosca, in qualche modo, e nonostante tutte le prove contrarie, ritiene che l’egemonia di Washington sia negoziabile.
Paul Craig Roberts
Traduzione per www.comedonchisciotte.org di HMG

martedì 24 luglio 2018

Sulla storia nascosta delle donne che si sono ribellate


Come tutte le società coloniali, l’Australia ha segreti. Il modo in cui trattiamo gli indigeni è ancora in gran parte un segreto. Per molto tempo, il fatto che molti australiani provenissero da quelle che venivano chiamate “cattive origini” era un segreto.
Avere “cattive origini” significava aver avuto predecessori prigionieri: quelli come la mia bisnonna, Mary Palmer, che fu rinchiusa qui, presso la Fabbrica di Parramatta nel 1823.
Secondo le trame filate da molte zie – che avevano irresistibili ambizioni borghesi – Mary Palmer e l’uomo che sposò, Francis McCarthy, erano una signora e un gentiluomo vittoriani di proprietà e buone maniere.
In realtà, Mary era la più giovane tra i membri di una banda di ragazze ribelli, per la maggior parte irlandesi, che operavano nell’East End di Londra. Erano conosciute come “The Ruffians”, e tenevano a bada la povertà con i proventi della prostituzione e piccoli furti.
La giovani criminali furono infine arrestate, processate e impiccate – tranne Mary, che fu risparmiata perché era incinta. Aveva solo 16 anni quando fu ammanettata nella stiva di un veliero, il Lord Sidmouth, diretto verso il Nuovo Galles del Sud “vita natural durante”, sentenziò il giudice.
Il viaggio durò cinque mesi, un purgatorio di malattie e disperazione. So che aspetto [Mary] aveva, perché alcuni anni fa, scoprii una straordinaria cerimonia nella cattedrale di St Mary a Sydney.
Ogni giovedì, in una sagrestia, una suora aggiornava le pagine di un registro di detenuti cattolici irlandesi – e c’era Maria, descritta come “non più di 1 metro e 30 di altezza, emaciata e butterata dai segni del vaiolo”.
Quando il veliero di Mary ancorò a Sydney Cove, nessuno la reclamò come serva o sguattera. Era una detenuta di “terza classe”, una delle “materie infiammabili d’Irlanda”. Il suo neonato sopravvisse al viaggio? Non lo so.
Il fiume Parramatta la portò alla Fabbrica Femminile, che si era distinta come uno dei luoghi in cui gli esperti penitenziari vittoriani stavano mettendo alla prova le loro eccitanti nuove teorie. Il treadwheel [un macchinario alimentato dalla forza muscolare, n.d.t.l] fu introdotto nell’anno in cui Mary arrivò, nel 1823. Era un mezzo di punizione e tortura.
Il Cumberland Pilgrim descriveva la Fabbrica come “spaventosamente orribile … persino il luogo di ricreazione ricorda la Valle dell’Ombra della Morte”.
Essendo arrivata nottetempo, Mary non aveva nulla su cui dormire, solo assi e pietre con paglia e lana sporca piena di zecche e ragni. Tutte le donne erano sottoposte ad isolamento e le loro teste rasate. Venivano poi rinchiuse nel buio totale insieme al ronzìo delle zanzare.
Non c’era divisione per età o crimine. Mary e le altre donne erano conosciute come “le indocili”. Con un misto di orrore e ammirazione, il procuratore generale di allora, Roger Terry, descrisse come le donne avevano “respinto con una raffica di sassi e bastoni” i soldati inviati per reprimere la loro ribellione. Più di una volta, hanno sfondato le mura di arenaria e preso d’assalto la comunità di Parramatta.
I missionari inviati dall’Inghilterra per redimere le anime delle donne ricevettero trattamenti simili.
Sono così orgoglioso di lei.
C’era poi il “giorno del corteggiamento”. Una volta alla settimana, i “gentiluomini in lutto” (chiunque essi fossero) venivano scelti per primi, seguiti da soldati, poi da detenuti maschi.
Alcune delle donne cercavano “abiti eleganti“ e si facevano belle, come se il maschio che le esaminava potesse fornire loro una via d’uscita da quella situazione. Altre voltavano le spalle se un aspirante compagno era un “vecchio bavoso” uscito dal sottobosco.
Nel mentre, una matrona elencava a squarciagola quelli che lei descriveva “i punti positivi” di ogni donna, che erano una scoperta per tutti.
I miei bisnonni si sono incontrati in questo modo. Credo sia stato un buon abbinamento.
Francis McCarthy era stato deportato dall’Irlanda per il reato di “proferire giuramenti illegali” contro il suo padrone di casa inglese. Quella era l’accusa attribuita ai martiri di Tolpuddle.
Sono così orgoglioso di lui.
Mary e Francis si sposarono a St Mary’s Church, in seguito divenuta Cattedrale di St Mary, il 9 novembre 1823, con altre quattro coppie di detenuti. Otto anni dopo, fu loro concesso il “biglietto di congedo” e Mary ottenne il “perdono condizionato” da un certo colonnello Snodgrass, capitano generale del Nuovo Galles del Sud – la condizione era che non avrebbe mai potuto lasciare la colonia.
Mary partorì 10 figli ed ebbero una vita durissima, amati e rispettati da tutti, fino al loro novantesimo anno.
Mia madre conosceva il segreto di Mary e Francis. Nel giorno del suo matrimonio, nel 1922, e a dispetto della propria famiglia, lei e mio padre vennero a queste mura per rendere omaggio a Mary e alle indocili. Era orgogliosa delle sue “cattive origini”.
A volte mi chiedo: dov’è finito questo spirito oggi? Dov’è lo spirito delle indocili tra coloro che affermano di rappresentarci e quelli di noi che accettano, in prono silenzio, il conformismo sociale caratteristico di gran parte dell’Australia moderna?
Dove sono quelli tra noi disposti a “proferire giuramenti illeciti” e resistere agli autoritari e ai ciarlatani di governo, che glorificano la guerra e, in collusione con un maestro imperiale, inventano nemici stranieri e criminalizzano il dissenso e che abusano e maltrattano vulnerabili profughi su questi sponde chiamandoloi vergognosamente “illegali”.
Mary Palmer era “illegale”. Francis McCarthy era “illegale”. Tutte le donne che sono sopravvissute alla Fabbrica Femminile e hanno combattuto contro le autorità, erano “illegali”.
Il ricordo del loro coraggio, fortitudine e resistenza dovrebbe essere onorato, non denigrato, nel modo in cui lo è oggi. Perché solo quando riconosciamo l’unicità del nostro passato – il nostro passato indigeno e il nostro fiero passato di detenuti – questa nazione otterrà vera indipendenza.
John Pilger
Tradotto per www.comedonchisciotte.org da Gianni Ellena
John Pilger ha pronunciato questo discorso nel 200 ° anniversario della fondazione della Fabbrica Femminile di Parramatta, una prigione in cui donne condannate, provenienti perlopiù dall’Irlanda e dall’Inghilterra, furono esiliate nella colonia australiana della Gran Bretagna all’inizio del XIX secolo.
Fonte: comedonchisciotte.org 

