sabato 10 marzo 2012

Il “Progetto Giudizio Universale” e gli avvenimenti occulti: JFK, lo scandalo Watergate, l’Iran-Contra e l’11 settembre

Il “Progetto Giudizio Universale” e gli avvenimenti occulti: JFK, lo scandalo Watergate, l’Iran-Contra e l’11 settembre (1/2):
In questa analisi in due parti, l’ex diplomatico e docente di scienze politiche Peter Dale Scott mostra come e per quali tappe successive dall’assassinio di John Kennedy, gli Stati Uniti si sono trovati in bilico nella situazione che il presidente Eisenhower temeva e da cui aveva messo in guardia i suoi concittadini. Dal 26 ottobre 2011, con l’instaurazione del Patriot Act, è lo Stato nascosto, una struttura segreta al di là dell’immagine democratica, che governa ormai il paese. Di Peter Dale Scott
Réseau Voltaire
Il 22 novembre 1963 alle 13, JFK viene dichiarato ufficialmente morto. Alle 14.38 il vice-presidente Lindon B. Johnson presta giuramento nell’aereo presidenziale Air Force One. Al suo fianco Jacqueline Kennedy, che indossa ancora il suo vestito Chanel imbrattato del sangue di suo marito. In un’intervista che concederà qualche mese dopo l’assassinio allo storico Arthur Schlesinger Jr, lei esprime la sua idea che sia stato Johnson stesso ad aver orchestrato l’assassinio di suo marito insieme con alcune lobbies petrolifere del Texas. (foto)
“Sono cosciente che esiste la possibilità di instaurare una tirannia vera e propria negli Stati Uniti. Dobbiamo dunque assicurarci che l’agenzia (la National Security Agency) e tutte quelle che possiedono tali tecnologie operino in un contesto di legalità e sotto controllo appropriato, in modo che non si debba mai cadere in tale baratro. Cadervi dentro significherebbe non poter tornare indietro.” Senatore Frank Church (1975).
In questo articolo vado ad affrontare quattro avvenimenti importanti e tuttavia poco conosciuti: l’assassinio di John F. Kennedy, lo scandalo Watergate, l’Iran-Contra e l’11 settembre. Analizzerò questi avvenimenti profondi come facenti parte di un processo politico ancora più occulto che li connette, un processo che ha favorito la costituzione di un potere repressivo negli Stati Uniti, a scapito della democrazia.



In questi ultimi anni mi sono riferito a una forza oscura dietro a tali avvenimenti – una forza che ho chiamato maldestramente “Stato profondo” (non avendo trovato di meglio) che si evolve al tempo stesso all’interno e al di fuori dello Stato pubblico. Oggi, per la prima volta, cercherò di individuare una parte di questa forza oscura, che opera da almeno cinque decenni ai margini dello Stato pubblico. Essa porta un nome che non ho inventato io: il Progetto “Giorno del Giudizio” (Doomsday Project). E’ questo il nome che ha dato il Dipartimento della Difesa ai piani di emergenza volti ad “assicurare il funzionamento della Casa Bianca e del Pentagono durante e dopo un attacco nucleare o un altro tipo di grave crisi”. [1]
L’obiettivo di questo lavoro è semplice ma importante: consiste nel dimostrare che il Progetto Giorno del Giudizio del 1980, come i piani per gravi crisi precedenti che hanno portato a tale progetto, hanno giocato un ruolo determinante dietro le quinte degli avvenimenti più profondi che andrò ad analizzare.
In modo più esplicito tale pianificazione è stata uno dei principali fattori alle spalle dei tre fenomeni preoccupanti che minacciano oggi la democrazia statunitense. Il primo di questi è stata la trasformazione della nostra economia in una “plutoeconomia”, un’economia plutocratica segnata da una crescente divisione degli Stati Uniti in due classi – i ricchi e gli svantaggiati, l’1% e il 99%. Il secondo fenomeno è la militarizzazione crescente degli Stati Uniti e principalmente la sua tendenza a portare avanti o a provocare guerre in regioni lontane, cosa divenuta via via comune e prevedibile. E’ ovvio che le operazioni di questa macchina da guerra USA hanno servito gli interessi della percentuale in cima alla piramide. [2]
Il terzo fenomeno, che è poi il soggetto di tale saggio, è la considerevole influenza degli avvenimenti profondi strutturali sulla storia degli Stati Uniti, un’influenza sempre più nefasta nel corso degli anni, avvenimenti misteriosi (come l’assassinio di JFK, lo scandalo Watergate o l’11 settembre, che affliggono in modo brutale la struttura sociale statunitense) che hanno un impatto rilevante sulla società di questo paese. Inoltre implicano costantemente azioni criminali o violente. Infine, molto spesso, sono generate da una forza oscura sconosciuta.
