mercoledì 30 novembre 2016

La via dell'Angelo - intervista a Maria Grazia Lopardi



La Via dell'Angelo - The sign of the Angel è un film documentario di Germano Di Mattia, sul percorso millenario dedicato a San Michele Arcangelo, un culto antico che abbraccia tutta l'Europa. Il film è basato sulle ricerche della scrittrice aquilana Maria Grazia Lopardi, autrice del libro "La Dea e L'Arcangelo".

martedì 29 novembre 2016

Dominion. Le origini aliene del Potere



Una coedizione Nexus & Verde Chiaro
Sirio, l'Occhio che Tutto Vede, simbolo della civiltà egizia ed emblema universale della Massoneria, è la Stella Azzurra che la tradizione esoterica associa a Jahweh, l'Elohim degli Ebrei. Aldebaran, l'Occhio del Toro, l'Astro di Lucifero, l'Angelo Caduto, è la guida degli Illuminati che i vertici del Sistema di Controllo evocano per accedere a oscure conoscenze. Due stelle, due mondi lontani dal nostro pianeta ma da sempre interessati alle sorti della Razza Umana, Sirio e Aldebaran sono divisi in Cielo dalla costellazione di Orione e separati sulla Terra dalla Linea Sacra dell'Arcangelo Michele, l'antico con fine tra le popolazioni devote alla stella Sirio e le civiltà sottoposte al controllo dell'Occhio del Toro.
Sirio e Aldebaran, Jahweh e Lucifero, rivali tra le stelle e nemici sulla Terra, protagonisti in Cielo dell'eterna guerra tra Luce ed Ombra, si contendono il destino dell'Umanità, sospesa tra evoluzione e distruzione.

Rivoluzionando il mondo della ricerca con una verità a lungo negata, Dominion cancella un secolo di menzogne e di fantasiose reinterpretazioni dei testi sacri, facendo de finitivamente chiarezza su chi sono i nostri Creatori e chi i falsi dèi che hanno sedotto l'Umanità con vuote religioni e condotto il pianeta ad un passo dal baratro. Con un linguaggio brillante, diretto e incisivo, Dominion rivela l'identità di coloro che operano per il Bene dell'Uomo e smaschera con coraggio i faccendieri dell'Oscurità, tiranni dell'informazione da troppo tempo padroni incontrastati delle nostre coscienze. Un'opera fondamentale, il segno di un cambiamento inarrestabile, Dominion è la risposta che tutti attendevano.
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Piero Ragone è filosofo, ricercatore, scrittore, studioso di religioni e di esoterismo. Nel suo campo d'indagine rientra ciò che la scienza non è in grado di spiegare. Nel 2013 ha pubblicato il bestseller Il Segreto delle Ere con la Macro Edizioni, nel 2015 è la volta del fondamentale Custodi dell'Immortalità, edito da Verdechiaro Edizioni e Nexus Edizioni. È ospite di numerosi convegni nazionali e internazionali e il suo nome è accostato a grandi interpreti della ricerca mondiale. È docente di Archeoastronomia Esoterica e Percorsi Iniziatici presso la Libera Università Italiana degli Studi Esoterici "Achille D'Angelo - Giacomo Catinella", Facoltà di Scienze Tradizionali ed Esoteriche, Dipartimento UniMoscow.
GLI ALTRI LIBRI DI PIERO RAGONE:

 

Via Terme, 51 - 35041 BATTAGLIA TERME (PD)
Tel: 049.9115516 - Fax: 049 9119035

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sabato 26 novembre 2016

Chi Costruì la Luna? Intervista a Christopher Knight

costruttore luna
Molti lettori conosceranno lo scrittore britannico Christopher Knight grazie al suo primo libro, il best seller La Chiave di Hiram (1996), scritto in collaborazione con Robert Lomas. Rapidamente La Chiave di Hiram è diventato un libro di culto nel campo della storiografia alternativa, influendo su un'intera generazione di autori, tra cui Dan Brown, con il suo Codice Da Vinci.

Negli ultimi dieci anni Knight ha scritto sei libri, di cui quattro in coppia con Robert Lomas e due - tra cui l'ultimo Who Built The Moon? (Chi Costruì la Luna?) con Alan Butler.

