venerdì 25 agosto 2017

Tesla Updates August 2017

TESLA
Introducing 100D
New Features for Model S and Model X
Model S and Model X are the quickest and safest cars in their class and now include new standard features at no additional cost. Smart Air Suspension provides better handling, efficiency and ride comfort with automatic location-based vehicle height adjustments. In addition, new Model S and Model X 75 kWh vehicles received an over-the-air software update and now have improved performance, with the ability to accelerate from zero to 60 mph one second faster. We are also offering a new cream interior color.
Model X is now available in a new seven-seat configuration, with second and third row seats that fold flat for maximum cargo space.
Unlimited, Free Supercharging
Receive Free Supercharging and $1,000 in Credit
We recently launched the newest phase of the Tesla Referral Program, providing Tesla owners with the opportunity to give five friends free, unlimited Supercharging, along with $1,000 in credit toward a new Model S or Model X. If you're interested in purchasing a Tesla, just ask friends who currently own a Model S or Model X to learn more about their ownership experience. Check out the full program details here.
Referral Program
Power Your Home 24/7 with Powerwall and Solar
Tesla now offers the world's first complete clean energy solution, allowing you to generate, store and use your own renewable energy. Powerwall is a home battery that seamlessly integrates with new or existing solar panels or Solar Roof to power an entire home with 100% renewable energy, 24/7. Even without solar, Powerwall can provide seamless backup power to protect your home from a grid outage. Learn more about our energy products below.
Tesla | 3500 Deer Creek Road | Palo Alto, CA 94304
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giovedì 24 agosto 2017

Dino Marafioti

L'ultimo lavoro di Dino Marafioti trovato morto nel suo appartamento all'età di 53 anni il 17 agosto 2013. Per 22 anni giornalista e redattore di Radio Radicale. Questo era il suo primo servizio video che raccoglie in modo critico e analitico i fatti e le informazioni sul caso della scomparsa di Emanuela Orlandi. Ne andava così fiero tanto da auspicarne la sua diffusione anche attraverso altri canali, comprese le televisioni.
Grazie Dino.
Timeline Video: (capitoli automatici in "Descrizione – Mostra altro")
– Prologo [00:01:28]
– Pietro Orlandi [00:04:54]
– Natalina Orlandi [00:09:25]
– Telefonata Amerikano [00:10:25]
– Primo appello Papa Giovanni II [00:12:33]
– La pista internazionale Alì Agca [00:12:47]
– Marco Beltrandi – ex Parlamentare Radicale [00:13:44]
– Fabrizio Peronaci – Corriere della Sera [00:15:27 – 00:27:56]
– Marco Accetti – Indagato [00:18:15 – 00:36:10]
– "Emanuela e le altre" – Panorama- Mirella Gregori [00:24:11]
– Appello Papa Giovanni II per Emanuela e Mirella [00:24:57]
– Giuseppe Nicotri[00:30:23]
– Banda della Magliana [00:31:42]
– Giuseppe Nicotri pista via Monte del Gallo [00:48:48]
emanuelaorlandi.altervista.org

mercoledì 23 agosto 2017

Nexus Edizioni: "VACCINI Dominio Assoluto" di Gianni Lannes

NOVITA'!

VACCINI: Dominio Assoluto

di Gianni Lannes
In Europa e in Italia non sono in atto epidemie o pandemie, certifica l'Organizzazione mondiale della sanità. Allora, come ha potuto il governo Gentiloni promulgare il decreto legge 73 il 7 giugno 2017 che impone a neonati, bambini e adolescenti ben 12 vaccinazioni, se non è in atto alcuna emergenza ed urgenza? In realtà, non si tratta di una campagna di vaccinazione, ma una sperimentazione di massa sulla pelle di neonati, bambini e adolescenti sani. Chi, cosa, come, quando, perché? A un giornalista si chiede di raccontare i fatti, di spiegarli con riscontri documentali, soprattutto di controllare il potere, ogni potere. Occorre cercare la verità, quella scomoda, quella che urtica, quella che obbliga al realismo. Possiamo fare qualcosa? Ho il dovere morale di sperarlo e di essere contagioso. A questo serve la cultura, a rinvigorire l'umanità: la conoscenza ci rende liberi.

