giovedì 17 settembre 2009

NAUTILUS SIGLA - SAN BABILA

Conto alla rovescia per l'avvio del progetto NAUTILUS al Teatro San Babila. Nella nostra redazione e in quelle della Acacia Edizioni, si lavora alacremente per definire gli ultimi dettagli. Come sempre, in questi casi il tempo non basta mai e l'ambizione di portare l'esperienza televisiva in teatro non è impresa facile. Il debutto, salvo imprevisti insormontabili, è fissato per domenica 20 settembre alle 20.30. Il Teatro San Babila si trova a Milano in c.so Venezia. Informazioni allo 02.795469 o allo 02.76002985 http://nautilusmagazine.blogspot.com

martedì 1 settembre 2009

Intervista a Kerry Cassidy del Project Camelot

30/08/2009

LA GUERRA SEGRETA

Intervista a Kerry Cassidy del Project Camelot

di Lavinia Pallotta

Il 10 maggio 2009 ho potuto intervistare Kerry Cassidy, responsabile, con Bill Ryan,  Project Camelot. L’intervista è stata pubblicata sul numero 8 di “X Times”. Essendo in attesa delle risposte di Bill, sulla rivista avevo omesso l’ultima domanda rivolta a Kerry, con la quale intendevo chiudere entrambi gli interventi. Per diversi motivi, la parte relativa a Bill Ryan è stata rimandata. Di seguito riporto dunque lo scambio con Kerry, integrato con la sua ultima risposta sulla “fine del mondo”...

 

 

Kerry Cassidy and Bill Ryan.jpg

Il primo rivelatore intervistato da Bill Ryan e Kerry Cassidy fu Mr. X che, nel 2005, raccontò di essere stato ingaggiato, in qualità di archivista, da una compagnia aerospaziale statunitense, e di aver catalogato documenti riguardanti gli UFO, la vita extraterrestre e il caso Roswell. Da quel giorno, con il Project Camelot, Bill e Kerry hanno raccolto e divulgato una quantità incredibile di informazioni, grazie alle testimonianze di insider dell’intelligence e persino dei gruppi  di potere che, nell’ombra, governano il mondo. Bill, dotato del tipico humor britannico, si definisce lo “Scully” della coppia – ma sono in coppia solo professionalmente – perché più pragmatico e scientifico. Kerry è una donna di grande esperienza, intelligentissima e molto collaborativa. Lui vive in Inghilterra, lei negli Stati Uniti. 

Lavinia Pallotta: Come e perché avete creato il Project Camelot?

Kerry Cassidy: «Dopo quasi diciannove anni di lavoro a Hollywood, in diversi settori dell’industria cinematografica, mi ero stancata dei muri che mi si paravano dinnanzi quando cercavo di passare dal livello dello sviluppo esecutivo a quello di produttore indipendente. Ero riuscita ad acquisire i diritti sulla storia dei Wingmakers, parlando con il creatore, James e il suo webmaster, Mark Hempel, ma avevo nel cassetto molti altri progetti, tra cui uno basato sui libri di “Montauk” di Peter Moon, e sceneggiature scritte da me, che stavo facendo girare nell’ambiente. Riuscii a presentare “Wingmakers” ai responsabili per lo sviluppo di Spielberg (per intermediazione di Kethleen Kennedy), James Cameron, Ridley Scott e Alejandro Gonzales Inarritu. Rifiutarono tutti. Avendo di Hollywood una certa esperienza, mi resi conto che il problema ero io, non il progetto. Ero una sconosciuta e dovevo farmi un nome perché le mie proposte venissero prese in considerazione. Così, nel 2005 cominciai a frequentare convegni ufologici, per raccogliere informazioni che mi aiutassero nella stesura di alcune sceneggiature di fantascienza che stavo scrivendo.  In seguito, comprai una videocamera per realizzare un documentario sugli UFO. Volevo far conoscere al pubblico la verità ma anche farmi un nome per diventare produttore/regista. Facevo progressi con le mie interviste in stile “prigioniero di guerra davanti all’obiettivo” e continuavo a frequentare convegni. Quando andai all’UFO Festival di Laughlin, avevo in programma un’intervista con Bill Ryan, all’epoca il webmaster del Project Serpo, e Bill Hamilton. Dopo un’affascinante chiacchierata con Bill Hamilton, venne il turno di Ryan. Pensavo che, essendo solo il webmaster,  non sapesse molto, ma mi sbagliavo. Il suo giudizio sul caso Serpo era estremamente equilibrato,  obiettivo, e si dimostrò molto disponibile a rispondere alle mie domande, spesso pungenti. Era dotato di un raro senso dell’umorismo e un’altrettanto rara umiltà. Terminata l’intervistaciammo continuammo a parlare, e a microfoni spenti mi rivelò qualcosa in più su se stesso e sulle circostanze del suo coinvolgimento nel caso. La sera seguente cenammo insieme discorrendo per ore di UFO, cospirazioni e moltissimi altri argomenti. Era un conversatore brillante, ci divertimmo un sacco e decidemmo di restare in contatto, una volta tornati a casa.