In Chi Costruì la Luna? Knight e Butler sollevano una serie di domande affascinanti ed impegnative circa la natura del nostro satellite. E' possibile che la Luna sia artificiale? E' possibile che sia cava? Si formò come conseguenza di eventi accidentali, oppure fu il frutto di un progetto intelligente, e nella seconda ipotesi, chi fu l'architetto? New Dawn ha intervistato Knight sugli argomenti e le conclusioni sorprendenti della sua ultima, controversa opera.

New Dawn: Tutte le spedizioni sulla Luna non sono riuscite a rispondere ad alcune delle domande più basilari sulle sue origini e funzioni. Il tuo nuovo libro punta il riflettore su alcuni dettagli della Luna ignoti ai più, ed argomenta una sconvolgente ipotesi in merito alla sua reale natura. Potresti parlarci di questi fatti poco noti?

Christopher Knight: La Luna si trova molto vicina alla Terra, eppure è ampiamente considerata come l'oggetto più strano dell'intero universo conosciuto. E' un po' come se uno vivesse in un mondo in cui tutto è normale, coerente, ad eccezione della propria moglie, la quale ha tre teste e si nutre di lamette da barba.

Tra le principali stranezze denotate dalla Luna, vi è il fatto che - al contrario di qualsiasi altro oggetto planetario conosciuto - non ha un nucleo solido. Dunque, o il suo nucleo interno è di densità estremamente bassa, oppure il suo interno è cavo. Stranamente, la sua massa è concentrata in larga parte in uno strato che si trova appena sotto la superficie, aspetto che ha creato parecchi grattacapi alle prime navicelle lunari. Il materiale di cui è fatta fu rimosso dalla superficie esterna del nostro pianeta, e ciò causò una profonda depressione che oggi chiamiamo Oceano Pacifico. Questa enorme roccia si separò dalla Terra circa 4,6 miliardi di anni fa, per poi trasformarsi molto rapidamente nel satellite che conosciamo.

La Luna non è solo anomala dal punto di vista geologico; anche astronomicamente è qualcosa di unico, di miracoloso. E' esattamente 400 volte più piccola del Sole, ma è anche esattamente 400 volte più vicina alla Terra rispetto al Sole, e ciò fa si che se osservati dalla Terra, il Sole e la Luna sembrino essere esattamente delle stesse dimensioni. Il che dà luogo ai fenomeni che definiamo eclissi totali. Queste 'coincidenze astronomiche' sono ignorate o date per scontate dalla gente, mentre per molti addetti ai lavori rappresentano uno dei grandi misteri dell'universo.

Inoltre, dal nostro punto di vista la Luna replica esattamente il movimento del Sole nel cielo; sorge e tramonta negli stessi punti dell'orizzonte, seguendo apparentemente il 'percorso' compiuto dal Sole nel suo spostamento da un solstizio all'altro. Non vi è alcuna ragione logica per cui la Luna debba imitare con tanta esattezza il Sole, 'coincidenza' che nell'universo ha un significato solo per coloro che osservino dalla Terra gli 'spostamenti' dei due astri.

ND: Cosa ti ha ispirato a scrivere Chi Costruì la Luna? E quali elementi collegano questo ultimo libro alle tue precedenti ricerche, da cui traesti spunto per scrivere Civilization One e La Macchina di Uriel?

CK: I sei libri che ho pubblicato negli ultimi dieci anni fanno tutti parte di un'unica, lunga ricerca. Con Alan Butler decidemmo di scrivere Chi Costruì la Luna? subito dopo la pubblicazione di Civilization One, in quanto i nostri studi per quel saggio ci avevano condotto ad approfondire gli aspetti misteriosi del nostro satellite.

Scoprimmo un sistema di misurazione superbamente avanzato in uso più di 5000 anni fa, e basato sulla massa, le dimensioni ed i movimenti della Terra. Per curiosità provammo a verificare se le caratteristiche degli astri del Sistema Solare riflettessero quel modello. Ebbene, il modello era inapplicabile a tutti i corpi del Sistema Solare, eccetto che alla Terra, alla Luna ed al Sole. Fu come se avessimo trovato un progetto costruttivo della Luna, strutturato in funzione del rapporto tra la Terra ed il Sole.

ND: Che cos'è questo sistema, e gli antichi come potevano possedere una simile conoscenza?