Sono state condotte numerose analisi sulla ripartizione attuale degli Stati Uniti in termini di differenze di reddito e disparità di ricchezza o sulla sua militarizzazione, come sulla sua crescente tendenza belligerante. Il mio approccio in questo saggio è, a mio avviso, inedito: consiste nel sostenere che le disparità dei redditi – in altre parole la “plutoeconomia” – tanto quanto le tendenze bellicose degli Stati Uniti sono state considerevolmente favorite da avvenimenti occulti.
Bisogna comprendere che le disparità di reddito nell’economia USA non sono il risultato di un’azione congiunta di forze indipendenti dall’intervento politico. Al contrario, tali disuguaglianze furono in gran parte causate da un processo politico continuo e deliberato, negli anni ’60 e ’70 – periodo in cui gli individui più ricchi di questo paese avevano paura di perdere il controllo.
In quel periodo, nel suo memorandum del 1971, il futuro giudice della Corte Suprema Lewis Powell avvertiva che la sopravvivenza del sistema della libera impresa dipendeva dalla “pianificazione e dall’applicazione accurata nel lungo periodo”, abbondantemente finanziate per fronteggiare la minaccia incarnata dalla sinistra. [3] Questo avvertimento generò un violento attacco da parte della destra, coordinato da alcuni think tank e generosamente finanziato da un piccolo gruppo di fondazioni di famiglia. [4] Bisogna capire che tutto ciò rispondeva alle gravi sommosse svoltesi a Newark, a Detroit e in altre città e che la sinistra aveva allora lanciato un numero sempre maggiore di appelli alla rivoluzione (in Europa come negli Stati Uniti). Mi concentrerò qui sulla risposta della destra a questa sfida e sul ruolo degli avvenimenti profondi nel facilitare tale risposta.
Ciò che è importava veramente nel Manifesto Powell non era tanto il documento in sé, quanto il fatto che era stato commissionato dalla Camera di Commercio degli Stati Uniti, una delle lobbies tra le più influenti e discrete. Peraltro, il memorandum era solamente un segno tra i molti altri del fatto che una guerra di classe stava prendendo forma durante gli anni ’70, un processo più ampio che si sviluppò poi sia all’interno che all’esterno del governo (e che comprendeva ciò che Irving Kristol chiamava “contro-rivoluzione intellettuale”) e che portò direttamente alla cosiddetta “Rivoluzione Reagan”. [5]
Appare chiaro che tale processo più vasto è stato portato avanti per cinque decenni portando la destra ad iniettare miliardi di dollari nel sistema politico statunitense. Ciò che mi preme dimostrare qui è che gli avvenimenti profondi hanno essi stessi fatto parte integrante degli sforzi suddetti della destra, dall’assassinio di John F. Kennedy all’11 settembre. Il risultato dell’11 settembre fu la messa in opera di piani per la “continuità di governo” (COG), che sono stati descritti da Oliver North, durante delle audizioni relative allo scandalo Iran-Contra nel 1987, come piani per preparare “la sospensione della Costituzione degli Stati Uniti”. Questi piani di COG, elaborati sulla base di pianificazioni precedenti, sono stati sviluppati accuratamente dal 1982, nell’ambito di ciò che viene chiamato il “Progetto Giudizio Universale” (Doomsday Project), da un’equipe segreta nominata da Reagan. Tale equipe comprendeva personalità pubbliche e private, tra cui Donald Rumsfeld e Dick Cheney.
Voglio provare che, in tale ottica, l’11 settembre non fu che il culmine di una sequenza di eventi profondi risalenti all’assassinio di Kennedy, o ancora più lontano, e che i semi del Progetto Giudizio Universale potevano essere visti dietro ognuno di essi.
