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I Segreti di Santa Maria di Collemaggio
tratto dai libri di Maria Grazia Lopardi

 

I Segreti del Simbolismo
       
L'Ordine del Tempio adottò nelle proprie costruzioni militari e religiose, una serie di figure simboliche, ogn' una delle quali aveva un preciso significato religioso ed esoterico, alcune delle più eclatanti scoperte degli ultimi anni sul simbolismo architettonico sacro sono da riferirsi alla ricercatrice Maria Grazia Lopardi che con attento studio e certosino lavoro d'archivio (andando contro una visione storico-religiosa comune) è riuscita a svelare il segreto della Basilica di Collemaggio: la Basilica che prima era solo estetica ora è anche contenuto. Tratto dai suoi libri sulle scoperte nella basilica dello Spirito:
...... svelando i segreti della scienza sacra custoditi nei secoli ..... nel rettangolo della facciata in alto si aprono tre splendidi rosoni (fig.1) di cui uno romanico e due gotici: il rosone centrale (fig.2) ha dodici raggi che poi divengono 24, quello di sinistra 12 raggi e quello di destra 14. Se il centro rappresenta il sole e con esso il Cristo, il dodici suggerisce i 12 apostoli, ovvero i 12 segni dello zodiaco che influenzano l’universo che conosciamo: l’insegnamento iniziatico parla anche di 12 punti magnetici, dodici forze di un altro zodiaco non visibile quello a cui il testo gnostico della Pistis Sophia allude quando fa dire al Cristo: Rallegratevi e siate contenti poiché, quanto mi preparai per il mondo, portai con me, come vi avevo detto fin dall’inizio, dodici forze. Io avevo ricevuto queste forze dai dodici liberatori della Tesoreria della Luce, secondo il comandamento del primo Mistero. Infine il 14 allude ai sette aspetti della creazione, le sette note, i sette colori dell’arcobaleno, la costituzione settenaria dell’uomo etc. che uscendo dal sole centrale, dall’Uno, si duplicano nei due aspetti maschile e femminile che caratterizzano la manifestazione. Dunque dai tre rosoni penetrano nella costruzione le forze del divino che la rendono viva e pulsante in armonia con le sue leggi, attraverso di essi, il sole entra compiendo le sue danze regolari nel corso dell’anno per poi esprimere il suo antico ruolo di simbolo del divino allorché al solstizio d’estate ed il 15 agosto (giorno dell’Assunta a cui la chiesa è dedicata), si esibisce in straordinari giochi di luce il raggio di luce (fig.3) che filtra dal rosone centrale colpisce il punto preciso simbolicamente rappresentato sull pavimento.
 
 
   
Se si osserva il portale centrale (fig.4) delle trabeazioni segnalano il ruolo di mediazione della chiesa, tra terra e cielo, costruzioni in cui le energie del cielo e della terra si incontrano e dove si manifesta il quinto elemento, l’etere fuoco. La bellezza del portale maggiore ed il suo ruolo di centro inducono a collegarlo all’astrale purificato, al cuore attraverso cui si manifesta la luce divina, mentre il portale di sinistra sembra legato all’eterico, la dimensione energetica della natura in una condizione di purezza paradisiaca, dato che lo ornano elementi della natura, foglie, piccoli frutti, una rana, un pesce, nonché due gnomi, creature eteriche della terra. A conferma, nelle sculture che ornano la parte alta del portale appare il Paradiso terrestre, ovvero una dimensione pura della materia non ancora densa, con Adamo, Eva, il serpente ed una sirena bicaudata che esprime il principio del dualismo cosmico che si manifesta nella creazione. Inoltre i capitelli sono ornati agli angoli da teste umane recanti delle foglie come se fossero cappelli: si tratta di esempi di “uomo verde” tipici della tradizione celtica, esprimenti il potere rigeneratore della natura.
 