Dopo essere stata in Egitto, per il tour del Solstizio del 2006, guidato da Jordan Maxwell e William Henry, feci una deviazione e andai a trovare Bill in Inghilterra, visitare Stonehenge e altri siti. Andammo a Tintagel, considerato una delle dimore di Re Artù, dove feci esperienza di una sorta  di flash-back, o “visione” di una vita precedente. Provai la forte sensazione di unità con Bill, e di legame con quel posto. Quando ero piccola, uno dei mie libri preferiti era “Once and Future King”, che rileggevo continuamente. Forse ho un legame con quell’epoca, che avevo dimenticato. Non avevo idea di dove, quella strana connessione, avrebbe portato me e Bill, ma fu allora che allora che decidemmo di creare il Project Camelot. Fu un’idea che ci venne quasi all’unisono. Scegliemmo il nome, e decidemmo di unire le nostre capacità professionali, lui di scrittore e webmaster, e io di regista e sceneggiatrice. Volevamo cercare dei rivelatori e fare pressione per un disclosure, e, ello stesso tempo, svolgevamo indagini sui misteri del nostro mondo, per aprire gli occhi delle persone su quanto sta davvero accadendo. Mentre gestiva il sito del caso Serpo, Bill era stato avvicinato da un potenziale rivelatore che viveva nella California meridionale, dove abitavo all’epoca. Fu così che realizzammo la prima intervista. Il testimone era Mr. X».

 

L.P.: Fra coloro che denunciano l’esistenza di un Nuovo Ordine Mondiale, NWO, sembra prevalere l’idea di un governo occulto che tiene il mondo sotto controllo. Sul vostro sito web, invece, avete scritto che secondo le vostre fonti, questi “controllori non hanno il controllo”. Cosa significa? Quali testimonianze ve lo fanno pensare?

K.C.: «Uno degli obiettivi che ci prefiggiamo, con queste interviste, è scoprire chi sono i controllori e che cosa li motivi. È un quadro complesso. Le risposte si possono trovare in alcune testimonianze, come in quella di Leo Zagami (foto in basso), un insider degli Illuminati, che si è fatto avanti per un breve periodo e ha raccontato cosa stia realmente accadendo dietro le quinte della politica mondiale,  con il Vaticano, l’influenza extraterrestre sul Vaticano e gli Illuminati.

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I membri delle facoltose linee di discendenza sono pesantemente coinvolti nell’occulto, e profondamente influenzati da ET negativi o “involuti”, come una parte dei grigi e dei rettiliani. Un altro aspetto delle società segrete è l’influenza dei Nazisti che dalla Germania, dopo la Seconda guerra mondiale si è spostata in America e in Sudamerica, in Tibet, e via dicendo. Le ricerche di Jim Marrs e del dr. Joseph Farrell sono esplicative a questo riguardo. Credo che questa citazione di Farrell riassuma perfettamente la situazione. “Nel mio libro ‘Nazi International’, cerco di mettere in evidenza che i nazisti del dopoguerra non erano solo piccoli gruppi di criminali di guerra rannicchiati e impauriti, riuniti in piccole comunità nell’America latina e altrove. Al contrario, erano organizzatissimi, ben finanziati, disponevano di una loro intelligence e continuavano le ricerca avviate durante la guerra”. Farrell, Marrs come anche Richard Hoagland denunciano un’influenza nazista ancora molto attiva del nazismo dietro le scene, negli Stati Uniti e in altri governi...