Più precisamente, vorrei tentare di dimostrare, rispetto a questi eventi:
  • 1 – che alcuni comportamenti dannosi alla CIA e agenzie simili hanno contribuito all’assassinio di Kennedy e all’11 settembre;
  • 2 – che le conseguenze di ogni avvenimento profondo includono un crescente potere repressivo autoritario in favore di tali agenzie, a scapito del potere democratico di persuasione;
  • 3 – che esistono dei controlli incrociati sintomatici di personale tra gli autori di questi differenti avvenimenti profondi
  • 4 – che si può osservare in ciascuno di tali avvenimenti il coinvolgimento di elementi legati al traffico internazionale di droga – che suggerisce che la nostra “plutoeconomia” attuale sia anche, in una certa misura, una “narcoeconomia”;
  • 5 – che dietro ogni avvenimento si può vedere il Progetto Giorno del Giudizio ( che gioca un ruolo via via più importante nel corso degli anni), cioè la struttura alternativa di pianificazione di emergenza che dispone di proprie reti di comunicazione e opera nell’ombra e al di fuori dei canali governativi regolari.
I comportamenti burocratici dannosi come fattore che ha contribuito all’assassinio di JFK e all’11 settembre
Sia l’assassinio di JFK che l’11 settembre furono agevolati dal modo in cui CIA e FBI manipolarono i loro dossiers sui presunti autori dei singoli avvenimenti (Lee Harvey Oswald in quello che chiamerò l’affare JFK e i dirottatori presunti Khaled al-Mihdhar e Nawaf al-Hazmi per l’11 settembre). La decisione presa il 9 ottobre 1963 da Marvin Gheesling, agente dell’FBI, di cancellare Oswald dalla lista di sorveglianza dell’FBI fa parte di tale agevolazione. Questa decisione fu attuata appena dopo l’arresto di Oswald a New Orleans nell’agosto 1963 e del suo presunto viaggio in Messico a settembre. Ovviamente questi episodi avrebbero normalmente dovuto fare di Oswald il candidato giusto per una sorveglianza ancora maggiore.
Questo comportamento negativo costituisce un paradigma se associato a quello di altri agenti, in particolare quelli della CIA, durante lo stesso mese di ottobre 1963 –un’informazione nascosta all’FBI secondo cui Oswald avrebbe incontrato in Messico Valeriy Kostikov, presunto agente del KGB. [8] Quest’informazione nascosta contribuì ugualmente ad assicurare che Oswald non fosse sorvegliato. In effetti, nelle sue memorie, l’ex direttore dell’FBI Clarence Kelley si lamentava del fatto che il blocco delle informazioni della CIA fu la principale ragione del fatto che Oswald non era sotto sorveglianza il 22 novembre 1963. [9]
La provocazione dell’intelligence militare nel 1963 fu ancora più allarmante. Infatti una delle sue unità non si accontentò solamente di nascondere informazioni su Lee Harvey Oswald ma fabbricò anche delle notizie fasulle che parevano destinate a provocare una risposta [militare] contro Cuba. Io considero tali provocazioni racconti primari, tentativi di ritrarre Oswald come un cospiratore comunista (al contrario di racconti secondari successivi, ugualmente falsi, che lo descrivono come un lupo solitario in rivolta). Un cablo del comando della IV Armata, situata in Texas, può essere considerato come un esempio lampante di racconto primario. Si riferisce ad un’informazione fornita da un poliziotto di Dallas che faceva parte anche ad una unità di riserva dei servizi segreti militari:
“Il primo assistente Don Stringfellow, Divisione dell'Informazione, Dipartimento di polizia di Dallas, ha notificato al 112 ° Gruppo INTC [informazioni], [allegato] a tale quartier generale, che le informazioni ottenute da Oswald hanno rivelato la sua defezione da Cuba nel 1959 e il suo stato di membro del Partito comunista, di cui possiede una tessera. "[10]
Il 22 novembre [1963, giorno dell’assassinio di JFK], il cablo fu inviato direttamente al Comando USA a Fort MacDill in Florida, la base pronta a lanciare un eventuale attacco di rappresaglia contro Cuba. [11]
Il cablo non rappresentava una aberrazione isolata. Infatti era stato supportato da altri fatti non veritieri provenienti da Dallas riguardanti il fucile che avrebbe utilizzato Oswald. Questi racconti fasulli si basavano in particolare su una serie di trascrizioni errate della testimonianza di Marina Oswald. Queste falsificazioni avevano lo scopo di suggerire che il fucile di Oswald usato a Dallas era stato procurato in Russia. [12]
Questi ultimi rapporti falsificati riguardanti Marina Oswald, apparentemente senza legami con i precedenti, ci potrebbero nondimeno richiamare la 488esimo distaccamento di intelligence militare a cui apparteneva Don Stringfellow. [13] Ilya Mamantov, l’interprete che fornì inizialmente la falsa trascrizione della testimonianza di Marina Oswald fu scelto da Jack Crichton, magnate del petrolio di Dallas, e da George Lumpkin, vice direttore della polizia della stessa città. [14] Crichton e Lumpkin erano [rispettivamente] il capo e il vice del 488esimo distaccamento di intelligence militare. [15] Nella comunità dei petrolieri di Dallas, Crichton era pure un simpatizzante di estrema destra: amministratore della Fondazione H.L. Hunt, fu anche membro del Comitato americano di aiuto ai combattenti per la libertà del Katanga, una organizzazione di opposizione alle politiche di Kennedy in Congo.