 
 
 

Entriamo ora in S. Maria di Collemaggio con la consapevolezza che si sta varcando una soglia dimensionale oltre il telo che accolse il corpo di Gesù. Secondo gli antichi insegnamenti misterici si entra nel lenzuolo funerario per morire, rinascere e essere trasformati. L’iniziale meraviglia che suscita la chiesa con la sua bellezza è nulla rispetto alle sensazioni che un luogo per eccellenza magico produce in chi lo visita “aperto”, disposto ad ascoltare cosa emerge in sé entrando in un…crogiolo alchemico. La basilica che custodisce i resti mortali di Celestino V, da lui realizzata, teatro della sua incoronazione, racchiude uno spazio vibrante dove le emozioni negative si placano e l’anima si dispone all’ascolto, senza giudizio, liberata dalle leggi e dalle colpe. Un pavimento costituito dall’alternanza di losanghe rosse (fig.5) indica un simbolo inequivocabile nella geometria sacra: la vesica piscis (fig.6) legata al femminile ed all’elemento acqua e poi per derivazione al pesce, al Cristo che attraversa le acque del divenire senza esserne travolto.
La vesica piscis, è un simbolo femminile somigliante alla vulva (vesica in latino vuol dire anche vagina), ma suggerisce anche l’idea di un pesce legato all’elemento acqua, femminile per eccellenza. E’ noto che nella simbologia cristiana il pesce sia Gesù (dal greco ictus le cui iniziali stanno per Gesù Cristo figlio di Dio salvatore), colui che cammina sulle acque e che è stato generato dal Principio femminino, da Maria Vergine, la materia che ha in sé il principio di trasmutazione per manifestare l’Uomo Nuovo, “Quello che deve venire”. La distesa di losanghe esprime dunque l’idea che si attraversi l’acqua dominando le passioni, ma anche che si proceda su un cammino di purificazione, immersi nell’acqua viva che secondo Ezechiele e Zaccaria per inondare tutti della grazia dello Spirito Santo: “..uscirà da Gerusalemme …poi mi mostrò un fiume di acqua viva che sgorgava dal trono di Dio e dell’Agnello” (XXII,1 Apocalisse). La losanga, come il quadrato simboleggia, altresì, la materia con gli elementi che la compongono (terra, aria acqua, fuoco) ed a loro volta i quattro grandi rettangoli (partendo dai pilastri, numero che simboleggia l’intermediazione mariana tra terra e cielo).
 
 



Con il Cristo della tradizione evangelica camminiamo sull’acqua, dominiamo le passioni per raggiungere, in corrispondenza con la Porta Santa che viene aperta in occasione della Perdonanza celestiniana, un tratto di pavimento, dove si ripete la croce della facciata (fig.7): si entra effettivamente nel telo sindonico lì dove la materia umana viene sottoposta alla sollecitazione delle forze che la mettono in movimento inducendola alla trasformazione. Ciò è reso possibile dalla presenza di un simbolo che è l’omphalos (fig.8) della costruzione, una croce che ha smussato i propri spigoli arrotondandoli, la pietra filosofale degli alchimisti che porta tutte le croci.
Se l’intero pavimento dunque indica il lungo cammino attraverso la materia per pervenire infine alla trasformazione e dunque alla dimensione spirituale, particolarmente interessante diviene il discorso se ci soffermiamo sul rettangolo delle croci, in corrispondenza della Porta santa. Infatti attraverso questo varco, allorché viene aperto dal vespro del 28 al vespro del 29 agosto ogni anno in occasione della Perdonanza, chi è pronto a varcare la soglia tra dimensioni entra direttamente nel rettangolo con le croci e la croce-fiore (fig.9) per realizzare la morte iniziatica nel telo funerario che l’ha accolto, come nelle antiche iniziazioni in cui il candidato veniva posto in un sepolcro o in una bara, e/o avvolto nel telo funebre dove avveniva la sua trasformazione radicale. Allora la Porta Santa si trova a simboleggiare la porta stretta, il cammino accelerato -rispetto a quello evolutivo- di chi ha accettato di compiere un lavoro interiore, quello espresso da Celestino con la formula ”vere penitentes et confessi”.
Probabilmente dunque la porta all’epoca di Celestino, consacrata nel 1288, era limitata alla metà della porta trecentesca, quando in occasione della Perdonanza celestiniana si apre la porta in direzione nord-nord est, dalle tenebre si procede verso la Luce, affrontando le tenebre interiori e permettendo alle energie della trasformazione di trasmutare la materia umana le cui scorie (la cui densità) cadono nel fondo dell’alambicco.
 