La filosofia del Terzo Reich non è mai morta, è diventata sotterranea. Esercita una grande influenza sulla NASA, come dimostra la nostra intervista con Richard Hoagland e quella più recente con Joseph Farrell. I nazisti portati in salvo negli Stati Uniti con l’operazione Paperclip potrebbero essere in parte responsabili dell’inizio di quello che definiamo “Il Programma Spaziale segreto...”. La tecnologia nazista, come la “Campana”, possono aver influenzato il primo sviluppo della free energy, la bomba atomica e i viaggi nel tempo, prima con il Philadelphia Experiment e poi con il Montauk. Jake Simpson è stato uno dei primi rivelatori ad averci riferito che lo stato attuale della tecnologia classificata è circa diecimila anni avanti rispetto al settore pubblico, e procede a velocità impressionanti. Quindi, perché i controllori non hanno il controllo? Come ci disse Henry Deacon, esistono fazioni all’interno degli “strati della cipolla” – “la menzogna è diversa per ogni livello”, una frase che Richard Hoagland ha usato per descrivere i livelli di segretezza, su una base di need to know. Queste fazioni si battono l’una contro l’altra, sono estremamente disorganizzate e, sostanzialmente, la destra non sa cosa fa la sinistra. In base a testimonianza come quella di Dan Burisch, un microbiologo membro del MJ-12 che ha lavorato nell’Area 51 con un extraterrestre, un P-52 Orion di nome Chi’el’ah, c’è la fazione dei Rothschild, negli Illuminati e la fazione dei  Rockefeller.  A grandi linee corrispondono rispettivamente all’Europa vs gli Stati Uniti, ma sarebbe più appropriato fare una distinzione in base al culto di Satana di una parte, rispetto a quella che aderisce al cristianesimo. In un’intervista rilasciataci l’anno scorso, Leo Zagami ha parlato di divisioni nei ranghi e di lotte intestine. Lui stesso è stato un burattino nel loro gioco e quindi si è  rifiutato di tornare con gli Illuminati. Secondo  qualcuno, in realtà, non li avrebbe mai lasciati e ha simulato per seminare altro caos e disinformazione. Leo però ha ammesso di essere tormentato e ha riconosciuto di essere stato controllato. La battaglia è ancora in corso persino ai più alti livelli tra chi detiene il controllo. Questo riguarda anche il MJ-12 o Commitee of the Majority, uno dei più alti livelli di potere nell’ambito del complesso militare industriale, presumibilmente creato da Truman per gestire la questione ET. Il Majestic si è ramificato fino a diventare il potere dietro al governo in America ed è costituito da entrambe le fazioni degli Illuminati. Secondo Dan Burisch (a sx) questo potere si estende, addirittura, in tutto il mondo.dan_burisch_med.jpg 

Il Looking Glass, la tecnologia di derivazione aliena usata per vedere il futuro o, per meglio dire, per prevedere i possibili futuri – si è dimostrato in errore molte volte quest’anno, quando eventi come la presidenza degli Stati Uniti, in cui Hillary Clinton doveva essere eletta, non si sono verificati. Il risultato è stato la comprensione e il riconoscimento, secondo Dan, che quanto detto in precedenza non ha più valore e che la linea temporale in cui pensavamo di trovarci, non è quella che si sta manifestando. Ci stiamo evolvendo e scriviamo il nostro futuro man mano, e a quanto pare nessuno ha il controllo sugli eventi dei prossimi anni.

Dietro a tutto questo c’è l’interferenza extraterrestre. Diverse razze hanno stipulato accordi con i governi, come ha spiegato dettagliatamente nella nostra intervista Luca Scantamburlo, un ricercatore italiano che conosce Cristoforo Barbato che, come molti italiani già sapranno, è stato contattato da un rivelatore del SIV (il servizio segreto vaticano) in merito all’imminente Pianeta X. Il gesuita, secondo Scantamburlo, ha rivelato anche che quando Eisenhower si incontrò con un gruppo di ET presso la Muroc Airfield, nel Febbraio 1954, James Francis McIntyre, ex arcivescovo di Los Angeles, che era presente, agì contro gli la volontà degli americani, andando in Italia per informare il papa. Vennero stretti dei patti, stipulati dei trattati con più di una specie ET. Secondo Burisch, che ha partecipato ad alcuni di questi incontri in qualità di membro del Committee of the Majority, alcuni di trattati sono stati infranti, da ambo le parti. In alcuni di essi si permetteva un certo numero di abduction, che comportavano esperimenti di manipolazione genetica da parte degli alieni e forse, persino il sacrificio di esseri mani a questi esseri. Il puzzle, come ho detto, è complesso.

