sabato 21 aprile 2012

Joseph KONY, il pretesto americano per invadere l’Africa: i Marines statunitensi schierati in cinque paesi africani.

JOSEPH KONY, il pretesto americano per invadere l’Africa: i Marines statunitensi schierati in cinque paesi africani.:

Di Michael Chossudovsky
L’agenda nascosta degli Stati Uniti in Uganda, Africa centrale e nel Corno d’Africa è la conquista del petrolio e delle risorse minerali strategiche. La ricerca di Joseph Kony e la tutela dei bambini in Uganda non sono che una cortina di fumo, un pretesto per un “intervento umanitario” in una regione in cui le “guerre civili” sostenute dagli Stati Uniti (Sudan, Ruanda, Repubblica Democratica del Congo, Somalia, Etiopia) hanno fatto più di otto milioni di morti nel corso degli ultimi 20 anni:

“In un’altra manovra volta ad ottenere l’egemonia regionale e sorpassare la Cina, gli Stati Uniti cercano di ottenere tramite l’AFRICOM un punto di appoggio nel blocco incredibilmente ricco di risorse che è l’Africa centrale. La Repubblica Democratica del Congo (RDC) è una delle più grandi regioni del mondo priva di un vero governo. Essa contiene vasti giacimenti di diamanti, di cobalto, di rame, di uranio, di magnesio e di stagno, oltre a produrre più di un miliardo di dollari di oro all’anno. E’ del tutto possibile per gli Stati Uniti accrescere considerevolmente la loro presenza in RDC sotto il pretesto di voler catturare Joseph Kony (Nile Bowie, Merchandising and Branding Support for US Military Intervention in Central Africa, Global Research, 14 marzo 2012.)



In una recente decisione, il Pentagono ha confermato l’invio di Forze speciali appartenenti ai Marines (United States Marine Corps, USMC), per formare truppe ugandesi non solo nella lotta contro Joseph Kony e l’Esercito di Resistenza del Signore (Lord’s Resistance Army, LRA) ma anche contro Al-Shabaab in Somalia. Joseph Kony è usato come pretesto per intervenire militarmente in cinque paesi africani:


Fino ad ora l’unità operativa ha schierato piccole squadre in cinque paesi africani, alcuni dei quali minacciati dal gruppo terroristico Al-Quaeda per il Maghreb islamico, secondo un comunicato stampa del Corpo dei Marines (Stars and Stripes, 15 marzo 2012.)

Ufficialmente, questo intervento rientra nel quadro delle operazioni di “peace keeping”, che devono essere compiute tramite “operazioni di contro-terrorismo” sostenute dagli Stati Uniti. L’obiettivo dichiarato è trasformare i soldati ugandesi in “ingegneri del contro-terrorismo”, cioè in Forze speciali sotto la supervisione degli Stati Uniti, “che saranno in seguito schierate in Somalia in appoggio ai battaglioni di fanteria”. (Ibid)

L’invio di Marines statunitensi sarà presumibilmente legato alla “nuova Special Purpose Marine Air Ground Task Force-12 (Unità operativa 12 terra-aria dei Marines) situata a Sigonella, in Sicilia”. L’Unità dispiegherà piccole squadre di Marines attraverso tutto il continente africano. L’iniziativa è stata lanciata nel 2011 “nell’ottica di uno sforzo volto a preparare gli eserciti africani a condurre operazioni di contro-terrorismo” sotto la direzione degli Stati Uniti.

Questa iniziativa significa anche il coinvolgimento diretto di truppe e forze speciali ugandesi nella guerra civile in Somalia:

“La genesi di questa missione comprendeva operazioni a Mogadiscio in Somalia, dove i soldati di peacekeeping dell’Unione africana hanno affrontato degli IED (ordigni esplosivi improvvisati) e altri ostacoli complessi che li hanno esposti a imboscate di Al-Shabaab”, ha dichiarato il maggiore Charles Baker, portavoce della Marina per la missione, in un comunicato stampa pubblicato dall’ambasciata degli Stati Uniti a Kampala.
“I soldati in formazione utilizzeranno le loro conoscenze in Somalia, un paese lacerato dalla guerra, nella caccia al comandante della LRA Joseph Kony, ovunque sia” ha affermato il tenente colonnello della Forza di difesa del popolo ugandese, Richard C. Wakayinja, in un altro comunicato. (Stars and Stripes, 15 marzo 2012.)



Traduzione per Voci Dalla Strada a cura di Ale Baldelli 

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