CK: Il saggio Civilization One si basa sul lavoro di Alexander Thom, un brillante professore di ingegneria dell'Università di Oxford. Costui ha individuato un antico sistema di misurazione, che ha ribattezzato Yard Megalitica. Quel sistema fu alla base della costruzione di qualsiasi struttura europea occidentale dell'Età della Pietra, ad esempio Stonehenge. Molti archeologi hanno contestato le ricerche di Thom, tuttavia quelle obiezioni di fronte ad una analisi oggettiva dei dati, risultano essere prive di fondamento.

Alan ed io abbiamo dimostrato che questo sistema di misurazione ad elevatissima precisione fu improntato su elementi ricavati dai dati della rotazione terrestre, e che ogni nuovo sistema di misurazione del tempo, del peso e della grandezza - antico e moderno - fu sempre improntato sugli stessi elementi. Non abbiamo a che fare con adattamenti ed approssimazioni, ma con dati esatti. Come facessero gli antichi a conoscere quei dati, è un mistero. Tutto ciò che sappiamo è che i loro sistemi di misurazione fossero perfino più accurati di quelli odierni! Non è difficile verificare questa affermazione; è sufficiente una calcolatrice.

ND: Insomma, avete concluso che non si tratti di un corpo naturale, e che sia stata fabbricata per assolvere una funzione ben precisa.

CK: La Luna non solo è contraddistinta da caratteristiche apparentemente impossibili, ma è anche uno strumento indispensabile alla sopravvivenza degli esseri umani. E' come una sorta di incubatrice biologica. Se la Luna non si fosse trovata esattamente dov'era nel corso dell'evoluzione della Terra, la vita intelligente non si sarebbe sviluppata. In campo scientifico c'è concordia nel ritenere che l'umanità debba tutto alla Luna.
La Luna agisce come uno stabilizzatore capace di regolare la successione delle stagioni e mantenere l'acqua allo stato liquido nella maggior parte del pianeta. Senza la Luna, la Terra sarebbe stata un pianeta arido e morto, come Venere.

ND: Se la tua ipotesi fosse corretta, e la Luna fosse artificiale, chi o che cosa la avrebbe costruita, e perché?

CK: L'unica conclusione plausibile, dopo aver studiato i dati, è che la Luna sia artificiale. Sul perché qualcuno l'abbia costruita, la risposta è piuttosto scontata: per supportare la vita, ed in particolar modo gli esseri umani. Per quanto riguarda chi lo avrebbe fatto, qui la domanda si fa molto più difficile! Le possibilità attualmente esaminabili sono 3, vale a dire: Dio, gli alieni o gli esseri umani. Tra questi, l'unico elemento scientificamente dimostrato al 100% è l'ultimo...

Articolo in lingua inglese, pubblicato sul sito New Dawn Magazine
Link diretto:
http://www.newdawnmagazine.com/articles/who-built-the-moon-an-interview-with-christopher-knight

Traduzione a cura di Anticorpi.info

giovedì 24 novembre 2016

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mercoledì 23 novembre 2016

Il raggio che dà energia. Gratis

Marconi ideò un raggio che fermava i mezzi a motore. Mussolini lo voleva, il Vaticano lo bloccò. Da quelle ricerche gli scienziati crearono l'alternativa a petrolio e nucleare. Nel 1999 l'invenzione stava per essere messa sul mercato, ma poi tutto fu insabbiato


L’energia pulita tanto auspicata dal presidente Obama dopo il disastro ambientale del Golfo del Messico forse esiste già da un pezzo, ma qualcuno la tiene nascosta per inconfessabili interessi economici. Ma non solo. Negli anni Settanta, infatti, un gruppo di scienziati italiani ne avrebbe scoperto il segreto, ma questa nuova e stupefacente tecnologia, che di fatto cambierebbe l'economia mondiale archiviando per sempre i rischi del petrolio e del nucleare, sarebbe stata volutamente occultata nella cassaforte di una misteriosa fondazione religiosa con sede nel Liechtenstein, dove si troverebbe tuttora. Sembra davvero la trama di un giallo internazionale l'incredibile storia che si nasconde dietro quella che, senza alcun dubbio, si potrebbe definire la scoperta epocale per eccellenza, e cioè la produzione di energia pulita senza alcuna emissione di radiazioni dannose.
In altre parole, la realizzazione di un macchinario in grado di dissolvere la materia, intendendo con questa definizione qualunque tipo di sostanza fisica, producendo solo ed esclusivamente calore.