Dobbiamo considerare che alcuni membri del Comitato dei capi di Stato maggiore interforze (JCS) erano estremamente irritati dal fatto che la crisi dei missili del 1962 non aveva portato ad un’invasione di Cuba. Inoltre nel maggio del 1963, sotto la direzione del nuovo capo Maxwell Taylor, il JCS era ancora persuaso “che un intervento militare degli Stati Uniti a Cuba era necessario”. [16] Siamo sei mesi dopo che Kennedy aveva dato garanzie esplicite a Kruscev per risolvere la crisi dei missili in ottobre 1962, assicurando che gli Stati Uniti non avrebbero invaso Cuba – sebbene tali garanzie fossero oggetto di condizioni importanti. [17] Queste iniziative presidenziali non impedirono al J-5 del Comitato (Direzione pianificazioni e politica del JCS) di elaborare una lista di “provocazioni fabbricate per giustificare un intervento militare”. [18] (Un esempio delle “provocazioni fabbricate” comprendeva “l’utilizzo di aerei tipo MiG pilotati da aviatori USA per […] attaccare navi commerciali o l’esercito degli Stati Uniti”). [19]
Le frodi relative a Oswald che venivano da Dallas furono messe in giro immediatamente dopo l’assassinio [di JFK]; quindi non sono sufficienti per stabilire che l’assassinio fu un complotto che implicava l’inganno e la provocazione. In compenso la dicono lunga sullo spirito anticastrista che prevaleva in seno alla 488esimo distaccamento di intelligence militare a Dallas; ci viene confermato che questo stato d’animo era notevolmente simile a quello del J-5 nel maggio 1963 – uno stato che produsse una lista di “provocazioni fabbricate” per attaccare Cuba. (Secondo Crichton, [il 488esimo distaccamento] contava un buon centinaio di uomini, di cui circa 40/50 venivano dal Dipartimento di Polizia di Dallas”.) [20]
Questi comportamenti malevoli in seno ai burocrati della CIA, dell’FBI e dell’esercito – le tre agenzie con cui Kennedy aveva avuto dei notevoli disaccordi durante la sua presidenza stroncata [21] – possono difficilmente essere spiegati col solo caso. In quest’articolo stabilirò un ulteriore legame tra il petroliere di Dallas Jack Crichton e la pianificazione di emergenza del 1963, che è poi diventato il Progetto Giorno del Giudizio.