 

 A Conferma del processo del messaggio della spiritualizzazione della materia attraverso un processo di morte (iniziatica) e rinascita completamente trasformati, verso la linea delle colonne di destra, su di un tombino appare un simbolo che René Guènon chiama Quatre de Chiffre (fig.10), dedicandogli un capitolo nel libro Simboli della Scienza sacra: è il marchio della maestria, la fase del processo alchemico della morte e della rinascita, in cui appare una croce che sotto l’effetto del triangolo, la Trinità, lo Spirito che agisce nella materia, si duplica passando dal quattro all’otto per terminare poi in un cerchio, lo Spirito.
Il procedere verso il cuore della chiesa ci porta al mausoleo del Papa-eremita (fig.11) realizzato da Girolamo da Vicenza nel 1517, ricco di simboli rinascimentali, quali fauni, draghi, figure doppie che tendono a ricomporsi lungo un asse in cui gli opposti si riconciliano. Il re Salomone e la regina di Saba custodiscono l’arca in cui sono custodite le spoglie del papa dell’età dello Spirito. Sotto una maschera di cera un cranio con un foro sulla fronte (fig.12) pone alla storia l’interrogativo sulla morte del prigioniero di Bonifacio (questa del chiodo sul cranio era una tipica usanza utilizzata dai Templari...). Fermatevi a sentire se un’emozione emerge come un ricordo, un riconoscimento. Potreste essere tra i chiamati da Celestino. Nel lasciare la basilica probabilmente un po’ trasformati, non mancate di recarvi alla piccola porta della parete sud, dove sull’architrave appare un inquietante agnello capovolto: è una pietra seme, di quelle prese da preesistenti costruzioni e piantate nella nuova perché germogli e dia frutto, riconoscibili perché messe capovolte!


Nel mio libro (fig.13) ho suggerito un'ipotesi "ardita", che dietro il sogno della Vergine che chiedeva a frate Pietro la costruzione nella città dell' Aquila di una basilica a Lei dedicata, si celi un'indicazione fornita all'eremita dai maggiori sostenitori del culto di "Nostra Signora", i Templari appunto, ai quali si deve la diffusione di veneratissime statue di Vergini Nere disseminate in Europa e in particolare in Francia, si.. ma per quale fine costruire una così grande basilica? La costruzione fu progettata e realizzata in un tempo estremamente breve in considerazione della sua grandezza, le date note della vicenda sono quelle della bolla di autorizzazione all'edificazione del 1287 e dell'atto di acquisto 5 giorni dopo, se si ipotizza una presenza Templare ed un interesse dell'Ordine nella costruzione di S. Maria di Collemaggio, si spiegherebbe la velocità nel reperimento dei soldi, ma perché fu voluto così meravigliosamente grande? Se Pietro del Morrone mirava a costruire una chiesa del suo Ordine nei pressi di una città come L'Aquila ancora in costruzione con già tantissime chiese, frate Pietro aveva in mente qualcosa che giustificasse uno spazio così ampio da contenere tanti fedeli? Forse era destinata a custodire qualcosa di particolarmente importante per tutta la cristianità, forse il tesoro del Tempio o delle reliquie eccezionali? E perché in una città come L'Aquila costruita sulla pianta di Gerusalemme? ...
Tratto da "I Templari ed il "Colle Magico di Celestino" e da "Notre Dame di Collemaggio"(fig.13) dell avv. Maria Grazia Lopardi.
fig. 13 Libri di Maria Grazia Lopardi da cui tratto "Misteri"
Fonte:
www.laquilax.com

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