Una scoperta per caso
Come ogni giallo che si rispetti, l'intricata vicenda che si nasconde dietro la genesi di questa scoperta è stata svelata quasi per caso. Lo ha fatto un imprenditore genovese che una decina d'anni fa si è trovato ad avere rapporti di affari con la fondazione che nasconde e gestisce il segreto di quello che, per semplicità, chiameremo «il raggio della morte». E sì, perché la storia che stiamo per svelare nasce proprio da quello che, durante il fascismo, fu il mito per eccellenza: l'arma segreta che avrebbe rivoluzionato il corso della seconda guerra mondiale. Sembrava soltanto una fantasia, ma non lo era. In quegli anni si diceva che persino Guglielmo Marconi stesse lavorando alla realizzazione del «raggio della morte». La cosa era solo parzialmente vera. Secondo quanto Mussolini disse al giornalista Ivanoe Fossati durante una delle sue ultime interviste, Marconi inventò un apparecchio che emetteva un raggio elettromagnetico in grado di bloccare qualunque motore dotato di impianto elettrico. Tale raggio, inoltre, mandava in corto circuito l'impianto stesso, provocandone l'incendio. Lo scienziato dette una dimostrazione, alla presenza del duce del fascismo, ad Acilia, sulla strada di Ostia, quando bloccò auto e camion che transitavano sulla strada. A Orbetello, invece, riuscì a incendiare due aerei che si trovavano ad oltre due chilometri di distanza. Tuttavia, dice sempre Mussolini, Marconi si fece prendere dagli scrupoli religiosi. Non voleva essere ricordato dai posteri come colui che aveva provocato la morte di migliaia di persone, bensì solo come l'inventore della radio. Per cui si confidò con Papa Pio XII, il quale gli consigliò di distruggere il progetto della sua invenzione. Cosa che Marconi si affretto a fare, mandando in bestia Mussolini e gerarchi. Poi, forse per il troppo stress che aveva accumulato in quella disputa, nel 1937 improvvisamente venne colpito da un infarto e morì a soli 63 anni.
La fine degli anni Trenta fu comunque molto prolifica da un punto di vista scientifico. Per qualche imperscrutabile gioco del destino, pare che la fantasia e la creatività degli italiani non fu soltanto all'origine della prima bomba nucleare realizzata negli Stati Uniti da Enrico Fermi e dai suoi colleghi di via Panisperna; altri scienziati, continuando gli studi sulla scissione dell'atomo, trovarono infatti il modo di «produrre ed emettere sino a notevoli distanze anti-atomi di qualsiasi elemento esistente sul nostro pianeta che, diretti contro una massa costituita da atomi della stessa natura ma di segno opposto, la disgregano ionizzandola senza provocare alcuna reazione nucleare, ma producendo egualmente una enorme quantità di energia pulita».
Tanto per fare un esempio concreto, ionizzando un grammo di ferro si sviluppa un calore pari a 24 milioni di KWh, cioè oltre 20 miliardi di calorie, capaci di evaporare 40 milioni di litri d'acqua. Per ottenere un uguale numero di calorie, occorrerebbe bruciare 15mila barili di petrolio. Sembra quasi di leggere un racconto di fantascienza, ma è soltanto la pura e semplice realtà. Almeno quella che i documenti in possesso dell'imprenditore genovese Enrico M. Remondini dimostrano.