domenica 22 luglio 2018

I RE DEI FARMACI / IL TANDEM BARRA-PESSINA SBANCA IN CINA


L'irresistibile ascesa del gruppo "Walgreens Boots Alliance", che fa capo alla coppia italiana Stefano Pessina e Stefania Barra: vent'anni fa due signor nessuno e oggi a capo del più potente gruppo internazionale sul fronte della distribuzione dei prodotti farmaceutici.
Il gruppo italo-statunitesne, infatti, ha portato a segno un altro colpo da novanta: ossia l'acquisto del 40 per cento del pacchetto azionario della più importante catena farmaceutica cinese, "Sinopharm Holding GouDa Drugstores". La trattativa andava avanti da alcuni mesi ma ha subìto un'accelerazione nelle ultime settimane.
Un'espansione davvero senza confini. E partita – incredibile ma vero – da un piccolo deposito di farmaci nella sgarrupata periferia di Napoli, gestito dal pescarse Stefano Pessina, e da una farmacista di Lavagna, Stefania Barra.


Ornella Barra

Due vite che poi si congiungono sia sotto il profilo degli affari che degli affetti. Ed è recentissimo, solo un paio di settimane fa, l'ingresso nella super hit delle imprese a stelle e strisce della perla dell'impero Pessina, come ha dettagliato la Voce.
La scalata, riassunto molto sommariamente (ma potete trovare molte inchieste e articoli cliccando su "Pessina-Barra" nel cerca nomi del sito), comincia con alcune piccole acquisizioni in Francia. Poi si passa in altri paesi europei e infine in Inghiletrrra, dove ottengono il controllo della storica, principale catena di distribuzione dei farmaci. E' quindi la volta dello sbarco negli Usa, dove arrivano addirittura a mettere le mani sul colosso a stelle e strisce Walgreen Boots, che unisce il suo nome a quello di casa Barra-Pessina (Alliance).
Ci siamo già chiesti altre volte. Come mai le star internazionali Pessina-Barra non spiegano non tanto al piccolo mercato italiano ma ai mercati internazionali il segreto del loro successo? Niente per svelare segreti industriali, brevetti o robe simili, ma solo per far conoscere ad una platea più vasta, che giudica ancora l'Italia un paese di fascia non certo alta sotto il profilo industriale, il segreto di tanto successo.
Quale la ricetta vincente? Siamo tutti curiosi di saperlo.
A cominciare dalle origini del gruppo e della liquidità necessarie, all'epoca, per il decollo. Si fa nelle migliori famiglie, come è capitato nel caso Berlusconi: è lesa maestà nei confronti dei neo monegaschi Barra-Pessina?