L'AUTORE
Gianni Lannes dal 1987 svolge in Italia e all'estero il mestiere del giornalista. Ha lavorato per la RAI e La7, nei settimanali L'Espresso, Panorama, Famiglia Cristiana, Io Donna, D La Repubblica delle Donne, Il Venerdì di Repubblica, Avvenire, Diario.
Ha scritto inoltre per i mensili Airone, La Nuova Ecologia, Medicina Democratica, Il Gargano Nuovo. Ha collaborato ai quotidiani Il Manifesto, Liberazione, La Repubblica, L'Indipendente, L'Unità, La Stampa, Il Corriere della Sera. Ha pubblicato i seguenti titoli di inchiesta: Nato: colpito e affondato, (2009), Il Grande Fratello. Strage del dominio (2012), Terra Muta, (2013), Nato, la strage del Francesco Padre, (2014), Italia, USA e getta, (2014), La montagna profanata, (2015), Nè vivi, né morti, (2016), Bambini a perdere, (2016).

Via Terme, 51 - 35041 BATTAGLIA TERME (PD)





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giovedì 17 agosto 2017

Interpretazioni divergenti in seno al campo antimperialista di Thierry Meyssan

Quando, nel 2011, gli jihadisti attaccarono il suo Paese, la reazione del presidente Bachar el-Assad fu controcorrente: invece di rafforzare i poteri dei servizi di sicurezza, li ridusse. Ora, sei anni dopo, la Siria sta per uscire vincitrice dalla più importante guerra dopo il Vietnam. Lo stesso tipo di aggressione si sta verificando in Ameria Latina, che però risponde in maniera molto più canonica. Thierry Meyssan illustra le differenze di analisi e strategia del presidente Assad, da un lato, e dei presidenti Maduro e Morales dall'altro. Non è questione di mettere questi leader in concorrenza fra loro, ma di invitarli a prescindere dagli indottrinamenti politici e di tener conto delle guerre più recenti.