La testimonianza
«Tutto è cominciato - racconta Remondini - dal contatto che nel 1999 ho avuto con il dottor Renato Leonardi, direttore della Fondazione Internazionale Pace e Crescita, con sede a Vaduz, capitale del Liechtenstein. Il mio compito era quello di stipulare contratti per lo smaltimento di rifiuti solidi tramite le Centrali termoelettriche polivalenti della Fondazione Internazionale Pace e Crescita. Non mi hanno detto dove queste centrali si trovassero, ma so per certo che esistono. Altrimenti non avrebbero fatto un contratto con me. In quel periodo, lavoravo con il mio collega, dottor Claudio Barbarisi. Per ogni contratto stipulato, la nostra percentuale sarebbe stata del 2 per cento. Tuttavia, per una clausola imposta dalla Fondazione stessa, il 10 per cento di questa commissione doveva essere destinata a favore di aiuti umanitari. Considerando che lo smaltimento di questi rifiuti avveniva in un modo pressoché perfetto, cioè con la ionizzazione della materia senza produzione di alcuna scoria, sembrava davvero il modo ottimale per ottenere il risultato voluto. Tuttavia, improvvisamente, e senza comunicarci il perché, la Fondazione ci fece sapere che le loro centrali non sarebbero più state operative. E fu inutile chiedere spiegazioni. Pur avendo un contratto firmato in tasca, non ci fu nulla da fare. Semplicemente chiusero i contatti».
Remondini ancora oggi non conosce la ragione dell'improvviso voltafaccia. Ha provato a telefonare al direttore Leonardi, che tra l'altro vive a Lugano, ma non ha mai avuto una spiegazione per quello strano comportamento. Inutili anche le ricerche per vie traverse: l'unica cosa che è riuscito a sapere è che la Fondazione è stata messa in liquidazione. Per cui è ipotizzabile che i suoi segreti adesso siano stati trasferiti ad un'altra società di cui, ovviamente, si ignora persino il nome. Ciò significa che da qualche parte sulla terra oggi c'è qualcuno che nasconde il segreto più ambito del mondo: la produzione di energia pulita ad un costo prossimo allo zero.
Nonostante questo imprevisto risvolto, in mano a Remondini sono rimasti diversi documenti strettamente riservati della Fondazione Internazionale Pace e Crescita, per cui alla fine l'imprenditore si è deciso a rendere pubblico ciò che sa su questa misteriosa istituzione. Per capire i retroscena di questa tanto mirabolante quanto scientificamente sconosciuta scoperta, occorre fare un salto indietro nel tempo e cercare di ricostruire, passo dopo passo, la cronologia dell'invenzione. Ad aiutarci è la relazione tecnico-scientifica che il 25 ottobre 1997 la Fondazione Internazionale Pace e Crescita ha fatto avere soltanto agli addetti ai lavori. Ogni foglio, infatti, è chiaramente marcato con la scritta «Riproduzione Vietata». Ma l'enormità di quanto viene rivelato in quello scritto giustifica ampiamente il non rispetto della riservatezza richiesta.
Il «raggio della morte», infatti, pur essendo stato concepito teoricamente negli anni Trenta, avrebbe trovato la sua base scientifica soltanto tra il 1958 e il 1960. Il condizionale è d'obbligo in quanto riportiamo delle notizie scritte, ma non confermate dalla scienza ufficiale. Non sappiamo da chi era composto il gruppo di scienziati che diede vita all'esperimento: i nomi non sono elencati. Sappiamo invece che vi furono diversi tentativi di realizzare una macchina che corrispondesse al modello teorico progettato, ma soltanto nel 1973 si arrivò ad avere una strumentazione in grado di «produrre campi magnetici, gravitazionali ed elettrici interagenti, in modo da colpire qualsiasi materia, ionizzandola a distanza ed in quantità predeterminate».

