mercoledì 26 gennaio 2011

Obama e la nuova minaccia militare in Indonesia

Quando un vulcano uccide i cittadini civili in Indonesia, è una notizia internazionale. Ma quando è il governo quello che realizza l'uccisione, purtroppo non crea molta notizia, soprattutto se un presidente americano sostiene tacitamente le uccisioni, come ha appena fatto Barack Obama con la sua visita in Indonesia.
di Amy Goodman

Mentre le persone che vivono intorno al Monte Merapi cercano di uscire dalle ceneri dopo una serie di eruzioni che hanno lasciato più di 150 morti, una nube più nera incombe sull'Indonesia sotto forma di un rinnovato sostegno degli Stati Uniti per il famigerato Kopassus, il comando delle forze speciali del paese. Mentre Obama atterrava a Jakarta questa settimana, il giornalista Allan Nairn (www.allannairn.com) ha pubblicato vari documenti segreti del Kopassus, che mostrano il livello di repressione violenta esercitata da questo comando speciale delle forze armate, adesso, per la prima volta in più di un decennio, con il sostegno degli Stati Uniti.

sabato 22 gennaio 2011

Chi vuole uccidere Obama?



Direttamente dalle pagine di The Secret n° 3, vi presento una tavola disegnata dal bravissimo Walter Trono.
Avete riconosciuto chi è l'uomo nel mirino?
Mi chiedevo cosa succederebbe se il presidente nero degli USA venisse assassinato e sono giunto alla conclusione che scoppierebbe una guerra civile. Esagero?
Durante le ricerche per la stesura dell'albo, ho scoperto che l'ultimo sciamano Zulu, Credo Mutwa, che, guarda caso, compare proprio nel terzo episodio di The Secret, è convinto che esista un complotto per l'uccisione Obama. Sincronicità?
Credo ha anche dedicato una poesia all'argomento.

venerdì 21 gennaio 2011

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20 gennaio 2011 - 22.11

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Diffondere, Divulgare, Diramare

Le Tre D che salveranno il mondo!

mercoledì 19 gennaio 2011

ARMI NUCLEARI: Munizioni speciali di demolizione atomica (1° e 2° Parte)

Oggi parliamo di armi mini-nucleari. Negli USA si chiamano SADMs, acronimo in inglese. Per errore, molti pensano che si tratta di SMALL ATOMIC DEMOLITIONS (munizioni di demolizione atomiche piccole). In realtà si tratta di SPECIAL ATOMIC DEMOLITIONS MUNITIONS, cioè munizioni speciali per demolizioni atomiche.
di Daniel Estulin

Il termine "mini bombe" è una terminologia popolare. In generale, si riferisce ad un carico nucleare portatile, progettato per esplodere con un potenziale distruttivo variabile, come minimo 0,010 kt (10 tonnellate di TNT), o 0,015 kt (15 tonnellate di TNT), così come 0,1 ktv(100 tonnellate di TNT) 0,2 kt, 0,3 kt, 0,4 kt, 0,5 kt, ecc fino a 1 kt (mille tonnellate di TNT). Il potenziale distruttivo è determinato dall'utente finale di forma manuale.

La prima generazione di queste mini-bombe nucleari con una resa ragionevolemente piccola- tra 2 e 5 tonnellate- fu sviluppata negli anni 50 senza motivazioni maliziose. Le primi mini-bombe nucleari furono progettate per aiutare gli ingegneri di combattimento a demolire oggetti grandi come i ponti, che erano semplicemente troppo grandi per essere demoliti con una certa quantità di esplosivi convenzionali.
Dopo, negli anni 60, è apparsa una nuova generazione di mini-nuke nelle quali si implementò un sistema di implosione.


sabato 15 gennaio 2011

Wikileaks, l'Economist e i banchieri Rotschild

Il fondatore di Wikileaks ha legami profondi con l'Economist, controllato dalla famiglia di banchieri Rotschild.
Jane Burgermeister: Bankrun operazione dei Rotschild

Il fondatore di Wikileaks Julian Assange ha ricevuto un premio dall'Economist, la pubblicazione finanziaria controllata dalla famiglia di banchieri Rotschild, ha anche partecipato ad un video clip dell'Economist sollevando domande circa i conflitti di interesse. Assange ha predetto che una corsa alle banche (Bank-run) potrebbe essere innescata dalla fuoriuscita di dati (leaks); dimenticandosi  però di menzionare il fatto che, visto il modo in cui la riserva frazionaria funziona, questa operazione finirebbe per creare profitto alle banche a discapito di milioni di persone che verrebbero defraudate.

E' in programma una corsa alle banche fittizia portata avanti dai media di proprietà dei bankster e dai Rotschild per derubare milioni di persone ed implementare leggi di emergenza?