A maggio 2017, Thierry Meyssan spiegava su Russia Today in cosa consistano gli errori delle élite sudamericane di fronte all'imperialismo USA. Meyssan insiste sul cambiamento di paradigma dei conflitti armati attuali e sulla necessità di ripensare radicalmente il modo di difendere la patria.
L'operazione di destabilizzazione del Venezuela continua. Nella fase iniziale, gruppuscoli violenti che manifestavano contro il governo hanno ucciso dei semplici passanti e persino cittadini che si erano uniti alla loro protesta. In una seconda fase, i grandi distributori di derrate alimentari hanno organizzato una penuria di beni nei supermercati. In seguito, appartenenti alle forze dell'ordine hanno attaccato ministeri, fatto appello alla ribellione e sono entrati in clandestinità.
La stampa internazionale continua ad attribuire i morti delle manifestazioni al "regime", sebbene numerosi video dimostrino che si tratta di assassinii deliberatamente perpetrati dagli stessi manifestanti. Fondandosi su queste informazioni menzognere, i media definiscono «dittatore» il presidente Nicolas Maduro, come fecero sei anni or sono con Muammar Gheddafi e Bachar el-Assad.
Gli Stati Uniti hanno utilizzato l'Organizzazione degli Stati Americani (OSA) contro il presidente Maduro, come, a suo tempo, utilizzarono la Lega Araba contro il presidente el-Assad. Senza aspettare di essere esclusa dall'OSA, Caracas ne ha denunciato i metodi ne è uscita.
Ciononostante, il governo Maduro ha subito due fallimenti:
-  Gran parte dei suoi elettori non sono andati a votare nelle le elezioni legislative di dicembre 2015, consentendo in tal modo all'opposizione di ottenere la maggioranza in parlamento.
-  Si è fatto prendere alla sprovvista dalla penuria di derrate alimentari, sebbene un'operazione analoga fosse stata in passato organizzata in Cile, contro Allende, e in Venezuela, contro Chávez. Ci sono volute parecchie settimane perché il governo riuscisse a organizzare nuovi circuiti di approvvigionamento.
Con ogni probabilità, il conflitto avviato in Venezuela non si fermerà alle sue frontiere. Infiammerà tutto il nord-ovest del continente sudamericano e i Caraibi.
Un passo aggiuntivo sono i preparativi militari in corso in Messico, Colombia e Guyana Britannica contro Venezuela, Bolivia ed Equador. Il coordinamento è opera dell'équipe dell'ex Ufficio Strategico per la Democrazia Globale (Office of Global Democracy Strategy); unità creata dal presidente Bill Clinton, continuata dal vice-presidente Dick Cheney e da sua figlia Liz. Mike Pompeo, attuale direttore della CIA, ha confermato l'esistenza dell'organizzazione, inducendo la stampa, e poi il presidente Trump, a parlare di un'opzione militare statunitense [contro il Venezuela].
L'équipe del presidente Maduro non ha ritenuto, per salvare il proprio Paese, di seguire l'esempio del presidente el-Assad. Secondo Maduro e i suoi collaboratori, le situazioni dei due Paesi sono totalmente differenti. Gli Stati Uniti, principale potenza capitalista, aggredirebbero il Venezuela per impossessarsi del suo petrolio, secondo uno schema più volte collaudato in tre continenti. Questa prospettiva è stata ribadita da un recente discorso del presidente boliviano, Evo Morales.
È importante ricordare che il presidente Saddam Hussein, nel 2003, e la Guida Muhammar Gheddafi, nel 2011, nonché numerosi consiglieri del presidente Assad hanno ragionato allo stesso modo. Hanno ritenuto che gli Stati Uniti avessero aggredito Afghanistan e Iraq, poi Tunisia, Egitto, Libia e Siria solo per far cadere regimi che opponevano resistenza all'imperialismo americano, e poter così controllare le risorse d'idrocarburi del Medio Oriente allargato. Ancora oggi numerosi autori antimperialisti insistono in quest'analisi, cercando, per esempio, di spiegare la guerra alla Siria con l'interruzione del progetto di gasdotto del Qatar.
Ebbene, un tale ragionamento si è dimostrato falso. Gli Stati Uniti non cercavano né di rovesciare governi progressisti (Libia e Siria) né d'impadronirsi del petrolio e del gas della regione, ma di distruggere Stati, di ricacciare popolazioni nella preistoria, al tempo in cui «l'uomo era lupo per l'uomo».
I rovesciamenti di Saddam Hussein e di Muhammar Gheddafi non hanno ristabilito la pace. Le guerre sono continuate nonostante l'insediamento di un governo d'occupazione in Iraq e poi, nella regione, di governi cui partecipano collaboratori dell'imperialismo, oppositori delle indipendenze nazionali. Le guerre continuano, a dimostrazione che Washington e Londra non volevano rovesciare regimi né difendere democrazie, bensì conculcare popoli. È una constatazione fondamentale che stravolge la comprensione dell'imperialismo contemporaneo.
Questa strategia, radicalmente nuova, cominciò a essere insegnata da Thomas P. M. Barnett dopo l'11 settembre 2001. È stata resa pubblica ed esposta nel marzo 2003 — ossia appena prima della guerra contro l'Iraq — in un articolo di Esquire, poi nel libro eponimo The Pentagon's New Map, però è apparsa talmente crudele che nessuno ha creduto potesse essere applicata.
L'imperialismo ha bisogno di dividere il mondo in due: da un lato, una zona stabile che gode dei benefici del sistema, dall'altro un caos spaventoso in cui nessuno più pensa a resistere, ma unicamente a sopravvivere; una zona in cui le multinazionali possano estrarre le materie prime di cui hanno bisogno senza rendere conto ad alcuno.
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Secondo questa mappa, estratta da un Powerpoint presentato da Thomas P. M. Barbett nella conferenza tenuta nel 2003 al Pentagono, tutti gli Stati della zona rosa devono essere distrutti. Questo progetto non ha nulla a che fare né, sul piano nazionale, con la lotta di classe, né con lo sfruttamento di risorse naturali. Dopo il Medio Oriente allargato, gli Stati Uniti si apprestano a ridurre in rovina l'America Latina del nord-ovest.
Dal XVII secolo e dalla guerra civile britannica, l'Occidente si è sviluppato nell'ossessione del caos. Thomas Hobbes ci ha insegnato a sottometterci alla ragione di Stato piuttosto che rivivere il tormento del caos. La nozione di caos è ricomparsa solo dopo la seconda guerra mondiale, con Leo Strauss. Questo filosofo, che ha personalmente formato esponenti del Pentagono, voleva costruire una nuova forma di potere affondando una parte del mondo nell'inferno.