Ok dal governo Andreotti
Fu a quel punto che il governo italiano cominciò ad interessarsi ufficialmente a quegli esperimenti. E infatti l'allora governo Andreotti, prima di passare la mano a Mariano Rumor nel luglio del '73, incaricò il professor Ezio Clementel, allora presidente del Comitato per l'energia nucleare (Cnen), di analizzare gli effetti e la natura di quei campi magnetici a fascio. Clementel, trentino originario di Fai e titolare della cattedra di Fisica nucleare alla facoltà di Scienze dell'Università di Bologna, a quel tempo aveva 55 anni ed era uno dei più noti scienziati del panorama nazionale e internazionale. La sua responsabilità, in quella circostanza, era grande. Doveva infatti verificare se quel diabolico raggio avesse realmente la capacità di distruggere la materia ionizzandola in un'esplosione di calore. Anche perché non ci voleva molto a capire che, qualora l'esperimento fosse riuscito, si poteva fare a meno dell'energia nucleare e inaugurare una nuova stagione energetica non soltanto per l'Italia, ma per il mondo intero. Tanto per fare un esempio, questa tecnologia avrebbe permesso la realizzazione di nuovi e potentissimi motori a razzo che avrebbero letteralmente rivoluzionato la corsa allo spazio, permettendo la costruzione di gigantesche astronavi interplanetarie.
Il professor Clementel ordinò quindi quattro prove di particolare complessità. La prima consisteva nel porre una lastra di plexiglass a 20 metri dall'uscita del fascio di raggi, collocare una lastra di acciaio inox a mezzo metro dietro la lastra di plexiglass e chiedere di perforare la lastra d'acciaio senza danneggiare quella di plexiglass. La seconda prova consisteva nel ripetere il primo esperimento, chiedendo però di perforare la lastra di plexiglass senza alterare la lastra d'acciaio. Il terzo esame era ancora più difficile: bisognava porre una serie di lastre d'acciaio a 10, 20 e 40 metri dall'uscita del fascio di raggi, chiedendo di bucare le lastre a partire dall'ultima, cioè quella posta a 40 metri. Nella quarta e ultima prova si doveva sistemare una pesante lastra di alluminio a 50 metri dall'uscita del fascio di raggi, chiedendo che venisse tagliata parallelamente al lato maggiore.
Ebbene, tutte e quattro le prove ebbero esito positivo e il professor Clementel, considerando che la durata dell'impulso dei raggi era minore di 0,1 secondi, valutò la potenza, ipotizzando la vaporizzazione del metallo, a 40.000 KW e la densità di potenza pari a 4.000 KW per centimetro quadrato. In realtà, venne spiegato a sperimentazione compiuta, l'impulso dei raggi aveva avuto la durata di un nano secondo e poteva ionizzare a distanza «forma e quantità predeterminate di qualsiasi materia».
Tra l'altro all'esperimento aveva assistito anche il professor Piero Pasolini, illustre fisico e amico di un'altra celebrità scientifica qual è il professor Antonino Zichichi. In una sua relazione, Pasolini parlò di «campi magnetici, gravitazionali ed elettrici interagenti che sviluppano atomi di antimateria proiettati e focalizzati in zone di spazio ben determinate anche al di là di schemi di materiali vari, che essendo fuori fuoco si manifestano perfettamente trasparenti e del tutto indenni».
In pratica, ma qui entriamo in una spiegazione scientifica un po' più complessa, gli scienziati italiani che avevano realizzato quel macchinario, sarebbero riusciti ad applicare la teoria di Einstein sul campo unificato, e cioè identificare la matrice profonda ed unica di tutti i campi di interazione, da quello forte (nucleare) a quello gravitazionale. Altri fisici in tutto il mondo ci avevano provato, ma senza alcun risultato. Gli italiani, a quanto pare, c'erano riusciti.