To see the article visit www.lavocedellevoci.it

domenica 15 luglio 2018

Ivrea è patrimonio mondiale dell’Unesco: Olivetti e la città della rivoluzione industriale

Ivrea è patrimonio mondiale dell’Unesco: Olivetti e la città della rivoluzione industriale
Ivrea è patrimonio mondiale dell’Unesco: Olivetti e la città della rivoluzione industriale (ANSA)
IVREA - Ivrea è patrimonio mondiale dell’Unesco: si tratta del 54esimo sito italiano dell’Unesco. La decisione è stata presa durante la sessione in Bahrain. Ad avanzare la candidatura era stata la scorsa amministrazione. Soddisfatti sia il neo sindaco Stefano Sertoli e l’ex sindaco, Carlo Della Pepa. Ivrea ha sbaragliato la «concorrenza italiana», vincendo la sfida interna con le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene.
IVREA PATRIMONIO MONDIALE UNESCO - Decisiva nell’assegnazione del riconoscimento, la rivoluzione industriale del Novecento e la concezione umanistica del lavoro di Adriano Olivetti. Il neo ministro della Cultura, Alberto Bonisoli, spiega: «Ivrea, la città ideale della rivoluzione industriale del Novecento, è il 54esimo sito UNESCO italiano. Un riconoscimento che va a una concezione umanistica del lavoro propria di Adriano Olivetti, nata e sviluppata dal movimento Comunità e qui pienamente portata a compimento, in cui il benessere economico, sociale e culturale dei collaboratori è considerato parte integrante del processo produttivo». Molto soddisfatta anche Antonella Parigi, assessora piemontese alla Cultura: «La candidatura ha saputo raccontare una città e una storia, che parla anche al futuro proponendo un mondo fatto d’amore per l’essere umano, di comunità e armonia tra tecnologia e ambiente».

martedì 10 luglio 2018

Non ci sarà più la morte e vivremo meglio: il futuro è transumano? (La rivoluzione tecnologica del 21° secolo sta trasformando la vita dell’uomo in tutto il mondo)



I transumanisti credono che dovremmo potenziare il corpo con le nuove tecnologie. Foto: Lynsey Irvine/ Getty

È un obiettivo che ci piace? I sostenitori del transumanesimo credono che saremo ripagari in modo spettacolare se andremo oltre le barriere e della natura e i limiti dell’uomo normale. Ma questo solleverebbe una serie di problemi etici e seri dilemmi. Come si legge nel libro di O’Connell, le ambizioni del transumanesimo adesso stanno facendo emergere una nuova agenda intellettuale. Ma questo è solo l’inizio del dibattito.
Non c’è dubbio che il modo per migliorare l’essere umano sta diventando sempre più sofisticato – come sarà dimostrato alla mostra The Future Starts Here che si apre al V & A museum di Londra questa settimana. Gli articoli esposti in fiera includeranno  degli “abiti potenziati” prodotti dalla società USA Seismic.  Abiti che possono essere indossati sotto i normali vestiti e che permettono di aiutare il corpo umano con la biomeccanica, offrendo agli utenti – in genere anziani – una discreta forza per alzarsi da una sedia, per salire le scale o per restare in piedi per lunghi periodi.
In molti casi questi approcci tecnologici o medici sono stati inventati per aiutare feriti, malati o anziani, ma poi vengono usati da gente sana o da giovani per migliorare il loro stile di vita e le loro prestazioni. Una Droga come la Eritropoietina (EPO) aumenta la produzione di globuli rossi nei pazienti con una forma grave di anemia, ma è anche considerata un additivo illecito se usata dagli atleti per migliorare la capacità del loro flusso sanguigno e per portare ossigeno ai muscoli.
La domanda è: quando la tecnologia raggiunge un certo livello, sarà etico permettere ai chirurghi di sostituire gli arti naturali di un uomo, con delle lame in fibra di carbonio, per poter vincere una medaglia d’oro? Whitby è sicuro che molti atleti chiederanno di sottoporsi a queste operazioni chirurgiche. “Certo è che se una operazione del genere viene mi richiesta prima che una qualsiasi commissione etica mi abbia convinto del contrario di quanto io credo, non la prenderei nemmeno in considerazione. È un’idea ripugnante – sostituire un arto sano per una gloria transitoria. ”


Gli scienziati pensano che arriverà un momento in cui gli atleti con protesi al carbonio saranno in grado di superare i rivali normodotati. Foto: Alexandre Loureiro / Getty Images
Ma non tutti in questo campo concordano con questo punto di vista. L’esperto di cibernetica Kevin Warwick, della Coventry University, non vede nessun problema nell’approvare la sostituzione di arti naturali con lame artificiali. “Cosa c’è di sbagliato nel sostituire pezzi imperfetti di un corpo con parti artificiali che permettono di raggiungere prestazioni migliori – o che potrebbero permettere di vivere più a lungo?” 
Warwick è un appassionato di cibernetica che, nel corso degli anni, si è fatto impiantare, nel suo corpo, diversi dispositivi elettronici. “Uno di questi mi ha permesso di provare gli input ultrasonici. Mi ha fatto sentire come un pipistrello, per così dire. Ho anche interfacciato il mio sistema nervoso con un computer per poter controllare una mano robotica e sentire quello che toccava. L’ho fatto quando io ero a New York, ma la mano era in un laboratorio in Inghilterra “.
Quest’ultimo punto è un dettaglio importante per chi è interessato al movimento transumanista e crede che la recente moderna tecnologia offra agli esseri umani la possibilità di vivere in eterno, senza restare bloccati – come oggi – nelle fragilità del corpo umano. Gli organi consumati verrebbero sostituiti da versioni high-tech più durature, proprio come le lame in fibra di carbonio possono sostituire la carne, il sangue e l’osso degli arti naturali. Quindi metteremo fine alla dipendenza dell’umanità dai “nostri fragili corpi umani della vecchia versione 1.0 per una nuova versione 2.0 molto più valida e più duratura”.
Comunque, la tecnologia necessaria per raggiungere questi obiettivi si basa su sviluppi non ancora realizzati in ingegneria genetica, nanotecnologia e in molte altre scienze e per raggiungerli ci potrebbero volere ancora dei decenni. Di conseguenza, molti – come l’inventore e affarista USA Ray Kurzweil,  pioniere delle nanotecnologie Eric Drexler e fondatore di PayPal e il venture capitalist Peter Thiel  – sono dell’idea di far mettere i loro corpi in azoto liquido e di conservarli criogenicamente fino a quando la scienza medica non avrà raggiunto una fase in cui potranno essere rianimati e potranno farli risorgere più forti e più belli che prìa.
Sono stati costruiti quattro impianti criogenici: tre sono negli USA e uno in Russia. Il più grande è la Alcor Life Extension Foundation in Arizona, i cui frigoriferi contengono più di 100 corpi (definiti dallo staff “pazienti”) nella speranza  di un futuro scongelamento e di una risurrezione fisiologica. È “un luogo costruito per ospitare i cadaveri degli ottimisti”, come scrive O’Connell in To Be a Machine.
La Alcor Life Extension Foundation dove i ‘pazienti’ vengono immagazzinati criogenicamente in attesa di un futuro risveglio. Foto: Alamy 