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I controllori sono a loro volta minacciati dall’interno, come ha spiegato Benjamin Fulford (sopra), ex giornalista finanziario di Forbes Magazine, che vive in Giappone. Benjamin è stato il primo occidentale, in 500 anni, ad essere ammesso nelle società segrete asiatiche, che contano sei milioni di membri. In qualità di loro portavoce ha trasmesso un messaggio molto semplice agli Illuminati: “Riconoscete che il vostro tempo è finito, ritiratevi senza combattere e permettete al mondo di svilupparsi come dovrebbe”. Se questo non dovesse accadere, ha detto Fulford, gli Illuminati dovranno vedersela con quasi 100.000 assassini professionisti affatto ben disposti nei confronti di queste élite auto-elette che governo il pianeta. Gli Illuminati creano il caos e governano tramite le guerre, facendo in modo che continui la fame nel mondo, creando virus genetici in laboratorio, scatenando guerre biologiche ai danni di determinate categorie etniche. Questo non è che un esempio della guerra tra le fazioni rivali in atto dietro le quinte e che ora si sta allargando alla sfera pubblica».

 

L.P.: Mi ha incuriosito particolarmente la storia di “Jake Simpson”, il rivelatore che avete incontrato in Thailandia. Jake ha detto di far parte dei “berretti bianchi”, una sorta di quinta colonna che si starebbe battendo per un mondo migliore. Cosa sappiamo di loro?   

K.C.: «Dan Burisch e Marcia McDowell, ex membri del Majestic, fanno sicuramente parte dei cosiddetti “berretti bianchi”. Li conosciamo bene, abbiamo passato molto tempo in loro compagnia e sono nostri buoni amici. Possiamo affermare, inequivocabilmente, che sono mossi dalle migliori intenzioni, indipendentemente dal fatto che ci si trovi d’accordo con la loro filosofia o la loro politica. Si battono per l’umanità. Mike McConnell(foto in basso), ex Direttore della National Intelligence, è un altro berretto bianco. In un certo senso è il padre adottivo di Dan (Burisch, ndr). È una lunga storia.  Dimostrò coraggio nel Gennaio 2008, quando rilasciò il “National Intelligence Estimate” (NIE), indebolendo la rabbiosa determinazione dell’amministrazione Bush nell’attaccare l’Iran. Il NIE provò che l’Iran non era coinvolto nella fabbricazione di armi di distruzione di massa. E probabilmente ha contribuito ad ostacolare i piani di attacco dell’amministrazione di allora.

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Un altro caso di berretti bianchi all’opera riguarda un episodio verificatosi alla Minot Air Force base, dove verremo fatte partire 6 testate nucleari. Dal North Dakota dovevano sorvolare il Pacifico, ma tornarono indietro a metà del volo a causa di un ordine impartito da qualcuno, che non sappiamo chi sia… L’incidente sembra presentare uno svolgimento simile a quello dagli assassini programmati. Secondo Jack Carter (pseudonimo) un aviatore della Minot intervistato nel Novembre 2008, i militari in due basi aeronautiche si comportarono in modo contraddittorio rispetto all’addestramento di sicurezza ricevuto e le procedure che devono essere messe in atto per prevenire proprio una simile evenienza. Jake Simpson è un altro berretto bianco. In un certo senso  qualsiasi rivelatore, in virtù del suo farsi avanti, indipendentemente dal suo passato, diventa un “berretto bianco” per definizione, perché decide di raccontare la verità, per come la conosce. Gran parte della testimonianza di Jake convalida la testimonianza di Henry Deacon, un altro rivelatore intervistato dal Project Camelot, e molti altri, sulle basi sotterranee, il gioco ad alto livello in atto dietro le quinte e i piani di riduzione della popolazione perseguiti dai poteri in essere con qualsiasi mezzo. Se le informazioni che abbiamo raccolto sono vere, molti eventi che avrebbero potuto essere distruttivi quanto la tragedia dell’ 11 Settembre 2001, e magari di più, sono stati sventati da queste persone coraggiose. Se il Project Camelot ha potuto continuare sino ad oggi, in parte è dovuto al fatto che ci considerano un elemento importante dei loro tentativi di disclosure, per far conoscere al pubblico la vera guerra in atto. Alcuni insider, cinclusi Jake Simpson e Henry Deacon, ci hanno riferito che il Project Camelot è seguito con molta attenzione da entrambe le fazioni, e che abbiamo fan appassionati all’interno del contingente dei berretti bianchi di varie agenzie quali la NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration, ndr) e la CIA. È in atto una guerra occulta per i cuori e le menti, se non addirittura per l’anima dell’umanità».  