mercoledì 12 gennaio 2011

Wikileaks e Assange

Pubblico l'articolo su Wikileaks e Assange uscito sulla cronaca di El Mundo.
Daniel Estulin
http://www.danielestulin.com/
Presumibilmente ha 39 anni, perché sarebbe nato a Townsville (Australia) nel 1971. E presumibilmente non ha mai lavorato per nessun servizio di spionaggio. Io si, come agente del contro-spionaggio militare a Mosca. E per questo so meglio di chiunque altro che ci sono personaggi di ombre e fumo della cui biografia ci sono solo approssimazioni. Chi è Julian Assange, l'uomo che, dicono, ha illuminato con una luce abbagliante la verità delle relazioni internazionali, le vergogne degli onnipotenti Stati Uniti? Chi è il capo di Wikileaks? Da dove viene? Sicuramente, si è materializzato quasi dal nulla. Senza un passato verificabile oltre alla testimonianza  sulla sua infanzia raccontata dagli antipodi sua madre, colei che gli ha dato il cognome e che adesso teme per lui (Christine Assange: "Gente potente vuole la pelle di mio figlio", ha detto).
Nel KGB ci sono vecchi documenti (anni 1986-88) dove già appare il suo nome. Ma non basta. Il governo russo, secondo fonti vicine al Presidente del paese, ha incaricato più di 2000 agenti per scoprire la vera storia di Assange. E non è l'unico servizio di spionaggio che è dietro ai suoi passi. L' MI6 britannico sta usando una finanziaria d'emergenza per trovare risposte alle fughe di notizie e fonti di informazione. Le fonti consultate all'interno della CIA, tuttavia, sono convinte che Assange sia stato reclutato da varie agenzie di spionaggio, tra questi, il Mossad israeliano, attraverso uno scienziato ebreo dell'università di Melbourne, coinvolto nella comunità degli hacker e che simultaneamente lavorava per il Mossad.

sabato 8 gennaio 2011

Bolivia e il Progresso Economico e Sociale: Un esempio per il Mondo

Sebbene il governo boliviano si pone tra i primi paesi del continente nel superaramento della crisi economica globale e nel realizzare piani di sviluppo a beneficio della sua popolazione, è difficile che i media capitalisti pubblicano notizie che riflettano la realtà della nazione andina.
di Hedelberto López Blanch
Rebelion.org

Da quando nel 2005 Evo Morales ha vinto la presidenza con il sostegno popolare, questa nazione ha sperimentato una serie di trasformazioni economiche e sociali che hanno tolto dalla povertà, l'ignoranza e la discriminazione la sua maggioranza della popolazione.
 
Nei primi sei mesi del 2010, il Prodotto Interno Lordo (PIL) è cresciuto del 3,64% rispetto al 2009 grazie allo sviluppo delle costruzioni (10,82%), minerario (9,90%), trasporti (6,2%), il settore dell' energia elettrica, gas e acqua (6,7%) e industria del petrolio greggio e gas naturale (6,4%), secondo l'Istituto nazionale di statistica (INE).
Inoltre, le banche hanno avuto un aumento del 5,04%, il commercio del 4,2%, la produzione del 4% e le comunicazioni del 3,21%.

 
Nel 2009 la Bolivia ha avuto una crescita del 4% e l'inflazione non ha superato il 2%, mentre nel 2008 la crescita del PIL è stata del 6,15%, che si è tradotta in nuovi posti di lavoro, più produzione e surplus nel bilancio commerciale. Per il 2010 si stima che il PIL raggiungerà il 4,5%.
 
Questo continuo sviluppo in questi ultimi anni riflette la serietà, onestà e l'austerità del governo di Evo Morales nel gestire l'economia.
Due istituzioni finanziarie come il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la Banca Mondiale (BM), che per tutta la loro storia si sono caratterizzate per l'introduzione di politiche neoliberali che hanno guidato una crescita economica disuguale a scapito delle politiche di sostegno sociale, hanno riconosciuto i recenti progressi economici della Bolivia. 

mercoledì 5 gennaio 2011

EVO MORALES: Perseguire l'FMI per decapitalizzare l'Economia della Bolivia

Lunedì il presidente della Bolivia, Evo Morales, ha affermato durante una conferenza stampa, che si dovrebbe processare il Fondo Monetario Internazionale (FMI) per i danni causati all'economia del paese con l'imposizione di politiche di privatizzazione durante lo scorso decennio. "Presto o tardi deve risarcire i danni economici che ha causato", ha affermato il presidente.
Il presidente della Bolivia, Evo Morales, ha suggerito lunedì di processare il Fondo Monetario Internazionale per aver distrutto l'economia boliviana attraverso l'applicazione di politiche di privatizzazione durante i governi precedenti.
Morales ha precisato che l'organismo internazionale ha imposto politiche di privatizzazione che hanno significato un grave danno all'economia boliviana.

"Durante la gestione di Gonzalo Sanchez de Losada (1993-1997/2002-2003) ci hanno imposto politiche economiche di privatizzazione (…) Queste furono le sue ricette per togliere il capitale al paese", ha ripetuto.
Ha ribadito che il FMI deve indennizzare il suo paese per i danni economici che ha causato con tali misure, che hanno finito per "approfondire la povertà in Bolivia".

"Esso (il FMI) ha pregiudicato la crescita economica del paese (…) ad un certo punto, dovranno risarcire i danni inflitti alla Bolivia e all' America Latina per le loro politiche di privatizzazione e di saccheggio delle risorse naturali", ha puntualizzato.
Ha confermato che da quando il paese nel suo primo governo (2006) "non ha seguito le ricette del FMI" e si è concentrato sull' "esportare politiche e programmi economici e sociali", c'è stata una scossa positiva all'economia boliviana e alle riserve internazionali che sono aumentate a 9 mila milioni di dollari".
"Questo è il miglior livello che esse hanno avuto nella storia del paese", ha sottolineato.

sabato 1 gennaio 2011

Un commento al IV Congresso Aspoitalia


Il quarto Congresso di Aspoitalia è stato come al solito una fonte preziosa di analisi e proposte tecniche e scientifiche per affrontare adeguatamente la prossima crisi sistemica che coinvolgerà l'umanità a causa del graduale esaurimento delle risorse fossili.
Il Presidente dell'associazione ha già sintetizzato i contenuti dei vari interventi, che appena possibile renderemo pubblici anche ai lettori di questo blog.
Io vorrei aggiungere solo un breve commento sulle difficoltà che la comunicazione dei rischi collegati al picco del petrolio trova nel raggiungere un'opinione pubblica anestetizzata dalla società del benessere, tema sottolineato in quasi tutti gli interventi.