Non tutti sono convinti della fattibilità di questa tecnologia o della sua desiderabilità. “Una volta sono stato intervistato da un gruppo di appassionati criogenici – in California – che si facevano chiamare  società per l’abolizione della morte involontaria“- ricorda l’astronomo Royal Martin Rees- “Ho detto che preferirei finire i miei giorni in un cimitero inglese piuttosto che in un frigorifero californiano. Mi hanno preso in giro e definito mortalista – troppo old-fashioned “.
Questi sono obiettivi remoti e, per molti, obiettivi molto fantasiosi e il fatto che gran parte della spinta verso certe forme così estreme di tecnologia transumana venga dalla California e dalla Silicon Valley fa essere ancora più critici. Il fondatore di Tesla e di SpaceX, Elon Musk,  quello che vuole inviare la razza umana su Marte, crede anche che per evitare di diventare meno intelligenti,rispetto allo sviluppo dell’intelligenza artificiale, gli umani devono fondersi con le macchine e rendere più acuto il loro intelletto.
Questa è quella parte del mondo in cui la cultura della giovinezza viene perseguita con fanaticamente e dove l’invecchiamento è temuto molto più che in qualsiasi altro posto della terra. Da qui l’irresistibile voglia di provare a usare la tecnologia per superare gli effetti dell’invecchiamento.
Ma la California è anche una delle regioni più ricche del mondo e molti di quelli che mettono in discussione i valori del movimento transumano mettono in guardia sui rischi di creare tecnologie che creeranno solo degli abissi più profondi in una società che è già divisa: una società in cui solo pochi saranno in grado di potersi permettere di stare al passo con i progressi transumani, mentre molti altri resteranno indietro.


Da parte loro, i transumanisti dicono che il costo di impianto per questi miglioramenti caleranno inevitabilmente e fanno l’esempio del telefono cellulare che, all’inizio, era tanto costoso che solo i più ricchi potevano permetterselo, ma che oggi è diventato un gadget universale che possiedono ormai quasi tutti gl uomini della terra. Questa ubiquità diventerà una caratteristica delle tecnologie per rendere migliori (e più potenti) gli uomini e le donne.
Molte di questi problemi ci sembrano molto lontani da noi, ma gli esperti avvertono che ci sono delle implicazioni  etiche che devono essere discusse con urgenza. Un esempio ce lo fornisce la mano artificiale, sviluppata dall’università di Newcastle. Le protesi attuali presentano un limite nella velocità di risposta. Ma il capo del progetto Kianoush Nazarpour crede che presto sarà possibile creare delle mani bioniche in grado di valutare un oggetto e decidere istantaneamente quale tipo di presa dovranno usare.
“Sarà un beneficio enorme, ma un uso del genere fa sorgere molte domande. Di chi sarà la proprietà della mano: di chi usa la mano artificale-pensante o della NHS? E se è la  mano fosse usata per commettere un crimine, alla fine, chi sarà il responsabile del crimine? Noi non stiamo ancora pensando a queste possibilità, ma questo è preoccupante “.
La posizione è riassunta dal Prof. Andy Miah , bioeticista della Salford University.
Il transumanesimo è prezioso e interessante dal punto di vista filosofico perché ci fa pensare in modo diverso alla gamma di cose che gli esseri umani potrebbero essere messi in grado di fare – ma è interessante anche perché ci fa pensare in modo critico ad certi limiti che pensiamo esistano nella realtà, ma che possono essere superati ” – “Dopotutto stiamo parlando del futuro della nostra specie.”