L'insabbiamento
In un Paese normale (ma tutti sappiamo che il nostro non lo è) una simile scoperta sarebbe stata subito messa a frutto. Non ci vuole molta fantasia per capire le implicazioni industriali ed economiche che avrebbe portato. Anche perché, quella che a prima vista poteva sembrare un'arma di incredibile potenza, nell'uso civile poteva trasformarsi nel motore termico di una centrale che, a costi bassissimi, poteva produrre infinite quantità di energia elettrica.
Perché, dunque, questa scoperta non è stata rivelata e utilizzata? La ragione non viene spiegata. Tutto quello che sappiamo è che i governi dell'epoca imposero il segreto sulla sperimentazione e che nessuno, almeno ufficialmente, ne venne a conoscenza. Del resto nel 1979 il professor Clementel morì prematuramente e si portò nella tomba il segreto dei suoi esperimenti. Ma anche dietro Clementel si nasconde una vicenda piuttosto strana e misteriosa. Pare, infatti, che le sue idee non piacessero ai governanti dell'epoca. Non si sa esattamente quale fosse la materia del contendere, ma alla luce della straordinaria scoperta che aveva verificato, è facile immaginarlo. Forse lo scienziato voleva rendere pubblica la notizia, mentre i politici non ne volevano sapere. Chissà? Ebbene, qualcuno trovò il sistema per togliersi di torno quello scomodo presidente del Cnen. Infatti venne accertato che la firma di Clementel appariva su registri di esame all'Università di Trento, della quale all'epoca era il rettore, in una data in cui egli era in missione altrove. Sembrava quasi un errore, una svista. Ma gli costò il carcere, la carriera e infine la salute. Lo scienziato capì l'antifona, e non disse mai più nulla su quel «raggio della morte» che gli era costato così tanto caro. A Clementel è dedicato il Centro ricerche energia dell'Enea a Bologna.
C'è comunque da dire che già negli anni Ottanta qualcosa venne fuori riguardo un ipotetico «raggio della morte». Il primo a parlarne fu il giudice Carlo Palermo che dedicò centinaia di pagine al misterioso congegno, affermando che fu alla base di un intricato traffico d'armi. La storia coinvolse un ex colonnello del Sifar e del Sid, Massimo Pugliese, ma anche esponenti del governo americano (allora presieduto da Gerald Ford), i parlamentari Flaminio Piccoli (Dc) e Loris Fortuna (Psi), nonché una misteriosa società con sede proprio nel Liechtenstein, la Traspraesa. La vicenda durò dal 1973 al 1979, quando improvvisamente calò una cortina di silenzio su tutto quanto.
Erano comunque anni difficili. L'Italia navigava nel caos. Gli attentati delle Brigate rosse erano all'ordine del giorno, la società civile soffocava nel marasma, i servizi segreti di mezzo mondo operavano sul nostro territorio nazionale come se fosse una loro riserva di caccia. Il 16 marzo 1978 i brigatisti arrivarono al punto di rapire il presidente del Consiglio, Aldo Moro, uccidendo i cinque poliziotti della scorta in un indimenticabile attentato in via Fani, a Roma. E tutti ci ricordiamo come andò a finire. Tre anni dopo, il 13 maggio 1981, il terrorista turco Mehmet Ali Agca in piazza San Pietro ferì a colpi di pistola Giovanni Paolo II.
È in questo contesto, che il «raggio della morte» scomparve dalla scena. Del resto, ammesso che la scoperta avesse avuto una consistenza reale, chi sarebbe stato in grado di gestire e controllare gli effetti di una rivoluzione industriale e finanziaria che di fatto avrebbe cambiato il mondo? Non ci vuole molto, infatti, ad immaginare quanti interessi quell'invenzione avrebbe danneggiato se soltanto fosse stata resa pubblica. In pratica, tutte le multinazionali operanti nel campo del petrolio e dell'energia nucleare avrebbero dovuto chiudere i battenti o trasformare da un giorno all'altro la loro produzione. Sarebbe veramente impossibile ipotizzare una cifra per quantificare il disastro economico che la nuova scoperta italiana avrebbe portato.
Ma queste sono solo ipotesi. Ciò che invece risulta riguarda la decisione presa dagli autori della scoperta. Infatti, dopo anni di traversie e inutili tentativi per far riconoscere ufficialmente la loro invenzione, probabilmente temendo per la loro vita e per il futuro della loro strumentazione, questi scienziati consegnarono il frutto del loro lavoro alla Fondazione Internazionale Pace e Crescita, che l'11 aprile 1996 venne costituita apposta, verosimilmente con il diretto appoggio logistico-finanziario del Vaticano, a Vaduz, ben al di fuori dei confini italiani. In quel momento il capitale sociale era di appena 30mila franchi svizzeri (circa 20mila Euro). «Sembra anche a noi - si legge nella relazione introduttiva alle attività della Fondazione - che sia meglio costruire anziché distruggere, non importa quanto possa essere difficile, anche se per farlo occorrono molto più coraggio e pazienza, assai più fantasia e sacrificio».
A prescindere dal fatto che non si trova traccia ufficiale di questa fantomatica Fondazione, se non la notizia (in tedesco) che il primo luglio del 2002 è stata messa in liquidazione, parrebbe che a suo tempo l'organizzazione fosse stata costituita in primo luogo per evitare che un'invenzione di quella portata fosse utilizzata solo per fini militari. Del resto anche i missili balistici (con quello che costano) diventerebbero ben poca cosa se gli eserciti potessero disporre di un macchinario che, per distruggere un obiettivo strategico, necessiterebbe soltanto di un sistema di puntamento d'arma.
Secondo voci non confermate, la decisione degli scienziati italiani sarebbe maturata dopo una serie di minacce che avevano ricevuto negli ambienti della capitale. Ad un certo punto si parla pure di un attentato con una bomba, sempre a Roma. Si dice che, per evitare ulteriori brutte sorprese, quegli scienziati si appellarono direttamente a Papa Giovanni Paolo II e la macchina che produce il «raggio della morte» venisse nascosta per qualche tempo in Vaticano. Da qui la decisione di istituire la fondazione e di far emigrare tutti i protagonisti della vicenda nel più tranquillo Liechtenstein. In queste circostanze, forse non fu un caso che proprio il 30 marzo 1979 il Papa ricevette in Vaticano il Consiglio di presidenza della Società Europea di Fisica, riconoscendo, per la prima volta nella storia della Chiesa, in Galileo Galilei (1564-1642) lo scopritore della Logica del Creato. Comunque sia, da quel momento in poi, la parola d'ordine è stata mantenere il silenzio assoluto.