L'esperienza jihadista in Medio Oriente allargato ci ha mostrato cos'è il caos.
Il presidente el-Assad, dopo aver reagito in modo prevedibile agli avvenimenti di Deraa (marzo-aprile 2011), ossia inviando l'esercito a reprimere gli jihadisti della moschea al-Omari, è stato il primo a capire quel che stava succedendo. Invece di accrescere i poteri delle forze dell'ordine per reprimere l'aggressione esterna, ha dato al popolo gli strumenti per difendere il proprio Paese.
Innanzitutto ha revocato lo stato d'emergenza, dissolto i tribunali speciali, liberalizzato le comunicazioni internet, vietato alle forze armate di usare armi, qualora, così facendo, innocenti fossero messi in pericolo.
Queste decisioni, diverse da quanto la logica dei fatti avrebbe suggerito, implicavano pesanti conseguenze. Per esempio, durante un attacco a un convoglio militare a Banias, i soldati si sono astenuti dall'usare armi per legittima difesa. Hanno preferito essere mutilati dalle bombe degli assalitori, e talvolta morire, piuttosto che sparare con il rischio di ferire gli abitanti, che li guardavano lasciarsi massacrare senza reagire.
Come molti all'epoca, anch'io ho pensato che Assad fosse un presidente debole, che i soldati fossero troppo leali, che la Siria sarebbe stata distrutta. Tuttavia, sei anni dopo Bachar el-Assad e le forze armate siriane hanno vinto la scommessa. All'inizio, i soldati hanno lottato soli contro l'aggressione straniera. Poi, poco a poco, ogni cittadino si è impegnato, ciascuno secondo le proprie possibilità, nella difesa Paese. Quelli che non hanno potuto o voluto resistere sono andati in esilio. I siriani hanno certamente molto sofferto, ma la Siria è l'unico Paese al mondo, dopo la guerra del Vietnam, ad aver resistito fino a che l'imperialismo s'è stancato e ha rinunciato.
In secondo luogo, di fronte all'invasione di una moltitudine di jihadisti provenienti da tutte le popolazioni mussulmane, dal Marocco alla Cina, il presidente Assad ha deciso di abbandonare parte del territorio per salvare il proprio popolo.
L'Esercito arabo siriano si è ripiegato nella "Siria utile", ossia nelle città, abbandonando campagne e deserti agli aggressori. Nel frattempo Damasco provvedeva senza interruzione all'approvvigionamento alimentare in tutte le regioni controllate. Contrariamente a un preconcetto dell'Occidente, la carestia ha imperversato solo nelle zone controllate dagli jihadisti e in qualche città da loro assediata; i "ribelli stranieri" (scusate l'ossimoro) venivano approvvigionati dalle associazioni "umanitarie" occidentali perché utilizzassero la distribuzione di pacchi alimentari per sottomettere le popolazione da loro stessi affamate.
Il popolo siriano ha toccato con mano che a nutrirlo e proteggerlo era la Repubblica, non i Fratelli Mussulmani e i loro jihadisti.
In terzo luogo, il presidente Assad, in un discorso pronunciato il 12 dicembre 2012, ha delineato come intendeva ricostruire l'unità del Paese. In particolare ha sottolineato la necessità di redigere una nuova costituzione e di sottoporla all'approvazione della maggioranza qualificata della popolazione, quindi procedere a elezioni democratiche dei responsabili di tutte le istituzioni, incluso il presidente, ovviamente.
All'epoca gli occidentali si sono burlati del presidente Assad che pretendeva convocare elezioni in piena guerra. Oggi la totalità dei diplomatici coinvolti nella risoluzione del conflitto, compresi quelli delle Nazioni Unite, sostiene il piano Assad.
Mentre i commando degli jihadisti circolavano ovunque nel Paese, soprattutto a Damasco, e assassinavano uomini politici, anche nelle loro case e con le loro famiglie, il presidente Assad ha incoraggiato gli oppositori a palesarsi. Ha garantito la sicurezza del liberale Hassan el-Nouri e del marxista Maher el-Hajjar per garantirgli la possibilità di presentarsi alle elezioni presidenziali del giugno 2014. Nonostante l'appello al boicottaggio dei Fratelli Mussulmani e dei governi occidentali, nonostante il terrore jihadista, nonostante l'esilio all'estero di milioni di cittadini, il 73,42% degli elettori ha risposto alla chiamata alle urne.
In nome dello stesso principio, sin dall'inizio della guerra Assad ha creato un ministero per la Riconciliazione nazionale, fatto unico in un Paese in guerra, e l'ha affidato ad Ali Haidar, presidente di un partito alleato, il PSNS. Haidar ha negoziato e concluso più di un migliaio di accordi di amnistia di cittadini che avevano preso le armi contro la Repubblica, che poi sono stati integrati nell'Esercito arabo siriano.
Durante questa guerra, contrariamente a quanto afferma chi lo accusa gratuitamente di praticare torture generalizzate, il presidente Assad non ha mai usato mezzi coercitivi contro il proprio popolo. Non ha mai imposto l'arruolamento in massa e la coscrizione obbligatoria. Ogni giovane ha la possibilità di sottrarsi agli obblighi militari. Prassi amministrative permettono a ogni cittadino maschio di evitare il servizio militare, se non desidera difendere il proprio Paese con le armi. Unicamente gli esiliati, che non hanno accesso a queste prassi, possono trovarsi in situazione d'irregolarità rispetto alle norme.
Per sei anni, il presidente Assad ha costantemente, da un lato, fatto appello al proprio popolo, responsabilizzandolo e, dall'altro, ha cercato, per quanto possibile, di nutrirlo e proteggerlo. Ha sempre corso il rischio di dare prima di ricevere. Ed è per questo che oggi ha conquistato la fiducia dei siriani e può contare sul loro sostegno attivo.
Le élite sudamericane sbagliano se intendono proseguire la lotta per una ripartizione più equa delle ricchezze, che fu dei decenni passati. Oggi la lotta più importante non è tra maggioranza del popolo e una piccola classe di privilegiati. La scelta cui si sono trovati di fronte i popoli del Medio Oriente allargato, e alla quale ora i sudamericani devono rispondere a loro volta, è difendere la patria o morire.
I fatti lo dimostrano: l'imperialismo contemporaneo non mira più prioritariamente a fare man bassa delle risorse naturali. Oggi vuole dominare il mondo e saccheggiarlo senza scrupoli. Mira ormai a schiacciare i popoli e a distruggere le società delle regioni di cui già sfrutta le risorse.
In quest'èra di ferro e fuoco, solo la strategia di Assad permette di rimanere eretti e liberi.