La Conta delle parti

Arti
Gli arti artificiali di Luke Skywalker e di Six Million Dollar Man sono invenzioni della fiction. In realtà, gli arti bionici possono soffrire di parecchi problemi: ad esempio, mentre sono in movimento possono diventare rigidi. Ma ora le nuove generazioni di sensori rendono già possibile che gambe e braccia artificiali si comportino in modi molto più complesso e più umano.
Sensi
La luce visibile dagli esseri umani esclude sia le radiazioni infrarosse che quelle ultraviolette, però i ricercatori stanno lavorando sul modo per estendere la lunghezza d’onda delle radiazioni che possiamo rilevare, permettendoci di vedere qualcosa in più di questo mondo – e sotto una luce diversa. Idee come queste sono particolarmente apprezzate dai ricercatori militari che cercano, da sempre, di creare dei soldati-cibernetici.
Forza fisica
Tute elettriche e esoscheletri sono macchine mobili indossabili che consentono di muovere gli arti con più forza e più resistenza. L’esercito USA ne ha sviluppato diverse versioni, mentre i ricercatori medici stanno lavorando su versioni facili da indossare che potrebbero aiutare a muoversi naturalmente  persone con gravi condizioni mediche o che hanno perso l’uso degli arti.
Cervello
I transumanisti pensano al giorno in cui chip della memoria e percorsi di neuroni saranno effettivamente incorporati nel cervello delle persone, evitando così l’uso di dispositivi esterni come i computer per accedere ai dati e per effettuare calcoli complicati. La linea tra umanità e macchine diventerà sempre più sfocata.
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Esoscheletri robotici come questo possono aiutare persone che hanno subito lesioni spinali. Foto: Alamy


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Fonte: www.theguardian.com

6.07.2018 Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org  e l’autore della traduzione Bosque Primario

mercoledì 4 luglio 2018

Nella Terza Repubblica non c’è posto per i finti progressisti

MagaldiFine della farsa: siamo nella Terza Repubblica, dove le parole di ieri – per lo più false – non valgono più. Per Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, si apre sotto i migliori auspici una nuova stagione, il ritorno alla democrazia, dopo la Notte della (Seconda) Repubblica fondata sull'equivoco di slogan europeisti snocciolati per mascherare l'inganno di politiche a senso unico – austerity, tagli, privatizzazioni, guerra al deficit – progettate dall'oligarchia finanziaria ai danni dei popoli europei. Ne è la prova il terremoto politico in corso in Italia, che sta gettando nel panico sia i rottami del Pd che i suoi padrini, italiani e non. «Sono forze politiche, economiche, meta-politiche e massoniche europee e internazionali quelle che guardano con paura e avversione a questo governo Conte, che potrebbe avviare un cambiamento epocale, non solo nei rapporti Italia-Europa ma proprio nella rivisitazione politica, economica, sociale di questa Disunione Europea», sostiene Magaldi, ai microfoni di "Colors Radio". «Proprio per questo, accanto a Lega e 5 Stelle, conviene pensare ad altri soggetti politici del tutto nuovi, utili per la Terza Repubblica. Ed è con questo spirito – annuncia – che a Roma, il 14 luglio, faremo la prima tavola rotonda sul "partito che serve all'Italia"».

Premessa: massimo rispetto dell'asse gialloverde. Salvini? «Lo giudico uno dei politici più interessanti, oggi, per l'Italia e per l'Europa, e continuerò a difenderlo da ogni accusa pretestuosa di razzismo, xenofobia e atteggiamenti fascistoidi: ogni volta che viene attaccato, puntualmente, basta andare oltre i titoli e i lanci sensazionalistici di agenzia per scoprire che ha detto cose spesso condivisibili e comunque pacate, sobrie e ragionevoli». Magaldi parla (anche) a nome dei circuiti massonici progressisti che sostengono il "governo del cambiamento". Sia chiaro, avverte: «Non faremo sconti, né a Salvini né a Di Maio né al governo Conte, rispetto a quello che ci aspettiamo da loro. Su certi temi, se vi fossero scivoloni di natura illiberale o non democratica saremo i primi a denunciarli». Ma intanto, aggiunge, Salvini è stato soprattutto «oggetto di campagne di odio e disinformazione, da parte di chi vorrebbe che tutto restasse così com'è». La Lega come vettore di cambiamento, che – da Pontida – propone addirittura trent'anni di governo in tandem con i 5 Stelle? «Sono felice del reciproco riconoscimento tra questi due partiti, che l'elettorato ha premiato», dichiara Magaldi. «La Lega si è completamente rinnovata proprio grazie a Salvini e ad altri giovani dirigenti, e anche i 5 Stelle sono in corso di progressiva maturazione».

L'elettorato semmai ha bastonato il centrodestra, ridimensionando Forza Italia, e ha sanzionato anche le forze del sedicente centrosinistra, cioè «gli epigoni della Seconda Repubblica, bocciati dagli elettori che hanno invece espresso una fiducia chiarissima alla Lega e ai 5 Stelle». Futuro gialloverde? Ottima prospettiva: «Sarebbe molto utile se Lega e 5 Stelle si presentassero insieme, in future competizioni elettorali», ipotizza Magaldi, impegnato con il Movimento Roosevelt a «supportare e consolidare un futuro asse tra leghisti e pentastellati». E non è tutto: bisogna anche «offrire una occasione di partecipazione politica a quei soggetti, cittadini, gruppi sociali e associazioni che non si riconoscono nella Lega e nei 5 Stelle ma neppure più nel centrodestra e nel centrosinistra, e quindi cercano un nuovo veicolo politico nel quale vedere rappresentata la loro sovranità». Da qui l'assise romana del 14 luglio, anniversario della Presa della Bastiglia, con politologi e sociologi, storici e giuristi: «E' un modo per festeggiare la democrazia: prima l'idea, poi l'utopia e infine la realtà della democrazia, quella democrazia che noi vogliamo difendere da chi l'ha calpestata, vilipesa e svuotata di sostanza», dice Carlo CalendaMagaldi. «Lega, 5 Stelle e governo Conte, del resto, nascono proprio per ridare democrazia sostanziale ai cittadini – e quindi diritti, prospettive economiche».

