mercoledì 28 ottobre 2009

Byoblu.Com - La protezione civile blocca la rete?

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 La rete sta acquisendo un ruolo sempre più importante nella gestione delle emergenze. Durante gli incendi che recentemente hanno devastato in lungo e in largo gli Stati Uniti, divorando abitazioni e interi paesi, trasformando le vie di comunicazione in pericolosi vicoli ciechi, in trappole per topi, seminando incertezza e morte, internet ha fatto la differenza.
 Chi restava intrappolato in una strada bloccata dalle fiamme, grazie a Twitter inviava un sms ai suoi followers, che immediatamente lo facevano rimbalzare ai loro followers, e poi ai followers dei loro followers, raggiungendo milioni di cellulari e smart-phones in tempo reale, sotto forma di sms o correndo lungo la connessione dati. In pochi istanti l’informazione distribuita, fatta dalla gente per la gente, raggiungeva capillarmente chiunque si trovasse in difficoltà. Tutti sapevano quali strade avrebbero potuto percorrere per salvarsi, e quali invece avrebbero condotto alla morte.


 In Italia, la notte 6 aprile molti si sono salvati grazie al tam tam telefonico cui Stefania Pace ed altri hanno dato vita – guardate la sua testimonianza in questo video –, proprio mentre la protezione civile rimandava invece la gente nelle case. Dopo la scossa, Bertolaso ha fatto quello che ha potuto, ma si è limitato a raccogliere i cocci. Se l’Italia non fosse al 38° posto per la qualità della banda larga, a soli tre posti dalla Cina, forse il tam tam avrebbe potuto essere più efficace. La voce di Giampaolo Giuliani, così diversa, disarmonica e fuori dal coro avrebbe potuto essere riportata su Facebook, nei profili più autorevoli, essere rilanciata su twitter, raggiungendo così i telefonini di chi si era già messo in sicurezza, nei campi sportivi, per dire loro di non tornare a casa, e per tirare fuori dal letto chi, in seguito alle rassicurazioni della Commissione Grandi Rischi, si era già messo in pigiama.
 Dopo quella notte, la gente l’ha capito. Ha capito di non avere bisogno di un unico megafono che amplifica una voce sola, la televisione, ma di tante piccole verità da ricomporre nell’ordine giusto. Se proprio bisogna scegliere a chi credere, è meglio avere il quadro complessivo, piuttosto che un puzzle composto da una tessera sola, cui le altre sono state sottratte con l’inganno.
 La rete è distribuita. L’intelligenza emerge dal collettivo, così come la vita stessa sembra essere emersa dall’aggregazione spontanea di proto-cellule alla deriva, galleggianti nel brodo primordiale. I governi, invece, sono espressioni di potere. Il potere è insito nell’etimologia stessa della parola democrazia, composto di demos (popolo) e cratos (potenza). Cratos, nella mitologia greca, è la personificazione della potenza. I suoi fratelli di sangue sono la forza, l’ardore e la vittoria. Quando un governo viene eletto, cerca di mostrare i muscoli e prende subito ad amministrare le genti usando e abusando dell’autorità. L’autorità viene dall’alto, è antagonista del modello di intelligenza distribuita propugnato dalla rete. Il governo è per sua stessa natura volontà, imposizione, un principio diametralmente opposto a quello che si esprime ogni giorno nella collaboratività, nel vicendevole sostegno, nell’apparente anarchia che la rete trasforma in un ordine mutevole, specchio fedele e istantaneo delle tendenze e degli umori collettivi. Insomma, la rete è ingovernabile. Un governo, invece, vuole governare. Come la mettiamo?
 Se lo sono chiesti al GAO, lo U.S. Government Accountability Office, l’agenzia americana soprannominata “Il cane da guardia del Congresso”, il cui scopo è quello di verificare come il governo federale usa le tasse dei cittadini. Il capo del GAO, attualmente mr. Dodaro, viene deciso dal Presidente degli Stati Uniti e confermato dal Senato, restando in carica anche per 15 anni.
 Ebbene, per il GAO, nei momenti di emergenza la rete va chiusa. Nel documento “INFLUENZA PANDEMIC”, uscito questo mese e scaricabile da qui in pdf, si fanno pressioni alla Protezione Civile americana, la Homeland Security Department, perché sviluppi una strategia per prendere il controllo della rete in caso di pandemia. La scusa è sconcertante: cosa succederebbe se una pandemia meno lieve di quella della AH1N1 (l’influenza suina) colpisse gli stati uniti? Semplice. Oltre il 40% dei cittadini sarebbero costretti nelle loro case, e questi non farebbero altro che giocare al computer e intasare la rete con le loro comunicazioni superflue, tutto il giorno. Questo porterebbe presto alla saturazione della banda e, conseguentemente, i brokers che si scambiano titoli online non potrebbero più operare, portando presto il sistema di scambi commerciali al collasso.
 Il Dipartimento di Protezione Civile, conclude il rapporto del GAO, ha la responsabilità di garantire che le infrastrutture di telecomunicazione più critiche siano protette, dunque è l’apparato governativo più idoneo a compilare un elenco di siti web ad alto traffico, anche popolari, da consegnare agli internet provider – i fornitori di connettività – perché ne impediscano l’accesso ai privati cittadini.
 Alla prima emergenza, dunque, il governo potrebbe prendere il controllo della rete e decidere che twitter - per esempio - debba essere oscurato, insieme a facebook, youtube e, perché no, magari qualche blog di troppo che fornisce indicazioni non in linea con le comunicazioni ufficiali diramate dal Presidente. Inoltre, un secondo provvedimento potrebbe riguardare una misura d’urgenza per tagliare la banda disponibile alle utenze private, rallentando di fatto la connessione.
 In America, del resto, potrebbero essere semplicemente più trasparenti rispetto a noi: fino a qualche mese fa, curiosamente, quando giravo per l’Abruzzo con la mia chiavetta a 7 mega, navigavo molto velocemente. Da circa due o tre mesi, invece, la connessione è di una lentezza esasperante, ai limiti dell’inusabilità, mentre da più parti si segnalano difficoltà di accesso al blog – e solo a questo blog – spesso nello stesso momento in cui da altre regioni vi si accede fluidamente.
 Se la rete non può essere bloccata in maniera legittima, senza suscitare inopportune sollevazioni popolari, nulla vieta di bloccare i siti non allineati, iniziando dai ministeri e dalle istituzioni pubblichein maniera mirata, chirurgica –, e di scoraggiare il libero scambio di informazioni, ostacolando di fatto il caricamento, la visione e la condivisione di video che ritraggono verità alternative a quelle del TG1. Sempre e solo nell’ottica di tutelare la sicurezza nazionale, si intende.
 La banda larga oggi è il diritto più fondamentale di tutti. E’ il vostro forcone digitale. Dal prossimo luglio la Finlandia garantirà un megabit al secondo a tutti i cittadini, compresi quelli delle aree più remote. Dal 2015 addirittura ci saranno 100 megabit per tutti.
 Pretendete una rete fluida. Vigilate sulla qualità della vostra connessione. Non abdicate passivamente, per ignavia, ai vostri diritti di cittadinanza. Se la rete non va come dovrebbe, protestate, chiudete in massa i contratti, cambiate fornitori di connettività.
 I provider potranno anche subire pressioni dal governo, ma tra una telefonata di un colletto bianco e cento clienti che traslocano, fidatevi: sanno benissimo che cosa scegliere.


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Diffondere, Divulgare, Diramare

Le Tre D che salveranno il mondo!


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