lunedì 14 agosto 2017

Una Commissione d’inchiesta parlamentare per Emanuela Orlandi

A settembre 2017 l'istituzione di una Commissione d'inchiesta parlamentare per Emanuela Orlandi.
Lo ha dichiarato il Senatore Vincenzo Santangelo, portavoce del Movimento 5 Stelle, dalla sua pagina Facebook:
CASO ORLANDI: 34 anni di indagine senza verità.
"Oggi voglio ricordare il caso di Emanuela Orlandi, nonostante si faccia molto per dimenticarlo. 
Emanuela Orlandi era (è? era? ancora non è dato saperlo) una ragazza, quindicenne, cittadina vaticana, scomparsa nel nulla trentaquattro anni fa, divenuta, suo malgrado, il caso emblematico di come si possa essere sottratti alla propria vita, e, con ampi margini possibilità, cancellati dalla terra, senza che nessuno acceda alla verità sulla propria sorte.
Per lei, infatti, nessuna verità, né storica, né processuale. Lo Stato non è riuscito a dare risposte alla sua famiglia nonostante 34 anni indagini, terminate con l'archiviazione.
Uno Stato può spendere tanti soldi pubblici per 34 anni di indagini senza scoprire nulla? A settembre chiederemo l'istituzione di una Commissione d'inchiesta parlamentare per capirlo.
Il caso Orlandi è un simbolo di malagiustizia. Comprendere perché il sistema si sia così gravemente inceppato in questa vicenda giudiziaria, dai contorni paradossali, vuol dire dare una speranza anche a tutti gli scomparsi, tantissimi in Italia, che attendono di essere ritrovati, anche solo nella verità circa i loro destino."

sabato 12 agosto 2017

La Storia Siamo Noi La Tragedia Del Kursk


Il mondo intero assiste impotente alla tragedia dei 118 membri dell’equipaggio, intrappolati nel relitto, in attesa di soccorsi che non arriveranno mai. Ma come è affondato il Kursk? È stato davvero un incidente? E perché non è stato possibile salvare nessuno? Giovanni Minoli ripercorre la storia del sommergibile diventato una trappola mortale.

martedì 8 agosto 2017

Imposimato, giudice NoVax: «Io non sono contrario...»