 

L.P.: Credi che Barack Obama faccia parte dei “berretti bianchi”, o è solo un’altra pedina del Nuovo Ordine Mondiale, e quindi non cambierà nulla, come sospettano molti “teorici della cospirazione”?

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K.C.: «È presto per dirlo. Finora si è mosso secondo le loro regole ed è rimasto allineato. Non ho visto nulla che faccia pensare che stia deviando dal programma degli Illuminati. Tuttavia, c’è la possibilità che cambi rotta, opponendosi persino contro i controllori. Se lo facesse, probabilmente pagherebbe questo gesto con la vita e forse è proprio questo il piano».

 

L.P.: Stiamo attraversando una gravissima crisi finanziaria. Avete intervistato alcune persone “in the loop”, come George Green, ex banchiere. Puoi parlarci delle informazioni da voi ottenute su questo argomento?

GreenGeorge.jpg K.C.: «George Green (a sx) è stato nel giro della finanza per un po’ di tempo. Previde la fine del dollaro, l’attuale recessione e i pignoramenti. Nelle interviste che gli abbiamo fatto, sia audio che video, parla di una reale possibilità di quella che chiama una “banking holiday”, in cui dopo un dato weekend di tre giorni, la banca non apre… Dove non ci sarà cibo nei supermercati perché i camion non consegneranno più e verranno lasciate in attesa che tutto riprenda. Secondo Green, dopo un weekend cominceranno a rubare il cibo e dopo di questo, arriveranno persino ad uccidere. In questo scenario il dollaro sarà svalutato, nulla avrà più valore, cadranno i mercati e gli Stati Uniti si rifiuteranno di onorare il loro debito nazionale. Attualmente la Cina sta cercando di sostenere il dollaro con investimenti collaterali tangibili, come l’oro, i metalli, e varie industrie in Asia slegate dal dollaro. I cinesi sono preoccupati perché hanno investito molto nel dollaro. Fondamentalmente, l’economia statunitense è collegata a livello globale. Questo fa parte dello scenario del Nuovo Ordine Mondiale progettato per creare caos, diffondere virus che indeboliscano la popolazione per imporre, in fine, uno stato di polizia che eserciti un controllo ancora più rigido di quello attualmente in vigore. A George Green venne chiesto di costruire un campo di concentramento in Nevada  - ma rifiutò -  e partecipò a riunioni dove queste cose venivano discusse e pianificate».  


L.P.: Che idea ti sei fatta della situazione del nostro pianeta? Mi riferisco all’interferenza ET, all’evoluzione spirituale, ad un possibile “armageddon”, alla speranza di cambiare, se ne abbiamo…

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K.C.: «Il nostro pianeta si avvicina velocemente ad un tempo in cui passeremo dalla terza dimensione passeremo in una quarta e poi in una quinta, a dell’evoluzione personale. Un numero sempre maggiore di persone sta cominciando a comprendere che viviamo in un universo multidimensionale. Chi non lo comprende, continuerà a vivere nella terza dimensione. Sulla Terra si manifesteranno dei cambiamenti, ma non penso si tratterà di un vero e proprio cataclisma. Potrebbero crearsi due mondi contemporaneamente. In quello passato nella quinta dimensione, sembrerà di essere andati avanti nel tempo. Alcuni la chiamano “ascensione”, ma è un termine controverso. Nemmeno i nostri rivelatori hanno una prospettiva esatta di ciò che sta accadendo. Non esiste un regolamento scritto. È qualcosa che è in atto e noi ne siamo co-creatori.