Le macchine del futuro
Qualcosa, però, nel tempo è cambiata. Lo prova il fatto che la Fondazione Internazionale Pace e Crescita non si sarebbe limitata a proteggere gli scienziati cristiani in fuga, ma nel periodo tra il 1996 e il 1999 avrebbe proceduto a realizzare per conto suo diverse complesse apparecchiature che sfruttano il principio del «raggio della morte». Secondo la loro documentazione, infatti, è stata prodotta una serie di macchinari della linea Zavbo pronti ad essere adibiti per più scopi. L'elenco comprende le Srsu/Tep (smaltimento dei rifiuti solidi urbani), Srlo/Tep (smaltimento dei rifiuti liquidi organici), Srtp/Tep (smaltimento dei rifiuti tossici), Srrz/Tep (smaltimento delle scorie radioattive), Rcc (compattazione rocce instabili), Rcz (distruzione rocce pericolose), Rcg (scavo gallerie nella roccia), Cls (attuazione leghe speciali), Cen (produzione energia pulita).
A quest'ultimo riguardo, nella documentazione fornita da Remondini si trovano anche i piani per costruire centrali termoelettriche per produrre energia elettrica a bassissimo costo, smaltendo rifiuti. C'è tutto, dalle dimensioni all'ampiezza del terreno necessario, come si costruisce la torre di ionizzazione e quante persone devono lavorare (53 unità) nella struttura. Un'intera centrale si può fare in 18 mesi e potrà smaltire fino a 500 metri cubi di rifiuti al giorno, producendo energia elettrica con due turbine Ansaldo.
C'è anche un quadro economico (in milioni di dollari americani) per calcolare i costi di costruzione. Nel 1999 si prevedeva che una centrale di questo tipo sarebbe costata 100milioni di dollari. Una peculiarità di queste centrali è che il loro aspetto è assolutamente fuorviante. Infatti, sempre guardando i loro progetti, si nota che all'esterno appaiono soltanto come un paio di basse palazzine per uffici, circondate da un ampio giardino con alberi e fiori. La torre di ionizzazione, dove avviene il processo termico, è infatti completamente interrata per una profondità di 15 metri. In pratica, un pozzo di spesso cemento armato completamente occultato alla vista. In altre parole, queste centrali potrebbero essere ovunque e nessuno ne saprebbe niente.
Da notare che, secondo le ricerche compiute dalla International Company Profile di Londra, una società del Wilmington Group Pic, leader nel mondo per le informazioni sul credito e quotata alla Borsa di Londra, la Fondazione Internazionale Pace e Crescita, fin dal giorno della sua registrazione a Vaduz, non ha mai compiuto alcun tipo di operazione finanziaria nel Liechtenstein, né si conosce alcun dettaglio del suo stato patrimoniale o finanziario, in quanto la legge di quel Paese non prevede che le Fondazioni presentino pubblicamente i propri bilanci o i nomi dei propri fondatori. Si conosce l'indirizzo della sede legale, ma si ignora quale sia stato quello della sede operativa e il tipo di attività che la Fondazione ha svolto al di fuori dei confini del Liechtenstein. Ovviamente mistero assoluto su quanto sia accaduto dopo il primo luglio del 2002 quando, per chissà quali ragioni, ma tutto lascia supporre che la sicurezza non sia stata estranea alla decisione, la Fondazione ufficialmente ha chiuso i battenti.
Ancora più strabiliante è l'elenco dei clienti, o presunti tali, fornito a Remondini. In tutto 24 nomi tra i quali spiccano i maggiori gruppi siderurgici europei, le amministrazioni di due Regioni italiane e persino due governi: uno europeo e uno africano. Da notare che, in una lettera inviata dalla Fondazione a Remondini, si parla di proseguire con i contatti all'estero, ma non sul territorio nazionale «a causa delle problematiche in Italia». Ma di quali «problematiche» si parla? E, soprattutto, com'è che una scoperta di questo tipo viene utilizzata quasi sottobanco per realizzare cose egregie (pensiamo soltanto alla produzione di energia elettrica e allo smaltimento di scorie radioattive), mentre ufficialmente non se ne sa niente di niente?
Interpellato sul futuro della scoperta da Remondini, il professor Nereo Bolognani, eminenza grigia della Fondazione Internazionale Pace e Crescita, ha detto che «verrà resa nota quando Dio vorrà». Sarà pure, ma di solito non è poi così facile conoscere in anticipo le decisioni del Padreterno. Neppure con la santa e illustre mediazione del Vaticano.