Salvini a Pontida annuncia la volontà di negoziare in Europa condizioni economiche che siano a vantaggio dei popoli, mentre Di Maio presenta finalmente iniziative di sviluppo dell'economia. Magaldi non teme di usare parole altisonanti: «Forse è l'avvio di una rivoluzione, la nascita della Terza Repubblica in Italia e l'alba di una nuova Europa», checché ne pensino i reduci del renzismo. A proposito: che dire dell'ex ministro Carlo Calenda e dei suoi ripensamenti "salviniani" sulla politica per i migranti, in linea con il blocco dei porti che avrebbe voluto attuare lo stesso Minniti? Su Calenda, Magaldi è scettico: «E' un personaggio che potrebbe fare l'interprete di un film, "Renzi 2 – la vendetta"». In fondo, Calenda «è un Renzi aggiornato alla situazione attuale, sgangherata, dove in tanti dicono di voler andare oltre il Pd». Tutte chiacchiere: l'ex ministro già montiano «appartiene allo stesso establishment che ha mal gestito politica ed economia italiana». E poi, cosa propone Calenda? «Non riconosco particolare spessore né a lui né ad altri candidati a ereditare quel che resta di quella forza politica», afferma Magaldi. «Anziché Salvini a Pontidasottoscrivere queste ammissioni di colpa fuori tempo massimo, Calenda e soci dovrebbero dirci cosa vogliono fare, nel presente e nel futuro».

Il problema del Pd, aggiunge Magaldi, non sta nella mancata chiusura dei porti, all'epoca di Minniti. Il vero guaio è che «ha preteso di essere l'erede di una tradizione progressista, laddove invece – da molti anni – si è fatto interprete del conservatorismo e della reazione neoliberista più becera, nonostante le aspettative anche di quei ceti popolari che un tempo hanno votato partiti sedicenti progressisti, di cui il Pd è erede». Proposte concrete? Non pervenute. A dire il vero «Nicola Zingaretti qualcosina l'ha detta, ma è anche molto bravo ad arrivare a cose fatte: ai tempi in cui il Pd veniva gestito in una certa direzione, non ricordo uno Zingaretti che si fosse messo a fare un'opposizione dura e pura alla traiettoria renziana. Adesso, certo, arrivano tutti e si accreditano come rinnovatori». Magaldi li esorta a riflettere su un punto chiave: «La scena politica della Terza Repubblica sarà di coloro i quali smetteranno di fingersi quello che non sono, e cercheranno di rappresentare le istanze della sovranità popolare». Istanze che ovviamente «sono molto diverse da quelle linee-guida di governo della politica e dell'economia che hanno caratterizzato la Seconda Repubblica, cioè gli ultimi 25 anni». Per intenderci: «Chi si fa paladino dei diritti civili ha trascurato del tutto quelli sociali ed economici. Avrà la capacità di capire che tutti i diritti vanno saldati insieme? Solo allora ci sarà una speranza, anche per quell'area politica, di rigenerarsi». E dunque porte aperte, nel "partito che serve all'Italia", anche «ai dirigenti del Pd in crisi di coscienza e di identità, oltre che a tutti gli elettori che sono in crisi di appartenenza e di fiducia».