Faremo esperienza di ciò che vorremo, a livello animico. I nostri corpi fisici potrebbero opporsi al cambiamento. Alcuni vivranno mutamenti nel corpo, altri lasceranno il corpo per reincarnarsi in un livello superiore. Pochissimi si troveranno su più livelli contemporaneamente. Tutto questo avverrà, a quanto ho capito, tra il 2012 e il 2017. Credo che i Wingmakers, le informazioni di “RA” e di Ash’a’yana Deane (Anne Hayes) siano esposte dettagliatamente nella serie televisiva “Voyager”. Molta conoscenza, a questo riguardo, è nascosta. Mentre evolvi, il tuo DNA cambia. Puoi accedere alla conoscenza indipendentemente da chi ascolti o da cosa leggi. È un’evoluzione spirituale in cui potrai abbracciare il tuo sé superiore. Siamo stati aiutati da diverse razze extraterrestri, ma la responsabilità per il cambiamento è di noi tutti. Il tipo di transizione che vivremo, e il modo in cui la Terra gestirà la transizione, dipenderà da noi. Alcuni di noi, forse tutti, sono dei viaggiatori temporali che hanno il compito di aiutare questo risveglio e credo che io e Bill siamo tra questi».


giovedì 20 agosto 2009

L'Aquila e la fontana delle 99 cannelle

Un documentario di Chiara Tarullo sui misteri della celebre fontana delle 99 cannelle, tratto da libro "La Rivelazione dell'Aquila".

L'Aquila: Templari - Basilica di Collemaggio

I misteri di Aquila e Celestino V. Nuove scoperte nel chiostro del XV Sec. nella Basilica di Collemaggio. Si avvalora l'ipotesi che in quei luoghi esistesse un sito dei Templari, da sempre legati alla presenza del papa in Italia e, nel nostro caso, a Celestino V.

lunedì 20 luglio 2009

Tomboy: il blocco note di Linux arriva sugli altri sistemi

tomboy per os x
Mono è un set di strumenti di sviluppo compatibili con .NET che permette di creare applicazioni che girano su Linux, Windows e OS X. Grazie a Mono alcune applicazioni di Linux sono state finalmente rese disponibili per i due maggiori sistemi operativi proprietari, e vi voglio proprio segnalare una di quelle che mi piacciono di più.
Chiunque non abbia una memoria perfetta e utilizzi un sistema Linux con GNOME probabilmente ha avuto ha apprezzato Tomboy. Si tratta di un’applicazione per prendere note con una struttura molto simile allo schema del Wiki, che rende molto facile organizzare le proprie “informazioni”, che siano lista della spesa, la vostra campagna di Dungeons&Dragons o anche una serie di post per il vostro blog. All’inizio dovrete avere una mente un po’ aperta per capire come funziona: Tomboy ha la capacità di creare immediate relazioni tra le varie note.
Iniziate scrivendo una pagina. Mettiamo che vogliate approfondire un concetto, e per farlo è sufficiente selezionare una parola e cliccare sul tasto Link. Questo avrà tre effetti:
  • Sulla pagina principale la parola selezionata diventerà un hyperlink.
  • Si aprirà una pagina intitolata come la parola selezionata, in cui appunto approfondire.
  • Da quel punto in poi, ogni volta che scriverete la parola selezionata essa automaticamente diventerà un hyperlink alla sua pagina.

Questo sistema sarebbe inutile se non ci fosse alcun modo per cercare nelle vostre note. Chiaramente il motore di ricerca c’è, e anche un’apposita finestra per selezionare le pagine separate, che saranno disposte in ordine di accesso più recente. Se poi cliccate sull’icona del programma di Tomboy (che sia in un dock o nel desktop a seconda del sistema operativo), quelle stesse pagine recenti saranno sempre lì ad aspettarvi.

Altre feature comprendono la sincronizzazione, la creazione automatica di link al vostro browser preferito, la modifica di font e dimensioni del testo e gli elenchi non ordinati. E tutto con pochi, facili tasti.
Ovviamente, la versione per GNOME è perfettamente integrata con il desktop, mentre quella per Windows ed OS X non ha ancora lo stesso livello di interdipendenza. Ad esempio, scordatevi di poter trascinare un’email da Apple Mail a Tomboy, o anche solo un’immagine. Al momento vi dovrete accontentare delle ossa di quello che dovrebbe essere il programma definitivo per organizzare la vostra vita, molto amato da chiunque usi GNOME.
Per poter far girare Tomboy (c’è la versione per Windows e quella per OS X) su Mac avrete bisogno di scaricare ed installare anche Mono, che occupa 300 MB. Su Windows invece vi servirà l’installer GTK# SDK (la versione runtime) di Medsphere.
Fonte: Il blog dello sviluppatore www.trackback.it

venerdì 17 luglio 2009

I molti perché di Google Chrome OS

Anno XI n. 3266 di martedì 14 luglio 2009 - PI / News

Si affollano le speculazioni e i chiarimenti. La discussione è sfaccettata: investe Android e Microsoft, Eric Schmidt e Apple