«Io non sono contrario - dice - ma per consentire a ciascuno di decidere. Io rispetto la legge, ma quando ce vò, ce cò». La Cassazione: nessuna correlazione tra vaccini e autismo, respinta la richiesta di risarcimento di un padre



Roma - Giudice Ferdinando Imposimato, ha visto cosa dice la Cassazione? Non c'è correlazione tra i vaccini e l'autismo (respinta la richiesta di indennizzo di un padre che attribuiva all'antipolio l'insorgere della malattia nel figlio). Lei era uno dei sostenitori della causa. «Cosa vuole che ne capiscano i giudici della Cassazione? Non hanno la più pallida idea della materia».
Il magistrato che ha combattuto mafia, camorra, terrorismo e misteri di Stato è uno dei paladini «Free Vax». Perché è contrario ai vaccini?
«Io non sono contrario, sono per la libertà di scelta».
Qui però si parla di scienza su una perizia tecnica già accolta in primo e secondo grado, non di opinioni...
«E invece bisognerebbe parlare del conflitto di interessi del direttore sanitario del ministero, Ranieri Guerra, che figura anche nel cda di Glaxo produttrice del vaccino esavalente. C'è una denuncia del Codacons contro di lui. La Corte costituzionale mi dà ragione».
Su cosa?
«Sentenza numero 107 del 26 aprile 2012. Parla di falsa propaganda che influenza il senso comune sui vaccini e di generale clima di affidamento senza che siano conosciuti i rischi per la salute».
Da magistrato che difendeva le istituzioni ad agitatore di battaglie che sembrano riprendere le bufale del web. Perché questa sfiducia?
«Già Aldo Moro, nell'assemblea costituente, parlava di rispetto della tutela per la salute, spiegando che nessuno può essere obbligato a trattamenti sanitari per legge, nel rispetto della persona».
Vaccini a parte, il suo sembra un sentimento più generalizzato: il gasdotto in Puglia, lo stadio della Roma, le stragi di Capaci e via D'Amelio, Emanuela Orlandi viva in Turchia, il gruppo Bilderberg che guiderebbe i governi di tutto il mondo... Non c'è una tesi complottista che non la veda schierarsi.
«Io ho una posizione laica, sono dalla parte della giustizia. E molte di queste operazioni che ha citato sono portate avanti da società che non danno affidamento. Multinazionali come la Goldman Sachs».
Come si è formato questi convincimenti? Avrà documenti per provare quello che dice...
«Indagando sulla mafia e sul terrorismo. E grazie ai miei amici ebrei che mi hanno insegnato la disobbedienza civile. Rispetto la legge, ma quando ce vò ce vò».
Il Movimento Cinque Stelle la voleva presidente della Repubblica. È un fatto politico?
«Io sono per l'imparzialità e la verità. A volte mi sbaglio, ma sempre in buona fede».

roma.corriere.it




giovedì 3 agosto 2017

Premio Roberto Morrione: L'inchiesta come una punta affilata sulla roccia


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I canali: l'inchiesta come una punta affilata sulla roccia. Diario dei finalisti

I canali: l'inchiesta come una punta affilata sulla roccia.

Ultimi giorni, ultime cose da fare prima di chiudere un lavoro che ha composto le nostre giornate e scandito il nostro tempo negli ultimi tre mesi. Siamo un po' indietro, ma abbiamo infilato la quinta marcia e sfrecciamo con il cuore affannato e il fiato corto. In realtà, se c'è qualcosa che ci fa …
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Le mani sul fiume: il webdoc ha forma e sostanza. Il diario della inchiesta finalista

Le mani sul fiume: il webdoc ha forma e sostanza.

Questo mese non ho preso in mano la telecamera, non ho tirato fuori il taccuino degli appunti e non ho fissato interviste. Questo è stato un mese di assemblaggi e di accostamenti. E' stato il mese in cui questo webdoc ha preso forma, in cui questa casa virtuale ha costruito le sue fondamenta e ha cambiato mille …
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Matti per sempre: il webdoc è pronto!

Ormai lo possiamo dire: il nostro viaggio nel mondo della salute mentale è terminato. Eccoci qua, davanti al nostro web doc: rileggiamo i testi (e ogni volta scopriamo nuovi refusi), riascoltiamo gli audio, guardiamo i video, sfogliamo le foto. Sistemiamo gli ultimi dettagli con una certa soddisfazione. Sappiamo che abbiamo cercato di fare …
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Minacce alla redazione de I SICILIANI GIOVANI

Minacce alla redazione de I SICILIANI GIOVANI

Riccardo Orioles, direttore de I Siciliani Giovani ci informa delle minacce ricevute dalla redazione de I Siciliani giovani nel giorno del ricordo della strage di via D'Amelio, nella quale morirono il giudice Paolo Borsellino e gli uomini della sua scorta. Condanniamo questo atto intimidatorio e rinnoviamo tutta la nostra solidarietà a Giovanni …
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