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domenica 1 luglio 2018

La persecuzione di Julian Assange deve finire. O finirà in tragedia


Il governo australiano e il primo ministro Malcolm Turnbull hanno una storica opportunità per decidere quale sarà.
Possono rimanere in silenzio, ma con loro la storia sarà implacabile. Oppure possono agire nell’interesse della giustizia e dell’umanità e portare a casa questo straordinario cittadino australiano.
Assange non chiede un trattamento di favore. Il governo ha chiari obblighi diplomatici e morali di proteggere i cittadini australiani all’estero da gravi ingiustizie: nel caso di Julian, da un pacchiano errore giudiziario e dall’estremo pericolo che lo attende dovesse uscire dall’ambasciata ecuadoriana di Londra senza protezione.
Sappiamo dal caso di Chelsea Manning cosa può aspettarsi se un mandato di estradizione degli Stati Uniti avesse successo – uno speciale relatore delle Nazioni Unite lo ha detto, la tortura.
Conosco bene Julian Assange; lo considero un caro amico, una persona di straordinaria forza d’animo e coraggio. Ho visto rovesciarsi su di lui uno tsunami di menzogne e fango, senza fine, con vendetta, perfidia; e so il perché.
Nel 2008, un piano per distruggere sia WikiLeaks che Assange fu messo a punto in un documento segreto datato 8 marzo 2008. Ne era fautore un ramo del cyber contro-spionaggio del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. Vi si descriveva nei dettagli quanto fosse importante distruggere il “sentimento di fiducia” che è il “centro di gravità” di WikiLeaks.
Ciò si sarebbe ottenuto, era scritto, con minacce di “denunce [e] procedimenti penali” e con un assalto implacabile al loro buon nome. Lo scopo era di mettere a tacere e criminalizzare WikiLeaks e il suo direttore responsabile ed editore. Era come se pianificassero una guerra contro un singolo essere umano e contro il principio stesso della libertà di parola.
La loro arma principale sarebbe stata la macchina del fango. Le loro truppe d’assalto sarebbero state arruolate tra i media – quelli che dovrebbero dirci la verità su come realmente stanno le cose.
La cosa ironica è che nessuno disse a questi giornalisti cosa fare. Io li chiamo giornalisti di Vichy – come quel governo di Vichy che servì e permise l’occupazione tedesca della Francia in tempo di guerra.
Lo scorso ottobre, la giornalista australiana della Broadcasting Corporation, Sarah Ferguson, ha intervistato Hillary Clinton, che definì “l’icona della sua generazione”.
Questa era la stessa Clinton che minacciò di “annientare totalmente” l’Iran e che, come segretario di Stato USA nel 2011, fu uno degli istigatori dell’invasione e della distruzione dello stato moderno della Libia, con la perdita di 40.000 vite. Come l’invasione dell’Iraq, anche questa era basata su menzogne.
Quando il presidente libico fu assassinato pubblicamente e in modo raccapricciante con un coltello [inserito nell’ano, n.d.t.], la Clinton fu filmata mentre esultava con gridolii da stadio. Grazie soprattutto a lei, la Libia divenne terreno fertile per l’ISIS e altri jihadisti. E grazie in gran parte a lei, decine di migliaia di profughi hanno dovuto fuggire attraverso il Mediterraneo e molti sono annegati.
Le e-mail trapelate e pubblicate da WikiLeaks rivelarono che la fondazione di Hillary Clinton – che condivide con suo marito – ricevette milioni di dollari dall’Arabia Saudita e dal Qatar, i principali sostenitori dell’ISIS e del terrorismo in tutto il Medio Oriente.
Come Segretario di Stato, la Clinton ha approvato la più grande vendita di armi in assoluto – per un valore di 80 miliardi di dollari – all’Arabia Saudita, uno dei principali benefattori della sua fondazione. Oggi l’Arabia Saudita utilizza queste armi per annientare persone affamate e oppresse in un attacco genocida contro lo Yemen.
Sarah Ferguson, una giornalista molto ben pagata, non ha fatto parola di questo con Hillary Clinton seduta davanti a lei.
Invece, esortò la Clinton a descrivere il “danno” che Julian Assange ha fatto “a lei personalmente”. In risposta, Clinton diffamò Assange, un cittadino australiano, che descrisse come “evidente strumento dell’intelligence russa” e “un opportunista nichilista che fa gli interessi di un dittatore”. Non presentò alcuna prova – né alcuna le fu richiesta – a sostegno delle sue gravi accuse.
Ad Assange non è mai stato dato diritto di risposta a questa sconvolgente intervista, che l’emittente statale australiana, finanziata con fondi pubblici, aveva il dovere di dargli.
Anzi, come se ciò non bastasse, la produttrice esecutiva di Ferguson, Sally Neighbour, commentò l’intervista con un tweet velenoso: “Assange è la puttana di Putin. Lo sappiamo tutti!”
Ci sono molti altri esempi di giornalismo alla Vichy. Il Guardian, che un tempo aveva la reputazione di essere un grande giornale liberale, ha condotto una vendetta personale contro Julian Assange. Come un’amante respinta, il Guardian ha puntato i suoi attacchi personali, meschini, disumani e feroci contro un uomo il cui lavoro ha pubblicato e di cui ha beneficiato.
L’ex direttore del Guardian, Alan Rusbridger, definì le rivelazioni di WikiLeaks, pubblicate dal suo giornale nel 2010, “uno dei più grandi scoop giornalistici degli ultimi 30 anni”. Piovvero premi ed elogi come se Julian Assange non esistesse.
Le rivelazioni di WikiLeaks divennero parte del piano di marketing del Guardian per aumentare il prezzo di copertina del giornale. Fecero soldi, spesso un sacco di soldi, mentre WikiLeaks e Assange lottavano per sopravvivere.
Senza dare un centesimo a Wikileaks, un libro promosso dal Guardian ha portato a un redditizio contratto cinematografico con Hollywood. Gli autori del libro, Luke Harding e David Leigh, hanno arbitrariamente descritto Assange come “persona insensibile e disturbata”.