Roma - A distanza di pochi giorni dall'annuncio ufficiale di Mountain View, il chiacchiericcio intorno a Chrome OS non accenna a placarsi. La "bomba mediatica" di Google ha scatenato un susseguirsi di speculazioni, ipotesi, analisi, dichiarazioni e prese di posizione tese a spiegare perché mai una società che fa soldi con l'advertising debba uscirsene con un "nuovo" sistema operativo (che è comunque basato sul "vecchio" e rodatissimo kernel Linux), perché la minaccia diretta a Microsoft in realtà non sembri sussistere e perché la gestione contemporanea di due OS, Chrome da una parte e Android dall'altra, non sia affatto un problema. Tanto per cominciare a seguito della bomba di Google arriva una prima reazione da parte di Microsoft, che per bocca del vice-presidente Walid Abu-Hadba liquida Chrome OS come un tentativo di alzare gli scudi contro i competitor piuttosto che altro. "Molto di quello che Google fa lo fa per difendersi", ha detto Abu-Hadba, che ritiene che in sostanza Chrome OS abbia l'unico obiettivo di tenere Redmond impegnata e fuori dalla ricerca online, un settore sempre più rilevante in casa Microsoft da quando si è deciso di aumentare gli investimenti e gli sforzi nel settore con Bing. Concorrenza? Innovazione? Cloud computing realizzato? Niente di tutto ciò: per Microsoft Chrome OS è un diversivo, uno specchietto per le allodole e un tentativo del Googleplex di mantenere il dominio sul search e l'advertising. Ma stando a quanto dichiarato dalla coppia Schmidt-Page (versione temporaneamente ridotta del triumvirato del G-comando Page-Brin-Schmidt) in una lunga conferenza stampa, la volontà di lanciare prima un browser tutto proprio e poi un sistema operativo circola ai piani alti di Google da anni, e sarebbe stato proprio il CEO Eric Schmidt a rimandare l'iniziativa vista la sua precedente esperienza negli anni burrascosi della bolla speculativa della new economy. Altro che specchietto per le allodole o diversivo, quelli di Google pensavano a Chrome prima ancora che qualcuno inventasse termini oggi iper-abusati come web 2-3.0, social networking e cloud computing. A quanto pare Schmidt ha infine cambiato idea quando ha visto all'opera una demo di Chrome (il browser) realizzata da alcuni sviluppatori di Firefox, e a quel punto l'idea dell'anti-sistema operativo di Page, un OS che si limita a starsene dietro le quinte invece di prendersi tutta la scena sarebbe debordata. Schmidt e Page colgono poi l'occasione per dire che, al contrario di quanto comunicato in questi giorni dall'intero web, siti di news istituzionali e blog personali, Chrome OS non è un attacco frontale a Microsoft Windows essendo il nuovo sistema destinato a espandere il mercato dei netbook piuttosto che a fagocitare lo share di Redmond sui suddetti. "Microsoft è benvenuta nel convertire Internet Explorer sul nostro sistema operativa", dice Schmidt, sostenendo che anche se la cosa è improbabile Google non potrebbe comunque impedirlo visto che Chrome OS sarà open source. Il web e la stampa non avrebbero saputo interpretare Chrome, la sua natura di "alternativa" snella e veloce ai sistemi operativi monolitici che va a integrare un tipo di esperienza completamente diversa piuttosto che a sostituirla del tutto. Non avrebbero riconosciuto i presupposti da cui nasce Chrome OS e non avrebbero compreso dove Google voglia andare a parare quando parla di un sistema ideale per chi passa una parte non trascurabile del proprio tempo online. Il cloud computing di Chrome OS, da quelle poche informazioni finora fornite in via ufficiale da Mountain View, sarebbe dipendenza totale dal network telematico e dai server di Google, la leggerezza del sistema starebbe nel suo essere una filigrana sottile tra i netizen e Internet, dove dovrebbero risiedere tutti i dati degli utenti, le applicazioni e i servizi a cui si ha accesso. Google non farà soldi vendendo Chrome OS. Come è sempre stato e probabilmente sempre sarà, l'unica vera fonte di ricavi per Google è l'advertising: più tempo si passa online più Google guadagna denaro. In questo senso mettere a disposizione un browser multi-processo sotto le mentite spoglie di un OS rappresenta la strada più sicura per far schizzare in alto la suddetta permanenza online. Quanto alla presunta sovrapposizione tra Chrome OS e Android, inoltre, secondo l'ex-dipendente Google Kevin Fox il problema nemmeno si porrebbe perché entrambi i sistemi hanno la loro specifica destinazione di utilizzo nonostante il "form factor" dei dispositivi interessati possa risultare compatibile o persino coincidente. Chi invece sembrerebbe avere dei problemi, più seri rispetto al passato, è il succitato Erich Schmidt, la cui doppia poltrona nei consigli di amministrazione di Google e Apple scotta dal momento che con Chrome OS Mountain View entra nell'ennesimo settore (dopo gli smartphone evoluti e i browser) in cui si troverà a dover concorrere con Cupertino. "Per ora non ci sono problemi", dice Schmidt, confermando che il suo ruolo nella board Apple sarà comunque oggetto di discussione entro breve. Se Schmidt dovesse rassegnare le proprie dimissioni dalla board, infine, le speculazioni rampanti sullo spionaggio industriale ai massimi livelli cesserebbero di esistere. Alfonso Maruccia