Lo stesso tipo di comportamento corrotto in seno alla burocrazia attorno ai fatti dell’11 settembre
Nel 2000 e nel 2001, prima dei fatti dell’11 settembre, la CIA si è di nuovo astenuta dal divulgare prove schiaccianti all’FBI – informazioni che, se condivise, avrebbero condotto l’FBI a sorvegliare Khaled al-Mihdhar e Nawaz al-Hazmi, i due dirottatori presunti. Questo importante occultamento di informazioni ha portato un agente dell’FBI a prevedere con esattezza, nell’agosto 2001, che “un giorno delle persone perderanno la vita”. [22] In seguito all’11 settembre, un altro agente dell’FBI dichiara a proposito dell’Agenzia: “Loro [la CIA] non volevano che il Bureau interferisse nei loro affari – ecco perché non dissero nulla all’FBI. […] Ed ecco perché l’11 settembre ha avuto luogo. Ecco perché questo fatto è avvenuto. […] Hanno le mani sporche di sangue. Sono responsabili della morte di 3000 persone”. [23] In questo caso l’occultamento di informazioni cruciali prima dell’11 settembre – che l’Agenzia doveva trasmettere all’FBI in virtù dei suoi regolamenti – era paragonabile alle falsificazioni della NSA. [24]
In altre parole, senza le prove nascoste, né l’assassinio di Kennedy né l’11 settembre avrebbero avuto luogo. Come ho scritto nel mio libro American War Machine sembra che ad un certo punto,
“Oswald e poi più tardi al-Mihdhar erano stati preselezionati come soggetti designati per svolgere un’operazione. L’obiettivo iniziale non era necessariamente quello di commettere un crimine contro gli Stati Uniti. Al contrario, furono intrapresi dei passi per preparare Oswald ad un’operazione contro Cuba e al-Mihdhar ad un’operazione contro Al-Quaeda [come sospetto]. Ma come il mito [sfruttabile] iniziava ad accumularsi intorno a questi due personaggi, fu possibile per degli individui malintenzionati sovvertire l’operazione autorizzata verso un piano omicida che sarebbe stato in seguito nascosto. A questo punto Oswald (e per analogia al-Mihdhar) non erano solamente un soggetto designato ma allo stesso tempo un soggetto designato colpevole”. [25]
Kevin Fenton, nel suo libro molto completo intitolato Disconnecting the Dots (“Seminare problemi”), è arrivato alla stessa conclusione in merito all’11 settembre, cioè che “a partire dall’estate del 2001 l’obiettivo dell’occultamento di informazioni era, da quel momento in poi, il permettere lo svolgimento di attacchi”. [26] Ha anche identificato il principale responsabile di questo comportamento corrotto in seno all’amministrazione: il funzionario della CIA Richard Blee, direttore dell’Unità Bin Laden dell’Agenzia. Mentre era ancora presidente Clinton, Blee aveva fatto parte di una sezione della CIA che militava attivamente per un coinvolgimento più aggressivo dell’Agenzia in Afghanistan, insieme all’Alleanza del Nord. [27] Questi progetti si realizzarono immediatamente dopo l’11 settembre e lo stesso Blee fu promosso a capo del comando [della CIA] a Kabul. [28]
Come l’occultamento di prove da parte della CIA e dell’NSA all’epoca del secondo incidente del Golfo del Tonkino ha contribuito a scatenare la guerra col Vietnam del Nord
Vi risparmierò i dettagli di questa ritenzione di informazioni, che è spiegata nel mio libro American War Machine (pubblicato in francese nell’agosto 2012). Tuttavia, l’incidente del Golfo del Tonchino è paragonabile all’assassinio di Kennedy come all’11 settembre, perché una tale manipolazione di prove ha contribuito a portare gli Stati Uniti verso la guerra (molto velocemente, in questo caso).
Oggigiorno, storici come Fredrik Logevall sono d’accordo con la valutazione del sottosegretario George Ball, secondo cui la missione dei cacciatorpedinieri USA nel Golfo del Tonchino – da cui l’incidente prende il nome – “dimostra che fu principalmente una provocazione”. [29] La pianificazione di questa missione provocatrice veniva dal J-5 del Comitato dei capi di stato maggiore interforze (JCS), lo stesso gruppo che aveva dichiarato nel 1963, riferendosi a Cuba, che “la fabbricazione di una serie di provocazioni volte a giustificare un intervento militare [era] realizzabile”. [30]
L’occultamento della verità da parte della NSA e CIA il 4 agosto 1964 fu portato avanti in un contesto contrassegnato da una volontà accertata (ma controversa), nei più alti livello dello Stato, di attaccare il Vietnam del Nord. Ad un certo sguardo, l’incidente del Golfo del Tonchino è estremamente simile alle verità nascoste dalla CIA e dalla NSA che hanno poi portato direttamente all’11 settembre, mentre veniva fuori una nuova determinazione del governo per partire in guerra (anche se molto controversa).
Segue
[1] Tim Weiner, « The Pentagon’s Secret Stash », Mother Jones Magazine, mars/avril 1992, p.26.