Rivelarono pure la password segreta che Julian aveva confidenzialmente dato al Guardian e che doveva proteggere un file digitale contenente i cablogrammi dell’ambasciata americana.
Con Assange intrappolato nell’ambasciata ecuadorena, Harding, che si era arricchito alle spalle sia di Julian Assange che di Edward Snowden, fuori tra i poliziotti, gongolava sul suo blog che “sarà Scotland Yard a ridere per ultima”.
La domanda è perché. Julian Assange non ha commesso alcun crimine. Non è mai stato accusato di un crimine. L’episodio svedese è stato fasullo e farsesco e lui è stato scagionato.
Katrin Axelsson e Lisa Longstaff di Donne Contro gli Stupri lo hanno riassunto quando scrissero: “Le accuse contro Assange sono una cortina di fumo dietro la quale diversi governi stanno cercando di reprimere WikiLeaks per aver avuto l’audacia di rivelare al pubblico la loro pianificazione segreta di guerre e occupazioni con i loro conseguenti stupri, omicidi e distruzione … Le autorità si preoccupano così poco della violenza contro le donne che manipolano le accuse di stupro a loro piacimento”.
Questa verità è andata persa o sepolta in una caccia alle streghe dei media che ha vergognosamente associato Assange allo stupro e alla misoginia. La caccia alle streghe includeva voci che si dichiaravano di sinistra e femministe. Hanno deliberatamente ignorato le prove di un estremo pericolo per Assange se fosse stato estradato negli Stati Uniti.
Secondo alcuni documenti svelati da Edward Snowden, Assange sarebbe su di un “elenco da caccia all’uomo”. Una nota ufficiale trapelata dice: “Assange sarà una bella sposa in prigione. Fotti il terrorista. Mangerà cibo per gatti per sempre.”
Ad Alexandra, in Virginia – la periferia dell’élite guerrafondaia americana – un gran giurì segreto, da medioevo – ha cercato per circa sette anni di escogitare un crimine per il quale Assange possa essere perseguito, ma non è facile perché la Costituzione degli Stati Uniti protegge editori, giornalisti e informatori. Il crimine di Assange è di aver rotto un silenzio.
In vita mia, nessun giornalismo investigativo può eguagliare l’importanza di ciò che WikiLeaks ha fatto nel chiamare alla resa dei conti il potere rapace. È come se uno schermo morale a senso unico fosse stato aperto per denunciare l’imperialismo delle democrazie liberali: il loro impegno per la guerra infinita e la divisione e il degrado di vite “indegne”: dalla Torre di Grenfell a Gaza.
Nel 2005, quando Harold Pinter accettò il premio Nobel per la letteratura, fece riferimento a “un vasto arazzo di menzogne su cui ci nutriamo”. Ha chiesto perché “la brutalità sistematica, le atrocità diffuse, la spietata repressione del pensiero indipendente” dell’Unione Sovietica erano ben noti in Occidente mentre i crimini imperiali americani “non sono mai accaduti… anche mentre stavano accadendo, non sono mai accaduti”.
Nelle sue rivelazioni di guerre fraudolente (Afghanistan, Iraq) e le menzogne delle facce di bronzo dei governi (le isole Chagos), WikiLeaks ci ha permesso di intravedere come si gioca il gioco imperiale nel XXI secolo. Ecco perché Assange è in pericolo mortale.
Sette anni fa, a Sydney, ho incontrato un eminente membro liberale del Parlamento federale, Malcolm Turnbull.
Volevo chiedergli di consegnare al governo una lettera di Gareth Peirce, l’avvocato di Assange. Abbiamo parlato della sua famosa vittoria – negli anni ’80 quando, da giovane avvocato, aveva combattuto i tentativi del governo britannico di sopprimere la libertà di parola e impedire la pubblicazione del libro Spycatcher – a modo suo, un WikiLeaks di allora, perché rivelava i crimini del potere statale.
Allora il primo ministro australiano era Julia Gillard, un politico del Partito Laburista che aveva dichiarato WikiLeaks “illegale” e voleva annullare il passaporto di Assange – finché non le fu detto che non poteva farlo: che Assange non aveva commesso alcun crimine: che WikiLeaks era un editore il cui lavoro era protetto dall’articolo 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, di cui l’Australia era uno dei primi firmatari.
Abbandonando Assange, cittadino australiano, e colludendo nella sua persecuzione, il comportamento oltraggioso del primo ministro Gillard costrinse la questione del suo riconoscimento, ai sensi del diritto internazionale, come rifugiato politico la cui vita era a rischio. L’Ecuador invocò la Convenzione del 1951 e concesse il rifugio ad Assange nella sua ambasciata a Londra.
Recentemente Gillard è apparsa in una serata con Hillary Clinton; le due sono osannate come femministe pioniere.
Se c’è una cosa per cui ricordare Gillard, è un discorso guerrafondaio, servile, imbarazzante che ha fatto al Congresso degli Stati Uniti subito dopo aver chiesto l’annullamento illegale del passaporto di Julian.
Malcolm Turnbull è ora il primo ministro dell’Australia. Il padre di Julian Assange ha scritto a Turnbull. È una lettera commovente, in cui chiede al primo ministro di riportare a casa il figlio perché pensa che ci sia la reale possibilità di una tragedia.
Ho visto la salute di Assange deteriorarsi nei suoi anni di reclusione senza luce solare. Ha avuto una tosse implacabile, ma non gli è neanche permesso il passaggio sicuro da e per un ospedale per una radiografia.
Malcolm Turnbull può rimanere in silenzio. Oppure può cogliere questa opportunità e usare l’influenza diplomatica del suo governo per difendere la vita di un cittadino australiano, il cui coraggioso servizio pubblico è riconosciuto da innumerevoli persone in tutto il mondo. Lui può portare a casa Julian Assange. 
John PIlger
18.06.2018
Traduzione di Gianni Ellena per www.comedonchisciotte.org
Questo è il riassunto di un discorso di John Pilger ad una manifestazione a Sydney, in Australia, per evidenziare il confinamento di sei anni di Julian Assange nell’ambasciata ecuadoriana a Londra.