mercoledì 8 luglio 2009

Google annuncia: faremo un sistema operativo

googledi Fabrizio Frattini | 8-07-2009

Google lancia la sfida finale a Microsoft e annuncia: "faremo un sistema operativo open source". L'obbiettivo è mantenere il controllo del Web del domani e offrire una soluzione per desktop, laptop ma soprattutto netbook. Ecco perchè l'assalto della Grande G tocca anche Apple.

Dopo i brower e i cellulari, anche un sistema operativo per computer La sfida di Google al mondo del'IT per imporsi come un protagonista viene portata al prossimo e, definitivo, livello. L'annuncio di una iniziativa che condurrà "Big G" a creare un Os è stata data questa notte, con una nota nel blog ufficiale dell'azienda.
Da quanto si apprende dalle prime e scarne notizie, il sistema operativo, ovviamente open source e basato su Linux, ha come obbiettivo primario quello di creare un ambiente che favorirà l'uso di Internet e di tutte le Web Applications, che restano il nucleo degli interessi commerciali di Google. "Si tratterà di un OS leggero - dice Google - e agile, disegnato per partire in secondi e con una interfaccia non intrusiva. La maggior parte dell'azione si svolgerà su Web". L'idea di un Os Google finalizzato all'esperienza Internet in tutte le sue componenti, e specialmente nell'utilizzo dei servizi Internet, era in circolazione da molto tempo e anche se la società americana aveva sempre minimizzato o sviato i discorsi in proposito questo sarebbe stato il prossimo passo.
Nel mirino di Google c'è prevalentemente Microsoft; si tratta di un risposta alla sfida porta da Redmond che , come la gran parte del mondo della tecnologia, è convinta che Internet sia la piattaforma intorno a cui girerà l'informatica del domani e in conseguenza di questo ha deciso di non lasciare a Google il controllo degli utenti e dei servizi sulla rete, uno sforzo che aveva condotto Microsoft a cercare di acquistare anche Yahoo, l'unico vero e grande concorrente di Google su Internet. Google creando un sistema operativo incrocia definitivamente le sue armi con quelle della rivale puntando alla vera cassaforte degli assetti di Microsoft: il suo OS.
Google Os, che girerà su processori Intel e ARM, non è un un diretto concorrente di Mac Os; non sarà possibile infatti, salvo hack illegali, installarlo sui Mac, ma un progetto di questa portata condotto da una realtà di assoluto primo piano per l'IT non può risultare indifferente a Cupertino anche perché Google punta (debutto seconda metà 2010) in primo luogo al mondo della mobilità ovvero a quelli che oggi sono i Netbook e che domani potrebbero essere tutti i dispositivi per Internet e lo sfruttamento dei servizi in rete. Un settore dove Apple, al di là dei proclami anti-minilaptop, è destinata a sbarcare con un hardware che assomiglia molto a quello che ha in mente Google. www.macitynet.it