[2] J.A. Myerson « War is a Force That Pays the 1 Percent : Occupying American Policy » Truthout, 14 novembre 2011. Cf. Peter Dale Scott, La Route vers le Nouveau Désordre Mondial : 50 ans d’ambitions secrètes des États-Unis (Éditions Demi-Lune, Paris, 2010), p.33, etc.
[3] Scott, Ibidem, p.53, pp.60-62, pp.144-46.
[4] Scott, Ibidem, p.53, pp.143-44.
[5] Scott, Ibidem, pp.51-52, pp.87-90 ; Kristol, cité dans Lewis H. Lapham, « Tentacles of Rage : The Republican Propaganda Mill, a Brief History » Harper’s Magazine, septembre 2004, p.36.
[6] Vedere per esempio Peter Dale Scott, American War Machine, pp.204-05.
[7] Peter Dale Scott, The War Conspiracy, p.354.
[8] Peter Dale Scott, Deep Politics II, pp.30-33 ; Scott, The War Conspiracy, p.387 ; Scott, American War Machine, p.152.
[9] Clarence M. Kelley, Kelley : The Story of an FBI Director (Andrews, McMeel, and Parker, Kansas City, MO, 1987), p.268, citata da Scott, The War Conspiracy (2008), p.389.
[10] Scott, Deep Politics, p.275 ; Scott, Deep Politics II, p.80n129 ; Conférence des critiques de la HSCA du 17 septembre 1977, p.181. Stringfellow lavorava per Jack Revill nella buoncostume del Bureau dei servizi speciali del DPD. A tale titolo, faceva regolarmente rapporto all’FBI su degli stretti collaboratori di [l’assassino di Lee Harvey Oswald] Jack Ruby. Tra questi collaboratori figurava James Herbert Dolan, una « canaglia nota [ai servizi di polizia] », che era bloccato nella lista dell’FBI riportante i principali criminali di Dallas (Robert M. Barrett, rapporto all’FBI del 2 febbraio 1963, NARA#124-90038-10026, p.12 [Stringfellow] ; cf. NARA#124-10212-10012, p.4 [voyou], NARA#124-10195-10305, p.9 [principali criminali]). Cf. 14 WH pp.601-02 [Ruby & Dolan]. Robert Barrett, che riceveva I rapport di Stringfellow all’FBIsorvegliava strettamente Dolan, amico di Ruby ; partecipò anche all’arresto di Oswald al cinema Texas Theater, e ha visto Westbrook, un ufficiale del DPD, con il portafoglio di Oswald sul luogo dell’omicidio [del poliziotto di Dallas] J.D. Tippit (Dale K. Myers, With Malice : Lee Harvey Oswald and the Murder of Officer J.D. Tippit [Oak Cliff Press, Milford, MI, 1998], pp.287-90).
[11] Questo cablo fu inviato per informare Washington, che lo ricevette tre giorni più tardi(Scott, Deep Politics, p.275 ; Scott, Deep Politics II, p.80n129 ; Scott, War Conspiracy, p.382).
[12] Allegato N°1778 della Commission Warren, 23 WH p.383. (Le vere parole impiegate da Marina, prima della falsa traduzione, erano relativamente innocue : « Non posso descriverla [l’arma] perché per me, un fucile rassomiglia a tutti gli altri» (Pièce à conviction N°1778 de la Commission Warren, 23 WH p.383 ; analizzata in Scott, Deep Politics, pp.168-72).
[13] Stringfellow stesso era stato l’autore di un’altra falsa dichiarazione il 22 novembre 1963, secondo cui Oswald aveva confessato l’assassinio del Presidente et dell’ufficiale Tippit (Dossier dell’FBI a Dallas DL 89-43-2381C ; Paul L. Hoch, « The Final Investigation ? The HSCA and Army Intelligence » The Third Decade, 1, 5 [juillet 1985], p.3).
[14] 9 WH p.106 ; Scott, Deep Politics, pp.275-76 ; Russ Baker, Family of Secrets, pp.119-22.
[15] Rodney P. Carlisle et Dominic J. Monetta, Brandy : Our Man in Acapulco (University of North Texas Press, Denton, TX, 1999), p.128.
[16] Comitato dei capi di Stato maggiore delle forze armate (JCS), « Courses of Action Related to Cuba (Case II) », Rapporto del J-5 al Comitato dei capi di Stato maggiore delle forze armate (JCS), 1 maggio 1963, NARA #202-10002-10018, p.12. Cf. pp.15-16 : « Gli Stati Uniti dovrebbero intervenire a Cuba et porre in atto degli incidenti provocatori apparentemente provocati dal regime di Castro come pretesto all’invasione […] ».
[17] Robert Dallek, An Unfinished Life, p.568 ; James A. Nathan, The Cuban missile crisis revisited, p.283 ; Waldron et Hartmann, Legacy of Secrecy, p.9.
[18] Comitato dei capi di Stato maggiore interforze (JCS), « Courses of Action Related to Cuba (Case II) », Rapporto del J-5 al Comitato dei capi di Stato maggiore interforze, 1 maggio 1963, NARA #202-10002-10018, p.12.
[19] Ibidem, p.20. Non vedo nulla nel documento, che indichi che doveva essere notificato al Presidente, che tali “provocazioni fabbricate” “erano false” ». Al contrario, il rapporto chiede la “compartimentazione dei partecipanti”per assicurare che i fatti veri non venissero mai in superficie (« Courses of Action Related to Cuba (Case II) », NARA #202-10002-10018, p.19).
[20] Citato in Baker, Family of Secrets, p.122. Uno di loro, il detective del DPD John Adamcik, era membro del team che recuperò un panno che avrebbe contenuto il fucile di Oswald e che la Commissione Warren utilizzò per collegare Oswald al celebre Mannlicher Carcano. Successivamente Adamcik fu presente all’interrogatorio di Marina [Oswald] condotto da Mamantov circa il fucile e confermò il resoconto alla Commissione Warren. Vi è ragione di credere che la versione della testimonianza di Marina da parte di Mamantov fu inesatta (Scott, Deep Politics, pp.268-70, p.276).
[21] Vedere James Douglass, JFK and the Unspeakable (Orbis Books, Maryknoll, NY, 2008).
[22] 9/11 Commission Report (disponibile in francese con il titolo 11-Septembre, Rapport final de la Commission d’enquête sur les attaques terroristes contre les États-Unis, [Équateurs, Paris, 2004]), p.259, p.271 ; Lawrence Wright, The Looming Tower : Al-Qaeda and the Road to 9/11 (Knopf, New York, 2006), pp.352-54 (l’agent du FBI).
[23] James Bamford, A Pretext for War : 9/11, Iraq, and the Abuse of America’s Intelligence Agencies (Doubleday, New York, 2004), p.224. Per un resoconto più complete sull’occultamento di informazioni della CIA prima dell’11 settembre, vedere Kevin Fenton, Disconnecting the Dots ; Rory O’Connor et Ray Nowosielski, « Insiders Voice Doubts about CIA’s 9/11 Story », Salon, 14 octobre 2011.
[24] Fenton, Disconnecting the Dots, pp.7-12, pp.142-47, etc.
[25] Scott, American War Machine, p.203.
[26] Fenton, Disconnecting the Dots, p.371, cf. p.95. In modo molto diverso, Richard Clarke, coordinatore nazionale dell’anti-terrorisme alla Casa Bianca durante l’11-Settembre, ha sostenuto che « era stata presa una decisione ai vertici della CIA che ordinava [ai funzionari competenti] di non condividere le informationi » (Rory O’Connor et Ray Nowosielski, « Insiders Voice Doubts about CIA’s 9/11 Story », Salon, 14 octobre 2011). Qui la traduzione in francese : « La réaction des initiés et leurs doutes à propos de la version de la CIA concernant le 11-Septembre. »
[27] Coll, p.467-69.
[28] Fenton, Disconnecting the Dots, pp.107-08.
[29] James Bamford, Body of Secrets, p.201. Cf. Fredrik Logevall, Choosing War : The Lost Chance for Peace and the Escalation of War in Vietnam (University of California Press, Berkeley, 1999), p.200, citando John Prados, The Hidden History of the Vietnam War (Ivan R. Dee, Chicago, 1995), p.51.
[30] Comitato dei capi di Stato maggiore interforze (JCS), « Courses of Action Related to Cuba (Case II) », Rapporto del J-5 al Comitato dei capi di Stato maggiore interforze, 1 maggio 1963, JCS 2304/189, NARA #202-10002-10018, consultable ici [ou ici, pp.177-190].
Traduzione per Voci Dalla Strada di ALE BALDELLI

Nessun commento: